Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 17 - 1 settembre 1946

268 CRITICA SOCIALE. to deciso dal Congresso e non si può riproporre ad ogni istante. Abbiamo altro da fare e da pen_sare per la difesa degli interessi di eh.i, lavora. e, qumdi, del Paese. Ma, stando ai fatti, che son quelli che contano, dobbiamo ricordare che, durante la crisi, soltanto i rappresentanti socialisti dimostrarono ancora una volta, e purtroppo vanamente e purtroppo senza a~– cuna reciprocità, osservanza al patto d'azione e soli– darietà con i comunisti. Mentre noi infatti, volemmo ,che essi avessero qua:t– tro ministeri' e non tre soli, come appariva giusto in base ai -risultati elettorali, essi, -rimasero come osser– vatori passivi nella d-isputa tra socialisti e democri– stiani per il Ministero degli Interni, e in Juogo di ap– poggiare l'atteggiamento nostro circa il Ministero del: ,Ja Pubblica Istruzione, dichiararono apertamente dr disinteressarsi, di esso! .Che dire, poi, delle altre accuse_, o piuttosto de! meschini pettegolezzi che malignamente sono stah .diffusi, anche per opèra di giornal~coli, secondo _i quali le trattative sarebbero state condotte esclusi– vamente d~ compagni cosidetti di « destra »? La v~– rità è -che, insieme a -Lombardo, D'Aragona e De M1~ cheli, trattò anche Lombardi e, in una prima fase, anche Pertini. La verità è che l'intervento personale di Nenni, attraverso i suoi diretti colloqui con De ,Gasperi e altrimenti, fu continuo (1). Ma, poi, come i– gnorare e sottacere che il Gruppo Parlamentare e i suol delegati furono invesfiti della crisi dopo che per ._quindi e giorni la Direzione del Partito, ed essa sola, .aveva a mezzo di- Nenni e di altri, trattato con De Gaspe'ri e con i vari partiti designando i nomi dei ministri socialisti e stabilendo, perfino, ~-dicasteri da assegnare ad essi? Sì la questione, pr-o forma, (e quale canzonatura di r'orma !) fw ·poi, a cose manipo– late e .fatte, portata al Gruppo, proprio in una seduta in cui erano presenti- esattamente quindi-ci deputati;_ ma che sottospecie di democrazia è mai ·questa? · C'è chi ricorda che a tale seduta il -compagno Co;r– sì, rilevando gli accordi già stabi_liti dalla_ Dire~!one, protestò parlando apertamente dr farsa c1rca 1 mve– stitura che ora si ·diceva d-i voler dare al Gruppo, e ,richiamando chi dì dovere ad un minimo di serietà e di rispetto verso 1 parlamentari socialisti. Ma c'è di più, e pare incredibile. Tutta l'azione socialista, durante le trattative « ufficiai-i » con De Gasperi e ,con gli altri partiti, risentì degli anteriori atteggia– menti personali assunti da alcuni « capi » o sedicenti ,capi. Infatti prima ancora che la crisi fossè aperta si era già parlatq di rinunziare agli Intern~, di neces– sità ,di avere gli Esteri•. di una certa f)-residenza del– f assemblea poi andata a male, Ebbene, non è questa la democrazia per la quale abbiamo combattuto, nè quella -che il nostro Partito So-eialista deve e vuole pratica-re. Bisogna finirla. Bisogna cambiare strada, rispettare veramente il Par– tito, i suoi rappresentanti politici eletti dal popolo- e 'dai lavoratori, e attuare le forme parlamentari -e de– mocratiche innanzi tutto in casa nostra. UnOIdi no-i . ' La malafede di un foglio che. si intito,la « 0:>m'p-iti nuovf » è arrivata a scriv~r e quanto s,egu.e: « Chi ha ac,cetlato sen.za rivo-ltarsi, sen.za nemmeno ais.cutel'le, la pr.etesa di De. Gasperi d11 i,nJ1 1 1care lui il rappri,s,e-nfante so.ciralisfa al 'minJÌ'ste.rodegli- In~ermi, sia pure. nella persooo dell'egregi-o compagno On. Corsi?». Ebbene, la veritò., inve,oe, è che. il nostro G.rupp'f> Pal'llame,ntare, -von apposita votazione·, a grande· m<ig– gioranw , designò esso il compa.g,11;0 Corsi -a talte1 1in– cari.co. (1) A questo proposito, scriveva « Il do,nani », organo della Ped. Modenese del nostro Partito, in una corrispondenza del– l'On·. Mario Merighi: « Tanto più che si va facendo sempre ,più .persuasiva l'ipotesj che la situazione fosse già compro– messa in partenza e che approcci preventivi dei maggiori uo 0 mini politici abbiano pes·ato di più che la volontà ed i pro– positi espressi dnlla Direzione, e soprattutto, dal Gruppo ». Si a~giunga, che l'insistenza di De Gasperi nel non voler assolutamente cedere sul Ministero degli Interni, mentre ci of– friva còntlnuamente quello degli Esteri, spiega quali fossero .Je sue intenzioni e la sua .sicurezza che il Gmppo avre):,be fini- to -col mollare. (N. d. R.). -· · BibliotecaGino Bianco Improntitudine L'« Unità» ha iniziato