Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1946

246 CRITICA SOCIALE cli produzione non può evidenteme;nte dimostrare che quella sia l'unica soluzione possibile del problema. Al più tale soluzione può caratterizzare, come effettiva– mente caratterizza, una determinata era della storia eco11omica. Nulla però impedisce che .tale funzione possa abbinarsi al possesso di un altro dei fattori di produ– zione. Nulla vieta pertanto che,· in attesa che il pro– gramma 'Socialista si attui nella sua interezza col pas– saggio della detenzione degli strumenti di produzione dai singoli capitalisti alla comunità, siano i lavoratori, attraverso gli organi da loro scelti, a dirigere la pro– duzione, sia iiel campo meramente tecnologico, si.a in quello che può più propriameute definirsi ·economico. Non mi pare neppure il caso d i far notare come tale sostituzione non porti a nessu.na di ,quelle ca_tastrofiche conseguenze che taluni pav entano od affettano di pa~ ventare. Forse che i lavoratori 11oi1avrebbero pur es·s1 convenienza ad orga1iizzare la produzione in modo da giungere ad una configurazione di costi minimi? Potchè, dunque, nessuna contraddizione esiste fra una organizzazione economica _capace cli abolire, o quanto• meno d i ridurre, il « profitto » ed una 1 ·saua organizza– zio.ne della produzione, rimane parimenti dimostrato che nessuna impossibilità o difficoltà teorica si frap– pon~ all 'avve:1to. di una tal~ or~anizzazi?ne. Le diffi– colta sou,o. qumd1 soltanto dt orctme pratico, e ad esse occorre guardare per poterle rimuovere o superare. Priiicipale difficoltà è quella, già accennata, delle cla-ssi clirigeuti economiche, Le cognizioni di cui tali classj devono essere fornite sono di carattere essenzial– mente tecnico. Non si può quindi pensare di impr,ov– visare i quadri necessar,i : si tratta cli formarli e pre– pararli adeguatamente, in modo che- non abbiano a fal– lire alla prova. Il primo nucleo dovrà essere iiecessariamente fonnato dai componenti attuali cli tali categorie cli tecnici, che già sono guadag.nati alle nostre idealità e -sinceramente convinti della bontà del programma socialista. Ed ç di buon aus-picio il fatto che elemerlti di quelle categorie 11011manchino nelle nostre file. Si aggiungeranno ad essi tutti coloro che aderiranno alle nostre idee col tempo, per intima riflessione, per efietto della nostra propaganda e, soprattutto, dell'esempio, che è. ancora e sempre sarà ff miglior propagandista. Tutto ·questo nucleo iniziale sarà chiamato a prepa- I mezzadri· dell'Italia centràle 'I Occorre richiamare l'atten'zio111e degli studiosi e dei poli- ti-ci sui risultati elettorali del 2 giugno nell'Italia Centrale, ove predomina la mezzadria: la pel'centuale di elet,tori di– chiaratisi per la Repubblica è più alta che ahro·ve, e alla preminenza della Democrazia Cristiana, affermatasi nelle ~l– t,re regioni, si (;()ntrappone in questa parte d'Italia la preva-, lenza dei co_munisti (in prima 'linea) e dei socialisti. · !Scendendo d11ll'esàmè dei risultati regionali complessivi a quello dell'esito delle votazio111i ,per Comuni, è facile rilevare che la forte maggior;mza a favore della Repubblica e del partito comunista è stata data non dai centri urbani, ma ~ai centri rurali. È il ,oontadino -che si è pronunciato decisamente per la Repubblica e per il partito .oomuinista e, più spora– dicamente, per il partito ,socialista. I contadini sono divenuti una classe rivoluzionaria·, dopo essere apparsi per tanti anni la r,i-serva delle forze conservatrici e clericali. Questo comportamento politico dei rurali nell'Italia· Cen– trale 110111 -perde certamente la sua im.porta111za~er il fat!o che i rurali non hanno es:pr-esso ,oon le elezioni una loro rap,piresentanza diretta: alla Costituenle, a giudkare almeno dai nomi degl,i eletti e dalle notizie• biografiche sommarie dei ·giornali, 1110navremo la viva voce dei rurali. Alla im– pressionante affermazione numerica della volontà rivoluzio– naria dei mez~adri deI:l'lta1ia Centrale non si unisce quella di una scelta di uomi111iche, pe,r la loro origine rurale e per le loro consuetudini di vita, sieno in grado di e&pri– mere eon schiettezza genuina il ferme_nto di vita nuova che agita le masse rurali. E questo è indubbiamente un ·segno di debolezza del movimento• rurale, che ,non è giunto a una compiuta <;<Jasciooza di se stesso. · Il filtro della proporzionale, ,c-he assi-cura la p,rev11lenza ai centri urbani e, .soprattuttò, ali~ centrali dei par,titi poli– tici .di massa, non se.