Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 23 - 1 dicembre 1946

CRITICASOCIALE 387 giore o minore non ha un'importanza assoluta: per alcuni tipi di colture, la grande azienda, purchè tecnicamente condotta con mezzi e con sistemi industriali, ma sempre con- finalità sociali, è, più che utile, necessaria e non vi è perciò ragione di spezzettarla e, meno ancora, di soppri– merla; in aHri casi può essere vero l'opposto, Il problema essenzia'.e da risolvere è quello di impedire che la pro– prietà terriera costituisca un privilegio. . Un attacco fu mosso a Casalini per avere egli criticato, obbiettivamente, il decreto Gullo (ma criticò in pari tempo a:nch~ Segni) e da parte di taluno si ebbe una affermazione di questa specie: « voi volete prima formare le coscienze, poi avere la terra; noi vogliamo prima la terra, poi for– meremo le coscienze». Quasi che non si possa organizzare, _ad un tempo, tanto la concess\one delle terre, quanto un'as– sistenza tecnica, economica e morale, che permetta di uti– l!zzare - ne! modo più completo e migliore le terre stesse, nell'interesse dei lavoratori e della produzione nazionale, perciò, in definitiva, dei consumatori! La discussione su questa questione, più che altro di natura teorica o ideologica, durò quasi quattro ·ore e pur– troppo non consentì lo svolgimento di altri argomenti di ordine pratico: si concluse tuttavia con la votazione al– l'unanimità del primitivo ordine del giorno Canevari-Casa– lini, ·modificato in alcune parti con non .molte e non so-– stanziali varianti, secondo le proposte fatte da vari con– gressisti e accettate dai relatori. All'infuori di questo piccolo fatto di eronaca che, co– munque, è bene ricordàre, il çongresso, al quale partecipa– rono rappresentanti <l,imolte cooperative e di tutti i par– titi, esclusa la democrazia cristiana, è stato una buona af– fermazione di forza e di volontà. La cooperazione agri– co'a. alla quale sono gloriosamente !egati i· nomi di Nullo Ba)dini, di' Massimo Samoggia, di 01:ndo Gorni, di Anto– nio Vergnanini, di Camillo Pramp0lini e di tanti altri suoi apostoli, organizzatori e realizzatori, è nuovamente in marcia. EMILIO CANEVARI Necessità diamministrazioni regolari negli Jstituti di Previdenza Sodale- Gli Istituti di previdenza sociale, i quali gestiscono nel nostro Paese, assicurazioni e provvidenze che interessano direttamente o indirettamente almeno una metà della popo– lazione, sono in crisi dal luglio 1943. Da allora infatti sono privi dei Consigli di· amministra;zione; nè per il momento· vi è indizio di un ritorno alla gestione pormale. Crollato il fascismo della prima maniera, gli organi di ordinaria amministrazione ,de:l'Istituto della previdenza· sociale, dell'Istituto per l'assicurazione contro gli infortùni e di quello per l'assiçurazione di malattie cessarono di funzionare, seguendo la sorte del regime che li aveva e-. spr'éssi. In realtà, essi non avevano più nulla da dire, per– chè non· p0tevano seguitare a rappresentare un mondo che non esisteva più_ Nel breve, il}certo periodo fino all'ar– mistizio, g:i Enti rimasero praticamente in balìa di se stessi, affidati a uomini - nuovi o vecchi - che presie– devano dei ,Consigli di amministrazione inesistenti. Il successivo fascismo repubb_!ichino non si preoccu_pò minimamente del_problema di questi organi o, per lo meno, se ne preoccupò in un senso tutto suo. Giacchè, seguendo un indirizzo che era caro agli esponenti di quel sistema politico, ma che non si può dire sia ,disprezzato nemmeno da taluni democratici di oggi, concentrò tutti f poteri al vertice e dette inizio all'èra dei «commissari». Da allora sono .passati più di tre anni, molti avveni– menti si sono prodbtti in Italia e nel mondo, ino'te cose sono cambiate, ma il reg;me commissariale è rimasto e rimane fermo ed incrollabile nei tre maggiori nostri Isti– tuti previdenzia 1 i, perpetuando. vecchi sistemi, ai quali gli Italiani "cred·evano di aver detto addio per sempre. I commissari furono certo una necessità nei primi tem– pi del nuovo stato democratico e mentre ancora infuriava la lotta. In questo· tempo assolsero anzi un compito es- 5enziale, assicurando la continuità di funzionamento ·degli Enti loro affidati. Essi però avrebbero dovuto scomparire non appena, debellata la resistenza tedesca, realizzata l'u– nione fra Nord e Sud e 'restituite le provincie dell'Italia settentrionale all'amministrazione