Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 21 - 1 novembre 1946
352, CRITICA SOCIALE ra. per il trionfo dei princ1p1 dem~cratici, aveva un signi– ficato nobilissimo,- ciò è solo per il fatto che siamo decisi a vincere questa, qualunqu·e sia il sacrificio che dobbiamo avere il coraggio di affrontare. Il piand internazionale di occupazione ci darà la carta geografica, .che oggi ci manca,' per tracciare. questo gigantesco itinerario nel quale tutti i· Paesi dèvono procedere ciin unità di intenti, anche se con vario indirizzo. Siamo· maturi per questa magnifica mèta, che la nostra generazione non_può rinviare, ·a meno di di– chiarare la sua impotenza a risolvere il problema sociale . nelle sue cause meno superficiali. La pace cui i lavoratori di tutto il. mondo aspirano deve essere nobilitata da ,que– sto sforzo solidaristico, oppure non sarà vera paèe. E nessun Paese da sol·o potrà affrontarla, come nessuno, pre– scindendo da essa, può illudersi di isolare la propria eco– nomia e la propria stessa esistenza. Non è il caso di essere qui estremamente pessimisti o~· estremamente ottimisti, ma di esaminare con grande sere– nità non soltanto ciò che si vede, ma anche ciò che non si vede del fenomeno di questa crisi .sociale contemporanea. Noi camminiamo su una strada della pace, che non è quella -- determinata da spostamenti territoriali ò da imposizioni di oneri postbelJici : la nostra è però la strada maestra, quel.la . che i popoli dovranno seguire domani. se non vorranno '5boccare in una civiltà regressiva. L'Italia democratica non chiede ere di · seguirvi su que.sta strada, che è la strada del pacifico fecondo lavoro in un mondo di uguali. Possa là nostra concorde volontà aver ragione degli ostacoli che ancora si frappongono aJJa piena esecuzione del preambolo · che dette vita alJ'Organizzazione Internazionale del Lavoro. - Il .Governo Italiano· intende di assicurare ai suoi lavora– tori i benefici deJJa legislazione internazionale del lavoro, e intende lealmente colJaborare a questo organismo· di cùi apprezza l'utilità. Oggi si pongono all'Italia .,:.... come ad al– tri numerosi Paesi europei - gravissimi e urgenti proble– mi di tutela de1 lavoro, che incominciano da 9uelli di rag– giungere la sicurezza dalla fame fisiòlogica e dall'indigenza . assoluta. Non possiamo e- non dobbiamcf dimenticare di dare un ordi~e di urgenza· a queste necessità, anche se è sempre presente in noi tutta la gamma dei bisogni meQo pressanti. In questo compito gigantesco la- concordia inter-. nazionale 'ci è, e ci sarà, la più grande colJaboratrice. · Vorrei peraltro sottolineare che uno dei compiti essen- 2:iali ·dell'Orgariizzazi·one Internazionale. del Lavoro deve essere quelJo di affrontare le cause profonde delJa perma– nenza di Paesi soprapopolati in rapporto alle ricchezze di cui ,essi dispongono, ciò 'che crea circoli viziosi, fomen– tatori di frizioni sociali costosissime, -e accumula· barili di dinamite anche iFi'un mondo che tende con ogni forza alla p~ce. Propongo che l'Ufficio Internazionale del l',avqro si faccia iniziatore di una documentata inchiesta suJJ'argo– mento, e segnali le vaste possibilità di· eliminare le cause maggiori che si oppongono attualtnente alla soluzi·one di· questo problema. Il Direttore, nel suo. ottimo :r-apporto an– nuale, ci ha parlato ·delle aspirazioni - che noi tutti con– dividiamo - per la « piena occupaz,rone». Ma quali r-iper• cussioni può avere la assicurata « piena occupazione» d'un Paese, se essa trasferisce la- disoccupazione in altri, Paesi? Il problema va esaminato dunque dal punto di vista inter– nazionale, e va esaininatò indagando su tutte le possibilità– .di eliminare Lpericoli d'una «-piena· occupazione» intesa se– zionalmente. Noi dobbiam:o assicurare che ogni' Paese abbia il minor numero possibile di braccia inopero$e; ed evitare - nello stesso tempo éhe in alcuni Paesi il· lavoro sia- perma• nenJ:emente degradato per la mançarlza degli strumenti pro· dùttivi atti a vieppiù nobilitarlo. · ·, ' Voi àvete questo strano pa_radosso, che l'Organizzazione Internazionàle del Lavoro. fin dal· suo, sorgere, si preoccupò di eliminare, ma che per noi Italiani è ingigantito: il pa,– rados.so _di queste isole di miseria, pervicaci nell'oceano del– la prosperità, di milioni di uomini che- chiedono _pace e la– voro mentre altri milioni di uomini, desiderosi di offrire loro pace e lavoro, :Ìlòn trovano lo strumento per superare le barriere di questa singolare contraddizione. A -metà del· secolo ventesimo, poichè fortunatamente la storia ci fa ac– corti ·che gli uomini diventano sempre più acutament_e sen– sibili di fronte alle sofferenze umane. e sempre più organiz- . zati per evitarli. non possono nè-debbono mancare al mon– do i modi perèhè tali paradossi siano, eliminati. Qui shpre 0 sentano e· si ripresentano 1e istanze di ·considerare il mondo economico e il mondo sociale come uno. L'uni-versalità del mondo sociale deve essere la premessa dell'universalità del mondo ecoriomico. Bisogna dunque assioùrare· le condizioni ·necessarie- e