Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 17 - 1 settembre 1946
274 CRITICA SOCIALE quale converrà prendere decisioni che non ammettono dila– zioni ; quella finanziaria. Il bi!anciQ si profila in un pauroso disavanzo: bisogna provvedere subito. Se.nonchè, a nostro avviso, in materia finanziaria, provve– dere significa riformare. Ora, se in tutti i campi è oppor– tuno, anzi necessario, che. in mancanza di una pubblica di– scussione in una Assemblea Legislativa, i problemi destina– ti ad essere regolati dalla legge siano discussi dai tecnici, e la loro conoscenza venga diffusa a mezzo della stampa, di riunioni, di conferenze e di comizi, ·ciò diventa ancor più necessario nel campo finanziario, tanto più che mo)ti provvedimenti non possono essere preventivamente fatti co– noscere dal Governo che intende adottarli, perchè la cono– scenza preventiva li renderebbe in gran parte inefficaci ; mén– tre,. d'altra parte, una volta presa la decisione. la critica ben poco può per attenuarne i difetti e gli inconvenienti. E' quindi necessari-o diffondere nella massa la conoscenza di tali problemi, è necessario che i lavoratori prendano dime– stichezza con essi e facciano sentire la loro voce prima che il. governo provveda .. Il Partito Socialista non ha dimenticato il problema fi– ' nanziario ed ha ripetutamente affermato la necessità. di pas– sare progressivamente dalla imposizione indiretta a quella diretta. La questione· merita di, essere approfondita. Perfet.tamente giustificata è l'avversione def Partito So– cialista alle imposte indirette, prima di tutto perchè esse sono per la loro natura proporzionali e non progressive, avendo per oggetto singoli consumi e trapassi senza nessun riguardo alle condizioni di chi li compie; e sono anzi, per molti generi di consumo, invei-sa~ente progressive, inci-. dono cioè in ·proporzione più elevata sui redditi più mode– sti, perchè vi s·ono .generi il cui consumo non può eviden– temente essere proporzionale al reddito e a cui anzi le classi povere sono più rigidamente costrette; perchè non possono ricorrere a costosi surrogati. Oltre che per que– ste ragioni, le imposte indiret~e sono da combattersi anche per motivi etico-s·ociali, perchè sono pagate .senza che i contribuenti' ne abbiano chiara coscienza e quindi impedi- scono !'educazione fiscale dei cittadini. . Quanto alle imposte dirette. p·er cui il problema di una ri– forma si impone, vorremmo indicare quali, secondo noi, sono le imposte dirette ordinarie da conservare e quali quelle da abolire, quali le imposte dirette straordinarie da introdur' re, e perchè. Ma, prima ancora di affrontare questo proble– ma di struttura, che rimandiamo. ad altra volta, c'è una· questione sulla quale vorremmo richiamare subito l'atten.-, zione dei teènici e dei pratici, perchè essa assume ora un carattere di improrogabile urgenza: la questione cioè del– l'accertamento e della riscossione. Le imposte dirette. malgrado il fatto che esse contraddi– cono al primo canone di Adamo Smith, quello della ugua– glianza,· sono sopravvissute a tutte le critiche perchè ri– spondono a .tre canoni fondamentali posti da\ padre della scienza economica: a quello della certezza, a quello della comodità di pagamento, a quello della economia della ri– scossione. E' necessario quindi cercar di riformare il siste-, ma di accertamento e di riscossione. · SI dice che c'è una specie di gerarchia fra i due pro– blemi, e che logicamente prima bisogna stabilire quali so– no le imposte dirette e poi come devono essere esatte. Ma in realtà la riscossiòne non ha nulla a che fare col tipo di imposte dirette adottate; si tratta di un problema auto– nomo, per quale deve essere cercata la migliore soluzione, e soprattutto di un problema che richiede provvedimenti urgenti ed indilazi-onabi.l.i.- Il rapporto fra il reddito nazionale e fa pressione fiscale è discesa· in questi ultimi otto anni• dal 22 al 1o/n all'in– circa. Tanto le imposte dirette' quanto quelle indirette han. no contribuito a provocare -la· riduzione della pressione fi– scale, ma è certo ·che la contrazione è dovuta per la mas· sima parte al deficiente funzionamento del. sistema di riscos– sione delle imposte dirette .. Ne consegue che una riforma del sistema di riscossione, che tolga di mezzo i lamentati inconvenienti anche senza innovare alcunchè al sistema tri– butario, dovrebbe avére per conseguenza almeno il rad– doppio della pressione fiscale, ciò che significa la quasi scomparsa del disavanzo effettivo. Bisogna agire e presto: ne)l'esercizio 1946-47 è previste un disavanzo effettivo di 193 miliardi e tutti sanno quel che valgono queste previsioni; nell'esercizio 1945-46 il disavan. zo. previsto in 200 miliardi circa salì, in sede di consuntivo, a 350 miliardi. Giustificato ci sembra quindi il nostro al· !arme e legittima la richiesta di provveélere, con criteri di imperativa urgenza, a migliorare il sistema di riscossione delle imposte dirette. Quando sì patia di riscossione si Bibliot~ca Gino