Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 20 - 15 ottobre 1946

CRITICA SOCIALE. 335 :uoni l'attuale Consiglio d'Amministrazione delle società per azioni. il quale, naturalmente, non avrebbe più ragiope di essere. Le funzioni del Comitato di' Gestione sarebbero quin– ii quelle di un comitato esecutivo con l.arghe facoltà di interpretare le direttive dell'assemblea generale azirndale. Il Comitato sceglierebbe fra i propri membri un Prcs:den– k! che abbia, .oltre ai poteri di rappresentanza, l'incarico di .ittuare sul pianQ della vita quotidiana de!.i'azienda i delibe– r.ati del Comitato, il quale, per impedire al Presidente di attùare una politica sua personale, dovrebl>e riunirsi perio– iicamente ed assai di frequente (ad esempio, una volta al mese), averè' facoltà di autòconvocazione. deliberare a niag– giora_n~a assoluta e p·otere in ogni momento sostituire ,il Presidente (eventua'mente richiedendosi per una tale deli– berazione una maggioranza di due terzi o tre quinti). Naturalmente. a seconda delle esigenze de!l'àziehda, l'o– pera del Comitato e del Presidente p1:1ò· ed anzi deve essere àinancata da quella dei tecnici e dei dirigenti aventi però soltanto voto consultivo e non deliberativo, ma da t_enere però neila massima considerazione, specie quando rigùarda ~uestioni di carattere essenzialmente tecnico. · i/Assemblea Generale Aziendale. · Se il Comitato di Gestione è il. più importante organo tlel'.a gesffone, il rr.d:;:giore organo aziendale dovrebbe essere fAssemblea Generale Aziendale, la quale, oltre a nomiEare i 111embri del Comitato di Gestione e ad apiiroyarne o meno l'operato, deve dare le direttiv·e generali della politica a– :Hendale, direttive generali che il Comitato è comunque im– pegnato a seguire e ad attuare. L'Assemblea generale sarà aomposta dai lavoratori dell'azienda (o da rappresentanti .ippositamente delegati a mezzo di elezioni di primo gra- 40), dai rappresentanti del capitale e da quelli della f=Oc 1111.unità, nominati' dagli organi a ciò delegati. La funzione dell'Assemblea sarebbe in sostanza analoga quella dell'attuale Assemblea generale degli azionisti e !arebbe in linea di ma·ssima regolata in base alle stesse norme, anche per quanto riguarda l'auto-convocazione. L'as– semblea dégli azionistì scomparirebbe, assorbita dall' As– semb~ea Generale Aziendale. f:omposizione _del Co.mitato di Gestione. Il Comitato di gestione dovrebbe essere composto. ana– legamente all'Assemblea; dai rappresentanti dei lavoratori, iel capitale e della comunità. Nessuno dei tre gq1ppi do~ vrebbe avere da solo la maggioranza nel Comitato e que– sto per evitare che tale gruppo venga praticamente a do– minare in ogni caso, potendo imporre da solo il suo punto iÌ vista. Il numero dei rappresentanti di ogni gruppo sarà Bissato caso per caso a seconda deUe caratteristiche delle singole imprese, dell'importanza relativa dei vari fattori produttivi del processo tecnico di lavorazione, e dell'impor– wmza degli interessi della comunità. I· membri del Comitato saranno eletti separatamente per ogni singolo - gruppo · dai rispettivi rappresentanti in seno< ali' Assemb'ea generale aziendale. Sarebbe forse op– Jiortuno, allo scopo di dare maggiore coesione ed autorità .il Comitato, anche per evitare una troppo stretta rappre– sentanza dei t're gruppi, in contrapposto alla preferibile rappresentanza generale degli interessi aziendali e della immunità, che, dopo la designazione di una ristretta rosa la parte dei singoli gruppi, si addivenisse all'elezione de– finitiva da parte de!.!'Assemblea generale, fermo restando il principio per il quale si deve eleggere (meglio sarebbe in questo caso dire preferire)• per ogni gruppo il numero 11refissato. di membri. Ciò posto, rimane da stabilire un punto importantissimo: ~me e da quali organi devono essere delegati i rappre· ~entanti della comunità in seno agli organi aziendali. Cre– io che una norma assofota e generale non possa stabilirsi, vari essendo gli interessi pubblici che invo'gono le diver– se aziende. sia per la loro natura oggettiva, sia per l'am– itiezza della loro sfera d'azione. Se consideriamo però che un'azienda interessa; dal punro di vista dell'interesse pub– ltlico, tutta la comunità locale del luogo ov'essa sorge; da un lato, e tutta la coqmn;tà di coloro ai quali vende i propri itrodotti o servigi dall'altro, dovrebbero essere gli organi autorizzati a rappresentare tali interessi a nomin:he i loro rappresentanti. Così, anzitutto, dovremmo avere i rappresentanti degli . Inti autarchici locali. ed in secondo luogo quelli degli .or– gani regionali (1h00 l'ormai quasi certa creazione dell'ente Regione) o naz1vnali, a seconda della sfera d'azione ter– i::it11rialedell'azienda. Questi ultimi i~ part;colar modo do– ·vrebbero essere espressi dal seno di assemblee di carattere economico, che si dovranno creare per affiancare l'opera iblloteca Gino B anco