Critica Sociale - anno XXXIX - n. 1 - 1 gennaio 1947
CRITICASOCIALE lnchieita tr ·coloro c~a ternano Pwbb/ichimm,p, il br.eve articolo che segue, p.erchè rite– wlamo ,che debbGll'l>o ess,ene,as!cloPtate tutte. le '!'oci di co/.oro che hann04più direttamente sofferto •i disagi della r>ecent.e guerra:. Siam.o de,/ tlf_/to conc or,di con l'a1'ftorepe,r qua~t0 egli, di>Cle' niella s,e.c,onà(J) parte d.el l!'UO s_cri(toe 1:-~ compia– cùmw a~1ziche venga do un r .educe l'invito ~ non_rnm,o– v'are i moviment•i ,oomba,Uentis·tici ·,che così tr1st.er_isultato hamno, d'afa <fopo /(I) pf "imo gtM< Yra mondù1Jle,perche hGll'lno pot,entemmt.e a.iutato l'avvén.to, de_/fas_cmn!o.Ma ap_p1mto perchè q1testi movimventi no_nl ~ i nnno~mw e nu/lç.essa,:1O chie qttanio, v'è di g·ius_tonel/)erich•este dei combat,tenh sia Pre- so in atten,to 'e b.e-,revo/o, esa1?11e_ , . . , Sid la pri ma ,pa,rte d.ell'a,:ticolo 1el. G,r~10/i non siam,0 ù111, 1ec.el imte r.:i1me,ite, conc1ord!i, perc/ie p·e>nsiamo• ch'e tra_co~ /or,O ohe hanno dal.o la cCJlllaborazione ag/11 anglo-am,ericani pnlimai delt'B·settietnbnesono non p.ochi di coloro che_han.no mmt<11 il mer1ito• di aV'Zt1ar.e, l' I taJirn ml cwmmino p,e,r i! ·qUl_l)Pe_ doveva comrp~e,rsi la sua rinascita; sono stati essi i frimi i, smt·w la traiq:ed·ia diella situazione n~l/a,quale si v~tfva!n~ a, porrie, _ma hannio cne:duto di d.ove,r·lotta_re perch~ CO's_i esig,erva.' ,lGJ carità di, patria, non p,o·tendo: ~ss,,Gfi,attarsiarl'_i– dea eh~ /a, liberazion:edell'Italia dal.nazi-fascismo aw,eni-s– sie per virtù soltanto ~ forze sf<Yani1ere. LA C, s. Quanto scrive G. S. Spinetti nel numero _del 1• dicembre di « Critica Sociale» ha sicuramente suscitato vivo inte– resse negli e'.x-prigionieri di guerra, i- quali, a'. mio !)arere: non possono non convenire sull'esattezza dei seqtiment, espressi dall'autore a nome della massa· Se mi è (ecito intervenire nell'inchtesta t,r<J coloro che !or– ttano, vorrei aggiungere qualche a_ltro eleme~to alla p~1ma parte dell'articole, che prospetta m modo lineare e s~nte– tico alcuni dei motivi, tuttora, esistenti, di incò~prens1on~.-· Ad esempio, è errato il pretendere ·che i reduci dalla pn– gionia trovino logico e giustificabile il· paradoss? morale costituito dal fatto che, mentre s1 processano e SI cond~n– na,no giustamente coloro che hanno collabora;to col nemico dopo 1'8 settembre, non si pensi a processare ed a condan" nare, -i:trettanto giustam~nte, coloro che hanno. coHabora– to col nem1rc prim.a dell 8 settembre 1943. Auz1, si accet-, ta nientemeno che elementi imputabili del delitto previsto dall'art. 247 del v igente c odice penale occupino posti poli- tici di comando, e persi .no di governo. , In proposito, nello stendere la leg~e ~cc~zi?nal~, lo stess~ legislatore ha dovuto superare non hev1 d1ff1colta, anche d1 forma, per evitare che il principio comune di reato c_o~ti– tuito dalla collaborazione col nemico poJesse dare orU?;me– a fondati dubbi, incertezze e confusioni nelle, serene. co– scienze. Ha dovuto, infatti, precisare che la collaboraz1o.ne– punibile era quella intervenuta col « tedesco inv asore», implicitamente confessando che vi· possa-· esser stato inva– sore non tedesco, e ricwnosc"ndo altresì che la parola « ,ne– inico » ....:.inequivocab'ile per definizione - fosse nella fat– tispecie insuffici-entè o suscettibile di ·equivoco. Ma, a parte ogni considerazione di carattere giuridico - la quale, comungue, tr-ova sempre lo spunto e l'alimento da un principio morale - è indubbio che la repui:-nanza dei reduci dalla prigìo.nia verso i collaboratori col nemico che essi hanno combatt:_utosino all'8 settembre, è irriduci– bile ed insanabile, se non altro per l'istintivo rispetto alla memoria dei compagni caduti al loro fianco prima della catturL • Anche nei campi di· concentramento vi furono elementi che passa.rono al µernie<!> nel '41 e· nel '42, dopo aver fatto •Deresso gli ze)a.nti informatori e de!atori, Pure, intervenu– to l'armistizio é dichiaratasi la maglrior;mza di ufficiali e sol– dati pronta a collaborare con gli A,leati per la resurrez1oné. del proprio Paese (non ·per affiancarci ai vincitori, perehè cli questa pericolosa illusione i prigionieri. in mano britan– nica non si sono mai lasciati prendere), nessun collaborato– re volle avere ·contatto, .nè potè vincere _ilproprio disgusto verso simili precursori della disfatta: · · Oggi, dalle notizie recentemente pervel)ute, sembra che, fra le tante clausole del durissimo trattato impostoci, sia anche quella •che proibisce ogni futuro processo ed ogni conseguente pena a carico di coloro ohe hanno co!laborato– con gli Alleati, in danno di chi esponeva la puopria vita sui campi di battaglia, sui mari, nei cieli e nelle città bombar– 'date, prima dell'8 settembre. 1943. E sia pure, se così vo– glio,no i vincitori nell'intento di mantenerci sul piano del dispregio che ci hanno sempre ma1ùfestato __M.a · nessun diktat pot~à impedire la giusta sanzione morale che, pre- BibliotecaGino Bianco sto O tardi dovrà pur colpire chi se ne è reso suscettibil~. Tutto ciò esula dalla politic_a; è. sempli~e _buon senso, il senso comune di cui è t~nto nc_co 11pope>.o1tahano. ,E ben afferma lo Spinett1 quanèlo sostiene che del pass":to e tem– po di far-e u na critica più seria ed onesta, meno VIZla~adal– le passio.ni e dai rancori che ancora turbano tanto I at~o– sf er a. Abbiamo perso la guerra, cerchiamo almeno d! v_m– cere noi stessi : questo è il motto - lo slogan come s1 dice ora - dei- reduci dalla prigionia. , . • . Ho fatto 64 mesi tondi tondi _di ret1colato, s1cche _doyrc1 ritene'rmi fra quelii che lo Spine~ti defi1:1sce « ~n,ziam_ di pri_q_iott,a » per farne ._una.categona spec!":le, un ennesima categoria di benemeriti e d1 sup,erbenemer1h. Su tale punto, non mi sento di convenire ~o,n l'autore. El sinceramente aggiungo: basta, basta, per canta, con ques~e · rivendicazioni che, oltre a tutto, non trovano, alm~no a mio 'modesto parere, giustificazione alcuna. Se, nella _pr~maguer~ ra mondiale, potevasi fare una certa fondata d1s_tmz1om: d1 sacrifici fra comhattent-e e «borghese» (ed .abhiamo y1sto tutti quali disastrose conseg~enze nell_a ~onv1':'enza naziona– le abbia provocate l'.accettaz10ne d1 s1m1.e prmc1pu?),. come si può rettamente rivendicare, mi chiedo, una quals1as1 pre– tesa di speciale benemerenza verso l,o Stato da parte d1 re– duci, partigiani e com~atten!i di questa seconda .guerra mondiale, non appena s1 cons1d_en~he per ~s~a tutfi