Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 21 - 1 novembre 1946
346 CRITICASOCIALE sia un disperdime nto del nostro sçarso patrimonio zootec– nico e il danno . a.I.la salute di malati e di bambini, sia un aiuto alle fÒr1,e reazionarie ed antiproletarie che sono in agguato, è spiegazione e giustificazione più che sufficiente dell'atto compiuto ·dal nostro amico. • L'Unità fu pronta a denunciare il Corsi per reato di in-, coraggiamento al crumiraggio e la Federazione socialista di Milano· fu altrettanto pronta, pur dichiarando di non essere sicura del .fatto, a prendere posizione e a chiedere che, se il telegramma. era stato veramente spedito, il Corsi fosse invitato a lasciare il suo posto al Ministero e fosse espulso dal nostro P artito. La Direzione del quale si è su– bito occupata del.la cosa ed ha chiamato il Corsi a discol– parsi dall'accusa ch e gli veniva mossa e, udite le spiega– zioni addotte dal nostro compagno, ha sentenziato che egli non meritava nessuna condanna, pur trovando da osservare che, ad evit~re quelle possibilità che con quelle istruzioni ai Prefetti si volevano tener lontane. meglio s_arebbe stato fac appello al senso di so'.idarietà e di responsabilità del proletariato .. Siamo perfettamente d'accordo con la Direzione dél Par– tito che questa dovrebbe essere la via da seguire; ma dob– biamo P. r tròppo constatare che noi tutti, e particolarmen– te quelli tra noi che ne avrebbero più stretto dovere, non abbiamo sempre saputo imitare l'esempio di Camillo Pram– po!ini e,_~i Giuseppe Massarenti, la cui opera di proseliti– srpo e qi .organizzazione del .pro'.etariato era tutta intessuta di una propaganda educativa, per cui operai e contadini acquistavano, insieme con la coscienza dei loro interessi e diritti, anche il senso della misura in cui la difesa di essi deve essere contenuta, perchè il pr.oletariato sia· veramente quell,;l forza rivoluzionaria additata da Carlo Marx, che, liberando se stessa dalla schiavitù che l'opprime, libera in– sieme l'umanità. I nostri propagandisti ed organizzatori non si sentono il più delle volte la forza di mettersi contro certi atteggiamenti a cui le folle sono tratte dall'esaspera– zione delle ingiustizie sofferte, e lasciano fermentare istinti spiegabili, ma pericolosi e nocivi, che al momento oppor– tuno non riescono poi a contenere. Se ne era avuta una prova proprio pochi giorni primà nèllo .sciopero dei di– pendenti dagli Enti locali, a .cui, ·contro il parere dei di– rigenti dei Sindacati, avevano voluto partecipare anche gli spazzini, senza rendersi conto di due gr·avissime circostanze: del pericolo che il loro atto poteva còstituire per ).a ~alute pubblica. in un momento in cui era diffusa in varie pa_rti d'Italia una epidemia di tifo, e del fatto· che lo stato di sudiciume in cui venivano lasciate le città non poteva avere altro effetto che di allontanare dagli scioperanti quelle si'm– patie del;'opinione pubblica che sono· sempre un valido ap– poggio alle rivendicazioni per cui lo sciopero è compiuto. Difendendo il suo operato, il compagno Corsi si è anche meravigliato· .che l'accusa gli venisse mossa dai comunisti, i quali non avevano invece triwato niente da ridire quando, poco tempo prima, il loro compagno Scoccimarro, nella sua qualità di Ministro delle Finam:e, aveya predisposto per– chè, nel caso del. minacciato sciopero dei dipendenti statali a cui partecipassero anche i funzionari delle lmp6ste. guar– die di finanza fossero mandate a sostituirli. La Direzione del nostro Pàrtito noti potè far a meno ·di ricordare con . bel garbo ques.to precedente, per dimostrare che la respon– sabilità di governo può in certi casi imporre atti chè' una stretta· concezione di partito renderebbe ostici. L'Unità non si è contentata di prendere atto della giustificazione che nel- . le considerazioni della Direzione del nostro Partito e'ra im– plicita anche per l'atto del_ suo compagno Scoccimarro, ma ha ribattuto c11'el'accostamento dei due. atti è illogico, perchè nel qso Corsi lo sciopero era rivolto contro gli in– teressi di privati capitalisti ·e nel caso Scoccimarro invece era rivolto coJ1tro gli interessi dello Stato, c:he un Ministro ha .