Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1946

CRITICA SOCIALE 245 per quanto non iossero contenti dell'antica costituziÒ– ne. Di più, pur bocciando la Costituzione, non hanno mol~o sen:'ibilme11te cambia~o le simpatie per i partiti, per i quah aveva:uo votato circa u11anno prima. E lenta è sempre stata l'evoluzione dell'opinione pubblica in Inghilterra, ii:J.America : J.enta anche in Italia. E dunque, quando noi assistiamo a frequenti crisi cli governo, possiamo dire che il ,Parlamento, respon– sabile di _crisi continue, rapprese11ti davvero l'opinione pubblica? Qui è lentezza, ma saldezza d'acquisi?'.ione di 1move idee; qui i giudizi si maturano lentamen.te, ma con consistenza. Là si sostituisce un Ministero d'un colore con un Ministero d'altro colore: dopo qualche mese si ritorna al primo. C'è un tale distacco tra Par– lame.nto e popolo, quando non c'è stabilità di governo, che non si può dire che i deputati del popolo rappre– sentino veramente il popolo: il Parlamento diventa una ristrettissima e discorde oligarchia; senza alcun con– tenuto democratico. Il trionfo del fascismo fu nel '22 una diretta conseguenza della mancanza di democrazia del vecchio sistema parlamentare : per un.a parte il fa– scismo trovò rispondenza in vasti strati borghesi, più che 0 non trovassero i deputati di tali strati borghesi; per l'altro trovò l'indifferenza di altri vasti strati del popolo italiano (in particolare dei ceti medi), che non si sentivano rappresentati dal Parlamento. Su questo dovrebbero meditare i deputati alla, Costi- , tuente, e trarne le conseguenze. , 1 E clovrebbero anche considerare che, ·provvedendo a.Ua stabilità del governò, consoliderebbero anche l'op– posizione : in altre parole renderebberq più facile la pratica riduzione in Italia dei partiti a due o tre grandi partiti, che è il grande vantaggio delle grandi, demo– crazie, .la democrazia romana nei tempi antichi, quella inglese e quella americana nei tempi nostri : e do– vrebbero infiI;Ie ricordare che, se anche tali provvedi– menti sono manchevoli, nessun.a costituzione ·può es– sere perfetta, ma che il meglio nella vita politica è evitai:e il peggio, che la grande virtù dell'uomo politico è quella di scegliere, ammaestrato dall'esperienza e gui- dato dall'amore, tra i vari mali, .il male minore. · • 1 ANTO:'-IIO, MADDALENA Per il trapasso all'economia collettivistic'a Non crediarnw di tornare agli schemi del.socialismo utopistico se accettiamo di entrare nella descrizione dei modi in cui la socializzazione, cioè il trapasso dalla eco– nomia capitalistica alla economia colletti1JiStica, de1Je compiersi. A differenza di quamto. pensano alrnni com– pagni, che pur si dichiarano di sinistra e 1Jorrebbero qui,ndi apparire più audaci ·e radicali di noi, noi « di destrà » riteniamo letteralmente che questa sia l'ora del soç:iali~nw, l'ora in cui, secon~o l'esempio già datoci da' altri paesi, compresa l'Inghilterra, cwlla del li.bera– lismo, l'opera di soèializzazione può, e Nr ciò stesso de1Je;essere iniziata. Pensiamo quindi che .si d,ebba,no sin d'ora studiare e ·indicare i modi in cui questo· tra– passo alla forma, colletti1Jistioa della proprietà• dei mezzi di produzione d:e1Je ,essere prepMato e attuat0. Già nC'l fascicol0 del 16 luglio abbiamo pubblicato un bre1Jema preciso scritto di Fabio Luzzatto sulle niodalità deUa so– cializzazione. Con lo stesso intento pubblichiamo· o.ra questo articolo, di natura tutta1Jia di1Jersa, del gio1Jane compagn(J'iPàgliero. · Lo scritto,di lui contiene solo un abbozzo del pro– blema che egti intende prospettare e, ohe è della- mag– giore e più 1Ji1Ja e a,ttuale · importanza. P.errciònon 1JÌ ·è neppure accennato in quale forma e con qua.li modalità doweb_be· av1Jenire · ·il temporaneo · trapasso della dire– zione deUa produzione dai• oapifolisti, o loro mandatari, agli operai. Natùràlmern,te una ·tale gest.iione, sia pure destinata ad ·essere transitoria e a durare· un b1:1n1e pe– riodo di tempo, non può li1J'lie'nire nella ·forma ch,e pro– pugnarono qualche decennio addietro i sindacalisti fran– cesi e nastrami; ma de'Ue essere tenuta ovn l'intetwento e solitp il control'lo di qualchè organo de,Uo Stato 0 di altr:a au,torizwia tr,apptes,en-tanzadei pubb.tici interessi. Miadi qùesto e di' abt11i punti potrà par Lareaitr.a 1Jol:ta lo stesso Pa-g!iér:o ,o ·quialcun0 di· c::olorro che •GJocettil suo in1Jito di in/Je11:l0quire suWar,gom,en,to. BibliotecaGino BiancoLA cRrncA socIALE Eclissi del capitale, e trionfo del tecnicismo. Da u.n complesso