Bianco comprende in tale _termine-: l'accertamento della base impo– nibile e la riscossione vera e propria dell'imposta. Ora la riscossione delle imposte avviene in Italia in un --odo anche troppo rigido e nulla c'è da osservare in orr posito: il punto dolente è invece quel.lo dell'accertamento della base imponibile. Una seria r iforma in materia di ac– certamento urta contro due ostacoli principali: la deficiente moralità dei contribuenti· e la s carsa sens ibilità morale del personale al quale è affidata !a fun:r.ione 0éll'accertamento. E' certo che. oggi, e non soltanto oggi, in Italia l'e– vasione fiscale non è considerata illecita moralmente; e que– sto stato d'animo non è un apporto solo del fascismo o della guerra mondiale, risale più in là. Tutto il nostro si– stema è basato sulla presunzione che il contribuente ~on dichiari il vero, cori la conseguenza che quella rarçi, avis di contribuente che effettivamente facesse una dichiarazione sincera non sarebbe creduto e correrebbe il rischio di pa– gare somme eccessive. Quale il motivo? •Il contribuente ri– sponde : la eceessiva gravezza -delle aliquote. E' vano ricer– care se furono le alte· aliquote a fomentare le evasioni o le evasioni e provocare la alte 'aliquote: certo è che que– sto è il pretesto sempre addotto dal contribuente che cerca di sfuggire alla i~posizione fiscale: e quel che è peggio è che dai più il pretesto è ammesso ·come va).ida (?'.iustifica– zione morale . Tale gravissimo stato di fatto ha avuto persino il cri– sma di Hna giustificazione da parte del legislatore, che col– pisce meno gravemente quei contribuenti che, per la natu– . ra del loro reddito, non possono nasconderlo. Quindi se si vuol far scomparire questa giustificazione morale dei con– tribuenti, bisogna procedere ad una radicale riduzione del)e aliquote. · D'altra parte lo strumento della riscossione, è pur d'uo– po ammetterlo, non risponde alle neçessità. I funzionari della finanza hanno goduto fino al 1915 di una fama giu– stificata di incorruttìbi,lità. E' venuta poi la guerra mo_ndiale coi facili guadagni. con l'inflazione, a produrre le prime in. crinature; un ventennio di malgoverno fascista h<1-comple– tato l'opera: oggi l'ambiente è in .gran parte inquinato. Mol– te sono le misure che sono state indicàte per risanarlo : au– mento -delle retribuzioni, nuovi concorsi ecc., ma è vano pensare che tali misure possano agire con fulminea rapi– dità: gli effetti saranno percepibili fra una generazione e lo Stato ha bisogno di provvedimenti immediati. Bisogna quind·i togliere ai funzionari la possibilità dr nuo.cere: biso– gna cidè eliminare quei pericoJ.0si strumenti di immoralità che sono il concordato e l'accertamento induttivo. Sl domanderà: è possibile,_in questo grave momento del– la vita finanziaria dello Stato, la riduzione generale delle aliquote, l'abolizione del concordato e dell'accertamento in– duttivo? A nostro avvisò una riforma del genere non solo è possibile, ma è necessaria .ed urgente. RidusPone dk!lle aldquo-te. - E' noto che .-con D. L. L. 17 febbraio _1946n. II, i redditi di Ct. B. e C. I.. , non ancora , sottoposti a revisione, son.o' stati maggiorati. ai fini della iscrizione a ruolo per·l'anno 1946, moltiplicandoli per il coefficiente quattro, salvo conguaglio in esito all'accerta– mento definitivo. Proponiamo di portare il coefficiente, con effetto 1° luglio 1946., da quattro a sedici, e contempora. neamente ai ridurre, ad un quarto tutte le aliquote. Il 0011r • tribuente non sborserebbe un centesimo di più ·di quel che paga, mentre cadrebbe la facile giustificazione delle insop– portabili altezze delle aliauote. Nè crediamo -che in sede ,U accertamente definitivo, data la svalutazione intervenuta .dal 1943 in poi, troppi accertamenti dovranno subire so- stanziali modifiché. · · Abolizione del conc.ordato e dell'aC'lcertamento induttivo. - Per ottenere questo scopo occorre dare ben alti-o peso ed importanza alla denuncia: quindi denuncia annuale uni– ca, obbligatoria, corredata da giuramento, con la indica– zione dei ·criteri di valutazione. In caso di denunce false o reticenti, le pene dovranno essere gravi, anche limitatrici della libertà personale, senza possibilità di condanne condi– zionali. Alla finanza spetterebbe solo il controllo delle di– chiarazioni e la possibilità di inoltrare alle Commissioni quel!e dichiarazioni ·che si ritengano non corrispondenti a verità, indicandone specificatamente i motivi: solo in caso di mancata denunzia dovrebbe essere possibile l'accerta. mento induttivo senza possibilità di concordato. Non dissi– mile dovrebbe essere la procedura di accertamento per gli Enti collettivi tassabili a bilancio, per i quali dovrebbe vi– gere la norma che si presumono conformi a verità i bilan- . ci controllati dà speciali ditte, uffici o società di revisione autori'zzate ed approvate dagli Enti finanziari. Beninteso, per i membri di tali d_itte o uffici che si siano dimostrati
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