Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 18 - 15 settembre 1946

CRITICA SOCIALE 295 campagna, ànzi rifugge dal viv~rci, e preferisce, invece, ahi– tue ·,in paese, ·ih grossi borghi- maleolenti, \.ontano dalla terra che egli deve coltivare.? Eg,li non vuole abitare nella campagna ,deserta e desolata•, perchè il pè,ricolo de)la mala– ria ne lo allontana, perchè laggiù la vita è quasi selvaggia; ma, anche se tali condizioni sfavorevoli' non esistessero, egli non potrebbe rimanere, in campag.na, perchè · il paese è i-1 centro dei suoi affari: qui è il. mercato di lavoro, dove viene a ricercarlo chiunque ha bisogno delle· sue braccia; qui è la sua bottega, ed egli non può restarnè lontano. Gl'avi ,-iperc11,Ssionii. Finora abbiamo· discorsò di qualcuna delle -condizioni sta– verevoli del contad.ino, proprietario di una minuscola azien– da, considerandola in rapporto alla sua persona. Più gravi le ripercussioni di quelle çondizi.oni sull.a sua proprietà, ossia, in ultima istanza, sulla società in mezze alla !JUale.egli vi– ve. Da gente pove~a non. può aspettarsi che una coltura po– vera. Vi è di peggio, il. contadino minuscolo proprietario, a,n– che se ne avesse i mezzi pecuniari, non piglierebbè in af– fitto ·nè aratrici, ne trebbiatric·i, nè trattrici, perchè; ·data la· piccpla rendita che la te;i;r. gli porge, non troverebbe con– veniente, dal punto di vista economico, ·usarne. Nè, se le pi– g-liasse, potrel)be adoperarle, perchè gli mancherebbe lo ·spazio necessa•rio, e con 'lui -noh possono adoperarle i suoi vicini in pari condizioni, perc:fiè il terreno è attraversato, in– g-ombrato, ostacolato dai viottoli, dalle siepi, dal pietrame, che segnano i rabbiosi confini di quelle miserande proprie– tà: Analogamente, l'angustia del. bocc<me di terra, che il contadino p.ossiede, non g)i permette di compiere la ma~ g-ior parte di quei lavori di irrigazione e di preparazìonc Jel suolo che una coltura appena ·appena mediocre richiede. Pu contro, il suo sovrano diritto di proprietà può autori,:. zsrlo a ,n.onpermettere ·che li compiano i suoi vicini, se per far ciò occorra iacerare qualche lembo del suo· ·breve len· zuolo 'di' terra. E se; puta caso, a lui è· toecata ,la fortuna di disporre df un filo d'acqua che traversi il suo podere, egli può ben opporsi a che i suoi vicini ne usufruiscano, o dia• no mano ad alquanto più vasti lavori di irrigazione che ab· biano a gravare il suo te'ì-reno di ;nuove spese. · Non diverse ·sono le sorti della coltivazione nel· caso d1 piccoli· proprietari; i quali non vivono rieanche in paese, ma soggiornano -in provincie lontane, quali impiegati dèllo Sta· to o quali liberi professionisti. N'on diversa la sorte che Méca alle terre. dei. medi o grandi proprietari assentP,isti, possessori di poch.i o molti poderi di piccole dimensioni, sr,arsi qua e là. Gli-uni e gli altri dànno ·1e loro terre in fitte, o a mezzadria, ·paghi ,di ricavarne qualche frutto o tfn po' di da,naro. , E ·si comportànò, forse, diversame_nte--·igrandi proprietari, gli stessi latifondisti, possessori d_ivaste estensioni di terre? Contro quanto volgarmente suol credersi, essi non· le. c0Jt1,: vano direttamente, non le fanno coltivare in toto, ma, sal'vo la p~rziòne -tenuta a bosco- o concessa a pascnlo, le <listr,.. bui!cono a spezzoni,' le spezzettano in piccoli lotti,. affidan– doli, anch'essi, a fittavoli o a mezzadri, sì che, in questo ca– so, gli inconvenienti ·e i difetti della minuscola proprietà si ripetono nelle minuscole aziende emerse in tal modo dalla grande pr.oprietà. . . La co'.tivazione, invero, cui dànno -mano fittavoli e ·mezza– dri, è ancora peggiore di quell,i praticata direttamente dai piecoli contadi.ni -proprietari: più insufficiente. più intermit– tente, più svogliata. Perçhè, infatti, dovre):>bero costoro u– sa.-c maggiore diligenza? I fitti, se si tratta di fitti in danaro, sono brevi - due o tre· anni al massimo ~, e il fittavolo 'sa che, dopo questo periodo di tempo, novanta volte su conto. egli dovrà abbandonare la terra, perchè i proprietari ricercano ansiosamente un aumento· di entrata, e 'gÌi aspiran· ti al podere che egli cçltiva crescÒ_nodi r11:1mero col passare dcgli',anni, ossia con l'ingi:ossare. d.ella popola.zione. Per al: tro, anch'egli deve arr0tondare il suo guadagno, esercitando qualche attività complementare, o pigliando in• affitto qual– che altro po' di· terra, là dove è possibile trovarla. magari in località assai distanti, sicchè: il duro lavoro finisce col· supe– rare. materialmente le sue scarse pòssibìlità fisiche.