Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 19 - 15 ottobre 1946

• camcA SOCIALE 307 f?if<'>~!'.li_a~o e prep<!,ria~o ~ portare in tut~i i mo.di P,OSstbfh il mostro con~nbuto àlla loro soluzione. Na– tur,,tlmènte aoa crediamo che in questo possa esau- - rirsi il nostro compito di socialisti e di italiani. Que– st!1 è un'azione diretta solo a impedire che si possa far .tornare if Paese ii;i posizioni che speravan'o di a– ver superato per sempre. Ma quando saremo riusci– ti ad evitare questo pericolò, _dobbiamo riprendère il nostro cammino verso ulteriori sviluppi delle istitu– zioni democratiche; anzi dobbiamo considerare'·que– sti sviluppi come il fattore più efficace del loro con– solidàmento. La nostra moz10ne indica tre essen- ziali forme, di questo sviluppo : · · 1) una riforma organica e radicale del sistema tributario per cui esso possa divenire un mezzo per eliminare le più stridenti,ingiustizie nella distribuzio– ne della ricchezza; : 2) una riforma dell'ordinamento scolastico che, distruggendo l'analfabetismo e aprendo a tutti l'ac– cesso ai gradi più elevati di studio e alle funzioni più eminenti della vita sociale, determini il superamento delle vecchie oligarchie e un rinnovamento continuo e· benefico delle. classi dirigenti: . 3) una riforma nellc1-direzione dell'apparato pro– duttivo, alla quale sian chiamate a partecipare tutte le categorie che partecipano alla produzione, sia per abilitare la classe operaia alle responsàbilità della ge– stione, sia per assicurare che in qu,esta prevalga, so-· pra J?egoismo padronale, la -considerazione del pub- blico interesse. · Coronament,o di questa azione .dev'essere l'attua– zione di quelle forme di soè{alizzazione che sono pos– sibili sin d'ora, secondo la dimostrazione dataci dal– l'èsperi'enza di altri Paesi. Anche in questo ca~po ci siamo. lasciati sfuggire le possibilità ché ci si offriva– no all'indomani della liberazione. Quell'I.R.I. che il fascismo cercò di potenziare al massimo grado perchè ,fosse strumento con cui la dittatura potesse dominare la vita economica del Paese, se noi avessimo avuto la prontezza di conquistarlo nel momento in cui le resistenze capitalistiche e reazionarie non si erano \. · ancora organizzate, potrebbe oggi essere, opportuna– mente sfrondato da tutte le sovrastrutture burocra– J:iche, uno strumento validissimo dì trapasso da una ·gestione privata ad una gestione còllettiva di molte aziende produttive. Non è difficile prevedere che in questo program– ma di sviluppo progressivo del_leistituzioni democra– tiche noi· dovremo lottare con le resistenze di una parte notevole della Democrazia c:ri-stiana; che per la sua composizione anfibia ·è costretta a tenere ir piede irt due staffe.,Noi abbiamo il diritto di esigere che essa esca fuori dall'incertezza .e mostri il suo ve– ro volt6 ..Se vuol essere « partito di massa ». deve sa 0 ' pere emancip_arsi da ogni vincolo di _gerarchie e di confessionalismi, da ogni ispirazione di poteri estra– nei e... stranieri; deve saper attuare qllelle riforme senza cui la liberazione del proletariato dalla sogge– zione economica e morale in cui vive non è possibile. Il problema nveridimvale. Nel convegno di Roma abbiamò anche discusso del problema meridionale, sul quale dalle nostre colonne abbia'mo già da tempo richiamato l'attenzione dei no– stri' compagni. Utili cose sono state dette intorno a · questo problema, che è vitale non· solo per il Mezzo– giorno, ma per tutta la nazione ..Anche di questo non hanno mostrato di rendersi conto coloro che hanno tenuto sin qui la direzione del nostro Partito; non hanno sentito cioè il compito che çi spetta, se voglia-' ibliotecaGino.Bianco