Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1946

CRI'ff CA SOCIALE 251 lonia/,e interverrà nella discussimie. Per conto nos,tr-0 qui ci limitiamo ad osservare : 1) che se è innegabile che la co1,quìsta romana e la fon– dazione dei grandi Imperi ·di Gen.gis-l~ha:n e di Tamerlano non possono consider<Wsi frutto del capitalisnw, e se &ideve concludere che in aùri tempi altri nwtivi detenninarono fu imprese ooloniali di prìncipi e di popol,i, non si può tuttavia 11,eo-are che tali imprese sono state compiute neDl'età no·stra principal,mente, od esclusivOJ111,mte,per l'accaparramento di meroati d'acquisto deUe ma,terie,prime e, ,in misura minore, di vendita dei prodotti maaiif!}Jturati, o per l'accaparramento di basi nOJVali, o per alt,ri simibi motivi, cioè per obbedire ia 11eoessità che SOll'I> strettamente connesse allo' sviluppo capi– u,listico e rispO'lldono alLe specifiche esigew.ze dei detentori del capitale; , 2) non esoludiauno neppure noi che a11che uno Stato, che abbia attuato un ordin=nto socialista possa tuttavia nutrire mire coloniali. Appunto per questo vogliwmo che allo sfo•rz9 diretto ad wttuan! un regime coUeìtivis.tico nell' ordi,iam,ento dei singoli paesi che pòs&ono considerarsi maturi per questo trapassò sia associato lo sforzo di creare una sponta11ea ,con– cordia e solidarietà di interessi fra i diversi paesi e prop·u– gniamo la creaziO'llle di- una Federazione di Stati. Mit l'argomento è troppo vasto per poter esaurirsi nel breve sparzio di una 11ota. LA CRITICA SOCIALE Nei primi giomi dello scorso luglio si è svoha su due giornali di Roma (Risorgimento Liberale e Avanti!}, a pvo– posito della pace i:il corso, una cortese polemica fra due pubblicisti, liberale l'un-0 (sotto lo pseudonimo di Ridme– ll'O), socil!}ista l'altro (Paolo, '.rveves), sui rapp-0rti fra im– perialismo, ·wciali~mo, ca,pitalisni-0: polemica che sembra rivesti,re un carattere soltant-0 dottrinario, ma in realtà as– sume, nel momento 15Ìorioo· attuale, e più ancora assu!llerà in quello futuro (per quanto sia deprecabile, è inutile na– scondercelo.), un'importanza anche pratica, per quel tanto almeno che le idee poss,on-0 influire sui fatti storid di un'epoca.· · Sfrondata degli elementi non essenziali e spogliata dei suoi riflessi polemici di parte, cioè rtdottà al suo ,111ude,o· sostanziale, la tesi sostenuta dal liberale Ridme~o. è l' equj– valenza, nel presente momento della politi'ca internazionale, fra s,ocìalismo e iinpetialism-0, non sol-O e non tanto pell'Ch~ i due !llassimi campioni dell'imperialismo al tavolo della cosidetta ,pace sono due Stati mondiali rappresentati da g,o– vemi socialisti (Ricimer-0 anzi dice 'esplidtamente: due St'ati socialisti, la comunista Russia e la lahorista lnghilterr.11); quanto, e ben· più, perchè lo Stato socialista, oltirechè fa. talmente condott,o a trasferire sul piano internazionale i principi, i metodi, le finalità che dominano la lotta, di classe a1l'intemo dei singoli Stati, sarebbe s,pint-0 sulla' via del– l'imperialismo aggressivo·, anche più dello Stato borghese ad economia liberale individualista, dalla stessa costituzione intell'na, oon ,le esigenze pi;mificatrici di un'economia socia– lista. Il confronto anzi fra· l'apJ>etit,o territoriale moscovita, che si getta famelico· ,su tanta parte dell'Europa centrale e· sud-orientale, ed il riserb-0 yankee che restituisce l'indi– pendenza alle Filippine, poll'ge occasione a Ricimero, nel controbattere la tesi avversaria, ,per ribadire la ,sua affer– mazione circa la ouperiorità degli Stati socialisti •sui Hberali in materia dì. .. imperialismo aggressivo. La tesi che !il socialista l'reves (previa· distinzione fra Stato socia1ista e Stato a governo socialista; con impli.cito rifiuto guindi, da parte di 1ui, di attribuire carattere socia– lista non solo all'Inghilterra, ma pedino alla Russia) o,p– pone alla tesi di Ricimer-0 è quella (diremo· così) classica del s,o·cialismo internazionale d',ogni scuola e tend'enza, rias– sumibile nell'equivalenza « capitalismo-imperialisnw ?> (« la rapadssima forma di imperialismo ,cui sarebbe legata, se– condo lo scrittoll'e liberale, il wcialismo è proprio al con– trario - scrive il .Treves - l'ultima tri,ncea· •SU cui si batte e si difende il capitalismo, non importa come camuffato e ammantato >Y), Manu,estamente, mentre il primo dei due (a fini, -0,bietta il Treves, dii partito o di scuola) eleva a teoria genocale di « im,~ialismo sooialista ?