Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 23 - 1 dicembre 1946
CRITICASOCIALE 389 ---------------------- bene, tali condizioni in m0Iti casi esistono, e in parecchi altri sarebbe facile suscitarle. · Se l'Italia meridionale, come si deplora, è un paese mon– t'agnoso, essa è, per diretta conseguenza, un paese nel (jua– le -le forze motrici idrichè, o, più esattamente, idroelettri- . che, possono venire sviluppate in proporzione. Infatti, se– condo i calco'.i dei competenti, alla forza motrice comples– si;va media dei salti maturali in tutta la penisola, pari a HP. 2.642.040, l'Italia meridionale parteciperebbe con HP. 94rno66 contuo HP. 1.075.361 ddl'Italia settentrionale e HP. 626.613 del tronco centrale deHa Penisola, ossia in ragi·one del 35,6% di tutte le nostre forze idroelettriche. Il problema delle comunicazioni presenta possibilità di ana– loghe soluzioni favorevoli. Se, come dicevamo, dopo la uni– ficazione nazionale si è speso in strade e in ferrovie assai più che per il SettentFione, questo non vuol dire che non sia necessario procedere oltre e fare di più e di meglio. I vuoti erano enormi, e non sono stati ancora colmati. In al– cune regioni del!.'Italia meridionale, per esempio· in Basili– cata e in Calabria, inancano, per molti paesi, nonchè comu– nicazioni ferroviarie, stFade medi.ocri che conducano alla sta– zione ferroviaria o alle più vicine .2,trade carrozzabili o car– reggialiili .. In una vasta zona, qual'è l'estremo tronco· della nostra penisola, tutta fa.sciata dall'acqua, e in cui le distanze da:I'interno al mare sono minime, se sono state costruite le grandi arterie ferroviarie parallele al litorale, mancano ancora i piccoli tronchi che conducano dai vari centri al mare o alla maggiore l;nea costiera. Tali tronchi, con tutti i mezzi occorrenti a sfruttarne il percorso, sono oggi più che mai necessari, perchè, dopo quest'ultima guerra e d:opo l'è condizioni cli pace, che c'imporranno la riconsegna dei carrozzoni alleati che adesso adoperiamo, il costo dei tra– sporti di- merci con altri mezzi è divenuto quasi proibitivo. D'altro canto, ad eccezione di quello di Bari, mancano porti convenientemente attrezzati per iJ deposito, lo sbarco e !.'im– barco delle merci. . Industrie naturali, nel M i!zzogjorno. Ma più importante, per l'industrializzazione del Mezzo– giorno, è Io studio delle opportunità commerciali dei nostri prodotti. Questa è proprio la ricerca da condurre con estre– ma intelligenza, con fa massima delicatezza, allorchè si di– scorre di industrializzare un paese, e sarebbe desiderabil.is – sim0 che un esame· minuto, èompleto, oculato, fosse coro– dotto anche su questo campo, Io mi limiterò a fornire 11ual· che esemplificazione e qualche sugge'rimento. L'ltalia del Mezzogiorno ha due mercati principali· per Io smercio di molti articoli, di cui essa possiede le ·materie pri– me: il mercato nàzionale del nostro Settentrione, il mercato esfero internazionale. Il primo è già in funzione per talune nostre industrie. Ad ésso andavano, e vanno, i liquori, le essenze, i profumi, l'acido citrico, lo zolfo e i suoi sotto– prodotti, i materiali edilizi (calce, cemento, gesso), oggi tan– to preziosi, la soda caustica, il sapone, le paste alimentari, taluni formaggi, i d0!ciumi, gli ortaggi sott'olio, le conser– ve di frutta, le nostre meravigli-ose conserve di pomidoro, le prime del mondo. Ma moltissimi di questi prodotti andavano un tempo anche all'ester.o, ed in prnporzioni più ragguarde– voli che non supponiamo, innanzi l'adozione di quella poli– tica degli anni immediatamente precedenti quest'ultima guer– ra, che restrinse, o chiuse addirittura, taluni di codest, sboc– chi. Darò qualche esempio. Dai q.li 46,000 di fari:na, che in media esportavamo nel 1871-80, eravamo passati a 1.000.000 circa alla vigilia della crisi economica mond'iale, scoppiata nel 1929. Tra il 1921 e il 1925, il volume dell'esportazion'e dei sa,poni comuni, in cui l'Italia meridiona'e e la Sicilia occu– pavalflo un posto eminente, si accrebbe di circa un terzo, e superò con q.li 35.274 il màssimo raggiunto alla vigilia delia prima Guerra mondiale, I legumi e le v-erdure conservate, in cui la Campania teneva allora il primo posto, andavano, LEaaETE e DIFFONDETE L·.A,r,.a,,nti! organo del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria o Bianco oltre che in Germania, in Isvizzera, in Francia, in Belgio, ·e il volume della loro espor,tazione· si raddoppiò entro il pri– mo quarto del secolo XX. Altrettanto