Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 19 - 15 ottobre 1946

308 . CRITICA SOCIALE ma di prendere qualsiasi iniziativa di azione che pos– ,a interessare jl proletariato e gli interessi politici ehe essi hanno il compito di tutelare, e debbono cer– care, sopra questi problemi, di raggiungere un ac-. corda. Forse per questa via la possibilità di 'una a– zione rnmune ed efficace sarà più frequente che eol menzognero _sistema attuale. E se l'accordo ap– parirà assolutamente impossibile, ognuno dei due partiti conserverà· la suà libertà d'azione,. perchè l'i– nazione, assai più che la parziale divergenza nell'a– zione, sarebbe itn tradimento dei proprio compito e degli interessi che· ciascun partito si è a~sunto l'im– pegno di tutelare. LA CRITICA SocIALE PER i UNA RIFORMA dei .servizi dell' emigrazione L'accordo stipulato tra l'Italia ~d il Belgio per la .con– cessione a quest'ultimo di una certa quantità di mano d'o– pera ital.iana da adibire al lavoro minerario, sta a dimo– ~tràre che la nostra emigrazione .potrà mutare di direzione, ma non è prossima ad estinguers.i. A tutto si poteva pensa– re fuorchè ad un .rilevante trasferimento di operai italiani nel Belgio, che, come ognun sa, è il paese d'Europa più popolato (250 abitanti -per chilometro q1Jadrato, o poco meno) e che in tempi non lontani conobbe esso stesso !'e- . migrazione, sia pure· di scarso rilievo, negli Stati viciniori, in Francia specialmente, .di operai dell'artigianato e della piccola industria. Ma tant'è. Le situazioni cambiano ed il Belgio, nelle condizioni presenti. stima conveniente intensi·· ficare la sua. pròduzioné carbonifera, donde la necessità per esso di un supplemento. di forza-lavar.o. Nell'accordo per la cortcessione dè\la mano ·d'opera, oltre alle condizioni à garanzia ·del trattamento ·degli operai, è pattuito che il Belgio si impegna a rifornire l'Italia di car– bone in ragione di cinquemila tonnellate ..per .ogni mille ~pe– rai, cosicchè, se l'emigrazione raggiungerà )a cifra di 50.000 unità, come· pare sia nei piani· del Belgio, l'Italia avrà di– ritto ad tin rifornimento annuo di 250 mila tonnellate, che basterebbero a· completare il nostro fabbisogno di carbo– ne. Il contratto. cmi:ie si vede, non manca_ di genialità . .Benc"1è nulla di preciso si possa ancora dire circa la ri– presa della 'nostra emigrazioné, è presumibile che l'accordo italo-belga non rimarrà un fatto isolato. Tutti i paesi che· furono coinvolti nell'immane catastrofe del 1939-1945, han- 110 urgente bisogno di ricostruire la loro ecopomia, e per questo occorre del lavoro, molto lavoro. Inoltre, questa se– conda guerra mondiale, come già quella del ·1914-18; ha ulteriormente accelerato il processo di industrializzazione dei paesi d'oltre mare, in modo che 'è da prevedersi l'apertura di nuovi sbocchi per il lavoro italiano in Asia ed in Afric ca, che sostituiranno i. vecchi. Le ·nostre maestranze edili erano già penetrate in Cina prima dello scoppio della guer– ra, mentre nell'Africa centrale e meridionale i gruppi di avaJJguardia vi si trovano già. da decenni. Le incognite so· no -tali che p9trebbe anche verificarsi• il fatto che tra qual– che anno noi dovessimo lamentare la mancanza de)la ma– no d'opera necessaria al nostro fabbisogno interno. per ef– fetto dell'emigrazione. In queste condizioni c'è, a parer rto· · stra, una cosa snla da fare: tracciare un ç_hiaro program– ma di politica dell'emigrazione, utilizzando l'esperienza del passato, e attrezzarci· in modo da: eseguirlo pienamente. Non staremo a ripetere quali sono i doveri civili e mo– rali di uno Stato che rispetta la 1.ibertà e la dignità dei pro– pri amministrati. lri' un paese· libero ogni cittadino deve ,es– sere libero di cercare il proprio bene dove lo trova, senza "che nessuna ragion di Stato glielo impediscà. 'Sotto questo · ·riguardo l'accordo italo-belga è ineccepibile, perchè mèntre no,n obbliga riessun cittadino italiano ad arruolarsi nelle squa-" dre che vanno a lavorare nel Belgio, ovvia al pericolo che il reclutamento della mano d'opera italiana venga fatto, pa– lesemente o clandestinamente, da ingaggiatori mercenari, come avveniva quando lo Stato si disinteressava dei. mo– •vimenti migratori. ·Però, se lo Stato fosse lasciato solò a facilitare l'incontro della domanda e dell'offerta di lavoro sul piano internazionale, ci sarebbe da temere che gli ope– _rai po'tessero essere mandati all'estero in .funzione di cru- BibliòtecaGino Bianco miri, di abbassa-salari, o. ·comunque senza il. gradimente dei lavoratori belgi_ Ma nella fattispecie, ogni ·pericolo di questo genere è da considerarsi escluso, poichè il contratt• è stato stipulato in pieno accordo con la Confederazione - Generale Italiana del Lavoro. Dunque, allo stato delle ·cose. nella Repubblica italiana non vi sono questioni di principio da risolvere per ciò che concerne l'assistenza, agli