mo liberarci da una catena c;he,fintanto che non sia spezzata; tiene inesorabilmente in basso 'l livello de)J~ 'vita economica e morale dell'Italia. D'el problema me– ridionale il Convegno ha. deliberato che si tratti ip altro apposito convegno che dovrà essere indetto e preparato dai nostri amici del gruppo napoletano e al quale saranno chiamati a portare la loro éollabo– razione i rappresentanti anche di altri partiti, che si , propongano, e0me noi, di risolvere -il problema meri– dionale sulle direttive di una democrazia integrale. I nostri rapp'Orticol Partito Comunistà. ' II convegno non poteva naturalmente non entrare a discutere dei rapporti del Partito Socialista con gli altri Partiti e del patto di unità d'azione che lo lega al Partito Comunista. Qu'ello che esso ha dichiarato di volere risulta evidente dalla mozione votata. Era facile immaginare che la nostra deliberazione .non sarebbe piaciuta a'i comunisti nè a coloro che all'a~cordo coi comunisti sono disposti a sacrificare ogni possibilità di azione effettiva ed autonoma del nostro Partito. Ma noi non sappiamo in quale altro mo~o che non sia quello indicato da· noi si possa u– scii-e dall'equivoco in cui siamo rimasti sin qui. Come si _èattuato sinora il patto, di. unità di azione? Quali sono le agitazioni, i problemi, le forme diazione pei;– cui esso ha dimostrato la sua effic.ienza? Su molti problemi che sì sorio dibattuti recentemente e che concernono vitali è urgenti interessi del proletariato, sui quali non è quindi possibile l'agnosticismo· e l'i– nerzia del nos,tro Partito, comunisti e socialisti si so– no trovati in reciso disaccordo : sul problema, ad e– sempio, se fosse utile un'agitazione per l'aumento dei salari o non fosse d;i.temere che un tale aumen– to generasse più alto inasprimento dei préz~i ; sul _ problema tributario, per citare uri altro esempio, ri– sp~tto a cui i nostri compagni che sono al Governo hanrto respinto le proposte del Ministro Scoccimar– ro. Superfluo poi ricordare il contegno tenuto dai co- · munisti di fronté alla domanda, avanzàta dai nostri compagni durante le trattative per la formazione del Governo, che fosse salvaguardat;r la laicità della scuola contro ogni inframmette,nza confessionale; e ancor più superfluo è ricordare il profondo dissenso fra socialisti e comunistì in materia di politica estera. Questi _episodi di'mostrano quindi che i due partiti sono guidati su molte questioni da principi e da con– vinzioni diverse, sicchè una generica intesa a priori non è possibile. I comunisti, che sono più attivi e che, · come ha fatto afiche rilevare nel convegno di Roma il compagno Saragat, hanno un senso della loro mis– sione assai più forte che non abbiamo noi (o ch:e, -almeno, non ha la Direzione del nostro, Partito), han– no superato la difficoltà derivante da questi .frequen– ti disaccordi che li dividono da ·noi, svolgendo auto– nomamente la propria azione, senza nessun tentativo di intesa, senza preoccuparsi di quello che noi pote– vamo pensare e volere. E, dal loro punto di vista, hanno ·fatto bene; ma hanno con ciò stesso dimo– strato l'inconsistenza del patto di unità d'-iizione.Noi, invece,· o siamo rimasti inerti per r:iond_ari spettacolo. di azioni discordanti dei due partiti proletari, o ci siamo messi al rimorchio del Partito Comunist<1-con– tro le nostre convinzioni e, naturalmente, senza fede nella bontà dell'a;6one che svolgevamo. E' possibile continuare per questa via?- Ecco perchè noi propugnamo di stabilire in modo diverso i rapporti fra i due partiti. Essi debbono as– sumere l'impegno di co.nsulta,rsi reciprocamente pri-

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