Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1946
CRITICA SOCIALE · · 257 privato)> ; quando, dop0 essersi arrogati il titolo di rap– presentanti umici ed infallibili del 111arxism0, si dichia– ra che la proprietà privata ha la sua ragion d'essere; quando, dopo aver boUato a fuoco la -Seconda Juterna– zionale per aver essa abdicato alle sue funzioui iu un'ora iu cui più che mai avrebbe. dovuto esercitade, cioè allo scoppio della guerra del 1914, si procla1iia i1 . disonorante suicidio della Terza Internazionale nel· mo– mento in cui, all0 scoppio della -seconda guerra,· quella totalitaria, da essa si poteva aspettare ~n'azione di classe ~mHìcatrice dei proletari cli tutti i paesi : quando cosi si agisce, si calpesta la diguità e si uccide _la fed~ nei proletari e contadini russi, e 11011 in loro soltanto. E 11011 sarà ancora aSci!,1g-ato 'l'ii~chios~r~ ~ui doc~ri:ienti che decretavano l'aboltz10ue dei vestigi 1deolog1c1 del socialisn1© iu Russia che una nuova « svolta » sarà im– posta aUe sezioni del così detto defuuto Comintern./ Se Marx ba avuto ragione affermando che un'idea,ri– voluzionaria, una volta impadronitasi delle masse, di– venta uu fattoré potentissimo di trasformazione sociale, non è men vero - anzi ile clei:iva come conseguenza logica - che l'asseuza della fede in un ideale ritarda· la realizzazione di esso, anche quando le condizioni og– gettive renderebbero necessaria è<l_ impellente una tra- sformazione. • È questo lo stato d'animo attuale delle masse i1ella maggior parte dei. paesi. Esso viene ad aggiungersi, peggiorandole, alle condizioni create dalla fame, dai lutti, dal terrore e da tutte le sofferenze che il fasci– smo e la guerra hauno fatto subire a centinaia di mi– J.ioni cli esser-i umani. I,a visione d1.e una ~arte di esse aveva ed avrebbe potuto acquistare attraverso la dura espetdenza degli ultimi decenni è offuscata dall 'azio.ni: dei dirigenti russi, che le masse ingenue, assetate di libertà, ancora ritengono rivoluzionari. Ecco perchè è dovere improrogabile di tutti col0ro che hanno a cuore il divenire delle masse avvertirle che ciò d1.e viene daUa Russia non è socialismo, e neppure democraziia. Ciò va detto e ripetuto per risparmiare gravi sconfitte ed amare delusioui, tanto a coloro fra i proletari che appena si affacciano alla ribalta storica, quanto ai molti operai che in buona fede si credono ,e si chiamano comunisti, unioamente perchè ignorano la verità. Elementi di questo genere ce ne possono essere molti. Essi sono digiuni cli ogni nozione del movimento ope– raio; non conosc@no l'essenza del socialismo nè ciò che 1 , al socialismo deve la classe lavoratrice.,- Si sentono at– tratti dal comunismo, perchè in esso vedono il contrap– posto del fascismo; souo in buona fede e non soilo da confondersi coi po1iticanti bolscevichi. L'errore di questi proletari, continua la B., è in pa.rte dovùto al prestigio ,d-8 cui la Russia gode; dopo la vit– toria. Ma l'incentivo che ha .ani,mato i Russi in qu.esta guerra, seb•bene anch'essa _abbia avuto i suoi -martùri ed i suoi .eroi, è stato ben diverso da quello deUrorivo– lu,zione. Ali.ora il coraggi.0 ed il valore era,no frutto di spontaneità e di (1,/1,/,toçiecision.e; O,lfl.;ino. Ora le con-· dizioni esteriori e psicolog1lclve dell' ese1-cito r-ùsso ri– specchiano il ca111Jniinoa ritroso fa.tto da.lla Russia bolscevica. Basti .pensare ai tan.ti , '"cl'Jrtigiani'": scrittori, con·i– positòri, poeti d'occasio1~e. Cii esempi che alèiin.i di co– storo hanno dato cosi:itwiscono "docum,enti'' che diso– norano la nostra :epoca, come la, disonora l'atteggia.- 111.ent'o di ta1-itepersonalità straniere nei confronti della Russia, tanto simile al contegno tenuto dagl-i stessi stra.ti socia-li nei riguardi' deU'Ibalia Jascista. Anche la Russia sovietica È: diventata centro cli attra- ---zione. Tra i pellegrini figuratlo persone quali il Presi– dente della Camera cli Commercio degli ~tati Uniti, l'ambasciatore arcimilionario Davies, apofogista degli infami processi russi, e la signora Chu_rchill, per uon citare che alcuni esponenti cli dò che di più incompa– tibile possa esservi col carattere originario 'della Rivo– luzio11e Russa. Tornano dalla Russia « enhtsiasti » e, come in passato Hell'Italia fascista, 11011vi si imbat– tono in sdope;ranti, n.