\'obbligo di tute!.are. . In realtà risulta che la sostituzione ordinata da Scoccimar– ro fu fatta anche dietro richiesta dei privati appaltato,ri· del/e imposte di consumo: ma se anche fosser.o esatti i dati di f 4 tto prospettati- dall' Uriità, come. può venire ·in mente anche- solo di pensare ·che la possibilità éhe lo Stato abbia; non già a perdere il g_ettito delle imposte, ma soltanto a tardarne per pochi giorni la risc:ossione abbia ad esser.e un motivo maggiore di preoccupazione e di rigorose misure che non il pericolo di mortalità del bestiame, ·di mancanza di un alimento ne'cessario ai bambini ed ai malati e la possi– bilità che di simili eventi profittino fascisti e qualunquisti 'per attrarre nuove forze al movimento di r€azionè? Non vogliamo' tuttavia maravigliarci nè irritarci per lo spirito con cui l'Unità giudicava dei fatti ricordati. Queiio che ci addo 1 o,a è, invece il silenzio dell'Avanti!, il quale non ha trovato da dover rispondere nulla allo strano modo di argomentare del giorn:ile èomun.ista. Noi ci rendiamo co_n- B i bI iOteCaGino Bianco LETTERA APERTA agli "Amici di CriticaSociale,, Cari « Amfri », molti compagni, quando si profila all'orizzonte la convo– cazione di un Congresso Nazionale, sperano sempre che sia quello che finalmente chiarirà la fisionomia ideologica del partito. E immancabilmente restano delusi,' perchè i Con– gressi• - ed è bene che sia così - fanno altro: si preoccupa– no di problemi pratici, cioè politici ed .organizzativi, e non possono concedersi il lusso di trasformarsi in accademie. Ma fuori dai Congressi, sulla nòstra stampa, è utile ogni tanto sostare in uno sguardo d'introspezione, che sia al'.arme o conferma della fedeltà con noi stessi, e che dica ,e c'è in– tesa o equivoco tra ognuno di noi e i compagni_. Sosta che non è l'inseguimentp delle nuvole del teoricismo, spreco di tempo mentre urge l'azione. Il tempo di disputare non c'è . mai e c'è sempre: non c'è mai se nella disputa teorica si perde di vista !'.obbiettivo pratico, perchè in questo caso è disputa di perdigiorno, ma c'è sempre, se la disputa accom– pagna e illumina l'azione e sorge e si sostanzia di domande che la stessa realtà pone urgentemente avanti. Ed oggi la realtà ci pone parecchie domande. Esiste ac– canto al no·stro tÌn partito comunista che a più riprese ci ha chiesto se e fino a_qual punto vogliamo camminare· assieme, e ce lo domanda legittimamente, sulla base della comunanza di origini e di rappresentanza di classe. Esistono nel nostro partito diverse «maniere» di essere socia:isti, diversi «stili» socialisti: Cercare che cosa ci unisce ai comunisti e che cosl' - ci separa da essi, che cosa ci unisce e ci separa tra noi com– pagni,._è la strada concreta che ci conduce a definirci senza cadere nel teoricismo astratto. · E' inoltre una strada che, malgrado i pericoli che può pre– sentare, non può non essere battuta. Come potremmo, di-ver– samente, rispondere ..a coloro che ci domandano: chi siete?. E' chiaro che, rispondendo: ·«siamo socialisti, perciò siamo •già.definiti», eluderemmo la domanda con una disinvolta tau- to. del mqtivo che può aver generato questo prudente si– lenzio, i desiderio cioè di non inasprire una polemica in in un momento in ·cui si proclama la necessità di rafforzare l'intesa delle forze di sinistra per tener fronte al -crescen- te coalizzarsi delle forze di destra, compresa una parte no– tey.ole della democrazia cristiana. Ma la possi!lilità di que- , sta intesa non può e non deve .venire se non dal fatto' che i due partiti sappiano l'uno di fronte all'altro rispettarsi e farsi rispettare. • Il patto di unità d'azione è stato stipulato; attendiamo di conoscerne il testo~definitivo per poter!le giudicare. Augu– riamoci' che esso corrisponda alle esigenze di questo mo– mento e, "Salvaguar.di 'l'autonomia del nostro Parti'to. Ma questa dovrà essere soprattutto salvata dal modo in cui i dìrigenti e gli altri organi responsabili sapranno applicare quel patto. Siamo in un momenJo in cui le sp'èranze di tanta parte della nazione nell'opera del Partito Socialista , ·non sonci ancora dileguate, anzi si conservano e si fanno più ansiose. Dobbi'amo çercare di non disperderle; e disperder- le potremmo anche soltanto se mostrassimo che non ab– biamo la forza d_irespinger" gli ingiusti attacchi e di di– fendere la nostra indipendenza e la nostra dignità. Questo ·scadimento di prestigio çui potessimo andare incontro sa" rebbe un grave danno· per il proli:t,!riato e costituirebbe una imperdonabile colp,. per color0 che ne fossero responsa– bili. E, prima anche r!i noi, sarebbero i comunisti a risen– tirn~ il danno, che non potrebbe essere rimediato con po– st.umi riconoscimenti d.egli errori commessi. LA ·c. s. POSTILLA.- Mentre questo fascicolo stava per àndare in macchina, i 'giornali hanno pubblicato ii' testo del patto d'u-·. nità d'azione. In complesso ci pare che esso migliori _la si– ·tuàzione pree~istente e accolga a:cune delle idee fonda- .mentali che noi. propugnàmo d_atempo e per cui siamo stati accusati di essere contrari al· patto e -1,nticomunisti. Si tratta: però ora di vedrre come questo patto sarà applicato; e in proposito non nascondiamo che un pericolo può nascon– dersi nelle giunte locali di intesa, se esse non- sapranno. at- t.enersi fedelmente allq spirito del paVo. · · Torneremo sull'argomento nel prossimo fascicqlo.
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