sufficienti perchè questa imità non sia soltanto ideale. Bisogna:·evitare che i ritorni di fiamma naziona.Jistrci possano agitare ancora i deleteri, f;mtasmi della cosidetta « indipendenza ecohòmica ». L'Qtganizzazioge Internaziona· BibliotecaGino Bianco le dei Lavoro - se vorrà, come certo vorrà, tendere alla realizzazione del suo massimo postulato - potrà far sen· tire la propria voce perchè conc_retamente si stabiliscano quei presupposti economici senza dei quali ogni riforma sociale poggia sulJe sabbie mobili. · Ronl<)RTO TR~M1'LLONI . . . Il•cam.b-io deJ.l'am·oneta, ' ' Nell'esposizione .suJJa politica ec_onomico-:fìnanziaria fat– ta il 22 luglio scorso alla Costituente, il Ministro del Te· soro d'aJJora, on. Corbino, mettendo in evidenza che il bi· lanciò 1946-47 prevedeva, neJJa parte effettiv,;1, un d1savan– zo di 228 miliardi dovuto, ad una spesa di 372 miliardi con– tro un'entrata ·di 144 miliardi, aveva manifestato l'avviso che! s~ qon fossero interve~uti eccè~ionali f~ttori sfavore, voli, s1 sarebbe potuto raggmngere 11 paregg10 fra entrate e spese ordinarie per il prossimo esercizio, o, a'l più tardi, per quello 1947-48, mediante il normale· as.setto dei tributi, senza dover ricorrere al cambio della moneta, il quale - a detta del Ministro - avrebbe recato turbamento alJa si- tuazione. monetaria del' Paese: · Davanti alla stessa Assemblea, i1 nuovo Ministro del Te– ,soro, on. Bertone, il 25 settembre scorso ha fatto presente che, nei primi quattro mesi, il preventivo 1946-47 (i cµi dati differiscono alquanto da quelli éomunicati- dal suo _predeces· sore: spese 341 miliardi. entrate 148 miliardi, disayanzo 19). .miliardi) ha già subito variazioni al passivo per oltre 50 mi,Jiardi, mentre stantio maturando, sempre al passivo, ·altre partite per non meno di 250-300_miliardi, cosicchè le spese tòtali, a fine e~ercizio, raggiungerannò, in . cifra tonda, i 700 miliardi. · ~ 'l . · E p9ichè il disavanzo non può essere colmato con il solo ricorso alla Tesoreria, in quanto -il debito fluttuante,. già ' salito a 773 miliardi, non potrebbe aumentare di molto sen– za pericolo di. perde.re , J'.equilibriò, !'on. Bertone ha dovuto ammettere la necessità di rivolgersi allo strumento fiscale, aderendo. anche al ·progetto pi cambio della moneta, ·su cui il · Partito socialista aveva insistito ripetute volte. Il roseo. ottimismo, più o meno in buona fede, dell'on. Corbino, che riteneva possibile l'assestamento del bilancio senza interv.e, nire' nel •campo tributario, e quindi col so1o ricavo -di-p"re– stiti, ha pertanto trovato netta smentita ne,i dati denunciati dal nuov;o Ministro dèl Tesoro e- nell'atteggia~ento da lui assunto. · Necessità di riforme nell'Amministiazione_ finanziaria So~g;pe~ò qualche dubbio circa l'asserzione dell'on. ~er– tone- di poter ottene-re· l'aume!Jto del gettito dei tributi ad almeno 400-450 miliardi senza dover apportare innovazioni all'attuale attrezzatura. sia dal lato àmministrativo, sia dal lato tecnico. Se il Ministrn deL 0 Tesoro, ritiene di poter con– segufre risuftatì concreti in tema di imposte senza far hio– go, ·oltrechè al cambiò .della· moneta, ad' una accumta selt;,– 'zione del personale delJ'Amministrazione finanziaria e alla ricostituzione dell'anagrafe tributaria, è• certamente in er- , -rore. La sudcfetfa ci'fra ·d; 400-450•milfa.rdi è stata· evi•dente– mente. calcolata moltiplicando il gettito dei- tributi ante– guerra per il coe.ffieiente di svalutazione della lira, senza però tener conto che il, reddito imponibile è seFtsibilmente diminuito a· causa del_!edistruzioni operate dalla gue-rra. e - che· la, ricchezza è ,-passàta, per una- buona parte, da, persone la cui educazione le-portava a denunce ;i,bbasta°'za fedeli, ad altre persone ·che non ·solo non si. peritane di avanzare de– nunce- false, ma si, fanno· un merito di evadere dai loro do-– veri .versò lo Stato: i cespiti di reddito dovranno pertanto essere snidati dai nascondigli ove sono. occultati, Troppa corruzione· petò serpeggia nell'Amministrazione _finanziaria (è doloroso insistere su questo arg:omento. m;i, ~ necessa– rio failo_percliè i) Governo si, decida una buona: volta ad adottare i necessari• rimedi) pe.r poter aver fiducia nel)a re- . gola<rità degli accertamenti:-! · Vero è che una seria gà:r-anzia, oltre che un valido con– tributo tecnicQ, potrà dare l'opera dei -Consigli tribùtari pre– v,isti d·a1progetto Scoccimarro, se le elezioni dei" loro oom– ponenti verranno fatte in base a ros·e di candidati, -nei quaLi, alla rettitudine ed alla capacità, si accoppi, il necessario zelo; ma, non in tutte le fa-5j delJ'accertamento siffatti Consigli possono inter-venire. essendo loro inibi,to l'acCl'sso e l'ispezione dei libri e delle scrittme. E' quindi· assoluta-· mente necessario eliminare, oltrn che i funzionari inefficieir ti, anche quel'li-cor-totti; ma poichè è molto d;ffidfo co-Jpi,r.o– i più furbi (e fra questi, si contano funzionari ·cl1 grado Jlevàto), si• vm>l' richiamare· ancora •).'attenzione del- ¾ini·
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