Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 24 - 15 dicembre 1946

CRITICASOCIALE 405 Un malefico trneeo Le due democrazie Il più insidioso sofisma· dell'epoca nostra, suscettibile di travolgere le più gelose conquiste della civiltà, in quanto porge alle masse ignare ed illuse una allettante esca di cui hon è facile scorger la lenza e sfuggire all'amo, è quello di una « democrazia economica», di una pretesa democra– zia marxista che sarebbe in contrasto con i « fumogeni prin– cipi dell'Boo ~ (oh, nostalgico ricordo del feroce sarcasmo mussoliniano pei « sacri principi deil'89 » !), di una misterio– sa democrazia di nuovo genere che, anzichè trovare in 41uei principi una preziosa guarantigia e un valido strumen– to, dovrebbe invece scostarsene, od anche ripudiarli; per realizzare istantaneamente i postulati del socialismo . « Con le amletiche indecisioni tra libertà e socialismo, e ha coscienza umana e riscatto sociale, tipici della menta– lità liberale, non si cava un' ragno dal buco». Così ha sen– tenziato alla Spezia il Presidente, additando in una stretta tiobperazione sQ..cialcomunista, al:a testa dei « ·blocchi del ·11opolo»,. il solo mezze di scongiurare la guerra civile I Orbene, è ora di -dire chiaramente, risol;:;tamente, che lion vi sono .dubbi filosofici, indecisioni amletiche fra "la libertà e la· giùstizia, fra l'umanesimo e il socialismo; che vi è una sola democrazia, di cui il socialismo è il più ma– turo e il più· tangibile frutto; che, senza libertà e senz;{ democrazia, anche spodestando l'attuale classe. capitalisti_; ca,. tutto può esservi : la dittatura di un uomo o di un par– tito o una tecnocrazia, ma non v'è il socialismo, che non è solo miglioramento economico, ma anche elevazione spi– rituale, liberazione umana .. Per quanto traducibile nelle costituzioni più 'Svariate, non v'è sostanzialmente che un'unica democrazia, quella in cui la sovranità non è i_!dispotico privilegio di un conquistà– tore, o di un dittatore, o di · un monarca assoluto, o r! i un'oligarchia o di una casta, o della gerarchia di una fazio– Jlè, ma promana i:ealmente dalla volontà di un popolò libe-– ro e cosciente. II Governo rappresentativo; il Parlamento– elettivo, la separazione dei poteri, !'in.dipendenza della m.;.-. gistratura, l'obiettività dell'insegnamento, non asservito ai– la religione o al governo o ad un partito, il suffragi.o uni– versale, la piena libertà di pen_siero, di associazione, di stampa ecc. ne sono le condizioni indispensabi:i. Esse per– mettono quell'opera di critica e controllo, senza di cui il'" potere prevarica o traligna. In virtù di queste guarentigie, non più i governanti dispongono, come nell'« antico regi– me_», arbitrariamente e coattivamente del destino dei po– poli, ma divengono gli eletti; responsabili e revocabili inter– preti della vo'.ontà del paese. Guai a quel popolo che, pet" ljualsiasi ingannevole miraggio, ·spezza ed aliena tale con- 11ulsta della civiltà!- Èssa non fu, come va favoleggiando chi vi inc~ntra un intoppo alle sue manovre oblique, opera della borghesia a profitto della sua c'.asse, ma un'aspra, sanguinosa, eroica àcquisizione, alla quale confluirono, attraverso millenni di storia, la "filosofia grecà, che, sgombrando_ le menti da chi- 111ere e miti, stabilì i procedimenti e l'autonomia della ra– gione; la civiltà romana, che contrappose all'arb"trio sta– tale lo stato di diritto; la dottrina cristiana dell'amore e dell'uguaglianza umana; la filosofia del Rinascimento che, sfidando la tortura ed il rogo, combattè i dogmi e \'.oscu 0 · ra'ntismo con cui la Chiesa aveva fatto di una fede di re– denzione un'arma di asservimento e di dominazione (istrut– tiyo monito sul possibile travisamento anche di altri van– geli); il giusnaturalismo e la civiltà storica degli illumini– ~ll; le ferocissime guer,e di religione; le molteplici rivo– luzioni e guerre per -le libertà politiche e per l'indipenden– za delle nazioni I .rivoluzionari dell'Ottantanove non furono i soli bor– ghesi, non furono dei .demagoghi spaccianti fumo per 1hermir ]·arrosto, ma un intero popolo insorto, che com-· battè le iniquità del sqo tempo: i privilegi della nobiltà e tlel clero e della monarchia per diritto divino, e sancì per l'Europa contlnentale (l'Inghilterra vi era pervenuta da· tempo) e per il Mondo quei principi e quelle istituzioni– che sono le sole valide armi, sapendole adoperare, contro· •gni parassitismo e ogni oppressione. II grande capitali-· smo, il proletariato moderno non furono che un prodotto posteriore de:la tecnica della produzione. .Contro questi «astratti>, «.immortali», «fumogeni» prin– eipi, si levarono sempre le ~aste spodestate, i residui o ri-· !