legisl.ativa ed amministrativa dello Stato e. della Regione, specie per quanto riguarda la formulazione dei « piani » economici generali Aell'ambito ·dello Stato e, rispettivamen- . te, delle siqgole unità regionali. I pericoli della burocratizzazione. Potrebbe sembrare che questa organizzazione porti ad un'eccessiva burocratizzazione, specie per quanto riguarda i rappre~entanti degli, interessi pubblici. Occorre però con– siderare, in primo luogo, per quanto riguarda l'assemblea, che non si tratta che di ·pochÌ'ssime riunioni (in gePere una o due all'anno), che quindi non possono, nè devono, disto· gliere i membri dell'assemblea stessa ·dalle loro ;ibituali oc– cupazioni, non altrimenti di quanto accade ora per le as– semb'.ee degli azionisti. In secondo luogo, non è necessario che tali ·rappresentanti siano molto numerosi, tahto più che è comunque garantito dallo Statuto sociale un dato nu– _mero di membri da loro d'elegati nel Comitato di gestione. Per quanto riguarda poi i membri del Comitato di Ge– stione. si tratta comunque di un numero molto limitato di persone, e per di più per un numero limitato di aziende, essepdo evidente che l'organizzazione auspicata 11011 può adattarsi che alle maggiori aziende, specie se a carattere monopolistico, dato che l'indirizzo del'.a politica di produ– zione e dei prezzi che queste aziende seguiranno dovrà per forza di cose essere seguito anche dalle aziende minori, indipendentemente da ogni e qualsiasi particolare organiz· zazione interna. · Nulla vieta poi, che. entro certi limiti e relativamente ad aziende dello stesso ramo, i rappresentanti di pubblici inte– ressi in un'azienda possano compie_re le stesse funzioni in un'altra, analogamente a quanto accade oggi per i vari Con-· siglieri d'amministrazione delle anonime. Ciò avrebbe anzi il vantaggio di dare a tali persone una v{sione giù gene– rale· (ed al tempo stesso particolareggiata) del'.e condizioni di quel ramo d'attività economica, conferendo. loro quella maggior competenza necessaria alla loro .opera di prepara· tori ed esecutori del « piano economico generale» di coi si è· più •sopra parlato. Le assemblee economiche re,gio11a/i. Rim:mgono ancora da esaminare due questioni : quali or– gani debbano dare le norme concrete per l'attuazione del– la riforma nelle singole aziende. nonchè- la scelta delle a– ziende alle quali app!icarla. Relativamente al primo problema. crédo che ii compifo possa essere affidato agli stessi organi ai quali dovrebbe essere demandata la nomina dei rappresen•~.iti dei puhblic: interessi in seno all'Assemblea ed ai Comitati di Gestione delle singole aziende e, più in particolare, aUe assemblee economiche delle amministrazioni regionali e dello StatC', e specialmente alle prime, le quali, per la più intima cono· scenza dei problemi economici locali, e pe., il ;l''Ì clirett• · contatto con i. loro amministrati, paiono maggiormente in grado di adempiere a tale compito. Gli stessi organi avreb-. bero poi compiti di controllo sui Comitati stessi e soprattut-. to di indirizzo generale della loro azione ·attraverso la for– mulazione dei piani e l'emanaz;one delle leggi e dei regola· menti necessari alla loro pratica attuazione . Naturalmente, per quelle aziende che coinvol 6 ,)r.,, con la. loro attività g'.i interessi di 'tutta la nation~. <: li ~te~si poteri sarebbero demandati all'analoga assemblea economica na– zionale, la quale avrebbe d'altro canto il compito di formu· lare ed attuare il piano economico generale nazionale. G;i stessi .organi dovrebbero designare le aziende da sot– toporre alla riforma, tenendo presente che è sufficiente e opportuno concentrare gli sforzi sui gangli vitali dell'eco– nomia: grandi banche, gruppi industriali monopolistici e grande commercio internazionale. · Per il ramo bancario ci si può valere dell'organizzazione dell'I.R.I. il quale, sfrondato di alcune sue lorm(' troppo legate al recente passato, è un ottimo strumento per proce· dere al passaggio dal capitale_individuale a quello colletti– vo, in forza del controllo che esercita sui maggiori. istitut( di credito, nei quali dovrebbe però crearsi il Comitato di gestione per ottenere la rappresentanza degli interessi dei lavoratori dei singoli Istituti. , Nel campo industriale si è cominciato qua e là a, creare dei Consigli di Gestione i quali sono però ancora ben lon– tani da quelli che noi auspichiamo, le loro funzioni essen– do di carattere puramente consultivo. Invece nulla ancora esiste nel ~ampo <lei commercio in– ternazionale. campo importantissimo nel quadro dell'eco– nomia italiana che, per le sue ben note caratteristiche gene– rafi (scarsità estrema di materie prime ed abbondanza di mano d'opera), non può non essere intimamente c.ollegata all'economia mondiale, vuoi per le importazioni destinate ad alimentare le no~tre attiv,ità e a soddisfare i nostri con-

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