del ·nostro governo, si determinarono le necessarie pi;_emesse per un ritorno alla Biblioteca Gin·o Bianco normalità. Questo era il programma e queste furono le promesse degli uomini che allora reggevano le sorti del Paese. All'atto di ricostruire, sorsero però le difficoltà_ Il gio– co delle influenze politiche riaffermò le sue pretese, accom– pagnandosi a progetti di egemonia. di partito e alla richie– sta della designazione diretta del presi-dente ·da parte dei collegi, nonostante che questi noq esprimano la volontà della massa, perchè essi stessi non sono designati dal po– polo nè nella quantità nè nelle persone. Il çlisaccordo, sal– vo per alcune questioni minori, si polarizzò su questi due argomenti: rappresentanza paritetica dei lavoratori e dei datori di lavoro in seno ai Consigli, o prevalenza nume– rica dei rappresentanti dei primi e designazione del Pre– sidente mediante e!ezione da parte dei Consigli stessi, an– zichè per investitura del Governo. Problemi, come si vede, di un certo interesse, ma non insolubili, nè tali da giusti– ficare un prolungato tempo di arresto. L'irrigidimento sulle due tesi contrastanti ha determinato invece una stasi èhe ancor oggi perdura. Non ci può· recar meraviglia eccessi– va che una soluzione sia mancata sotto il governo esar– chico, il quale dalla-necessità di un accorcio unanime sul– le decisioni da prendere traeva una conl}aturata incapacità a giungere in molti casi a proficue conclusioni. Ma sem– br-erebbe che altrettanto non dovesse verificarsi o"ra, con un Governo che esprime la volontà di una larghissima maggioranza degli Italiani e d1e, dalla consapevolezza di questo fatto, deve trarre sufficiente autorità e bastante e– nergia per adottare ed imporre una linea di condotta, in questa come in molte ·altre questioni. · Oggi dunque si può e si deve definire questa situazi.one. Può darsi che, come -è quasi di prammatica, non si voglia affrontare in pieno i due argomenti in discussione, lascian– d-o che essi trovino naturale sede di esame nella futura assembloea legislativa, allorchè essa tratterà del!a genera– le riforma della previdenza sociale, o anche più sempli– cemente, se questa dovesse tardare, - di un limitato, ma indispensabile riordinamento degli Enti gestori delle varie forme di previdenza .e di assistenza: Anche in questo caso una soluzione è possibile_ Fino a che non sia approvata la nuova regolamentazione, le amministrazioni degli Isti– tuti previdenziali potranno infatti continuare ad essere for– mate -e a. funzionare con i debiti adattamenti', secondo le 9orme ed i concetti che già esistevano prima che i Commissari venissero in onore. Non sarà una conquista, ma· nemmeno una rinuncia da parte di· nessuno. E in -ogni caso la soluzione finale, suffragata dalla autorità cleWas– semblea liberamente eletta e veramente rappresentativa della maggioranza del_Paese, avrà ben diverso valore e si– gnificato che non ·un compromesso stentato, raggiunto· a prezzo di non lodevoli sforzi e di. picco:e manovre. Se il governo attuale non è schiavo passin dei pàrtiti. le gestioni commissariali degli Istituti di previdenza non · debbono- durare un sol giorno di più. La Nazione ne avrà un serio vantaggio, perchè gli Istituti, con le amministra– zioni ordinari-e, riacquisteranno saldezza e sicurezza· •e perchè il.libero g•uoco dei contrastanti interessi in seno ai Consigli -ed ai Comitati porterà equilibrio e chiarezza. Si chiuda dunque questa lunga parentesi, triste per gli avvenimenti cui si ria'laècia, e si riprenda con fiducia il cammino verso un av.venire che vogliamo costruire mi– gliore del vano passato, dello stanco e sfiduciato presente. GIUSEPPE ORSINI Preghiamo i nostri abbonati e lettori e tutti gli ainici di voler prendere nota ·del nostro li.uovo in– dirizzo : Piazza Diaz 5, e dei numeri di telefono 16220 e 16319. "' Rinnoviamo preghiera ai nostri collaboratori di non usare, per i loro dattiloscritti, carta velina troppo sottile e di lasciare un margine laterale pèr le annotazioni che la redazione· dovesse apporre ai loro seritti. Ripetiamo che col nuovo anno il prezzo dell'ab- - bonamento annuo è di L. ·500 (L. 600 dal settem– bre 1946 al dicembre 1947) ; ma per chi ci invierà l'importo prima della fine !lel corrente anno il prezzo dell'abbonamento annuo sarà di L. 450 (L. 520 dal settembre 1946 al dicembre 1947).

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