Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 24 - 15 dicembre 1946
404 CRmcA SOCIALE La essenza del socialismo è nel volere la emancipazione operaia come risultato dello sforzo del proletariato: noi mettiamo l'accento sulla oapac-ità e maturità della classe a conquistare il potere politico e sociale, convinti che per giun– gervi la strada maestra sia quella della libertà: i comuni– sti lo mettono sulla conquista del potere. Lavoriamo ognu– no per la· propria via, •senza contrasti polemici e senza lin– ciaggi d1 persone. La storia dirà chi avrà meglio lavorato, contribuendo più efficacemente al riscatto: e se la storìa di domani darà ai comunisti il potere, la n'Ostra collaborazio– ne non potrà mancare; se essi ci riconosceranno la etffilca~ eia del nostro metodo educativo, tanto meglio: se vo! esse.ro essere nei nostri confronti l'orc,o, non potranno con questo incrinare la nostra fede. Oggi ognuno deve rimanere al suo posto di lotta, con la p'ropria mentalità e con la propria fii- 1 sionomia, senza polemiche e senza. quinte colonne. GruL1C1i PIERANGELI • -'Esame di coscienza Sorvolò sopra due punti, che pur mi sembrano meritevoli di richiamare la più seria attenzione del Congresso: una questione morale, ed una questione d'organizzazione inter– na. Quanto alla prima, mi limito a dire che, contrariamen– te a ciò. che qualche altro possa ritenere, secondo me c'è troppa gente, soprattutto troppa gente nuova nel nostro Partito (è un partito gi·ovane, - ini osservava Laski a Fi– renze -, buona parte del quale non sa cosa sia il so<!iali– smo). Ed aggiungo che, a parer mio, sarebbe necessaria una revisione delle tessere o, quanto meno, dei quadri, perchè non mi sembra una cosa pulita che, a così poca distanza dalla càdÙta del fascismo, occupi· cariche direttive o rap– presentative c~i dal fascismo abbia avuto, non dirò una. semplice tessera (tutti sanno, io spero, che io non l'ebbi mai), ma a'bbia 'Ottenuto e magari sollecitato funzioni di qualche rilievo (p. es. nel campo educativo, sindacale, gior– nalistico). Quanto all'organizzazione, vorrei che il nuov9 Statuto, il· quale dovrà finalmente essere discusso ed appro– vato dà! Congresso, vietasse il cùmulo delle cariche, p. es., là simu!tanea appartenenza al Governo ed alla Direzione del Partito, che mi sembra contraria all'indispensabile divisio– ne de'! lavoro (non s1 rammaricava proprio il compagno Nenni di non aver potuto dedicai-e al Partito, pei suoi im– pegni di Governo, tutta l'attività che sarebbe stata neéessa– rià?), ed è ino!tre contraria ai principi di una schietta de– it1ocrazia, la quale deve considerare i ·compagni investiti di un ufficio- ·come mandatari della base, della totalità del Partito, anzichè come'· duci o geraréhi. (o aspiranti a di- venirlo). · · · Ma, ·senza insistere, per ragioni di spazio, su tali argo- menti, vengo alla· questione politica. , Confesso che quanto ha detto recentemente Pietro Nen- · ni .- il Partito si decida: o coi coinunisti, o coi demo– cristiani - mi aveva fatto, a primo aspetto, Una certa. im– pressi'One, pe'r l'apparente semplicità del ragionamento·. Ma, riflettendoci un poizo, mi sono corivinto che tale contrap– posizione, superficialmente così lineare, può nascondere, non dirò un'insidia, ma una o più grosse difficoltà. Esqlusa fa possibilità che il nostro Partito consegua attualmente 11h tale sèguito nel paese da poter governare da solo, ed ammesso, ciò che non mi par' dubbio, che, nell'interesse , delle classi lavoratrici, il Partito debba conserv.are, almeno parzialmente, il potere, il problema è di vedere, non soi– tanto con chi lo possa spartire, ma anche come lo debba esercitare. Poniamo pure, per ipotesi, che socialisti e co- · munisti, lotta'ndo a fianco gli urÌi degl( altri, o addirittura in comune, fossero in grado di conquistare una tale mag– gioranza da poter governare il paese Senza bisogno del– l'appoggio di nessun'altra forza. Vorrebbe in tale caso il nostro Partito fare propria la politica comunista?