di circostanze che sarebbe forse troppo lungo esaminare credo si possa dedurre che, dal punto di vista politico, i popoli nol'!. abbiano più fiducia nelle vecchie élites, nelle antiche classi dirigenti. Il capitalismo sta perdendo la ,sua forza politica nel– l'attesa di perdere quella economica. Questa è coustata- zio11e ovvia e non soltanto mia. ... Pare dunque che stia sorgendo l'epoca del socialismo. Ma occorre i11 questo non farsi soverchie illusioni; al contrario il momento favorevole deve incuor.arci ·mao·– giormente alla lotta e non disporci ad attendere passi– vamente lo svolgersi deO'li eventi .che altri, messi in allarme, potrebbero rivolgere ai loro fini. Allo stato attuale, se le élites antiche stanno perdendo, ed hanno anzi già perso in gran parte, la loro preponderanza po- . litica, conservano però, con la detenzione, degli stru– menti di produzio1~e e dell'organizzazione dei dirigenti, dei tecnici e delle maestranze, tuttora ad esse economi– camente soggette, la preponderanza nel campo econo– mico, che, in un mondo come quello attuale, è forse quella che ha maggior peso. . L'azione dei socialisti deve quindi tendere ad im'pa– dronirsi delle leve· di comando del mondo economico oltre che di que11o politico. Tale azione sarà éla un lato facilitata dalla acquisita preponderanza politica e dal fallimento., in molti campi., del sistema capitalistico, e dall'altro ostacolata dalla resiste11za delle vecchie cl.assi dirigenti. Il compito essendo tutt'altro che facile, mi pare lo– gico che si debba procedere per gradi, cominciando, in base ai più ovvU ed elementari principi strategici, dai puuti di minor· resistenza. Sarebbe dannoso e contro– producente tentare l'avventura, che potrebbe facilmente tFamutàrsi in una disavventur;a e portare, come spon– tanea reazione, ad una rinnovata fiducia in quei ceti ed in quelle ·organizzazioni che ,stanno tramontando. . ·La potenza economica capitalistica 1dsiede principal– mente 11ella detenzi'one degli strumenti di produzione e nell'organizzaizione umana dei dirigenti e dei teci1ici. E' da quest'ultima parte che occ·orre cominciare. Oc– corre guadagnare alla nostra causa i tecnici dapprima, ed in seguito i dirigenti; occorre soprattutto sforzarzi di esprimere ·dal nostro seno una classe numerosa e preparata di tecnici e di dirigenti, coi quali poter sosti– tuire, al momento .opportuno, quegli elementi assoluta– mente negati, per :posizione mentale, per interessi per– sonali, o per qualsiasi altra ragione, ·ad operare in un mondo economico socialista. · Qualora si riuscisse in questo compito il più sarebbe fatto, in quanto quello che conta in tutte le Gose umane sono gli uomini e non le cose, E ciò appare tanto più vero quando si ;pensi che la grande industria, nella sua manifestazione giuridica e, •soprattutto., economica, ca– ratterizzata dal capitale anonimo, ha portato ad un vero trionfo del tecnicismo, ,per cui lo·stesso capitale è ormai non più soggetto dell'e'co11omia, ma oggetto esso stesso, sotto la guida dei tecnici delle v.arie btan.che. Chi effeUivatne11fe dirige oggi le grandi imprese m6- nopolistiche? I capitalisti che hani10 i loro averi im– pegnati nelle più sv-\lriate imprese e· si dedicano uni- - camente (qua.udo par vi si dedicano) a manovre di ca– rattere finanziario, o i managers che essi prepongono alla direzio11e delle loro imprese? Certo, al momento attuale, l'opera di costoro è .svolta nell'esclusivo interesse dei capitali!:lti mandanti, sicchè può, a tutta prima, parere che la distinzione non abbia in;iportanza,. Ma così non è, per due diversi ordini di ragioni.' Primo: che, passando ad altri la direzione ef– fettiva, i proprietari hanno storicamente. dimostrato. _di rinunciarvi e, eiò segna .fatalme·nte·la loro condanna . .Se– c0ndo : che gH stessi intei;essati hanno cosi dimostrato: come 11011 sia affatto mouopolio naturale del capitale la direzione dell'impresa, i:u quanto chiunque può economi– camente co:ndurla, naturalmente secondo il proprio 111- tèresse o secondo quello dei mandanti. I la1J'Omtorie la direzione della pro/Luzione. Viene a dimòstràrsi praticamente quanto è noto e risaput0 in economia,, che la funzione di diri~ere. e 1 coordinare l'attività economica dell'impresa, cioè la funzione d·ell'imprenditore, è cosa distinta e dal capi– tale e dal lavoro, fattori di produzio11e l'uno come l!altw: Ifsemp_lice,fatto cpe le funzioni di imprenditore siano, state lungo tempo collegate al possesso degli strumenti

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=