Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 22 - 15 novembre 1946

CRITICA SOCIALE 363 prevedere quello che potrà ayvenire al momento del tra– cia e degli Istriani a Tito, senza, per di più, poter oggi passo delle terre cedute. Aggiungiamo che sarà brevisi,i– mo il periodo di tempo in cui il compagno Nènni conti– nuerà ,dopo tale trapasso, e prima delle elezioni per l'Assemblea legislativa, a tenere il portafogli degli Esteri, sicchè non gli sarà dato di fare nulla con cui possa atte– nuare l'ondata di malumore che certo' si solleverà (e ci penseranno bene i risorti nazionalisti) con la firma e l'ésecuzione del trattato di pace. Perchè non_ si. è la– sc~ato a De Gasperi di portare a termine il compito che egli si era assunto e aveva condotto sin qui? Perchè anzi la Direzione del Partjto, rimangiandosi una precedente decisione, ha consentito a Nenni di assumere il •Ministero · degli Esteri prima della firma del trattato di pace? Degli altri Ministeri che noi abbiamo,. quello del La– voro, che ha certo una. notevole importanza per un par– tito 'del proletariato, non può. svolgere in queste difficili contingenze un'opera molto· efficace nel campo della le– gislazione e dell'assistenza sociàle,· ed è costretto ad esaurire una gr;m parte della sua attività nella risoluzio– ne di conflitti che si manifestano tra datori- di lavoro e prestatori d'opera nei più svariati campi della vita na– zionale. .11 Ministero dei Lavori pubblici e quello della Indùstria, anche essi senza dubbio importantissimi, sono così gravosi nel momento attuale, per le difficoltà immen– se che incontra l'opera di ricostruzione, per le cupidigie sfrenate e. disoneste· con cui bisogna lottare, che il peso delle responsabilità è infutjtamente superiore alla spe– ranza di poter da quei posti .. fare cosa utile alravvenire del Paese. In sècondo luogo, del programma che il. Governo aveva - preso impegno, di fronte al Paes~ di attuare, quasi nulla potrà essere attuato, per le difficoltà della situazione, per la mancanza di collaborazione da parte della burocra– zia, per la mancanza di <pieno affiatamento che, al mo– mento di passare all'azione, si manifesta tra i partiti che sono associati nel governo; e per certi punti che sono·· 9Pecifici del nostro programma troveremo opposizione nel · partito democristiano per la sua natura 'anfibia, che gli impedisce di· assÙmere una netta posiz10ne di difesa· de– gli interessi specifici della classe lavoratrice. Noi .andremo quindi alle prossime elezioni politiche con un bilancio pas– sivo e ci precluderemo. la via ad avere intorno a noi quel. fervore di consensi che ci permetta di adempiere alla nostra missione in un momento che_ sarà decisivo per la ·nostra vita nazionale. · Non credo occorrano altri argomenti per concludere che faremo bene ad uscire dal governo, dove, se ·rima– nessimo, non potremmo lamentarci domani di sentirci dire: Cosa ci siete rÌII].asti a fare, se non eravate capaci di fare nulla? (E si badi bene che, in un paese di facile maldicenza e di scarsa educazione politica come è il nostro, quel « capace» lo si intende, non in rapporto alle difficoltà, ma in rapporto alla volontà e all'abilità). E' la democrazia -cristiana che ha contribuito ad ag– gravare le difficoltà della situazione, sia per l'eccessiva preminenza che ha voluto avere nella formazione del Ministero, sia per la sua composizione interna che lo rende incapace di assumere una direttiva precisa. E' giusto quindi che gravi su lei il · compito di reggere il governo in questo periodo della vita nazionale. Può darsi che, lasciati a se stessi, i democristiani sentano il bi– sogno di uscire dall'equivoco in cui sono durati sin qui. Andranno a destra? e noi avremo il nierito di aver toito loro la maschera. Andranno a sinistra, seguendo il .ri– chiamo. dei lavoratori che hanno nelle loro file? e in questo ca·so, che non riteniamo peraltro molto proba– bile, noi avremo contribuito a creare la possibilità di un più pieno consenso e di una maggior facilità di collabo– razione ·efficace tra noi e loro, preparando così una van– taggiosa situazione per il domani. Altro si potrebbe aggiungere; ma mi piace chiudere ammonendo éhe, se opposizione deve ·essere, sia però opposizione costrutgva, indiretta collaborazione, ove pos– sibile, non sciocco atteggiamento distruttivo del lavoro altrui. H ~aese ha troppe piaghe da .rimarginare nel comune interesse. Spetta