Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1946

244 CRITICA SOCIALE I i problema della stabilità del governo è indubbia– mente il più grave che i deputati alla Costituente deb– bono affrontare, più grave ancora' del problema delle riforme di carattere sociale ed economico, che pure ap– parvero essenziali ai compilatori del manifesto eletto– rale del partito socialista. Il vero dramma della democrazia trae origine cli B, il vero pericolo della democrazia è annidato lì, nella possibilità che la Costituente non garantisca governi stabili all'Italia. Certo, è vero che non sono le l.eggi che fauno gli uomini, ma gli uomini che fanno ed applicano le leggi; che si può essere governati bene coil leggi man~hevoli, e male con leggi ottime: ma è anche vero ·che bisogna cr~re una èclucazione democratica, e che una costitu– zio1~e buona (buona, s'intende, in conueto e non in astratto) pnò aiutare gli uomini cli buoi1a volontà a creare questa educazioue democratica, manchevole, se non mancante, in Italia. Il Partito <l'azione, che viYe (da -che è finita la lotta clandestina) nell'astrazione, propugna una repubblica :pr,esideu~iale : m~ la r<:pubbl~ca presidenziale! ,ottima 111 Amenca, ha til sè 11 pencolo che l'autonta e la forza ecl';e1;siva del presidentt; soverchino la libertà. In Amer.,i~a tale pericolo è 'ridotto a poco o a nulla appunto da quell'educazione democratica, ch'è divenuta quasi una seconda natura, quasi un istinto, nel popolo, per cui l'opera del Presidente è vigilata costantemente, ma senza timori, ed è quasi sempre appoggiata, ma seuza sottomissioi1e. La repubblica pa,rlameutare (non ottima neauche in Francia) ha il pericolo opposto, quello dell'eccessiva mancanza d'autorità dell'esecutivo, preludente all'a– narchia, foriera di dittature. I difetti del parlamenta– rismo li abbiamo sperimentati anche troppo, nel pe– riodo che va dal primo ministero beP,retis all'ultimo Facta, per poterli dimenticare. E -ques'ti. difetti sareb– bero accresciuti e aggravati enormemei1te, quando il Parlan:2ntq fosse uuicamerale. Anche questi difetti e pericoli potrebbero essere ovviati da una buona educa– zione democratica; ma questa educazione non bisogna presupporla in noi, bisogna piuttosto crearla. La costituzione nostra dovrebbe pertanto ovviare ai pericoli delle due forme di repubblica, con un oppor– tuno contemperamento dell'autorità (essen?..a della re– pubblica presidenziale) e della libertà (essenza della repubblica parlamentare). Ad ottenere questo contem– peramento mirano i suggerimenti del compagno pro– fessor Lev(. Io vorrei aggiungere qualche consider.azio– ne. La questione della bicameralità del Parlamento è dal prof. Levi trattata come essenziale, ma indipen– dente dalla questione <lella stabilità del governo : per me fa parte integrante di questa. Non c'è da preoccu– parsi se la seconda Camera costituisce una remora alle decisioni della prima : anzi è da tener questa remora nel conto dovuto. L'esperienza delle elezioni ultime e del referendum è una chiara prova che possono esserci nell'opinioile pubblica degli spostamenti verso destra oltre che verso sinistra, e spostamenti notevoli. un' anno fa nessuno avrebbe pensato che la monar– chia avrebbe avuto tanti milioni di voti; ma noi stessi ci accorgevamo, uell'imminenza delle elezioni, che c'era uiì notevole slittamento verso la monarchia. E allora, se si considera che oggi viviamo in un periodo rivoluzionario, che gli eccessi delle rivoluzioni sogliono portare forti reazioni, che d'altra parte è utile che i risultati ottenuti siano conservati, la funzione modera– trice di una seconda Camera apporta il duplice van– taggio, di rendere più sicuramente graduale il pro– gresso rivoluzionario, evitando il sorgere di movimeilti reazionari, e di consolidare i sttccessi della .rivolu– zione. A questi vantaggi che si possouo ttarre dalla bica– meralità se ne aggiung,e un terzo, riguardante appunto la stabilità <lel governo. Il governo dovrebbe essere rovesciatò solo se la sfiducia fosse votata separatamen– te da ei;itrambe le ·Camere. Proprio così. Il problema della stabilità del governo è lo stesso problema della .democrazia. Non bisogna lasciarsi -ingannare dalle ap– parenze: la rivoluzione è tanto più sicura, tauto più radicale, quanto meno, abbagliati dalle apparenze, noi ostacoliamo o vogliamo forzare il suo' corso naturale, cadendo nell'anarchia e nel disòrdine. BibliÒt~, ~zt'.;lf~ · tf~YldB disordine, è l'ordine sempi;e uuovo che aderisce alLe condizioui sempre nuove della vitç1. Guai a forzarne il corso : si crea un disor– di11e, foriero di altri disordini : si nega la rivol-uzione. Nell'ordine vecchio, per l'ordine nuovo: questa è la via. Mezzi per garantire. stabilità, ai governo. L'instabilità dei governi toglie il primo presupposto della rivoluzio)le. La repubblica iJasce sotto buoui au– spici, appunto perchè nasce come progresso rivolu,zio– nario, uel1'ordine e per l'ordiue. Sarebbe estremo pe– ricolo oggi dimenticarsi che un grande atto rivoluzio– nario è stato compiuto, e dimenticarci che da oggi, al– meno in un, punto, i socialisti devono diventare con– servatori : coilservatori della repubblica, s'intende, e della democrazia nella repubblica. Chi non volesse di– fendere e conservare urta r:epubblica democratica, quello può militare in molti partiti : nel $òcialista, no. Primo suggerimento da darsi sarebbe dunque quello di statu ire c ome norma essenziale <lella nuova. Costi– tuzione, c.he ,il voto di fiducia di una sola Camera non implichi la c aduta di un goverilo. (Naturalmente la seconda Camera, costrtuita da tecnici, o in qualunque altro modo, uon dovrebbe essere vitalizia, ma tuttavia di durata superiore a quella della Camera dei deputati). Secondo suggerimento ch'io darei, sarebbe q;uello di ,stabilire, come norma statutaria, che una crisi non si potesse risolvere, se non con le dimissioni dell'intero Gabinetto, liessun membro del quale dovreb0e poter partecipare al nuovo governo : in altre parole, la re– spousabilità del nuovo governo dovrebbe ricadere in– tera ·sul gruppo o sui gruppi che hanno provocato la crisi. Tale norma renderebbe impossibile un nuovo tra– sformismo, e renderebbe pi ù cauti sia gli uomini del governo, sia quelli •Sll c.ui peserebbe poi tutta la re– sponsabilità di· governare. Le crisi parniali dovrebbero pertanto essere una questione interna di Gabinetto. In realtà un governo non può non avere un indirizzo ge– nerale unitario: esso non può non essere l'esecutore di una determinata politica ben definita. Quando qualche membro sii discosta, nell'esecuzione, da questa ben de– terminata politica, il Consiglio dei Ministri, responsa– bile di questa politica, non può non provocarne le di– missioni. L'intervento del Parlamento su questioni sin– gole crea invece una confusiobe tra potere esecutivo e potere legislativo, che si è dimostrata dannosissima · nel passato e che sarebbe altrettanto dannosa nel futuro. Terzo suggerimento ch'io darei, sarebbe quello di stabilire che il voto di sfiducia dovesse colpire .soltanto la politica di un Governo nei riguardi dell'interno e degli esteri (essendo nel primo caso messa in pericolo la democrazia, nel secondo la pace) ed eventualmente nei rigu~rdi delle finanze (con le limitazioni suggerite sopra, e con le altre ,suggerite dal compagno Levi: la sfiducia votata da due terzi dei deputati preseuti, o da metà più uno rilei deputati eletti) ; non più. Degli er– rori del governo in altri campi il giudizio deve essere riservato soltanto agli elettori, finita la legislatura : essi faranno giustizia, togliendo la loro fiducia al par– tito o ai partiti che hanno costituito il governo. . In realtà, le crisi -governative su questioni, pure im– portanti, ma che non ledono la democrazia o non met– tono in pericolo la pace, sono crisi che no1;1 hanno risoluzione e che ,anzi rendono agli elettori di doma:ni più difficile il. giudizio' sui loro deputati. La crisi _si genera infatti quando una parte della ma?'gioranza che ba dato l'appoggio alla formazione del governo si , stacca da questo, alleandosi con l'opposizione. L'oppo– sizione forma con quèsta fraziqge dell'antica maggio– ranza ·u;n:a nuova maggioranza. Ora, non è possibile otten ere che questa frazione, incidentalmente d'accordo e.on la vecchia opposizione, non si trovi poi in disac– cord o in tan'ti altri punti coi gruppi di tale vecchia opposizioìae, e d'accordo 111vece col o-r.uppo cui prima ha aderito e cuì ha dato fappoggio alla. formazione. del governo messo im. ctisi : e pertanto è inevitabile che su al.tre questioni la nuova maggioranza si sgretoli e si torni all'antica. I governi si succedono ai governi: l'esperienza insegna che da questi govei:ni nas1wno beusl delle nuove eccellenze, ma non nasce alcun prov– vedimento ·degno di nota in favore del paese. Al con– trario, si sgretola la democrazia., Vopinione pubblica, fttorcb.è in rarissimi casi, è lentissima a mutalie. L'e– sperienza recente della Francia ci ammaestra. I Fran– cesi non hat1no voluto sentir parlare di unica_meFalità,

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