Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 20 - 15 ottobre 1946

332 CRITICA SOCIA.LE - :,articolar guisa quella Svizzera, attraverso le quali si st~ esercitando il più sfacciato contrabbando di prodotti, d1 valuta, di ricchezza nazionale. _ In questo settore attendiamo dalla severità e dall'abilità <Uganizzativa dell'onorevole Ministro delle Finanze lo sfor– zo maggioré e senza dubbio più difficile. Chi rileggesse oggi il grande discorso « Rifare l'Italia_:. pronunziato ventisei anni or sono dal grande apostolo Fi– lippo Turati in questa stessa Camera, proverebbe, a lettu– ra ultimata, un senso di sgomento. Lo stesso senso di tm– gedia immanente, .I.e stesse tare. le identiche necessità e preoccupazioni di al:ora, a_flìorano oggi, ingigantite. Quel fallimento che egli preconizzava allora è oggi una tr,igica realtà, e ne incombono su. tutti noi le conseguenze. E sugli uom;ni di governo, nonchè su quelli che hanno la responsabilità dei partiti, pésa la curatela della-più do– losa delle bancarotte fraudolente che la storia ricordi. Ven– titrè an~i di tirannia furono il prezzo pagato da tutti g).i italiani, per aver voluto la classe dirigente di allora sfug– gire all'obbligo morale e materiale di pagare essa 1ò scotto 4i quella situazione. Allora si vo'.Je_riversarne sulle spalle dei poveri il peso_ Ma il gioco non è ripetibile : non lo permetteremo. Ventisei anni òr sono si trattava di « rifare l'Italia»: og– gi si tr~tta di salvare e ricostruire l'Italia. Problemi '.industriali Nel suo programma il Governo, acco:(ltpnrlo un po~tu– lato accennato nel programma del Partito socialista italia– no, si impegna a. dare « ad alcune industrie particolarmente connesse con la ricostruzione e la ripresa costruttiva, un regime che meglio risponda agli interessi dell'economia na– zionale». Permettetemi, onorevoli colleghi, di dilungarmi un tan– tino, se non· altro per chiarire perché richiediamo allo Sta– to che vigili ed intervenga. Abbiamo presenti le industrie e'ettriche: ci sembra sia di capita'e importanza che, almeno come passo ir.iz12 li-, si provveda ad una razionale distr;buzione dell'epergia e ad una parificazÌone delle tariffe su base -nazionale. L'elettricità è, come il carbone e ''u1:o co:nhustib'll!, una fòn,te di energia, la cui importanza diventa preponderante 41uando sussista una estrema scarsità delle a~tre. · Ora per quanto riguarda il carbone (il cui consumo pre– ùclllco era di oltre un milione· di' tonne-l<1l«'al m;~Jl!) s, pre– vede un fabbisogno di 800 mila tonncilate ma si _dubita di poterne ottenere molto più di 500 mi 1 ,, e, per giunta, •per 'buona parte. non di eccellente qua'.ità (condizione que– sta assai importante, per esempio, per il, fossile destinato alla distillazion·e ». - Per quanto concerne· gli oli ·combustibili, difficilmente si potranno ottenere i quantitat•vi previsti in base alle _capaci– tà massime: un mi'ione e mezzo di tonnellate annue. In queste condizioni è necessario prevedere il regime de!– le ·proprietà nelle assegnazioni di fonti ·di energia, -in rap– porto all'importanza ed alla particolarità della· produzione. Non sembra possibile, se ci si- basi sulla non !.ieta espe- · rienza fatta l'anno scorso, di riuscire ad ottenere dalle in– dustrie elettriche, nel reg•me attuale, il -massimo rispetto delle priorità indispensabili e ,la rinuncia ad avvalersi degli utenti più redditizi, se non inter'venga lo Stato con un ente tecnico ché regoli la distribuzione secondo lo impongono le necessità contingenti. Si aggiunga poi che, in linea di mas:_ sima, va subìto affrontata la questione delle tariffe, çhe debbono essere adattate con una visione di assieme, rispet– to alle es•genze dei vari settori industriali, in rapporto alle superiori necessità; occorre poi che cessi il contro~enso, sia pure economicamente giustificato oggi,. ma ingiustificabile da un punto di vista unitario e raz' onale, della differenzia– zione di tariffa, per identico settore, tra l'Italia settentrio– nale, centra'e, meridionale ed insulare. Tutto il problema della nostra produzione di energia idroelettrica e' termoelettrica dovrà essere affrontato. Se tutti gli impianti fossert> ultimati ed efficienti dovremmo oggi produrre attorno ai 20 miliardi di chilovattora annui; ma lo stato di guerra e le d'struzioni hanno ridotto questa produzione,· sicché la I)Ostra disponibilità è priva di qual– siasi riserva_ E pensare che noi avremmo dovuto a que– st'ora aver portato da '2Ò a 30 miliardi annui i chilovattora produc•bi'i ! " - Se le industrie andassero a pieno regi~e la nostra si– tuazione sarebbe grave; anzi è già grave, se si tenga conto quanto incidono -riel·peri'.ido invernale le utenze elettrodo– mestiche specialmente in .Altà Italia, a causa della scar– sezza di gas e di combus,tibili •per risca'damento. Altro settore industriale al quale, agli effetti de'la rico– struzione, occorre