> in genere e di « pace soCÌ'a– lista » nella fattispecie il fatt-0 -odierno innegabi>le di -governi socialisti (comunista e laborista) che vanno, a gara a chi aHiva primo al tll'aguardo · imperialistico m-01'1diale; il se– condo chiudi! (od almeno tenta di' chiudere) gli occhi sulla vealtà odierna, per vìaffermai:e (-con « t,ooo sincevamente ad- , dolorato l>, d4rà il suo contnd•dittore) l'ideale paci·fista ed antiimperia1ista del wciafosmo, .. , Del « sodalism-0 scritto nei Hhri », commenterà Ricimero; non di quello che si concreta Bibilio~técae Gi~r(t§1à~è~a'1ismo di questo se- con·d-0 dopoguerra .tanto pi'ù impocialista del primo quanto minore è !il numero· di campioni rimasti in lizza e maggiore la p,osta, da continent;tle europea fattasi mondiale! L'abilità dialettica di Ricimero, come il nostalgico tenta– tivo .di Paolo Treves di chiuder gli o,cchi di fronte a una realtà così diversa dal &ognato i'deale intell'Uazionalista, non ingannano però l'osservatore spregiudicato dei fatti umani, nè sulla natura ,politica nè su quella ideologica del pro– blema che sta alla' radice del dibattito in questione (il pan– slavismo aggressivo): problema politico• contÌill,,g,ente da una parte, posto dalla discesa sull'arena internazionale dd co– losso rusw, nel nuovo più succinto costume comunista in luog-0 di qu~Uo secolare czarista, dopo un tr.ente1mio di troppo comoda (per gli Stati occi,dentali) assenza dalle com– petizioni, mondiali; pro-blema storico inmumente dall'altra parte,· posto dai rappo_.-ti tra .socialismo, ~pitalism-0•, impe– rialismo .. Non è qui il caso di soffermarci sul primo, ,che trova, e più troverà, nei fatti del giorno tuUi i possi·bili elementi per u:q giudizio obiettivo, gradito o sgradito che sia; men– tre noin è forse inutile, anche per. 1e c-0,nseguenze pratiche che da tale giudizio poswn-0 derivare, oltr,eohè per l'orien– tamento p,olitic-0 generale nei rapporti internazionali, richia– mare l,'attenzione sul secondo. Giova a tal fi,ne un'osserva– zione generale, che (cosa st.-a,na per due colti e lucidi in– telletti, come i due contendenti in questione) sembra sfuggire completamente ad ·ambedue: quella ci-0è che non poss,ono esistere rappj}rti effettivi concreti e permanenti frll socia– lismo, capitalismo, imperialismo, per la ragione semplici,s– sima che questi tre te.-mini rappresentano categorie le quah, .se ideologicamente, a filo di logica, possono avere tra loro rapporti fissi ed immutabili, storicamente (cioè- nella reàltà umana) rappres,e,ntano ed hanno sempre rappresentato entità economico,qJolitico-.sociali che si svolgono secondo una legge p.-o-pria vana.bile col variare dell'ambiente geografico e st-o– rico, senza un rapporto necessario e oostante fra di loro. E ciò a prescindere anche dal fatto che i 1 1 socialismo, non meno del lca•pitalismo, assume nella realtà storica una veste _ proteiforme: comunismo·, la.borismo, ,sindacalismo, ecc. ecc. Quanto detto non esclude natull'almente che i S-Ostenitori delle due tesi opposte possano 1trovace, in quella mini.era inesauribile che è la storia., fatti ooncreti, i quali servano a conferma sia d-ell'una che dell'altra; e nof! siano, oosì ten– tati (où in perfetta buona fede, o per passione polemica, o per devozione al piroprio ideale politi,co, o ··per fini di propaganda) ai{ elevare •a leg•ge storica generale i singoli fatti, caratteristici di una data ep,o,ca, d'un dat,o .ambiente, 1 d'un dato clima storico. Nella realtà però, l'imperialismo, come non ha aspettato l'avvento del capitalismo per manifestarsi (si pensi wlo all'imperialismo cinese di migliaia d'anni addietro•, -0/l anche semplicemente a quello romano), così neppure dopo l'av– vento del capitalismo si è legato all'indivi,dualismo eoon-0- mìco e conseguente liberalismo politico più di quello che si leghi oggi al socialismo,: l'imperialismo britannico degli ultimi tre secoli ha servito al fàpitalismo inglese, e se ne è servito, non meno di quello ,che l'i,rmperialismo mo·scovita abbia servito, e se ne sia servito·, l'autocrazia di un paese tutt'altro che capitalistico•, quale era la .Russia dei secoli scorsi. Gli ·esempi storici si potrehhero- tanto moltiplicare e tanto illustrare, che l'insistere ,sarebbe far torto· ai lettori d'una ,rivista di cultura. · Non meno facile sacehbe dimostrare che non vi è mai stata una « pace caipita,lisiica >>( oome, il detta di Paolo 'I're– ves, sarà quella che si va imbastendo, à Parigi), Òome - finora almeno - non si è mai data una << palee socialista », una « paice lib,era/,e » od. una « pace conservatrice >> e così via; ma solo la « pace dei vincitori », quale che sia la veste politi,ca, religiosa, .ide(!lo,gica, horg4ese o i;ocialista; progres– sista o reazionaria, di cui essi vi,ncito,ri per l' occasi,one \auto più ge_neralmente fanno sfogg,io quanto' meglio si presta a mascherare i loro interessi agli o,cchi dei vinti e dei terz.i (informino, per tutte, le paci francesi ddla Rivoluzione e dell'Impero napoleonico). · La ragione di tutto ciò è •che sulla scena storica non agi– scono (oome, per comodità di eloquio e di rappresenta– zione, su quella storiogr.aficaj delle categorie astratte (la· Re- . pubbHca e la Monarchia, il Capitalismo ed il Comu,nism-0, la Bor·ghesia ed il Proleta.-iato, il CattoHcesimo ed il :Prote– stantesimo, la Rivoluzione e la Controrivoluzione o Restau– razione, e via discorrendo), ma degli uomini in carne ed ossa, i quali, più· o meno coscientemente ed adeguatamente, rappresentano le forze sociali concrete ·che cercano• di uti– lizzall'e, per- i lo,r-0 interessi o presunti interessi, la premi– nenza politica all'interno, come la vitt,oria all'-esterno. 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