apertamente la lotta con– tro il Partito Socialista. Dopo gli inammissibili in– terventi di Togliatti nella vita interna del nostro Partito, del quale, a suo parere, ! _co_mu_nistidoyreb– bero combatter-e la tendenza antlfus1omsta, ecco un articolo editoriale -che diffama il « riformismo ita– liano». I suoi seguaci, secondo ~l poco brillante ed originale scrittore. volevano andare al J?Otere. i!1 un qualsivoglia governo, _nell'inte~esse dell a~mm~stra– zfone delle poste e dei telegrafi, ma non s1 decisero mai a farlo pe,r paura dei rivoluzionari, che (la lo– gica della s-crittore è pari ·alla sua fedeltà storica) pur volevano mettere al bando. !,eggevan-o 1 i -rifor– misti, ·penosi discorsi -e facevano della tecmca, men– tre il problema ·-era tutto politico. Allorchè co~pr~– sero ciò e vollero dare una suprema battagha, al manganello fas-cista era già grosso. Si tratta dunque di impotenti dichiarati, anche quando tentarono un tradimento. Perciò, sempre 1 riformisti, si intende, sono acidi verso i « ragazzacci » comunisti, i quali sarebbero « gente nuova e dl!lcisa », la quale ha tro– v ato ra propria sfr<J.dae SleJ l' ç aperta c·on [ntelll– g, en.za e forza, faceir11d o cedere a-1su,o p,r.opos1to au– d ace i l fiG!IIJad -avv.em, ente· della rea~tà. Letteratura, l ingu aggio immaginoso, -come vedete, oltre che profondità politica e sociale. In virtù di tale' vittoria « sul fianco avvenente della -realtà» i co– munisti « sono stafi al goveriw e vi si sono fatti co– nosC'ere e rispettare crune: uomini di Stato ». Altro che amministrazione delle poste e telegrafi, cara -ai riformisti, •com~ ripete con tanto spirito l'editoriale dell'Unilà. Uomini di .Stato, non impotenti. Certo. Quel capolavoro giuridico e morale che è la recen– te amnistia sta a dimostrarlo. La farsa e la beffa per cui in ogni comune <italiano -riappaiono i peggiori fascisti -e, pe-r le leggi promulgate, debbono ess·ere riassunU negli uffici, mentre molti riformisti, cac– ciati, dal 1922 in poi dagli impieghi -e da ogni at– tività lavorativa, non riescono a riprendere il loro. posto o a ricevere un qualche indennizzo, è un'al– tra conferma. -Ma l'improntitudine supera ogni audacia. Ma-~ l'' è parlato con tanta disinvoltura di corda in casa dell'impiccato. Lo sviluppo; sempre più importan– te, d~lla « corrente riformista » avr:_ebbe determina– ta la « ri'dUJZionederta forza elettorale .dei due par– titi' » ecc. -ecc. E, ancora, leggete, leggete: « è ri-s,pun– tato il rifo•Nniism.o. l'eff.icacia dello schiera.mento po– liti'c'o die'i lavoMtori è -diJmÌlnuifo. Gli imp,otenti, co– loro che· nel passato alla ·i'mpoteiniza ed alla irrsuffi– cie111Za ,con:dannianono tutto 'il movimento operui-0, hQIIl)IllO riipres,o,ad <e!S<er1citare l funzione •loro». In uno degli ultimi congressi socialisti, prima delle s-cissioni provocate dai precursori di questi critici settari che àlfine si svelano, mentre il fasci– smo avanzava, Filippo Turati ammonì per sempre i precursori e gli •ep igoni: « se usciirete. salvi dalla rea– zione che av.re.te provo.cala e se vorrete far1i qual– e/te cosa chei sia v,e,ramen~e rivoluzionaria, qualche cos:a che rimanga -rome elemento, di s-0:cie-tàuuo-va, voi sarete forzati·, a vostro 'dispetto, ma lo fa.r1e:.te coin co-n:villl!Zione, perchè siete• on,esti, a riperc:.o,rrere com-. pJ-e-romente la lljOfStnavia, la via d-ei social-tr<Niitori di una volta, e dovrete. farlo, perchè :essa è la via .del s1oicial11smo, che è i•l s-0,lo immortale, N so110 nudeo vUale che1rimane do1po qu·este·nostre, d-i-atribe ». I comunisti italiani, i quali allora di-cevano che due sole vie, erano possibili - la dittatura ·r-ascista o la dittatura -comunista - sono divenuti democra– tici,. hanno collaborato da Salerno a Roma, fino al– l'ultima -crisi, con i partiti borghesi, hanno dichia– rato inattuale e da evitarsi (noi non abbiamo mai detto nulla di simHe) la lotta di classe: e ora parla– no e confidano nella « forza elettorale ».· Ed -altro o– mettiamo. per carità verso il partito « fratello », coo me lo scrittor:e sull'impotenza qualifica il nostro, nel– ratto in cui agisce come Caino. Ma gli « dmpotenti » sono stati vendicati, se le pa– role -di Turati spno vere e se è nella memoria e nel giudizio di tutti il « revisionismo » cosf detto ideolo– gico, ma moltd pratico ed eziandio pacchiano, at– tuato da tre anni a questa parte da consim!li nostri critici, Mai « riformismo » più grossolano, che non inganna nessuno, fu prati-cato.

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