a noi pure, anche se fuori dal governo, dì aiutarlo ad avviarsi alla guarigione. Massimo Punzo Scioperi ed arbitràto obbligatorio La prima sottocommissione, della Costituente, presiedu– ta dall' on. Tqpini, ha deliberàto di inseri_re nella Costituen– te· un articolo proclamante il diritto di sciopero; condi– zionato però· da cautele per le quali lo ~ciopero non possa e.sere deliberato se non dopo che siano stati esperiti tutti i mezzi di conciliazione. A. questa seconda parte ·dell'attico– la hanno votato contro ·i socialisti ed i comunisti, ma, co- · 111unque,l'articolo è passato. · I commissari- çhe hanno votato anche la seconda, parte, cioè i democristiani, hanno spiegato il loro atteggiamento dicendo che le garanzie da essi invocate mirano unicamen– te ad impedire che gli scioperi possano essere inscenati da demagoghi irresponsabili, e quindi non ledono in alcun modo il diritto di scioper.o. . · Io non con-osco i termini esatti in, cui l'articolo è redat– to, perchè non ho che le not.izie' che·-diffondono i giornali, ma a. mt. bastano queste notizie, dato che la mia opinio: ae su tale argomento è che se la Costituente ritiene ne– èes~ario includere nella legge fondamentale dell-o Stato una dichiarazione relativa allo sciopero, l'articolo dovreb– be dire semplicemente che è « riconosciuto ai ·locatori- d'o– pera il diritto (o la libertà) di coalizione e di sciopero». Ogni altra aggiunta tendente a discriminare, limitare o determinare le modalità d'esercizio del diritto è pleona– stica e può essere pericolosa. Quelle garanzie contro l'abu– so ed il travisamento della libertà di sciop.ero sono, caso ·mai, materia .della legislazione ordinaria. La questione della libertà di sci-oper-0 assume una parti- .colare importanza nel presente. momento, perchè il Gover– no ha dichiarato essere sua intenzione di istituire l'arbitra· to obbligatorio nej servizi pubblici e nelle imprese di pub– blica utilità. Anche su questo progetto, .di cui si è parlato in una seduta d_el Consiglio dei Ministri, avevamo noti– zie sommari-e ed incerte prima che il Popolo - giornale che notoriamente rispecchia le idee del Governo - nel suo numero del 16 ottobre u. s. ci chjarisse i fini cùi tende il ibliotecaGino Bianco '· Governo. La tesi che il giornale romano prospetta non va punto d'accordo con le dichiarazioni dei membri democri– stiani della sottocommissione. ·sembra persino che il Po~ po-lo non intenda fare distinzione tra utilità ·pubblica e uti– lità privata, e che tutte le controversie fra datori di lavo· ro e lavoratori debbano essere poste sotto il regime dél– l'arbitrato. Esso scrive infatti: « La tendenza a· farsi giu– «. stizia da sè, b~ndita dal progresso civile nella vita priva· « ta, dovrebbe essere alt.rettanto ostacolata: nella vita so– «.ciale, nella quale essa tende spd'so a sconfinare nell'arbi- ' « trio e, quindi, à creare traumi spesso gravissimi all'orga– « nismo del Paese. Ma, come non è possibile un 01:dine eco– « nomico se le categorie sociali• non arrivano a risolvere « con i -mezzi giurisdizionàli i loro conflitti, così non è pos– .« sibile che una giurisdizione abbia solo carattere facoltativo. « L'arbitrato deve mutarsi in obbligatorio; cioè n_on ba-· « stano i buoni uffici e la mediazione nell'opera .di conci– « liazione; bisogna arrivare al regolamento obbligatorio del– « le controversie del lavoro, attuato per opera di terzi. Que– « sto -sistema- di risoluzione delle controversie non è in « contrasto .con il rispetto dei diritti e delle autonomie del- « le singole classi». · Come si vede, il Popolo tratta· la questione da un pun- _ to di -vista generale, affermando che l'arbitrato obbligato-· riÒ segna un progresso della civiltà, così come è stato un progresso l'aver soppresso l'auto-difesa nelle liti tra indi– vidui. Della tesi in generale discorreremo tra poco. Ora, per tornare a quello che si dicevà sopra circa l'articolo da inserire nella Costituz.ione, è evidente che. anche. se il Go~ verno si limiterà a introd,urre l'arbitrato obbligatorio per i servizii di pubblica utilità, non si può scrivere nella Car- ta costituzionale che tutti i locatori d'opera godono del di– ritto di sciopero, ma bisognerebbe fare distinzione t'ra ca– tegoria e categoria, con scapito della serietà, per non par– lare delle difficoltà. L'articolò del Popolo', comunque, non lascia dubbio cir- •

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