Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 23 - 1 dicembre 1946
· GRl'FICASOCIALE 385 cMo in cmi il progetto di legge importante rev1S10ne della Costituzione sia stato adottato in seconda lettura dall'As– semblea nazionale con la maggioranza dei due terzi o sia . stato votato eon la maggioranza dei tre quinti da ciaswna dtlle due Assemblee. Nel qual caso - osservasi - non è imprudente: ritenere che la vol0ntà espressa con tanta con– cordia di· eonsensi dal Parlamento, corrisponda effettiva– -mente al1a vol'ontà popolare, oltrediè al:e esig-enze della Naz:one. D'altronde altre costituzioni di paesi democrati– ci (gli S. U., ad esempio). non prevedono il referendum in materia costituzionale, nè Io prevedeva la stessa Costitu– zione francese del '75. IO. - Queste, se non erriamo, le principali critiche di De Gaulle al arogetto che o_rmai è divenuto la nuova C0stituzione repubblicana della Francia. In sostanza • il contrasto è sempre il solito, fra il pri&ipio di autorità e quello della sovranità popolare. II Generale proclama dì temere l'onnipotenza dei partiti e la degenerazione parlamentare, ma in sostanza i partiti sono soltanto il falso bersaglio del suo· tiro: si parla dei partiti e si mira all'Assemblea in cui essi trovano espres– sione; si parla del!'Assemblea e si"mira alla ma·ssa elettora– le, nella qua!e ormai il quarto stato si fa avanti. L'ammì-. nistrazì~:me è meno accessì~ile d~l P;1rlamento alle ,nuov~ coirrèntl e sul potere esetutwo s1 puo sempre contare p1tl ' :facilmente al momento del bisogno_ Perchè prendersela tanta coi partiti? Nei paesi ahglosas– soni due soli partiti si alternano al potere e monopolizzano in pFatica il governo del_ paese, eppure le loro ist;tMzioni pàrlamentari son -citate a modello da quelle stesse corren– ti p~itiche alle quali si ispira il generale. Da noi i tre par– ti-ti di, massa, da due anni a questa parte, stanno guidando faticosamente la cosa pubblica e guai a noi se non ci :fossero. Nessuno di essi dispone di una maggioranza; ep– pure un governo, bene o male, funziona, dando ragione al vec;:chio Duca dì Welli1agton, il quale, a quanto si afferma, soleva dire che « il Governo del Re deve continuane», in– ten<lendo dire che -un governo ha da esserci sempre, èiì– sponga o no di una maggioranza: propria. Che cosa sono i pattìti, se ·non semplici organizzazioni dì cìttaclinì che vo-– lootarìamente si assocìàhO fra l0ro per la comunanza dei l~FO prinèipi, per un ge1aerico c0nse1aso sul modo di gesttie la pubblica cosa, per una tradizione, o anche magari per un'affinità di formazione morale o spirituale? Oggi -i par– titi, è,vero, tendono ad identificarsi cogli interessi di ,classe; ma quale aspetto caotico presenterebbe il corpo elettorale se1aza la loro organizzazione? E' moda oggi, alla quale non sa sottrarsi neppure il ge– nerale De Gaulle, prendere a pretesto le presenti difficoltà, per dedurne la necessità d'un governo forte, o meglio: d'un forte esect.ttivo impersonato nel suo capo, Ma :non sono stati gli eccessi delle nefaste dittature che ci hanno portati a fai punto? E' giusto: l'equilibrio fra le supreme i.stitu– zi0ni dello Stato non dev'esser rotto a vantaggio dell'As– semblea eletta dat popolo. Ma non deve esser rotto neppu– re a vantaggio del potere esecutivo, se vogliamo che ·1a :formuia sovranità popolM,e non si riduca a una p~rvei:za. II. - Non potremmo chiudere queste brevi· note senza ricordare .due .!)Unti della nuova Costituzione francese che ·et sembra rappresentino un buon progresso U primo riguarda la costituz;one di un consigli::,- econo– mico, con funzioni soltanto consultive, ma che potranno manifestarsi in pratica d'una grande utilità, sia per l'As– semblea Nazionale, sia per il Consiglio dei Ministri, il quale potrà sottoporgli i ·suoi piani « aventi per oggetto il tbtale impiego degli uomini e lo sfruttamento razionale delle risorse materiali» - L'idea, com'è noto, è. già stata raccolta anche da noi -e forse trae la sua origine <la quel ristretto numero di consi– glieri che il defunto grancle Presidente Roosevelt aveva cost:tuitò presso di sè al fine di disciplinare la politica eco– nomica de! suo paese e di darle un nuovo indirizzo. La seconda n'Jvità, di portata ancor più vasta, riguarda la rinuncia, sia !)Ure parziale, ai diritti della sovran;tà dello · Stato in materia internazionale. I trattati diplomatici, di– s1J'(m'el'art. 26., hanno forza di legge anche· nel caso in cui essr siano contrari a leggi interne francesi e senza che vi sia bisogno di altre disposizioni legislative oltre a quelle che saranno necessarie per la loro ratifica_ Poichè i trat– t_;i;tr diplomatici. - continua l'art_ 28 - hanno un'autorità superiore a quella deHe leggi interne, le loro disposizioni J105sono essere abrogate,- modificate o sospese solo in se– guito a regolare denun6a notificata per via diplomatica. C0sr si potrà