· Mi pare che _vari atteggiamenti di una notevole corrente degli attuali iscritti al Partito socialista permett_ano di diagnosticare, nei confronti. del comunismo, i sintomi di quello che il Freud chiamerebbe « un complesso d'inferio– .tità ». ·Quando si dice, per fare un solo esempio, che il Partito socialista deve affiancarsi a quello comunista - .tnzichè. dire,· ed auspicare, che il nostro deve essere af– fiancato dal partito comunista, - anche questa, che. ptiò sembrare una mera quisqui!ia verbale e grammaticale, dé-· ntihcià almeno .un... subcosciente « complesso d'infetiorità >>. Certo è, anche a prescindere da 'Ogni interpretazione risica· Bibliotèca Gino Bianco nalitica, che (ciò non dispiaccia ai compagni 'di altre cdr– repti) ogni·· fusionismo, criptofusionismo, parafusionismo a me sembra denotare una scarsa fede nei classici pro– grammi e metodi del nostro, un tempo glorioso, Partito. Intendiamoci bene;. èsula da queste mie righe ogni, me11 che riguai·dosa, intenzione personale. Qui si vùole soltanto discutere, obbiettivamente, una questione politica. Ed anche a proposito di questa non mi si voglia fraintendere. Io non mi sogno di dire che noi, proprio noi socialisti, si deb– ba essere anticomunisti. Sarebbe una maligna, anzi malva– gia càbala il diffondere una critica di tal genere· a carico di qualsiasi corrente del Partito socialista, Nè mi passa per l'antica.mera del cérvello l'idea di disapp.rovare il fa– moso patto di unità d'azione, che anch'io, per la sua pre– cisione e moderazione, avrei firmato. Ma, se noi vogliamo che .il patto stesso, nella sua· pratica attuazionl!, ch'è quella che veramente conta, funzioni secondo lo spirito che do– vrebbe averlo animato, è necessario che ognuno dei · due -Partiti rimanga se stesso,' che noi non ci esponiamo, come a me pare avvenga'. troppo sovente, a perdere o .ad alte– rare i nostri precisi connotati. Saremo rispettati e dai co– munisti e da tutto il paese, S'Oltanto se noi sapremo rimane– re noi stessi. 'AI. Congresso' di Livorno del 1921 non ci fu un'espulsione dei çomunisti; furono questi, che. spontaneamente - o per suggestione di un emissario della Russia - vollero an– darsene. E rammento bene un mònito di Claudio Treve!, dopo quel .congresso: « i comunisti· coi comunisti, i socia– listi coi socialisti». Se c'è nelle nostre file chi sì senta per suaso dell'ideologia e dei metodi del comunismo, non capi– sco perchè non abbandoni il nostro e non chieda di ei> trare .nel partito comunista. Certo, non siaino .not vecdii S'Ocialisti, fedeli da decenni, senza mai piegare,· alla nostra bandiera, che sentiamo il bisogno o la voglia di andarcene. Ma, anche a tralasciare ogni altro rilievo, tutti noi so– cialisti, per potere onestamente continuare a dirci tali, dobbiamo aizcettare con lealtà, nel Partito e nel Paese, il• -metod'O democratico, e, nel perseguire quell'ideale di giustizia, che oggi ìndubbjamente' s'inviscera nelle aSJli– razioni delle"clàssl li!JWratrici, non possiàmo rinnegare quel valore della vita spirituale e civiie ch'è la: libertà. Lo so: si è detto che altra cosa è la democrazia borghese ed altra la democrazia o,peraia. Ma anche se; come noi auspichia– mo, - tutti 1101,dico, comunisti 'e sçH,ialisti di ogni cor– rente, - la classe 1avoratrice, nel suo totale complesso, .deve divenire Ja vera e propria classe. politica del nostre e di ogrii altro paese tivilè, questà, se vorrà governare sociaiisticamente, lél dovrà nell'interesse .geni:'rale, e non soltanto nell'interesse (questo. sì, egoistico e, moralmente, piccolo-botghtse5 di certe categsirie più forti de!la stessa classe lavoratrice; dovrà, con l'emancipazione propria, a!-• sicurare il benessere del maggior numero. E. non potrà, senza tradire i principi della democrazia, che, se pure con– quistati in origine dal Terz'O, e non dal Quarto Stato, sono oramai valori intangibili della civiltà, rinnegare quelle li– bertà fondamentali, che sono inconciliabili con ogni forma di totalitarismo e di conformismo. La libertà, siamo d'ac- · cardo, non basta: •la libertà - lo diceva anche il Maz– zini ,.....è mezzo ~l bene, non fine. Ma senza libertà ndn si può nemmeno attuare quel tanto che storicamente sia possibile della. più alta idealità sociale, ch'è la giustizi¼.. Perchè si potrà, sì, disegnar su la carta, o magari imporre con la forzà, la çostiuziòne di un edificio sociale, in cui sembri che ciascuno abbia ciò che gli spetta ;'ma se in qtie– st'.edificio non si rispetti quello ch'è •il più ge!oso attribufo della persona, la libertà,. in esso, per quanto perfetto possa sembrare, mancherà l'aria: ed un edificio in cui non clr coli l'aria non è una casa, è un sepolcro. ALESSANDRO LEVI. Entro la fine del corrente anno, potremo dispo•- 1 re di un éentinaio di volumi ~ rilegati in tela con parole in oro - ràcchiudenti i numeri della « Cri– tica Sociale » pubblicati dal settembre 1945 al 31 diceml;>re1946. · Detti volumi saranno ceduti al prezzo di L. 600 (più eventuali spese di spedizione). . P R E N O 'i'/A T E L I ! ! Stiamo preparando anche delle copertine pe:r i nostri abbonati. Ne comunicheremo poi il preuo.
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