emigranti. Vi sono invece degli organi da svecchiare e delle riforme da introdurre nell'ap· parato burocratico dei servizi dell'emigrazione per renderle più--idoneo all'ufficio che è chiamato a compiere, Come i noto, in virtù della legge del 1901 i servizi dell'emigrazione sono concentrati nel Commissariato, il quale è posto allo dipendenze del Ministero degli Affari Esteri. Ora pare a taluni che sarebbe più logico porre tutti i servizi dell'emi– grazione alle dipendenze del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Tale desiderio è nettamente espresse da « Vo!CeRe pubblicana» del 4 agosto 1946, ,la quale scri– ve che « ·per dare nelle condizioni attuali nuova vita ed un'efficienza effettiva all'azione degli organi che dovranne essere preposti all'attuazione della nuova. politica emigra– toria dell'Italia, non vi è che una soluzione possibile. Gli òrgani preposti all'attuazione ed alla disciplina dell'emigra· zione ·e del lavorò italiano all'estero dovra,;mo, essere sot– tratti, alla Amministrazione degli Affari Esteri e diventare parte integrante del Ministero del Lavoro. mediante la co– stituzione, presso tale ministero, di un Sottosegretariato del lavoro italiano all'estero>. Tale organizzazione :__ aggiunge il giornale roma·no - è resa necessaria dalle mutate condizioni interne e dalle nuove necessità internazionali. L'Ammipistrazionè degli Af; fari Esteri dovrebbe ricevere le p.ratiche già istruite,· per chè possa utilizzarne le conclusioni nell'arte difficile del ne– goziato. E" statò costituito il Ministero del Commerciq E– stero che penserà alla nostra espansione commerciale e .in· dustriale. Al· Dicastero degli Esteri rimane la direzione del negoziato· commerciale. Il Sottosegretariato ·degli italiani: . all'estero non ha ragione di essere. I futuri « Addetti 9el Lavoro» dovranno esplicare la loro attività sotto la diret– tiva delle nostre rappresentanze diplomatico-consolari, ma dovranno essere anche inquadrati organicamente tra il per- , senale del Ministero del Lavoro,èhe è il solo ente in grade di, affrontare il· problema della nostra emigrazione. .« La scelta del personale dovrà essere fatta con criteri nuovi, pèrchè è una buroèrazia nuova che bisogna 'creare trae11- , dola dalle Org;inizzazioni operaie. Quelli. che erano i com· piti dell'ex Commissariato Generale dell'emigrazione, de– vrebbero passare alle organizzazioni operaie, ·sotto la sorve-– glianza e la direzione del Ministero del Lavpro, il _solo e11· te atto a costituire gli stati maggiori necessari per la ·futu· ra politica del )ayoro, di qua· e di là della ·nostra frontiera». Chi scrive non è del parere di conservare indefinitamen· · te due distinti Ministeri del Commercio. uno pèr !~Interne e l'altro per l'Estero, come sembra desiderare « Voce R,e– pubblvcana »; ma sulla questione di fondo è d'accordo cen l'articolista di « V o,ce Reipu~b/icooa >, cittadino Guarinoai. Il trasferimento dei, servizi detl'emigrazionè dal Ministtre ·degli Affari Esteri al ministero del Lavoro è reclamato dal fatto-stesso che oggi il lavoro ha un suo proprio ministere. E' naturale cfie cinquant'anni fa l'assistenza all'emigra..· zione apparisse di 'esclusiva competenza del Ministero de– gli Esteri. Si trattava allora, più che al\ro, di proteggere i lavoratori che espatriav.ario di loro iniziativa, in cerca !ili miglior fortuna, impedendo che· venissero tratti in inganne con .falsi .miraggi dagli impresari del reclutamento, sot• tràendoli alle· tagliole degli, armatori, dei vettori, dei )e– çandieri e dei' parassiti d'ogni specie. Quest'opera "dì poli– zia rientrava precisamel)te nelle mansioni del ministero, cui . spetta di concedere i passaporti. di tutelare gli i,nteressi di tutti i -nazionali espatriati, vietando all'occorrenza l'emigra· zione - come, qualche volta ha dovuto fare - in quei paesi in cui 1-;ivita. gli averi, la salute dei nazionali corrono gra· vi perh;oli. Ma oggi, le cose sono molto <iambiate. E' M lavoro che ha;impàrato ad autoproteggersi, intre<1GÌandore– lazioni sempre più strette, cancellando le differenze tra paese e paese. Fu tempo in cui, ad esempio, in molti ,paesi– i nostri lavoratori venivano eselusi dal beneficio dell'assicu– razione contro gli infortuni sul lavoro, cosicchè, in conse– guenza dt questa distinzione, erano costretti contro la loH volontà a fungére da abba§sa-salari. Ora queste disparità se– no scomparse grazie ai trattati di lavoro stipulati coi pae· si esteri. Ma non è qui tutto. Non sar.ehbe possibile, per ra· gioni 'di concorrenza industriale, sviluppare in un dato pae– se la legislazione protettiva del lavoro se tutti gli alt~i non facessero nulla in tal senso ; ecco quindi la necessità delle convenzioni internazionali .. Oggi si· contano già a de– cine le convenzioni ititernazionali per la protezione e l'as'- •

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