assicurare la pace al mondo, ma occorre eshe gli Stati rinuncino ad una parte della loro ailtorità_ G. FUNARO BibliotecàGino.Bianco Inchiesta tr coloro che·· tornano Orientamenti di reduci e "anziani di prigionia,, L'articolo che s,egue,, che è già da a/c11,n,e settima1ie Jui nostro tavolo, noni tr-overà forse c-oncordi consens-i e sus,c_i. terà pr(Jbabilmente ditbbi e o-biezioni Noi p-erò, pu: r de– pr_ecan&oogni ipotesi di· niwve organwzazion,i, com,bat(en.ti– st-iche e d·i redm~. che contribuir.o,io molto al disorientame!Jr." to degt-i spiriti e all'in111Sprirsidei con,flitli nell'altro dopo– guerra, e che sappiamo essere lontan,issime dalle aspiraziotii dell'autore dello scritto che se_que,1"'.iteniamoche la voce di color.o che della, gue'rra lw.nno visto aspetti diversi da quelli _ che abbiamo visi-i noi e da essa hanno av11,tosofferenze di– vers .e da q u,ell,e che abbiamo doviito --so,pportare noi, debba e.ss, ere a.sc( )lftatarn,olto atte10tamiente. Guai se in qiiesta gen~ te , che 11-01i è ancora "twtta tornata in patria, dovesse in_qe– nerarsi la p,ersuasion•e .che i! loro sacrifizio- non sia com– preso e che tvett'assetto · che va- faticosarriente r-ico11~po11e11-. dosi e,ss.i, notr. riesc/1!1'1,o· a trovare posto-. - LA CRITICA s,~cit,tE Ho vissuto per circa cinque arini nei campi di concen– tramento britannici e al ritorno in Patria ho avvicinato mor– ti reduci da tutti i fronti. Ho avuto c"osì la possibilità di fa,r– mi una cognizione esatta dello stato d'animo di coloro che so– no tornati e di coloro che torneranno. dopo molti ;umi di vita tra i reticolati, convincendomi sempre oiù che le Ioni aspirazioni e i loro sentimenti sono condjvisi dalla massa del -popolo, ma sono comp!eta:mente ignorati dai" capi 1•i:– sponsabili. ' Il primo errore che si compie nei confronti· de: reduci è, secondo me, quello di ritenerli ignari dei fatti avv-~nuti in Italia dal '.40 ad oggi, p_erchè, sé è vero, che, ritornando in patria, essi devono àggiornarsi su molte cose, non è affatto veto che ndn abbiano potuto seguire tutto lo svolgimento dellà guerra e che rimangano sorpresi di fronte ài cambia– menti- politici, alle distruzioni e al:a miseria che ritrovano– in Italia. E poichè mi riferisco in particolar modo allo stato d'animo di coloro che hanno vissuto e vivono da più· tempo tra i ret_icolàti, dirò che i prigionieri in mano lìri~ tannica hanno avuto in molti campi la possibilità di co-– struirsi o di procurarsi di nascosto degli apparecchi ra-– dio che hanno permesso loro di ascoltare, dU"rante la guer– ra, anche le notizie diramate da Roma e da Ber'.ino, é che, al finire <lelle ostilità, tutti avevan0 avuto un quadro della nostra situazione ben più pessimistico di quello reale, dal– la stampa e dalla radio locali, le quali, cessata la guerra, si sono sforzate di dìmostràre ai prigi-onieri che apparteneva– no a: un popolo vinto, in disaccordo, sfinito e sfiduciato, che non ha diritto a chiedere niente; dimenticarido quanto di– ceva radio Londra durante le ostilità, quando voleva far credere che la guerra dell'Inghilterra era diretta soltanto contro il fascismo di Mussolini. Il secondo errore che si compie nei confronti <lei reduci è quello di pretendere da loro che, data la mutata s;tuazio-– ne politica, parlino bene dei loro detentori. E' una pretesa inconcepibile e assurda_ Come può il carcerato dir bene del carceriere, specie quando questi lo ha considerato sempre un essere inferiore ed inviso, come nel caso dei detentori britannici, i quali hanno gratificato del loro odio o del lo– ro disprezzo, rispettivamente, i non cooperatori « fascisti» e gli antifascisti cooperatori uti'.izzati soltanto in piccola parte ·ed in attività di secondaria importanza? I reduci dal– la prigionia non p-ossono dunque parlar bene dei loro caF– cerieri: possono al massimo, come fanno i più, fingere di avèr J:menticato le privazioni e le umiliazioni che sono_ stac te loro inflitte. Ed è già molto, allo scopo di iniziare- una sincera politica di. collaborazione con l'Inghilterra. I! terzo· errore infine - e non è il meno_ grave -· ·è quello di considerare i reduci dalla prigionia degli illusi o dei superati, perchè nofl sono ca!)aci di -chiamare gli allea– ti «-liberatori» o perchè i più non hanno acceso odio an– tifascista. A parte il fatto che non hanno vissuto il duro periodo dell'occupazione tedesca, occorre infatti ricordare- · che anche coloro che hanno dichiarato la loro so'idarietà per · la causa alleata dopo 1'8 settembre '43 non sono stati « li– berati»,· e che anzi in sèguito alla cobelligeranza hanno_ su– bìto un peggiore frattamento o, -comunque, un trattamepto non adeguato al nuovo stato_ Occorre tener presente che _essi, banno avuto la possibilità di leggere quan~o la stampa britannii;a ha scritto nei nostri co1afro11tido!)O tale data, e
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=