Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 22 - 15 novembre 1946

CRITICASOCIALE Per una -nuova· sistemazione della .Venezia Giulia Le polemiche di questi _giorni dimostrano la grave diffi– coltà di trovare una soddisfacente soluzione al 1>-roblema della Venezia Giulia. Ogni idea nuova che sia affacciata può contribuire a dar aiuto per trovare. una soluzione con– veniente, Per· questo 'pubblichiamo il breve articolo che· se– gue, inviatoci da persona che ha studiato con amore il pr<x: blema giuliano, sebbene non ci sentiamo di aderire alla pro- posta che egli presenta,' · • In nome dei sacri principii della Carta Atlantica Parigi ha .emesso la sentenza ·strangolatoria. Azzannata da tutte le parti, l'Itaf1a dovrebbe subir.e strappi spietati; devastata e impoverita da una gueTo/amaledietta, dovrebbe assoggettarsi al pa_qamento di riparazioni onerose. L'Italia fascista ha commesso un atto di fanfaron.esca, stupidità, ma è e_rr-ore imporre una pace di vendetta, umi– liando e screditando l'altra Italia, che non attese la· disfatta per man,ifestare la propria opinione, che non attese la guerra per far guerra al fascismo in furor.e. . Cçme siamo mal ripagati, non avendo pot_uto e.on atto· ri– voluzionario impedire la gwerra, di aver voluJo - c os[J.ter– ribile I - la sconfitta del nostro paese I I Francesi, coro– nati dall'aureola ef,i. vittoria, harino ottenuto, con facile con– disc.endenza, · l'annessione, 'per fini economici e militari, di contrade che per ragioni etniche. ge-ografiche, storiche, eco~ nomiche sono strettamente legate ail'Italia. Il loro· governo, . al quale partecipano so·cialisti e comunisti, non ha avuto titubanze nell'avanzare la pretesa. Gli Slavi, che militano sotto le bandiere di Tito e ·sono spalle,g,qiati da forze po: tenti, hanno, ricevuto l'investitura politica su quasi tutta la Veniezia Giulia. Gli Italiani che - senza discriminazione - portano la macchia <Aei delitti -fascisti e, non_avendo voluto legarsi a nessuno, sono invisi a tutti, do_vrebber-o,perdere ogni diritto di p«dronanza anche su lo-dalità abitai.e in pr,e– valenza da _q,entedello ste•sso sanguie..-L'italianissima Trieste, staccata dalla Madrepatria, è stata_inclusa in uno, Stato mo– striciattolo, destando turbamento in Italia e scandalo e di– safpunto nella costellazione delle nazioni slave. -Lo strumento di cinismo approvàto al Lussemburgo of– fe-nr/leil vinto ,e non q.ppaga il vincitore. Dilaniando il terri– torio della Venezia Giulia, si accendono focolai di rancori, si ravvivano odi tradizionali: ranc,ori e ,'odi destinati inelut– tabilmente a suscitare conflitti incontenibili e._g dete'rminare, a scadenza più ()'meno lontana, il cozzo- fra due mondi dif– fidenti. sospettosi, inevitabilmente ostili_ Così i di~tatori della pace ~ vè giusti nè saggi - hanno Jra,dito·la pu,c.e,eludendo le aspettative messianiche dei po– poli eh.e si erano abbandonati a/1'.i/lusione che l'era dehle gue~re fosse chiusa per s,empre..Si vede che un- genio• p.er– verso ispira -e gu,ida la dìplomazia internazionale, assecon– data ciecamente, solidamente dalle correnti totalitarie . dei partiti di democrazia. Si corre all'impazzata sulla via che· conduce verso l'esplosione atomica della civiltà. L'Italia vinta, decaduta,' =ilita, vituperata deve ·scuoter– si. Non PUÒ assistere accidio-samente impassibil.e allo scem– .pio della pac.e. Essa si trova nel&e condizioni mi_qlio,riper' vol_qere a beneficio del mondo le suè sventur,e. Uscita dal trava_qlio -,-ovente. ha-l'opportunità- di dimostrare in modo .tangibiDe che le rumorose e furiose proclamazion,i eh.e le attribuiscono cupidi,qie annessio-niste e imperialiste, sono vi- ziate da precone-etti interessati. . . Il problema giuliano- non si risolve con l'ampliamento del– fo Sta.to tibero di TriesM. Questo resterebbe un organismo strimintzito anche se si a_qgiungesse,al su,o territo-rio la ca- ' lenella -diellecittadine italiane scaglionate lungo la costa oc– &identale dell'Istria Incarcerato nell'ambito di uno Stato ,he può interdire o· menomare a pia.cimento la sua attività_ uonomica, esso perirebbe di languore. La soluzione radicale sta nel creare uno Stato daifampio res.piro, atto ad una vita di rigogl iosa p ienezza. L'Italia do– webbe abbandonare le terre che, p.er rfr.azia, le sono state lasciate; dovrebbe staccarsi da Gorizia, da Gradisca, d'.a M onfa/cdne; d6vrebbe ritirarsi sui confini de( 1866. Di là da questo confine fino- a quello del 1919-20 e'è un territo– rio (nel quale sono comprese Trieste e Fium.e). che e.retto • Stato libero, sotto la protezione e la garanzia delle Naz-io– m Unite, potrebbe viver.e, fuori da q1wlsiasi ingerenza degli . Stati vincitori, di vita propria e feconda. Sarebbe il vere· stato economic:o, ,oel quale co-nfluiscono correnti di traffico