Critica Sociale - anno XXXIX - n. 2-3 - 16 gen.-1 feb. 1947
!8 CRfflC:A SOCIALE dello svilUP'POdel socialismo. Nelle critiche al programma di Erfurt, Engels scrive.: « Se c'è una cosa assolutamei:ite certa è che il nostro Partit,o e Ja classe operaia non posso– no arrivare al potere che sotto la forma della Repubblica democratica». Tutto nel socialismo parla di democrazia. E' nella democrazia che si forma, nel modo più cor.seguente, la coscienza di classe. Il proletariato che gode ddla libertà politica risente infatti con maggiore evidenza la pr èSsione economica di cui è, vittima. Un uomo che gode dei diritt politici' è in gtado di risentire con maggiore potenza ·•infe· riorità in cui si trova nel campo economico. E queJto favo– risce lo sviluppo di una coscienza di classe libentiice. E~ nella democrazia che si può realizzare la vera unità delle forze del lavoro. E' nella democrazia che si può realizzare quella fraterna alleanza tra i lavoratori della fabbrica e : lavoratori de-gli uffici, che rende possibile non ~olo l'avven– te al potere delle c:assi popolari, ma la gestione di esso non in forme terroristiche, ma in forme civili. Ricordiamo,ci d'altronde. che il socialismo non può essere il risultato che del concorso della volontà della grande maggi'Jranza del popolo. E questa solidarietà tra lavoratori del ceto medio e lavoratori delle officine. è dettata non soltanto da considé– razi'oni politiche ma da necessità economiche. N<!,le grandi fabbriclte .1e forze produttive sono già socializzate, mentr.e i rapp<Mi di produzione sono ancora di natura priv-ata. Si 'fratta semplicemente di mettere i secondi in armonia· con i primi. Ne! campo della piccola proprietà, frutto' del lavoro umano, le 'cose van!lo in modo diverso. N.essuno Stato ve· ramente democratico può intervenire in modo coercitivo là dove l'evoluzione economica non ha ancora determinato svi– luppi in senso socialista. Si tratta per noi c;!i 'affidare al· l'evoluzione della coscienza democratica dei lavo.-atori del ceto medÌ'o l'organizzazione della piccola proprietà frutto èel lavoro umano, in forma più efficace e più utile alla col– lettività. Tutto ciò presuppone un'atmosfera democratica ed è per questo che i nostri Maestri parlavano della rivolu– zione socialista come di un fatto determinato dalla volontà deta immensa maggioranza nell'interesse dell'immensa mag– ,:,oranza · Democrazia rivoluziionariai. Questo andava detto di fronte al rozzo operaismo che pa– re voglia risorgere e che non ha nulla di comune con la coscienza di classe del p,roletariato. Egualmente, se --'è un tema che risuona costantemente in tutte le pagine d~i no– stri· Maestri, è precisamente che il socialismo deve di– struggere non so!tanto le lacerazioni di classe, rna quelle lacerazioni della società che separano lo Stato dai cittadiiii .e fanno dell'apparato burocratico un organo ,ovrappost0 alla società. Che avrebbero detto i nostri Maestri di fronte all'orgia burocratica che -trionfa non soltanto negli Stati moderni, ma addirittura nei Partiti operai moderni? 1n que· sto ;ripudio della sostanza viva dello spirito della .demo– crazia, affermato a parole .ma rinnegato nella sua sostanza è tutto il. dissenso tra coloro che eome noi concepiscono iÌ socialismo .come risultato delle lotte e dell.'·azione cosciente d~lla classe lavoratrice e color.o invece. che riducono la clas- 1se lavoratrice a strnmento di fini che. essi stessi !e propon- gono iJJ virtù di una verità assoh,t~ di cui si considerano i detentori, è tutto il dissenso tra il socialismo democratico e rivoh;zionario e il socialismo autocratico, è tutto il dis– senso. tra coloro ché si collocano dal punto di vista degli interessi de'.la classe lavoratrice considerata nel suo com– plesso ·e coloro che si collocano dal punto di vista degli in– teressi di un partito identificato arb;trariamente come quel– Id della classe lavoratriè!'!. Nella società contempoianea tut– t9 si svi!uppa nel senso previsto dai nostri Maestri. Il siste· ma capitalistico rivela sempre più le ·sue contrJ.<ld:zioni e sempr~ pi_ù s! _dimostra incapace di rispondere a quel biso– gno d, gmst!Zla che è verame.nte· il più imperio,o, -il più urgente, il più dominante di tutti i bisogni umani. Ma, !!"as– surdo del nostro tempo è che proprio quando il capitalismo vede .fuori .dell'µscio i piedi di col.oro che dovranno por– tarlo via, la coscienza socialista subisce un'eclisse pericolo– sa. Il capitalismo crolla e viene sosftuito da regimi so– ciali in cui la libertà stenta a fiorire. La ragione profonda qi questo .fatto è iJJ ciò: che le riv,oluzioni proletarie negli ultimi decenni hanno avuto -il loro coronamento vittorioso non_già ne! Paesi ad alto liyello produttivo e ad alto svilup· po industnale, ma m q,uelh a base prev,alentemente .agrico– là. Non si tratta, beninteso, di un ripudio puerile di quello che la storia ha registrato; .non si tratta di cadere nell'as~ iurdo diniego di un atto di giustizia sociale soltanto perchè quell'atto si è realizzato in condizioni che non potevar,o da· re 'all'ordine. nuovo le sue vere caratteristiche sociali,te · si tratta però di prendere