Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 23 - 1 dicembre 1946

388 CRITiéA SOCÌAL~ Intorno alla ' . questione meridionale I Della industrializzazione del nostro Mezzogiorno Esiste, ai fini della resurrezione del nostro Mezzogiorno, un prol:!lema detla sua industrializzazione? Se fosse passi; bile condurre a un livello notevolmente elevato la produ– zione agricola di questo infe'..ice paese o l'allevamento dd bestiame, come è avvenuto di alcune co~trade europee meno felici per_ doti naturali - la Danimarca, l'Olanda --, po– trebbe non essere necessario porsi questo problema, tanto più che, nonostante l'alta natalità, la densità demografica della maggior parte delle regioni del Mezzogiorno è infe– riore a quella dtel r~sto de!la Penisola. L'Italia del sud ac– quisterebbe dai' Nord o dall'estero gli articoli industriali di cui avreqb~ bisogno, e li pagherebbe con le sue produ2iioni agriÌde. Ma, giacchè occorrerà gran tempo perchè lò svi- . luppo della sua agricoltura raggiunga quel livello che a tal fine. sarebbe necessario, è bene preoccuparsi di questo al– trn aspetto della sua economia, 0ssia di quest'altra p.ossi– bile fonte della sua agiatezza. ·li,a veccMà industria, meridioniJJle · L'Italia del mezzogiorno fu un tempo, prima del nostro Risorgimento nazionale, un paese che vantava un'attività industria.Je non splendida, ma tuttavia degna di ,-.0nsidera– zione, spe~ie se paragonata a quellà di. allora nel resto della pénisola. Le industrie tessili, le industrie p,rincipi di' quel– l'età, fiorivano in Calàbria, in Lucania, in Abruzzo, e alcuni dègli artico!t di seta, fabbricati a Reggio Catabria, a Mon– teleone (Vibo Valentia), a Catanzaro, a Matera, .a San Leu– cio di Campania, facevano 'all'estero concorrenza alle rino– mate stoffe francesi. Talune fabbriche _di drappi di lana Ga Napoli, a Isola 'del Liri, ·a Sora, ad Arpino) erano an– che provviste di macchinari fra i migliori il,~ E1,1mpa e di operai espertissimi. Si J.avoravano anche filati inglesi in fab– briche attrezz~te con macchinario inglese e svizzero. Esiste– vàno _fabbriche di carta; eranò note una industria fioren– tissima di guanti, che dominava l'Europa, e una di cappelli di paglia, che avèva il suo centro nell'isola di Ischia. C'era una notevole industria di costruzioni navali, la cui produ- 2iione, in quattordici anni - dal !'824 al 1838 - era cre– sciuta venti vo'.te di volume. C:erano ferriere in Calabria (a M~ngiano, a. Bivongi, a Pezzano) e. a Napoli, fabbriche svariate : per lavori in ferro foso, per la ·produzione del– l'acciaio; c'erano fabbriche di vetr_i e cristalli; zuccherifici, concerie ecc. ecc. Tutto questo, come è noto, disparve in gran parte· nel!à seconda metà del ~ecolo XIX per moltissi– me cause, che non vanno tutte, come solo 'in parte _è vero,· addossate alla mala politica fisca'..e dei governi succedhtisi dopo .il 186o,.o, come ~oggi suole ripetersi con esagerazio~ ne, alla partigianeria degli uomini che componevano quei governi_ Non è forse' fuori di luogo, oggi, in tanto pro• r.ompere di velleità separatistiche, ricordare che l'Italia, dal 186o ad oggi, ha speso in favore del Mezzogiorno, in· strade ordinarie e strade ferrate, somme molto superiori a que·le che non abbia spese per il Settentrione. Le vie di co– m1,1nicazione sono, còm'è noto, uno dei maggiori coeffi– ci<1ntndella industria, e non c'è stata colpa ·se, date le •preesistenti condizioni di inferiorità del Mezzogiorno a que– sto riguardo, non è stato possibile. colmare la deficienza. Nè è superfluo ricordare che, se lo Stato Italiano, dopo il 1!l6o; estese al Sud il ,.sistema tributario del Nord (e fu certamente un grave errore); questo provvedimento si ·ri– percosse specialmente in danno drell'agricoltura, e non già _del'l'industria, che esso fendeva invece a proteggere. Condizioni e criteri di industrializzazione Conì1,1nque,le fabbriche dell'Italia meridiomale andarono intisi'chendo e sçomparendo, e il fegim~ ind'usttiale del . BibliotecaGino Bianco paese si ridusse ad• un sistema di med1oérissim0 artigiana•. Ora si torna a, discorrere di industrializza11e il Mèzzogiomo su più vasta sca!a, ma incorrendo in taluni equivoci 1 che or corre