dall'Italia e <Aalla Jugoslavia, dal mare e dal retrC>t,erra da– nubiano : uno Stato dove si placano nelle attività pacifiche le ire tiazionalistiche. · ibllotecaGino Bianco Corne ;arebbe accolto dalla Jugoslavia il piano· delineato? Come lo acco-,glie-rébbe ·l'U.R.S.S., sua protettrice? Quale sarebbl! il comportamento della Francia, che ha preteso le note rettifiche sul confine occidentale? Che direbb.ero i - «grandi» e i «piccoli»? Non dobbi_amoproporci dei ·quesiti. L'Italia non ha da far altro che rivolgere, per mezzo della Costituente, un appello alle Nazioni Unite e ai pop.oli ·di tiitto il mondo ed atlemMre. -Essa non ha altra via da se- guire. GIOVANNI VALLILLO b Emigrazione pro~lema del_giorno Il problema della ripresa della nostra emigrazione ritor– na alla ribalta della vita nazionale dopo qualche decennio di stasi, come stanno a dimostrare i sempre pi.ù freqµenti dibattiti e le sempre più ampie discussioni ospitati dalla stampa. Appunto perchè si tr~tta di. un· gr~;e e complesso pro- 1'.ilerria,che interessa direttamente la classe lavoratrice ita– liana, sarebbe auspicabile che su di esso non si riversasse la nostra poco felice caratteristica dell'improvvisazione, per cui, tutto .si affronta con çlisinvolta faciloneria:, causa sem– pre di errori, spesso di delusioni e di malcontento. Dell'i;migrazione, dunque, si è parlato e si continua a parlare molto, non sempre con una perfetta cognizione di causa e, ancor meno, con la decisa intenzione di ustire dalle più o meno brillanti dissertazioni teoriche: per giungere a una! sua concreta e· organica impostazione . In Francia, dove la flessione demografica suscita tali. e · tante p'reoccupazioni da influenzare decisamente la vita na– zionale e, in prinio luogo, il delicato settore della ricostru· zione, la grave questione che investe anche, con incerte pro– _ spettive, le; relazioni della madre patria. con i territori d'ol– tremare, è stata affrontata· con una visi·one unitaria. da cui ha avuto vita il « Ministero -della Popolazione», organismo ·evidentemente creato per coordinare e per porre sottò una unica direzione tutti gli sforzi che, nel campo sociale, eco– nomico, politico e·.int_ernazionale, si intendono fare per ov– viare a_un male che mina la stessa esistenza nazionale. In Italia, dove esiste un problema diametralmente oppo– sto, ma non per questo meno grave e meno esigente çli con– crete· e avvedute soluzioni, -nulla finora· si è fatto peJJ in– quadrarlo organicamente secondo guanto richiede, con sem– pre maggiore urgenza, la sua complessità, che investe, nel– lo stesso tempo, delicati rapporti interni e internazionali. Anzi, da un po' di tempo ai questa parte, i dibattiti si so– no imperniati su una questione di dettaglio, cioè sulla con– venienza ·o meno di attribuire i servizi dell'emig·razione a questo o a quell'ente pubblico, con la conseguenza di dare per risolto un problema fondamentale che non lo è affatto, cioè quello della loro organizzazione. Se ·ci si vuol mettere sulla buona strada senza perdere alt~o _tempo prezioso su qu!!stioni non essenzi_ali, si dovreb– be, -a parer nostro, agire al più presto in modo da: · 1) predisporre un chiaro programma di politica dell'e- migrazione; · 2) utilizzare l'esperi~nza del passato; 3) provvedere all'attrezzatùra tecnica dei mezzi idonei per attuare il programma, cioè ·all'organizzazione dei servizi. Tre punti chiaramente enunciati dal Rigo·a nel suo arti– colo apparso nel numero 19 di questa rivista e che io ri– prendo. ma non illustrati e sviluppati con l'ampiezza. che avrebbero meritato, forse µerchè anche lui, senza volerlo, si è fatta prendere la mano dalla questione •della competen– za di questa o di quell'Amministrazione statale. Innanzi tutto va ribadito che i servizi dell'emigrazione sorio oggi in Italia in uno stato meno che scheletrico~ smem– brati in più u.flici e quindi del t_ytto inidonei ad affrontare i prevedibili sviluppi, più o meno prossim1, di un fenome– no interessante il proletariat_o italiano e per ciò solo richie• dente la massima serietà di intenti e di preparazione tecni– ca da parte di coloro che sono chiamati a studiarlo e a porlo sulla via della. soluzione. Se infatti non •ci si vuol appagare di retorica - altr• male da cui sembra non ci si riesca a liberare - è venute · ormai il tempo di preoccuparsi, sul piano delle realizzazio– ni conèrete, delle uniche ricchezze a noi rimaste, di cui non basta parlare con àccenti .più o meno solenni, ma di cui è. necessario dimC>strarsi rigidi e oculati amministratori: il la– voro e l'intelligenza, ricchezze del resto indissolubilmente legate tra loro. • La_ difesa e l'impiego di così preziosi prodotti, dalla cui esportazipne dobbiamo trarre beni materiali necessari alla

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