Critica Sociale - anno XXXIX - n. 1 - 1 gennaio 1947

CRITICASOCI.AI.E peranti, l'A. negà che si possa mettere sullo stesso piano il diritto di sciopero e. quel.o di serrata. Ricollegandosi quin– di all'idea di porre .tnche in questo caso il lavoro sopra un piano diverso da quello in cui deve essere posto il capita– le, si chiede che la facoltà di serrata da parte dei datori ·di' lavor:i s\a vietata per legge, o almeno sottoposta a la pre– ventiva autorizzazione delle autoctà tutorie, m difesa della collettività nazionale. 5) L'arbitrato. Lo Stato democratic0 non può accogliere la proposta dell'arbitrato 0bbligatorio, che si chiede da qual– che parte, perchè esso equivale al d,vieto del dir.tb di scio– pero e presuppone la creazione di nuovi e co stosi o rgan smi burocratici. L'arbitrato facoltat'vo, a richiesta delle parti, è fuori d:scussione. E' un mezzo al quale è anche des·derabile che si faccia ricorso il più pqssibile, per prevenire ed .evi– tare ag tazioni e scioperi che, in linea ·generale, non son:> mai auspicabili. 6) L'ordinamento sindaca~ei. Riconquistata la libertà sin– dacale, i :avoràtori sono tornati al punto in cui si trovar vano prima del fascismo, cioè senza un quals:asì riconosc·-– mento dei lorn sindacati da parte dello Stato. Ora ques!ta situazione dovrebbe essere superata. I· pareri nel mondo del lavoro non c:incordano. Una corrente pro1;mgna il sin· dacato quale ente di diritto pubblico, giu,ridicaménte· vico– nosc·uto dallo Stat:i e sottoposto al controllo de'.ie autorità tutorie, mentre un'altra vorrebbe il-sindaeato libero; non avente alcun rapporto giuridico con lo Stato, vale a dire lo e status quo ante». Tra le due opposte tesi ve n'è una in" termedia, la quale c:insiste nel dare al s:ndacato libero ii r;conoscimento giuridico, mediante la registrazione, in modo che esso possa rappres·.ntare legalmente tutta :a categoria, sia ne)la stipulazione dei contratti di lavoro con privati im– prend. tori, sia nei Corpi consultivi dello ,Stato nei quali è - amm.ssa la rappresenta,nza degli interessi. Nè sindacat:i ot– bligatorio,nè contributi obbligatori, nulla che menomi la li– bertà degli individui. P: uralità sindacale, condiz: onata tut– tavia da norme che rispettino il dir tto della maggioranza. Infine gli uffici di collocamento dovrebbero essere affi– <fa1iai sindacati maggioritari, ma diretti da una commis– sione nella quale. siano l'Ìr'.lporz·onailme.hte rappresentati an· che gli eventuali sindacati minoritari, oltre che le assoèia– zioni padronali. In cooclusione, dunque, g·r operai vorrebbero che lo Sta– to facesse ai sindacati operai un trattamento diverso da quello che fa ai sindacati padronali, i quali god :ir.o dtgli st.essi dititti ricorn;,sciuti ai primi. Questa superiorità dtl sindacato operaio non dovreLbe essere prescritta formal– mente. dallo Statuto in gestazione, ma dovrebbe essere at– tuata dal"e leggi· del Parlamento e dalla pratica di governo Lo Statuto potrebbe tuttavia fare una affermaziope di prin– cipio in tal senso. Esaminiamo brevemente la proposta. L'on. D, Vittorio è nei vtro quando· afferma che il sinda– cato padronale non è il contrappeso equilibrato del ·sinda– cato optrai-o - come da taluno si pretende -, ma bensì uno strumento che accresce la forza del capitale a detrimento del lavoro. L'imprenditore,, second0 il detto di Adamo Smith, è già di per se stesso una coa'iz'one, perchè può sempre ritirare il suo capitale dalla produzione- Ma se non bastasse il sillogi'smo a dimostrare· che per gli operai di– voouti moltitudine, ma molt tudine inorganica ed incoeren• te, l'organizzazione è la « c,mditio sine qua non» della di- fesa, ci sarebbe la storia. · · In tutii i paesi i sindacati padronali sono nati dopo i sin– dacati operai, e l'Ita'.ia n:in fa. eccezione alla regola. La spiègazione di questo fatto è facile. Finchè lo Stato vieta legalmente o subdolamente le coalizioni operaie e_gli scio– peri, ai capitalisti non viene neppure in mente di associarsi nella forma sindacale. E' soltanto. dopo che gli operai han– no .conquistato il diritto di se·opero e lo Stato ha proc· a– mab la propria neutralità nei conflitti tra capitale e lavoro che gli imprenditori sono sospinti a costituirsi a loro volta in leghe' ,di ·resistenza. La prima associazione di questo ge– nere sorta in Italia è stata la « Lega Industriale Piemonte- se>, cost"tuitasi nel 19()6, con la partecipazione di settanta– cinque ditte. Scopo del'.a Lega era di favorire gli int~ressi dell'industria, assicurare la libertà del lavoro e fa,vonre la buona inte~a con gli operai. I lavoratori non si spaventarono di questo fatto, non sol– levarono proteste, non chiesero allo Stato spec'ale protezio– ne. Siffatto ;i.tteggiamento fu adottato dal'a C. G. L. per os-, sciquio alla libertà di tutti, in primo luogo,. e secondaria– mente percfiè, in fondo, l'organizzazi:ine dei padroni segna– YIL una