assolutamente dissipare. Alcuni ritengono che ai tal fine sia opportuno redistribuire secondo criteri equitativi J(t industrie italiane, e una parte assegnarla al Nord, un/at– tra parte, eguale o proporzionale, al Sud; o anche fare; di ciascuna industria, una bipartizione o tripartizione fra Nor.di, Centro Sud Cost0ro cadono nell'errore di immaginare che il sor~ere ed il fiorire di questa o quella ind'ustria, in qm– sta o quella regione, sia un· fatto meccanico, indipendente dal· luogo, dp.l tempo, dalle opportunità commerciali. Altri pensano che industrializzare un paese (nel caso nostro, il, Mezzogiorno) significhi impiantarvi _estemporaneamente delle grandi fabbriche, delle acciaierie, degli, alti forni, 5~ varvi delle miniere, ecc. eci;. Identifican0 ogni gener,e di industFia con (!uelle· che sono le forme più vist0se della in– dustria contemporanea. Bi-sogna assolutamente guardarsi• dtl tali semplicistiche concezioni, che potrebbero dar luogo a gravi delusioni; occorre invece (e qui si nascondono le maggiori difficoità del problema!) studiare con estrema di– ligenza quali industrie possono naturalmente fiorire in quel determinato paese, in quei, determinato tempo, e natu.r,aJ,– mente regge-re alla concorrenza, na2iionale e interna11ionalt!. Bìsogn•erà perciò cominciafié- ad• interessarsi -di l'jùéMe industrie i cui costi di produzione, secondo è possibil'e ar gomentare, possono mantenersi relativamente· bassi. Per tà– le considerazione, debbono per prime essere prese in esame quelle industrie le cui materie prime si trovano a portata di mano. Questo ·speciale criterio non è certo regola assoluta: in taluni casi qualche industria è fiorita rigogliosa, anche se la materia prima è occorso importarla di- lontano, esemr pio classico l'industria cotoniera inglese (e anche cjùeMa italiana);· esempio di minori proporzioni, .e tuttavia egual· mente signific;i,tivo, l'industria meridionale delle pelli. Ma; trattandosi di un paese il cui commercio, per ora e per il ·prossimo fÙturo (n~ sa ppiamo fino a quando), sarà grava– to del prezzo dei no.li deJté -mar_ine estere, di éui sarà, co– stretto a servirsi,· è saggio consigliò non pre~cirtdere dal'.la s.u raccomandata cautela ne.:Ia scelta dei piani della stia co- struzione o ricostruzione industriale. ' E 'l'Italia meridionale non man.ca di materie prime le qua.Ji possono dar luog0 a ind'ustrie !'©cali di qualche im– portanza. La maggior parte (non tutte pere, esclusivalJ!efl– te) J;e fornisce la sua agricoltura, o questa può essere mè~ sa in grado di fornirle. Il nostro Mezzogiorno co!_tiva olivi, ·produce vini ecçelienti, ottime• verdure, legumi, - fabàcéo, frntta d'ogni specie'. particolarmente agrumi. E potrebli>é es.sere posto in ·condizioni di dare di nuovo cotone, zucche– ro di IDarbabietol-a, la cui industria nacqué quaggiù, e poi vi disparve. Il mostro Mezzogiorno potrebbe coltivare inr tensamehte i-1 _gelso, allevare j.J baco da seta e, quindi, ter– nare a dare ottima seta, .come un tempo, allorchè con que– sta esportazione )_'Italia ricavava tanto o.ro qmi,nto. le ua necessario per acquistare tutto il frume·nto indispensabile .al suo fabbisogno. In questo inizio di un secondo dopoguerra la nostra produzione in seta ·(sia detto fra parentesi) ci è stata addirittura preziosa. Nel primo semestre di quest'an– no, su ·19 miliardi (a quanto è ammontato il valore deiie nostre esportazioni) ben 4 mi'.iardi, poco meno di un quinto, ci sono stati procurati dalla seta. ,E le ragioni di tal, fatto, come avrò occasio!}e di dire fra poco, non potramna essere passegg~re. Poi la Sicilia possiede miniere di, sal– gemma, dispone di un prodotto unico, ·o quasi, in Eur0pa, - I.o zolfo -, chiave di molte industrie chimiche, e le. no– stre roccie vulcanicàe contengomo gli elememti necessa,r~ alla fabbricazione di concimi chimici. Natura1mèmte,' non basta che le maiterie prime e·sistana sul luogo perchè un'industria çorrispondente debba sorgei:e. Occorre che essa disponga di forza mohice, di viè di, e~– .municazioni acconcie per i trasporti; oeco.rre che vi siaJII!> l!)ropi.zie le correnti còmmuciati' nati.onali e stra!i.Ìllte. Oi--

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