Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 21 - 1 novembre 1946
342 CRITICASOCIALE in qualche modo i suoi interessi e le sue aspira– zioni. Nol"è 'tuttavia da escludersi che, quando il dibattito sia aperto, le piccole nazioni possano farne piattaforma contro le condizioni di privilegio che le Grandi Potenze si sono assegnate, con violazione evidente di quel principio di uguaglianza, senza cui non .può iirsta"ùrarsi un regime di democrazia nei rapporti internazionali. Il dibattito sulla qu_estione del veto potrebbe anzi, se anche non conduca a nes– suna modificazione della norma precedenteipente stabilita, offrire l'occasione alle piccole nazioni di saggiare quale' è la probabilità di accordo tra loro, quale la loro capacità di opporsi _efficacemente al– la volontà dei Grandi, quale• la loro possibilità di· trarre profitto· dal non perfetto accordo che possa verifiéarsi tra costoro. Le parole pronunziate da Spaak nell'ultima seduta della Conferenza di Pari– gi indicano chiaramente, che li:!piccole potenze non intendono di continuare a restare in una condizione permanente' di vassallaggio, anche perchè sentono che solò· a.alla loro possibilità di far valere la pro– pria vqlontà ·èontro quella dei. Grandi può venire al Mondo· ·una fondata speranza di pace. . I pr,oblemi dellai pac·e it'iaiiania. La questione italiana non tornerà per ora nei: di– battiti delle Potenze, ma resterà 'sempre accesa. La Democrazia cristiana ha votato un ordine del ,gior- · no in cui si esprime il proposito di non accettare il trattato di pace e perciò di rifiutarne la firma. L'or– dine del giorno votato è stato proposto dalla frazio– ne di sinistra del gruppo parlamentare democri– stiano, sicchè alcuni hanno supposto che· si tratti di un pronunciamento della corrente che fa capo a Gronch.i contro i risultatì dellà politica dell'on. De Gasperi. Senza voler escludere una ipotesi di que– sto genere, crediamo peraltro che un ordine del gior– no simile non sarebbe stato votàto se al Minister'o degli _Esteri fosse ancora rimasto De Gasperi. In questa ~ituazione il compito di guidare la politiéa• estera italiana non è cei:to facile e oggi più che mai· dubitiamo fortemente che sia stato ben cons1gliato il compagno Nenni quando desiderò di sperirrienta– re le sue doti di uomo· di governo ·nell~ acque oggi burrascosissime della politica estera. Ora che· l'e– sperimento è iniziato e che nel suo successo è irri-· · pegnato anche' 'i1 prestigio del nostro Partito e sono iR'lpegnati gli interessi del Paese, noi .non possiamo naturalmente se non augurare che egli possa conse– guire quei successi la cui speranza lo ha indotto appunto ad assumere quel difficile compito. Negare la' firma, come è stato autorevolmente os– servato, non, signifiéherebbe impedire l'attuazione dei patti ·stabiliti, la cui validità, dato il carattere ,di Diktat che anche ora,. come a Versailles, si è dato al trattato di pace, non ha bisogno. della nostra ac– cettazione. L'unico risultato pratico sarebbe quello di tenerci fuori dell'O.N.U., alla quale si è promes– so di ammetterci' non appena sia avvent.tta la firma del trattato, e di esporci al rischio di essere costretti a subire con minaccie .di rappresaglie, quando anche non con mezzi violenti, certe clausole cui non fossi– mo voluti sottostare spontaneamente. Le prospettive dunque non sono liete, anche perchè dietrò il voto emesso· dal gruppo 'democristiano è prevedibile si ,muovario i rimasugli, che sono andati clandestina– mente ricomponendosi, del vecchio nazionalismo, il quale viene già facendo le sue prove coµ !'affissio– ne di rnanifesti e con altri me-zzi agitatorii € nella protesta, contrn la politica