Critica Sociale - anno XXXIX - n. 2-3 - 16 gen.-1 feb. 1947

48 CRITICASOCIALE l/ac'cuimulaziun!e primitiva. E la Russia soviet:ca ha usato largamente fino ad 1 ora an– che del sistema della colonizzazione - la colonizzazione in· terna «coattiva» -, specialmente nelle zooe del nord e del– l'oriente, le quali, per. ragioni geografiche, .opponevano osta· coli formidabili ad una colonizzazione volontaria, risolven– do così in parte il pr.oblema .della mano d'opera. I campi di deportazione, sottoposti alla direzione della « G. P. U. », so– stituita alla famigerata «Ceca» nel 1922 e diventata l'>Oi nel 1934 la « N.K.V.D. », ricordano, ·infatti, i peggiori esempi della « accumulazione primitiva». Diffusi su larga scala do· po il 1927 per la deportazione dei controriv,o!uzi011àri e dei Kulaki e contadini sabotatori recalcitranti alle reqms1zioni prima e alla socializzazione agraria poi, questi campi hanno servito da sistema del più inumano sfruttamento economi· co, soprattutto prima della loro riforma nel 19.30, e molte opere gigantesche, di cui il regime sovietico va particolar– mente orgoglioso, sono state compiute appunto con questo siste'ma, come, ad esempio, il grande camal,e dal Baltico al Mar Bianco, iniziato nel 1929 e inaugurato nel 1933·, <:ele· brato da Massimo Gorki come cosa impossibile a qualsiasi stato borghese. La deportazione in questi giganteschi campi di lavor0 della « G. P. U »,·nei quali i cdeportati s-O11O stati, nell't111a ·o nell'altra epoca, milioni, colpirebbe veramente so– lo i wndannati per reati comuni o per delitti civili o poli– tici; ma, per l'estensione <lat.a a questi concetti, essa è di– ventata uno dei mezzi d~ realizzazione a buon mercato dei piani, giacchè i deportati non percepiscono per il loro lavoro che un salario di su ssiste nza. Anche recentemente si sono avute nuove deporta~ io .ni d'ei grosso della popolaz,ione del- 1 la repubblica tartara di Crimea e di quella dei Ceceno-In• gusci .del Caucaso, colla contemporanea soppressione anti– costituzionale delle due repubMiche per collabornzionismo cogli invasori tedeschi. I deportati, up milione e mezzo di persone, ~erviranno in ogni modo ad ·ovviare alla deficienza di mano d'opera dei distretti di deportazione, ove sarebbe stata lbro concessa assegnazi·one di terra e la necessaria as– sistenza economica dello Stato (3). In que.sta « capitalizzazione forzata», fatta. dalla Russia stalimiana con tutti i, mèzzi ·a tempo di record, coii_:l'inve– stimento dal 20 al 301% del reddi'to totale naz.ionale a•nnuo in conto capitale - senza precedenti, dirà Stalin, nep:li an– nali del capitalismo, ~ il Kieser '(4) vede soprattutto il se– greto della vittoria sovietica e contesta: che, il « miracolo fi– nanziario» dell'industrializzazione sovietica in pochi anni sia dovuto allo sfruttamento del!a classe operaia, pur non negando che l'edificazione socialista abbia richiesto grandi sacrifici dalla medesima e che la fonte prinçipale dei finan– ziamenti siano stati gli utili - il profit~o - deilè fabbri- : che e delle imprese di stato. Per dirla colle parole del prof. Dragoni, la socializzazione avrebbe, insomma fatto in Russia « quello che 11 sistema e– c()nomico liberale, il ,capitalismo se si vuole, -ha fatto per l'Inghilterra, gli· Stati Uniti e in genere per il mondo occi· denta,le: ha aumentato il coefficiente. di moltiplicazitme dei capitali destinati a svrl,upparè grancde industria e agricol– tura, ha ~~polàto. nuove regioni,· ha. :idott_o. a_s3olutamente e ancor p1u relativamente fa popoiaz1.one 1mp1egata nell'a– gricoltura». Anche i coniugi Webb (5), mella loro opera classica sul comunismo sovietico, ,rilevando che la rivolu– zione russa, nel breve spazi·o di 18 anni, dal 19171 al 193·5, combina i.n una sola, quasi simultaneamente, tre Jistinte ri– voluzioni - quella reJ;giosa, quella politica e quella indu– stria!e -, che nell'Europa occidentale sono maturate s~ paratamente dal 1(1' ài 20• secolo, ricordano,' a pr'.)posito delle grandi sofferenze che hanno accompagnato questa, su– bitanea profonda trasformaz:one .vulcanica della vecchia ·Russia, quelle non minori s·opportate dall'Inghilte-rra né! pe– riodo di 4 -secoli, nel corso della Riform,t protestante; della rivoluzione industriale e del trionfo. del parlamentarismo de-. n\ocratico, richiamando espressamente le miserie e gli orro•ri che .accompagnarono in Inghilterra, dal ]7IO al 1850 · la r1- voluzione agraria e il trionfo ,del'.l,'industria meccanica. Le stesse deportazioni •j,n massa, pur' riconoscendole ùn mezzo dii sfruttamento a b1wn mercato della mano d'opera, rile– vandone l'inumana crudezza, sono da loro considerate, riel caso. dzi Kulaki dopo la crisi provocata dal loro stesso de· liberato sab0taggio, un rozzo espediente di « assistenza ·agli I (3) Si veda, oltre al già citato articolo dell'« Economzst:> del 3 agosto 1946, quello di K. Martin: L'altro lato della luna, nell'Eleo del mondo del di"'embre. ' (4) G. KÌEsP.R: Il .egreto della vit-toria sovtetica, - Bellin-. zona, Grassi, 