· Di peggi:o è" a dire se ·si tratta di mezzadria. - Il mez– zadro dell'Italia meridionàic: n'on. è un aiiato' borghese CO- Biblioteca·Gino Bìanco me i suoi consorti di alcune zone dell'Italia settentrionale, ma· un povero contadino che preferisce essere mezzadro, an– zichè fittavolo, appunto perchè manca assolutamente di da· naro liquid.o. Ma, si tratti anche della rara avis dì un mez– zadro mediocrem~nte agiato, egli sa che dei prodotti del suolò che coltiva una metà deve andare al padrone. Egli, quindi, si guarderà bene dal dedi~arvi tutte le sue fatiche, perchè l'aumento del prodotto netto, che egli in tal modo- _ . sarà riuscito a ricavare, dovrà alla fine,ciividerlo con l'ozio' so e odiato propr-ietàiio. Per alt~o,· nel nost~o Mezzogiorno anche i contratti di mezzadria. oltre che brevi,. non sono sem– pre patti di vera eguaglianza: o il contadino pùò contare soltanto su alcune produzioni - i cereali -, mentre il pro-· prietario si -è riservato i più redditizi frutti· de.gli alberi, o, se si tratta di térreni irrigui. deve versarè, non la metà, ma i 2/3 -del prodotto, Superfluo aggiungere che questa sfavo– revole condizione ·porta a_dèlle frodi. che danneggiano a un tempo e il proprietario e la colturà del suolo. Anche, dunque, nelle medie e grandi proprietà, sparse o continue, la coltivazione può· essere assai insoddisfacente. Ma nell'Italia meridionale e nellé isole i gironi del male sono m1 .. merosi, e si può discendere sempre ·più in basso. In certi ca– si i rapporti •di fitto o di mezzadria, fra proprietario e fitta– volo o mczzadrci, non ·sono diretti. Vi è di mezzo la figura di un intermediario: il grosso affittuario, il gabellato, per usare ·una denominazione corrente, e aborrita, in Sicilia. .Questi si ·o):>bligaa corrispondere al proprietario un deter– minato com1>ensoannuo, o in danaro o in' natura o, più di consueto,. nell'una ~ nell'altra forma insieme, ,Ma egli non è un· produttore; è uno sp·eculatote sulla pro· duzione 'della terra .altrui. Egli, a sua ·volta, fa subaffitta. Se i fitti fossero luqghi; se codesti intermediari fossero gente danai:osa; se fossero. animati da sano spiritò capitàlistlco, il loro intervento potrebbe essere benefico, come, entro certi li– miti, o fu per l'agricoltore della Francia. alla -vigilia della G,rande· Rivoluzione·; la terra avrebbe quelFalimento che non ·può sperare di ricevere per altra via. Ma i gabello,ti son.o· dei benestanti mediocri, avari, ingordi, ignoranti, e. poichè anche su· di loro· pende la spa~a di i:;!,emocle_della brevità . dei fitti,. codesto. pe_rico)o li rende scarsamente inclini a in– vestire nella terrà il ,proprio denaro: Frattanto sono venuti a gravare sulla produzi.one, non solo due, ma tre categorie di persone, tutte decise (o. for-zatè) a- ritrarne· il massimo utile col minimo di lavoro,· di cure, di spese. I resu!tati di . siffatta situazione è possi_bile ri-levarli, specialmente nel La• ziò e nelle isole. - CORRADOBARBAGALL9 (Continua) L' autonomia .regiori.~le ed il Mezzogiorno d'Italia «-La questione meridionale è di quelle che ritornano e ri~. « torneranno ad ogni terremoto o eruzione vulcanica, o pe- « stilenza o massacro od altre .calamità .dovute alla natura o «.agli uomini»: così scriveva Arcangelo Ghisleri 40 anni fa; ma le sue parç>l'econsérvano tuttora un eccezionale sapore di. attualità. Anche· oggi è occorsa una guerra, che, combat– tuta sul nostro suolo, ha. tenuto per poco meno di du.e,anni divise dalle regioni settentrionali quelle meridionali, in• una - situazione di spaventosa penuria di ogni pur modestq ogget· ' to necessario ;illa vita civile; è occorsa, in ultimo, la minac-_ eia (sia pure esagerata da gazzettieri venduti) di upa con· tra-rivoluzione monarchica dopo il 2 giugno, perchè la vec– chia, ma sempre viva, questione fosse di nuovò in voga nei discorsi e negli se.ritti degli uomini politici. Sarà tutto pèr il meglio se questo ritorno 'flon avrà la mutevolezza e la breve dur_ata proprie .della moda. . . . . Le -alternative di improv:visi entusiasmi e di lunghi oblii, con cui i ceti economicamente e politicamenfe dirigenti la vita. italiana si sono comport,iti nei. confronti del problema, rapppresentano addiri'ttura un· aspetto, e, forse uno dei più gravi sintomi, di esso. Il fatto che esso permane insoluto dal– la unificazione d'Italia· (poichè già allora se. :ne parlava), .e che si è aggravato nel frattempo, denunzia la frammentarie– tà dei rimedii, presi fino ad oggi senza· aléun piano organicò, sotto la _spinta occasionale di cataclismi o sconvolgimenti SQ– ciali ; dimost,ra inoltre là formidabile inconwrensione della classe dominante, e caratterizza la complessità del problema

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