-ve da solo a spiegare questo ,contrasto realè fra la base elettorale ~ la espressione scel,ta: vi è, ol~ Bi b 10 èc~t~oi ~ooB1'~'nèoata mancanza di chia-. rare i _complementi ed i ~iuca]zi p~r completa1:e i quadri e conhi1u.are l'opera de&°ltanz1a111,quando essi dovranno cedere i loro posti ai più giovani sopravvenienti. Unico criterio di selezioJ1e: le attitudini, la competenza, fa preparazione, la fede nella bontà del programma da realizzare. La selezione va fatta senza alcun 1:iguardo alla categoria cli provenienza, avendo cura cli impedire il formarsi di nuove é/.ites,. di nuove aristocrazie chiuse ed esci usi viste. Quanto finora abbiamo detto, mentre ci indica il me– todo per scardinare dal loro pieclestallo le attuali classi capitalistiche che dirigono tutta la vita economica, se– gna anche, indirettamente, i limiti della nostra aziome, limiti che 11011 dobbiamo oltrepassare per non giungere al punto cli compromettere tutta la uostra opera. Non dobbiamo cercare cli impadronirci subitanea– meiite cli tutto, in quanto ci mancherebbero i quadri neoessarii; dobbiamo però impadronirci di tutto quanto, coi quadri di cui disponiamo, possiamo guidare con buona pr0babilità di riuscita. Dobbiamo perciò' sce– gliere, e la nos,tra scelta dovrà cadere sui gangli vitali dell'attività economica : grandi banche, grandi gn,1.ppi industriali monopolistici, e (cosa spesso dimenticata) gra11:1e comm_erc~o internazionale. Qll".1ndo ri~-scissimo 1i1 c10, tutto 11 rimanente dell'economta seguirebbe fa– talme.nte sulla stessa vi.a. Ma sopr/lttutto non bisogua dimenticare che gli osta– coli e Je resistenze saranno molte, sia all'interno che all'estero, specie dal lato finanziario. Perciò i prescelti ai posti cli maggior responsabilità dovr~nno avere una preparazione fuori de_lcomune ed es-sere bel). consci delle difficoltà e clell'im portailza del compito loro affidato. Un insuccesso ci firebbe perdere un'occasione che non si ripeterà per molto tempo, in quanto darebbe nuova vita e uuova forza alle vecchie élite's, reintegrandole al– tresi nella fiducia delle masse. L'argomento non è certo tale 'da potersi esaurire nel breve giro di un articolo cli rivista ed involge notevoli probleµii ai natura collaterale, ai quali forse accennerò in altri articoli. Mi basta per ora di aver posto il pro– blema e di aver accennato alla sua possibile soluzione secondo le nostre aspirazioni; felice s-e altri, più pre– parato di me, vorrà approfondirlo e maggiormente con– cretizzarlo. CARLO ·PAGLIERO. rezza ,dei fini da raggiungere· e dei mezzi da impiegare. Esi– sie una forza rivoluzionaria dei contadini, che è ad uno stato fluido, non avendo trovato la cos-cienza propria e 1110n avendo ac<111isi,to la capacità di una affermazione ideale au– tonoma. Siàmo nella fase del malcontento, più che in una fase rivoluzionaria costruttiva. · · Per vaste categorie- di mezzadri il malcontento non di– pende certo da. pegg-i,orate condizioni economiche.: è luogo oomune dire che i ,oontadini, con il riawo dei prezzi dei 'prodotti alimentari· e con -il mercato nero alla spicciolata, hann<:>fatto ·quattr,ini a p-iù rnon posso, e che dispongono di· fol'ti ,somme èfepositate alle Casse di Risparmio' e agli Uffici postali o custodite nelle antiche casse casalinghé; questo arricchimento non è co,sì ge,nerale ed elevato rome si r-iti'ene comunemente, ma è indubbio che esiste. Fenome- 1110 caratteristico, ma non anomalo, è che questo elevamento delle condizioni ·economi,che non « funziona » in senso oon• servatore, ma agisce in senso ,rivoluzionario: in quanto i co,ntadini sentono che la loro influenza' sodale e politica non .corrisponde alla loro potenza economica, manifestano una volontà rivoluzionaria per giungere a ·una posizione di equi– librio fra la nuova condizione economica ragg,iu111ta e il vec– chio peso sociale e politico• della loro categoiria. Questo aspetto ,non è il solo che :valga a spiegare la vena rivoluzio111arià delle ,campagne: v,i influisoono il disagio delle case cattive (,pessime addirittura in alcunè 'località/, la poli– tica -degli ammassi e dei .calmieri, l'altezoosità della buro• craz-ia dei Comuni, la gretta .avi<dità I dei pi<:coli possidenti, la ferula dei molti fattori ignoranti e degli sbirre.schi guar• diani, le autenriche truffe· che a1cuni· proprietari consumano nei confr -colonici, la diffiooltà di alcuni approvvigionamenti. oome ad esempio quello dell'olio, da cui vengono esclusi i 00111tadiniperchè essi dis-pongono dei grassi dati da.I suino mattato in casa, eoc.; vi influisoono, cio,è, ad un tempo cause eoo111omichee eause morali, ,che si assommano e C<Mti– tuiscono un li'evito fermentatore nel desiderio di •impadro– niirsi· della terra; di liberarsi dalla soggezione al p8'drone, di salire parecchi gradini nella scala sociale.

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