estera del Ministero po~ . . ' BibliotecaGino Bianco . trà raccogliere· facile consenso da coloro che abbia– no un motivo qualsiasi di disagio e di lamento. E non è da nascondersi che lo sforzo di ottenere una qualche sensibile· attenuazione delle dure condi– zioni che ci sono state fatte non potrà conseguire successo in un tempo prossimo. Non crediamo di poter sperare in una migliore disposizione d'animo della Russia per il mutamento di pei:sona compiu– tosi a Palazzo Chigi e rion escludiamo un severo irrigidimento dell'Inghilterra nelle sue posizioni per quanto riguarda le colonie. L'America potrà offrir– ci ancora, .nel suo stesso interesse, aiuti finanziari, che non saranno certo poca cosa nelle condizioni in cui siamo stati ridotti; ma non potrà influire sensi– bilmente, per quanto lo· voless~, nella attenuazione. delle clausole 'territoriali_. E intanto anche l'attua– zione dell'accordo per-l'Alto Adige minaccia di in- ' cagliarsi nelle secche create dalla resistenza opposta dal V òlkspwrtei del Tirolo meridionale. Questione prevalenteµiente di politica interna, dopochè la Con– ferenza di Parigi ha preso atto dell'accordo De Ga– speri-Grµeber, può tuttavia anche_.questa tornare sul tappeto di discussione del trattato, se l'Austria si inducesse a farsi eco delle aspirazioni del V olks– pa,rtei e chiedesse alle Potenze di regolare loro il modo in cui l'accorao deve essere attuato. C'è poi ancor:._a da risolvere la questione del regi~ me da assegnare a Trieste e al ristretto retroterra che andrà congiunto con essa. Dovrà esso costituire uno Stato libero o un Territorio libero? Aver cioè un proprio governo o essere retto da un governato- re posto lì dalle Potenze vittoriose, il quale natu– ralmente .àvrebbe anche una forza militare sotto il suo c·omando? La questione è molto complessa, an- · che perchè la convenienza per l'Italia 'the sia scelta l'una o l'àltra forma dipende dal sistema di comuni– cazioni ferroviarie esistente attorno a Trieste, le qua- li'-legano la vita di questa più strettamente alla Ju– goslavia che all'Italia; sicchè, abbandonata a se stessa, Trieste finirebbe per dover gravitare verso la Jugoslavia ed accettate di entrare a far parte della Repubblica Federale Jugoslava. Questo temo- no gli Italiani della Venezia Giulia e per questo motivo propendono per la costituzione del Territo- rio Libero. Gli Slavi sono naturalmente di opposto _parere e là Russia è con loro, oJtrechè per solida– rietà• di razza e per le simpatie russe verso il re– gime di Tito, anche perchè il Governatore che !'O. N. U. ponesse a Trieste sarebbe effettivamente mandatario d@llè Potenze anglo-americane e rap~ presenterebbe una continuazione del loro. predami- . 1 . nio anche nell'Alto Adriatico. \ · Le dif-ficoltà da- superare, i problemi da.risolvere sono dunque molteplici : ripetiamo tuttav,ia al rap– presentante del nostro Partito che ha voluto assu– mersi il difficile compito, di uscirne con onore per sè e per il Partito e con vantaggio del Paese. La mostir1a! situa2'ione inteirna. Degli avvenimenti interni di, casa nostra poco di nuovo abbiamo a dire. La situazione è~sempre diffi– cile e grave e l'imminenza dell'inverno, con l'accre– scersi dei bisogni (specialmente per q11elliche sono tuttora senza tetto) e con la consùeta disoccupa– zione stagionale che s'aggiunge alla disoccupazione cronica, _larende certo più difficile e grave. Purtut– tavia un filo di speranza ci viene dal fatto che qual-· • che segno si nota che gli uomini di governo si siano finalmente resi conto che non è possibile continuare a tenere a ba~a il paese ·con la enunciazione di buo- t
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=