vittoria indiretta della classe opera·a. Dopo la con– ista della libertà sindacale da parte dei lavoratori, infatti, er diversi anni, i padroni disorganizzati adottarono la ièà del non riconoscimento delle leghe operaie, adducen- ioteca Gi'no Bianco d:i che non ammettevano ingerenze di_estra,nei nei rapporti col loro personà.e. Qurndi agitazioni e scioperi a bizz·.lte per il riconoscimento delle leghe operaie. Ora gli industr ali del– la L·ega pi--.montese cambiavano d'avviso; per l'avvenire avrebbero ricor.osc;uto le rappresentanze dei sir.dacati e trattato con esse, ma a lor:> volta avrebbero contrapposto la :oro solidar,età di classe all'azione opera·a. • Lo sviluppo della soc'età capitalistica ha dunque conosciu– to tre sta,!.: I' lo Stato tiene apertament>a per la ciasse. capitaI:stica e frustra tatti i tentativi di autodifesa degli operaè; ~• lo Stato desiste dal perseguitare le c·Jalizioni opt.~ ra·e e lascia piena libertà ai due princ·pa·i fatto;i ddla pro.– duz:one di rego are c0111emegl o cretlono i bro rapporti; 3° di -fronte alla. neutralità economica dello Stato, i capita– listi d-.liberano di pr:ivvedere essi direttameate alla difesa dei loro ir.teressi. · Ora, come abtiamo detto, si vorrebbe fare un passo più innanzi. A tal fine i. piano confederale chiede in concreto du-~ cose: la mòdifica del rapporto numerico dei delegati nei corpi tecnici e c:insultivi dello Stato, nei quali è ammessa la rappresentanza degli interessi e il divieto fatto agli im- · prend tori di valersi della s-.rrata nei conflitti' del '.avoro. -Circa il primo puntd vien fatto di osservare che la questio– ne del numero ,nòn ha grande importanza nel Consiglio Su-• periore d--.1Lav:iro o di qualsiasi altro organo che non ab– bia,poteri normativi, poichè i delegati sindàcali sono inqua– drati in un consesso in cui siecjo o in buon numero gli e– sperti, i funzionari, i neutri, ser.za d·re dei rappres·.ntanti del-e istituz oni sociali (pre videnza, mutualità, cooperazio– ne), per cui la pariteticità delle due classi è cosa d'•impcir tanza m:ilto relativa_ P:ù importante sarebbe ottenere, ~e non il monopolio, la netta predominanza del sindacato ope– raio nella gestione degli Uffici di collocamento, lasciando allo Stato ed ai datori di lavoro una pura funzione di c'ln– trollo. Quanto alla serrata, è logico che i lavoratori ne chieda– no la soppressione, poichè essa rappresenta un abuso deh diritto di proprietà E,, ràno coloro che m ttono sul,q stesso piano la serrata e lei sciopero. Quest'ultimo è un diriito riconosciuto ormai dalla s\essa dottnin<,1 liberale, che si fon– da sulla libertà del lavoro, la q4ale sott'ntende la libertà -di · non lavorare. Ma gli operai non possono negare il lavoro se non facendo massa, quindi la coa.izione e lo sci:ipero_ Ora il capitalista rispettoso della lib·._rtà degli operai, di front~ ad uno se opero -n·onha che da scegl-iere tra queste due al– ternative: o venire a patti con gli scioperanti, o rass--:gnar– si a chiudere bottega, Se ricorre all;i serrata per fiaccane, piegare, esaurire "innanz tempo la resistenza operaia, com– pie un atto arbitrario che n:in trova altra spiegazione che nel perdurare in lui del a mentalità schiavista. Non pull' es'stere un diritto di affamare l'avversario in una -compe- tiz'one di interessi. . . Ciò malgrado è .cla preveders· ,che .Io .Stato ben difficil– mente entrerà nel concetto di vietare unilateralmente l'im– piego di certi mezzi di· lotta, perchè l!On può farsi d'fensore di, u~a classe coat_ro l'altra nei conflitti del '.avoro. Lo Sta– to democratico dev-e, più di ogni altro, tutelare gtj interessi del-Ja comunità in un ord'name11to sociale in cui le cate– gorie organizzate t~ndono fatalmente a favorire i loi:o irr teressi partic:ilari .. Al limite '.a lotta dei gruppi orga,rnzab d!venterebte dist,ruttiva e non r:solverebbe affatto la que– ·stione sociale .. e la serrata, come espressione della vo·ontà di pochi che intendono é1' difendere intransig~nte_mente i lo– ro interessi e privilegi, ha un carattere ant1soc1ale che di. solito lo ·sci:i~ero' non ha. · Comp"to de'Io. ptato. d~mocratico sa_rebbe an,c~e quello di aiutare gli strati infer10n del proletanato (cioe 1 lavoratori più d-:boli e che non sono in grad:i di organizzarsi) a rial– zarsi economicamente. Per questi lavoratori (donne, gene– ralmente, e lavoranti a domicilio) in taluni paesi furono isti– tuiti i Consigli di salario. Comunque, anche se non dov-esse venire un d vieto formale contro la serrata, è bene che la questione sia stata portata a·Ja ribalta nell'ora de'lle grandi trasformazioni politiche e sociali. RINALDO RIGOLA Rinnoviamo preghiera ai nostri collaboratori di non usare, per i loro dattiloscritti, carta velina troppo sottile e di lasciare un margine laterale per le annotazioni che la redazione dovesse apporre ai loro scritti.

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