è vi leggono articoli sovversivi. Tutto è imposto dall'alto.; v'è uila voce sola che ptu· dama e decreta... Con q1Uesta ga,ranzi.a di « pace so– dale » che clomiuava l'Italia dopo ridotto il pQpolo al silenzio, essi, nella loro .ammirazione, attribuivano al « duce » tutte le qualità, che ne facevanp un dittatore B1b1itòltecc1i GlnoiBti~ntc;uis.cono o~a a Stalin' delle qualità e assumono cli fronte a lui atteggiamenti che lo rendono uila vera e propria caricatura. In, un paese il cui popolo s'è alzato in piedi per sraclkare la più ributtante delle malerbe semiuate dalla società di– visa in classi, l'adulazione, il feticismo, l'iclo~atria del « capo·» ha assunto forme e dimensioni aberra11ti. Nep– pHre la paura del ridicolo impone limiti alla cortigia– neria domestica ed « estera » verso il maresciallo-càpo. Però, se è indegno cli esseri umani il voltafaccia ser– vile e vehale delle classi dirigenti e cli chi per esse, nou ·è meno stomachevole il contegno cli quei sovver– sivi che si aggrappano pur essi al carro del vincitore e che pur essi cercano di dimenticare ciò che li rendeva ostili allo Stalinismo. E noa parlo dei comunistt uffi– ciali che 11011 da oggi hanno riimeg.ato ogni dignità ed ogni vestigio di principio, ogni programma, e sono di- ventati la « voce del padrone ». · _ . Spe1ita ai socialisti, ai lavoratori coscienti immuniz– zare le' masse contro questo pericolo. Non. è compito facile. Al fascino del successo si resiste difficilmente. Non è facile andare contro la ·corrente. Ma è questo che l'ora tragica e decisiva richiede dai socialisti: sfi_– clare l'opinione pubblica di oggi per portare domani al trionfo 1 'ideale. Vi sono momenti nella -vita col,lettiva ed individtfale in cui l'essere in pochi e soli costituisce un merito e molto spesso ·richiede eroismo vero e proprio. L' autrtce, che· fu allieva di Antonio Labriòla, ricorda quindi gri sforzi d,ei socialisti italiani prima della guer_ ra 1 , la fede nel P?Polo itaJia~w, ·"vinto ma non do:no",_ cne ella conservo all'estero sempre. Ora, essa dice, i fatti le hanno dato ragione, ora che nessuno oserebbe parlare di inferiorità '.deUe masse italiane dopo la lotta per la libertà e la dignità umane. Gli Italiani or-rn.ai non si appugano 'di parole e di mezze misure. E di questo si 7endono conto tanto gli ainici del socialismo, quanto coloro che ne paventano il trionfo. .Nell'.ora grigia che .attraversiamo, in un'ora in cui il calvario proletario è più cfae mai irto cli spine, ingotµ- 0ro di cadaveri, di roviile, di ciò che chiamavasi civiltà, progresso, conquiste proletarie, _il proletariato ital-ia110, guidato solo c1al1asua coscienza socialista, dal suo indo– mabile slancio verso la realizzazione dell'ideale che l'ha tra,sformato da schiavo in cittadino, che gli ha fatto intravecleFe una società basata sulla solidarietà umana, s11lla giustizia e sull'uguaglianza umana, si avvia verso la propria emancipazione, facilitando così il compito di altri popoli. Anche se io fossi morta prima che questo avesse as– sunto carattere cli evidenza innegabile, sarei morta nella co11sapevolezza d1e ciò che il socialismo ha seminato e coltivato nelle masse italiane non poteva non sopravvi– vere a tutte le bu.rasche, a tutti gli allettamenti, a tutte le sotl'eremze. È ·la forza del carattere, è la visione netta cli dò chè la lotta cli dassè non adulterata dà e potrà dare all'umanità che ha servito e serve ancora cli faro lumiuoso alle masse italiaile. È il soéialismo che Ì'ha açceso nei loro cuori; è il socialismo che ha illuminato le loro menti, che ne ha rinsaldato la coscienza e la dignità personale e cli ·classe nelle masse lavoratrici italiane. Ecco perehè 1 'unko consiglio che ioi mi per– metto cli dare ai socialisti d'Italia è: tornate ad essere voi stessi; date alle generazioni nuove l'insegnamepto e l'esempio cli cui più abbisognano per vivere e lot- tare oggi, per vincere domani. • Il socialismo non è forza brutale nè successo militare o diplomatiéo, nè astuzia nè intrigo. Esso non si rag– giunge attraverso meschine schermaglie da corridoio ilè attraverso i:apitolazioni o voltafaccia vergognosi. Esso è quello che fu inoculato nelle masse itàliane dal sorgere del movimento socialista in Italia : coscienza di classe, solidarietà fattiva cli tutte le ore, dignità, co– raggio, coraggio e coraggio ancora, coraggio non solo . nell'affrontare il nemico e gli ostacoli ch'esso frappone al nostro cammino verso la mèta - ma coraggio anche verso e in noi stessi per esse::re degni artefici della so– cietà del domani che sulle ruine della società odierna deve essere eretta' da mani pulite, con mezz_i degni cli una classe ascendente ... Il socialismo non è bolscevismo. E io chiudo queste pagine scritte còl pensiero rivolto a voi, compagni italiani, co\le parole che sono state la guida della mia vita politica e personale: Sempre con e per ii Socialismo. ANGELICA BALABANOFI 1 ·
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