han111,> sofferto e patito e più ancora d1 noi :-- 1;1om1m _d1giova.ne ~ di media età - hanno sofferto e patito 1 vecchi, le, donne, 1 bimbi? . Ma ancora non ci si rende conto della nausea che so1•ge di fronte alla continuazione, sotto diversa forma, di tutt~ ciò r'.he di peggiore e,ra nel fasci~m_o, e cioè de!La mentahta. d! privilegio creata dagli squadnsh e sansepolcrist!? Ma ~h1 e quel reduce, partigiano o com.battente ~he p~ò m C?sc1enza· valutarsi meritevole di maggiore cons1deraz~one di_ fron~e - per· usare gli esempi più noti - ad un bimbo d1 ~assi: no ad una « marocchinata » di Esperia, ad un vecchio d1 C;steldisangro? ' Se mi,fosse consentito, vorrei dire con accento a,ffettuoso e sereno· a reduci, partigiani ·e combattenti: finiamola, u,na buona volta e per s·empre, con questa smania di .voler pas– sare in prima fila. ad ogni costo, con questo irriducibile esi– bizionismo che ci avvelena da trent'anni. E l'esempio vetl{la p,roprio da chi, deve oumpier>ewno sforzO':su ~e stesso p,,e,– tacerr~ ae pr.o·pri.e sventiwe e so.ffe'l'enze. R1tormamo, se pos– sibile, all'epoca aurea. dei « Reduci dall_e pa_trie battaglie» - che allora, ·ragazzetti e mascalzoncelh, chiamavano mo,t– teggia~do reduci dalle patrie bottiglie .-!' i_ quali,, senz_~, chieder nulla, senza dar noia a nessunp, s1 numvano solt,mto per portare una corona di fiori ad una tomba nel giorno an– niversario {ii ·una data a loro cara. Manteriiamo, ma sì, le; associazioni combattentistiche; ma solo per dar ·sfogo ai nostri nostalgici sentimenta!ismi, per mantener vivo. il _r_i– cordo della vita trascorsa in çomune durante ore diffic1h; soprattutto per ripeterci a vicenda che l'aver assolto il J)ro– prio dover~ verso la Pafria dà diritto. unicamenAe all'intimo compiacimento della propria ,coscienza. E Fi1:l).ettiamocia lavorare in silenzio, chè l'Italia ne 'ha'· tanto bisogno. L uIG1 GRAz1or,1 , E' generale la constatazione_ che gli istituti assicurativi e previdenziali in g-enere non rispondono adeguatamente alle esigenze di sicurezza sociale al cui sostanziale soddisfaci– mento tutti i lavoratori asp'iranò, constatazione con.fermata d3ill'inrenso Ì;.trvo,e di .studi per una radicale riforma dellè leggi e disposizioni finora iri vigore e degli Enti incaricati della loro applicazione. Òcconre quindi ricercare le cause (insieme con i modi per la loro rimozione) che stanno al– l'origine della lamentata insufficienza, è 1 se il volerle esami– nare tutte ne renderebbe troppo lunga la esposizione, limi– tiamoci qui all'esame di quella che sembra, fra tutte, la principale e determinante, ed alla ricerca del necessario rimedio. ' · ' ·Affermare che questa causa determinante ·è di ordine fi– nanziario, dovuta cioè alla generale deficienza di capitali al– la quale non è per ora possibile rimediare, non basta, per– chè, in effetti, tale dcfieienza è anche collegata ad una ·ir– raziona)e ripartizione, tra le varie forme previd'enziali, che gli Enti 1 assicurativi e previdenziali compiono (sia pure con– tro le loro intenzioni) dei capitali esistenti e In via éli raccolta_. E' mancàto infatti il coraggio, finora, di liberare la nostra legislazione da tutti quei provvedimenti ancora ispi-
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