•rgenti privilegi, gli interessi_ intohfessabili, le aspitazio1li· O 81a CO ad un potere dispotico e incontrollato: di qui i colpi di Sta– to, _il napoleonismo, le restaurazioni, le reazioni, le dittatu-· re di un uomo o di una fazione. Da un secolo e mezzo· scorre sangue in Europa per questa sacra causa della· giustizia e della libertà, ed ormai è d'uopo riconoscere che la preziosa eredità trasmessaci dalle passate generazioni è· l'insidiato beneficio che deve essere difeso e riconquistato· in ogni giorno. Contro di esso, per colmo di j attura, agli strali delle _d~-– stre si uniscono quelli di alcune aberranti fazioni di s,ru~ stra. Quando Giorgi9 Sorel, il funebre visionario, la cui" personalP. rettitudine è tuttavia fuor di dubbio, scese in· lizza contro « le illusioni del progresso» e contro i gover-· ni democratici, « comitati di affari della borghesia», i mo~· narchici dell'« Action française » valutarono StJbito quale' incalcolabile profitto la. reazione europea p-oteva trarre da· questo alleato non sperato e ne fecero il loro enf<mt ichéri; é la gratuita réclame dei nazionalisti italiani gli procurò una celebrità molto superiore ai suoi meriti. La triste sto~ ria dei suoi discepoli italiani, A. O. Olivetti, Cesare R 1 qssi, Michele Bianchi, '.Amilcare De Ambris,. Ottavio Dinale, Umberto Pasella, ecc., divenuti i più fidi strumenti di Mus– solini, dimostra quanta le speranze monarchico-nazionaliste fossero ben fondate. ·E la viva simpatia che non pochi fascisti professano og– gi per la politica russa e per Stalin, -l'idolo che nei loro petti è succeduto a Hitler, e la liberalità con cui comunisti e fusionisti li ammettono nelle loro file, è un altro ele– quente sintomo rivelatore. Fraudolentemente, sulle orme di Bombacci e del massi– malismo cfel '19, questi nuovi sofisti si richiamano aUa ,for– mula marxista di « dittatura del proletariato». Ne:la con– cezione del «Manifesto», anteriore al '48 e che rappresen– ta la parte caduca dellà sua dottrina, Marx vaticinava una concentrazione capitalistica che avrebbe rapidamente espro– spriato e proletarizzato la piccola industria ed i ceti medi. Nella sua teoria catastrofica, dimostratasi poi fallace co– me ogni profezia, il pro!etariato sarebbe d~venuto l a q_uasi totalità di ogni nazione, sfruttato e oppresso da una es1g.ua oligarchia di plutocrati, estranei al processo pro duttivo, trasformatisi in puri parassiti_ In siffatta società il proh;ta– riato non avrebbe avuto che da conquistare il potere senza spartirlo con alcun'altra classe, e la sua non sarebbe stata più una dittatura, ma la libera democrazia di un popolo intiero. E proprio per la provata sterilità di un'azione di pura cri. . tica negativa, per l'esito disastroso di tutti i piani insurre- ' zionali in cui il proletariato fu sempre battuto sul ter– reno della violenza, si manifestò nella prima « Internazio– nale» insanabile il contrasto fra anarchici e socialisti, i quali ultimi riconobbero la validità dell'azione parlamenta– re e quale potente strumento offrano per le rivendicazioni socialiste le istituzioni democratiche, Fino a questi ultimi infausti venti di ma!augurio, il Partito Socialista, in tutta fa sua storia, fu I« pjù fida avanguardia della de!llocrazia, ed a presidio della sua azione, nel!a sfera sociale ed econo– mica, comb.attè le sue più ardenti battaglie in difesa della libertà. La bontà di questo metodo fu collaudata dai suoi risultati. Chi ricorda gli orari estenuanti, i salari di fame, lo stato di oppressione e di ignoranza della classe laVIO~ ratrice dello scorso s.ecol_o, .può valutare quale opera di civiltà e di redenzione umana, con la sua opera sindacale e la sua legislazione sociale, abbia compiuto il socia'.ismo percorrendo la sua via maestra. . Ebbene, che cosa è questa « democrazia econom1ça ». «diretta», e «progressiva», per cui, mercè l'« unità prole– taria » socialcomunista e i $< blocchi di popolo », cioè qual minoranza, ci si invita ad afferrare il potere, sc·ostandoci dalla nostra «fumogena» tradizionale democrazia politica? Il suo mcidello, che_ abbacina le masse con l'incanto del mito, è l'U.R.S.S., un paradiso che si addita quale mèta al mondo, ma che rifugge da sguardi indisc·reti .e di cui non è.,.fac_ilepenetrare l'ultimo mistero. · - Solo una cosa è certa tuttavia: si dice che per i popoli orientali. la democrazia economica debba precedere quella politi"ca (e, a proposito, che il nuovo Ministro degli Esteri già ci annoveri tra i popoli orientali?), la quale verrà in seguito; ma per il popolo russo, dopo trent'anni dalla ri– voluzione, non è ancora Spuntata l'alba della libertà. Si è soppressa la classe capitalistica, come si sono soppressi tutti i partiti, anche i cadetti, i meriscevichi, i socialisti rivoli>➔ zionari che avevano abbattuto lo zarismo; venerate figure di rivoluzionari sono andate in galera od alla morte; i1 solo partito bolsc.1evico, inlima minoranza anche nelle .sta-. tjstiche uffìr-iali, detiene tutto il potere e v~eta l'esistenza di ?gn! altr_o partito 1 coq una dis~os}zione. ripetuta a_nc_heo nell ulhtnb Statuto aell'U.-R.S.S. S1 e sostltutta all'anticà

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