attò. di aue1Io che .accade sotto i ~o- BibliotecaGino Bianco stri occhi oggi. Le rivoluzioni operaie degli ultimi decenn,i hanno trionfato in Paesi in cui il proletariato era una mi– noranza e l'alternativa era dittatura di destra o c!ittalura di sinistra, data ).'assenza dalla vita politica delle immense masse ,rura·Ii. E' logico· quindi ohe Le cose -si siano svolte ,r quei Paesi come si sono svolte. Ma la situazione nel uostrn Paese è diversa. Pur tuttavia nel nostro Paese l'influenza delle dottrine che sono state elaborate in condizioni sociali e storiche diverse è profonda. Dovremo dunque noi abdi– care? Dovremo rinunziare a farci assertori dei nostn prin· cipi perchè altri 'princi•pi ci contendono il cuore e la co– ·sci,enza della classe lavoratrice? Ma tutto ci dice· che il no– stro dovere è di levare ancora più in alto la bandiera so– cialista perchè sentiamo che soltanto il socialismo risponde veramente alle condizioni storiche del nç,stro Paese. Noi sappiamo che nel nostro Paese il socialismo può trionfare per opera bensì della classe operaia, ma di una classe ope– raia che avrà legatò a sè, per l'universalità dei suoi fid e per l'umanità dei suoi mezzi, tutte le forze del lavoro. Ed è quello che già i nostri grandi Maestri avevano suggerito modificando il punto di vista prevalentemente operaistico su cui avevano messo l'accento nel periodo del 1848_ Nei; primordi dello sviluppo della lotta di classe si j·oteva oen· sare che rapidamente il proletariato àvrebbe costituito la grande maggioranza della società.· Non si poteva più cFe– dere la stessa cosa alla fine del secolo scorso. Ed è per que– sto che, fatti accorti dalla vera ·evoluzione delle cose, il pro· blema fu visto dai nostri Maestri nel periodo cl-ella loro maturità sotto un altro aspetto. · . n nosftro ,compito. I Nella prefazione al libro « Le lotte di classe in Fran– cia», prefazione scritta negli ultimi anni de:l'attiv1tà scien– tifica di Engels, si legge: « La storia ci diede torto rivelan– doci. l'illusione dei nostri criteri di allora Essa è andata anche più lontano perchè ha non soltanto demolito il nostro errore passato, ma ha .anche rivoluzionato le condizioni nel· le quali il proletariato· è chiamato a combattere». E parlan– do .de)la Francia aggiunge: « I socialisti si convineono sem– pre di più che, nessUJJavit!oria durevole è loro possibil·e fin tanto che non abbiano conquistato la grande ma5sa del po· polo che \a'ggiù è costituita dai contadini». E parlando del– la Germania conclude con una profezia che è sbagliata flel ntmo del tempo, ma che è giusta neHa sostanza politica: « Se noi continuiamo, in questo Paese per la fine del secoio noi avremo conquistato la maggioranza dei ceti sociali me· di, dei piccoli borghesi ed anche dei piccoli proprietari di ·campagna. Fare che questa progressione segua il sùo cam.. mino senza interruzione fin tanto che essa trionfi cor. le sue . prop_rie forze del regime .attuale. Ecco il nostro compito specifico». · · Come vedete Engels proponeva come compito ,pecifico della lotta socialista l'alleanza fraterna del prol•etanato con i lavoratori. del ceto medio. E questa alleanza non è possi· bile che sul terreJJo di una vera democrazia. Che abbiamo visto noi nel corso di quest'ultimo quarto di secolo Ilei no– stro Paese? Abbiamo visto che sempre quando ·1 proleta– riato ha legato a sè con una •vera politica democratica i la– voratori d_elceto medio, si ~ono fatti dei passi in avanti, e che proprio quando li ha respinti si è andati incontro ;i deHe catastrofi. Il fascismo è nato da questa .lacerazione delle forze del lavoro e dalla conseguente polarizzazione del . ceto medio attorno al capitalismo monopolistico. La Re– pubblica invece è nata dalla fraterna alleanza dei lavorato· ~i dei campi e delle officine còn i lavoratori degli uffic.i. Ect e per questa strada, che porta alla liberazione ed alla vit– toria, che noi intendiamo marciare. Ma qµesta uniooe fraterna tra lavoratori delle ofiicine dei c'!-mpi_e lavòratori degli uffici, tra proletari e p;ccoli . propnetan. rurali, tra proletari ed artigiaJili, tra operai ed 1ntellettuah, ques'ta. ,unione fraterna• fra tutte le forze del lavoro non può realizz'arsi che se e,ssa è promossa da un Partito il quale avendo la lotta di dasse come mezzo di f– fonda nelle sue fila attorno a sè i J;Jrincipii vitali della de– mocra~ia·. Ci ·si obietta che ~e il Partito accçttasse ne'le sue fila forze· non proletarie si svuoterebbe de!'la sua s 6 - stanza ~lassista.' perderebbe la sua ragion d'essere e soprat- · tutto diventerebbe il centro di UJJa .azione anticomunista Ho già ,risp?sto per la prima parte, per la seconda dirò. che. se non intendo trattare il problema dei rapporti col Par– tito comunista è percnè soltanto la nostra' Direzione po· trà farlo. Ho i~ dovere però di rivolgere un appello fra– terno ai compagni comunisti invitandoli nel loro stesso in– teress·e a JJOt) lasciarsi ingannare da spettri che non esi· stono. Il PaFtito che sorge oggi! è un Partito che chiama a rac;colta, su,! piaiìo democratic0, tutte le classi lavoratrici
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