accadde della espor– tazione delle c<;mserve di pomidoro, che passò da q.li 467.565, nel 1913 1 a circa r.000.000 nel 1925'. A.I.trettanto cli uno dei maggiori derivati dei n ostr i a.grumi - l'acido citrico -, J.a cui produzione dai 6oo q.li annui del 1912 giungeva nel, 19,23 a più di qJi 25.000 1 e veniva per quattro quinti con.sumata, al– l'estero. Altrettanto della storica,, gloriosa industria meii– dionale dei guanti, che· tornava· a batterè trionfalmente la' concorrenza internazionale, e conquistava r mercati stranier.i. Perfino del quartQ di milione di tonnellate di zolfo, che da noi si estraevano in media, i due terzi, nonostante la concor– renza americana, continuavano ad andare in paesi fuori d'I– talia. Gli è,.appunto, questa abbondante esportazione çhe spie· ga il' progredire, talora sensibilissimo, di alcune produzioni agricole, caràtteristiche del. nostro Mezzogi-orno, alimenta– trici di una corrispondente industria, e il persistere di cotale progresso, anche dopo la instaurazione della nostra così clett_a politica autarchica, e cioè dopo il 1936. Opportunità, dunque, per l'industria,lizzazione del nj!)stro Mez2>0gi,ornoall0ra non mancavano. Sono .oggi esse diminui– te? Deve supporsi il coFitrario, poicl\è, dopo l'ultima Guerra mondiale, è venuta meno la conc.orrenza di due grandi paesi produttori 1 ed esportatori - la Germania ed il Giappone - specie quella def Giappone, che era riuscita addirittura mi– cidiale per alcuni nostri articoli. Cit.avo poc'anzi- la ripresa dell'esportazione della nostra seta grezza;· ebbene essa è d'Cl– vuta al venir men.o della, concorrenza giapponese, e, ancl\e quando l'industria nipponica sr sarà ripresa, essa non p'Otrà riuscire tanto pericolosa quanto iti passato, perchè sarà iri buona parte americanizzata, e non potrà quindi essere con– dotta, come fino a ieri l'aitro, col massacrante sfruttamerito dèlla mano d'opera locale. D'a'.tra parte, tutta l'Europa sud– orientale e la stessa Africa settentrionale, anch'essa destinata a popolarsi densamente, a moltiplicare i suoi b1s0gni, a raf– finare ì suoi gusti, son0- oggi dischiuse a).le espo<tazioni ita– ~~ . fof,eriorità industriali del M ezzog-i.orn.o. Che cosa nianca alla industria del Mézzogiorno perchè spicchi quel volo cui sembrerebbe storicamente destinata?· E' mancata, in akuni casi, J'idea di lavorare talune materie pri· me, di cui abbondiamo.o sovrabbondiamo, e che sarebbe stato facilissimo utilizzare: citerò soltanto le piante aromatiche e que:le medicinali. che sfrutta invece egregiamente l'i1idusttia francese. Ma la .deficienza più grave è nei sistemi di lavora– zione. La sci·enza e l'esperienza di altri paesi o delie stesse nostre fabbriche del Settentrione haFino insegnato• che cosa occorre fare, come bisogna condursi, ma quei suggerimenti non sono stati e non sono seg,uiti. Tale severo giudizio (la confessione è dolorosa) è lecito fare in quasi tutti i casi, dalla lavorazi.one, scandalosamente arretrata, del vin.o e del– l'olio, alla disti1Iazione delle essenze, alla estrazione cfel'.o zolfo e dei suoi sottoprodotti, alla conservazione del'.a frutta fresca e al modo di confezionare la sped;zione, le fabbriche o le pseudo-fabbriche del M".!zzogiorno sono state general– mente la creazione improvvisata e spontanea, di un paese a– bitato da gente ingegnosa, ma povera ,e incolta, che ottenne qualche risultato, impiegando il minimo ,dei mezzi, mettendo in azione i metodi più semplici, ignara, mo'.te volte, del pro– gredire cli codesti metodi, o che non ebbe la possibilità o l'ardire di trasformare i suoi impianti. Questa la nostra inferiorità e la nostra condanna, che. non furono il cielo od il suolo ad infliggerci, non la concorrenza del Settentrione a rendere, come si dice, irreparabili. Que– sta, J.a deficienza organica dell'attuale industria merjdio· nale, che dovrà assolutamente essere colmata, se si vorrà, come è necessario, considerare il problema della nostra in° dustrializzazione, piuttosto che come la radicale creazione di ·industrie nuove, come uno sviluppo, un perfezionamento, una esaltazione delle industrie che vi s'.lno naturalmente fio– rite, .o che è !.ecito argomentare possano fiorirvi. Ma i me– todi con cui guarire questo nostro male è argomento altret– tanto complesso di quello fin.ora trattato, e dev'essere oggetto di considerazione, che travalica il, preciso tema di cui in queste note irotendevo occupa,rmi. · · Co)l,RA'DO BARBAGALLO
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=