19441 (5) SIDNEY AND BEATRICE WIEBB: Soviet communism: a new civili~ation? - N~w York, Scribner's Sons~ 1936! BibliotecaGino Bianco affamati», analogo a quello inv.entato dai « guardiani -dei poveri » ingl_esi nel 18" secolo e riadattato nel 1834, per il mantenimento degli uòmini validi, ridotti alla miseria dal loro •rifiuto di lavorar-e, internati nelle case di lavoro. Le de– port-1,zioni terrebbero insomma il posto del:e « workhou· ses » - quelle del «ratto. erodiano dei ·fanciulli» per le manifatture di cui parla Ma,x -, che il governo sovietico non aveva a sua disposizione nè aveva jJ tempo di istituire ottenendo il duplice risultato: di isolare glj indesiderabili e aver mano d'opera a poco prezzo. Gwe!'V'a .e pian-ific!N!io-rve Coppola-D'Anna osserva che nei limiti in cui si verifica lo spDstamento dal risparmio volontario al risparmio obbliga– torio, la ·ricostruzione economica viene a rassomig'.iarc sempre più strettamente all'economia bellica,· facendo sor- .gete problemi del tutto analoghi. Ma, per la Russia, così nella prima fase del bolscevismo, nel « comunismo di guer– ra », come in ·questa seconda fase staliniana, la :;:uerra avrà una parte di primo pi<1n9tra le caus-e della socializzazione e ne determinerà gli sviluppi e i· caratteri. NeJ giudizio del sistema economico sovietico, non si deve mai dimen ticare, 9ota anch(;! P'. Saraceno (6), che l'economia dell' U.RS' .S. dovette essere sempre, in sostanza, una eco– nomia d i guerra. Arturn Labriola (7) nega veramente che il comunismo di guerra sia stato imposto dalle circo– stanze della guerra come dichiarano i comunisti rU;Ssi « con la logica abituale del fatto .compiuto», mentre esso nacque in realtà da-I.desiderio di «costruire» il socia'.ismo, e anche la pianificazione non è per lui che un mezzo per imporre una teoria e consacrùe il successo d~ un partito. Non nega nemmeno il Bettelheim, nell'.opera.già citata, che tra le cau– se della pianificazione ci siano ragioni teoriche, come quel· le indicate dagli scrittori. sovietici: incompatibilità della dit– tatura· del proletariato e de!la piccola pr6prietà contadina; missione storic<1-della classe operaia, che è quella 4_i pianifi– care l'economia al fine di instaurare il regime della lìbertà e di sostituire al ,goveFrto delle perso0e l'amministrazione delle cos.e -e simili; ma le ragioni teoriche, egli c·sserva, so– no caiuse , secon.de, la ragione principale essendo la ,situazio-· ne politi€a ed •economica dell'U,R:S.S .. quale risultava cdal fallimento della N.E.P. E nell'esame delle cause poli.tiche di· questo fallimento, eg:i rileva ·espressamente, tra i moventi dell'industrializzazione, insieme all'ammirazione che, impre– gnati di marxismo, i bolscevichi provano per i.I macchinismo e la tecnica, anche le minaccie esteriori, che pesavano sul– .l'U.R.S.S. Quelle necessità militari, le ·quali avranno par– te decisiva nell'organi.zzazi·one forzata dell'.industria e, so– prattutto, nella creazione quasi miracolosa della gigantesca nuova industria degli Urali e delle pcovincie. asiatiche, po– nendo così le basi di que\ prodigioso sviluppo dell'industria nelle regi.ani orientali, ,che ha tanto ,largo posto ancora nel 4" piano quinquennale per il periodo 1946-1950 (8). L'<11c-~ er.ch, ÌJa,m!e,n,k, cap_~talista. La famosa te-si di Stalin del ~925, secondo la quale, per quanto sia possibile costruire il « socia!ismo in un solo paese», ,la vittoria finale del socialismo non sarà s:cura finchè la U.R.S.S. - « la squadra d'assalto dei proleta– riato di .tutti i paesi» - non sarà liberata dalla ,minaccia d'ell'accerchiamento capitalista colla, vittoria del regime so– ciahsta negli altri p11esi,questa tesi non sarà. mai ripudiata e sarà il filo rosso di tutta la politica staliniana, che giu· stifica · la dit>tatura appunto colla necessità di combattere, i nemici del regime. Il che non ·esclude che la propàgan– da a.I riguardo abbia subito notevoli variazioni in funzione della politica internazionale sovietica,' 'con un'attenuazione dell'accento sulla irreconciliabilità tra il sistema economi– co cotmmista e quello capitalista nel periodo del fronte unico di collaboraziàne antimazista aJll'avvento di Hitler e della 'minaccia giapponese, per lasciar posto, <lopo Mona- . co, ad un periodo di intensificata osti'ità aggrcss·va dei sovÌJet contro ir « capitalismo dei monopoli» preso in blocco, al· quale seguirà, col riavvicinamento tra U.R.S.S. e « ca- (6) P. S""'ACENO: !!{ostri problemi d'organizzazione indu1triale al-la luce dell'esperienza sovietica. - In Critica econo1nica, N. 2, luglio-agosto 1946: • , (7) A. LABR10LA :• Al di là d,et capllali•l1'0 e del sociali1mo. _ Roma, Editrice «Faro», 194.6. (8) Un quadro di questo ·sviluppo •è dato in un articolo di G. FnlFEDMANN: Les combinats: <Jurals-sibér.ien, et l'auenir industr.ic, l de l'U.R.S~S. - ln Annales, économie, ,o,a'iétés, fii- · vilisation. - Anno I, N. 1, gennaio-marzo 1946.

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