por mano, è quello degli agglomerati BibliotecaGino,Bianco idraulici· il carbone çhe può venire destinato a tale settorè non dev; esseré assegnato a un prezzo vincolato per servi– re a fare del cemento, ad esempio, che viene venduto a prez– zi di affezione. _ Di contro, -a_« tot» di carbone occorre potyr contare s• «tot» di agglomerati aventi le caraHeristiche prescritte, • prezzo giustificabile, senza di che van_no in fumo tutte le speranze della ricostruzione e buona parte de, programmi di lavori pubblici. , . Anzi noi riteniamo ·che si dovrebbe favorire, anziché sce– ragg.ia ;e, l'importazione di cemento in cambio, per esempi.e. di ·prodotti ortofrutticoli. Altro settort ove occorre 'ràziona!Tzzarn. e guardare ua- . po' a fondo, è quello siderurgico. Il fabbis_ogno nazionale si calcola intorno ad annui mil;oni due e mezzo di tonnel– late di acciaio per soddisfare la necessità di una forte ri– presa nelle costruzioni di navi, strade ferrate, carri ferr0- viari insta'lazioni portuali, ecc. A ciò si può provvedere i• gran' parte, o con una produzion_e spinta alla piena utilizza– zazione degli impianti, oppure con una maggiore importa– zione di prodotti finiti, chiudendo gli stabilimenti meno ef– ficienti. Ma la situazione internazionale rende attualmente difficili i rifornimenti, tanto ché le previsioni di arrivi sul· piano UNRRA (cui avevamo richiesto centoseimila tonnel– late di semifinito e circa 28.000 tonnellate di finito) sope · sfavorev0li. Pertanto il grave problema della razionalizzazione della industria siderurgica non può avere soluzioni immec1iak ed il fabbisogno dovrà essere coperto il più possibile dalla produzione nazionale; ma il .problema si sposta ancora verso il rifornimetJ±o · del:.e disponibilità delle tre fonti a;. energia. L'industria siderurg;~a · è sempr'e stata refrattaria ad u• controllo d_ella proc1uzione, contro'lo atto ad assicurare lii massimo dei prodotti finiti richiesti. Orbene non è ammissi• bile che si fornisca carbone, olio combustibile ed energia elet– trica a prezzi vincolati, quanc1o, per esempio. il lamierine per l'inscatolamento di prodotti alimentari è fornito in mi– sura assai inferiore al fabl-isogn'.l: quando le lamiere ge– dendo di larga richiesta su' mercato I-ibero, vi si dirigone a prezzi _diaffezione. èludendo il blocco esistePte perché oi si« arrangia» a trasferire i J;;igotti (non vincolati)·i!lla la– minazione marginale Si rifletta che senza lamierino magne– tico. non si fanno trasf'.lrmatori elettrici; senza lamierine ' sottile non si inscatolano prodotti alimentari, sen~a lam:erc di spessore adeguato non si costruiscono navi. carri ferre– viari, carri cisterna per olìi minerali, ecc., ecc. Altro settore che meriterebhe attenzione è quello doi grassi industriali, già assai scarsi, ma che divengono ancora più sca.rsi oer effetto di n11anto viene sot-tratto per la ven– dita clandestina. Converrebbe forse controllare e rego'are le asseQ'r,azjoni di solfuro ner ottenere, in base a quelle, la disponibilità dei grassi industr;ali. materia prima per 'la produzione saponiera. -de'le vernici, ecc. Lo stesso dicasi per i concimi chimici fosfat;ci e azota– ti, la' cui produzione ·c1ovrebbe corrispondere a norme dt priorità e la cui disoonibil'tà a prezzi giustificabili dovrebbe essere rapportata ~Ila quantità di materia prima e di fonte di eneqria messa a disposizione: . Altrettanto dicasi. per esempio, dell'industria zucchçrie· ra. la cui o-roduzione dovrebbe essere severamente vincei– lata per l'alimentazione. l'industria conserviera. ecc. in ·ra,– porto al carbone fornito per la produzione i,elativa. Necessità d'elaborare· un piano . _ Oltre a questi esempi di s:tuazioni che impongon0'ì:ìr– genti S'.l'uzioni vi sono parecchi altri settori inc1ustriali ove l'iniziativa_ pr_ivata può essere, deve essere, sostenuta d:4 Governo, ma ove si richiede vigilanza e contro 1 lo pèr ri– dare moralità al processo produttivo e distril-utivo e pec evitare· che si abbiano rioercussioni dannose allo sforz0 ~ comp·ressione del costo della vita. A questo proposito vi è tutto il problema della raziona– lizzazione del nostro apparato industria'e - s1Jes 0 issime sfasato. antiquato, antieconomico - cresciuto ed ingigam- tito alla bell'e meglio_ - · . Tanti anni di privilegi e monopol-i di ogni genere, hanne dato sviluppo p;ù' alla tendenza a rea.Jizzare profitti, molte spesso esosi ai danni dei consumatori, che non ad imposta– re industrie econom:camente sane ed equilibrate, veramen'tc al servizio della co'leHivitÌ\. , Non è semprè un paradosso l'affermare che tropoo spesse certa nostra industria non si è resa cont0 ·che esisteva qa mercato interno. se -non per produrre, ai prezzi massimi, , limitati quantitativi di merci di scadente qualità. Ora il problema della potatura_ dei rami secchi, del1•.

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