Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 14 - 16 luglio 1946

CRITICA SOCIALE 225 «- ogni litnite, le energie potenti dell'uomo e permet~ « tergli di reggere per cosi lungo, anche se per no1 « troppo breve, tempo_ al peso immane di un lavoro « titanico. Noi ·che ·avemmo l'insigne fortuna ài vedere « il gigant-e alla sua opera ,e che, modesti ca,rr,adori di « un re che costruiva il pa1.a--,:zo eccelso, assistemmo « ogni giorno''alla sua fatica, ammirati e attoniti, lo « seguimmo tardi, lenti e intimoriti, su per i ponti del– ,, l'edi'fìcio e lo vedemm0 portare massi immani, senza « timore delle vertigini e incurante del pondo tremen-• « do, not possiamo soli conoscere come l'edificio sia « stato cementato col suo sudore e col suo sangue». Non fa pertauto meraviglia 1che uno sforzo cos~ po 7 deroso abbia prematuramente logorato la fibra d1 chi lo compiè. Ma anche .sul letto di morte, dov.e egli ri– mase per pi'ù mesi, 110n dette mai requie al suo spi– rito : continuò a pe11sare al,le sue opere, a creare, a incitare, a dirigere. Da quel suo letto di morte, che egli aveva fatto ·trasferire da .Milano a Monza per es– sere più vicino al luogo dove la sua idea div;eniv~ realtà, egli creò nella sua struttura generale e ne1 suoi più minuti particolari quella Università delle Arti de– corative, che, per quanto fuorviata dal suo cammino e ridotta senz'anima e quasi abbaiJdonata al suo destino dall'amministrazione fascista che resse per ventidue a11ni l'Umanitaria, può anche oggi gareggiare con le migliori .istituzioni del genere che abbia l'Europa. Dall'esempio di Augusto Osimo noi dobbiamo ap– prendere, i giovani in special modo, come si serye l'ic).ea, con d,evozione e spirito di sacrificio, senza am– bizioni .e senza vanità, senza commisurare l'inte11sità ' dello sforzo al compenso che per esso ci è assegnato. E studiando l'opera che Osimo seppe creare, i nostri giovaui compagni potranno rendersi conto come con l'opera quotidiana svolta in silenzioso raccoglimento, senza sbandieramento di frasi, si possa aiutare l'av_ vento di ui1 regime di libertà e di giustizia, si possa preparare la società socialista. UGO GUIDO MONDOLFO L'Umanitaria: ciò. che fu e ciò che potr_à essere Carauere e pri,,nr, azione dell'UmaJiil:ari:a-. Nel primo ve.nucmquennio di questo secolo fiorì in Mi– lano un'istituzione che, per essere diretta precipuamente da socialisti, dette la misura di quel che possa arreoare di benefido sul terreno pratico alla classe lavoratrice un'idea appassionatamente seQtita e i,ntelligen1emente applicata. La «'Società Umanitaria» venne fond•ata .per volontà e col cospicuo patrimoni,o di un ricoo israelita, Prospero Moisè Loria, prooccupato della sorte dei lavoratori validi " vigo– rosi che, nel periodo della loro attività, sono stroncati ed abbattuti dalla disoccupazio,ne, portati alla deriva e .che, ridotti ben pcresto a detriti so-ciali iinsieme con la loro fami– glia, n-on trovano una tavola di salv,ezza rui ·aggrapparsi per ripigliare lena e ritrovare la loro via sul oammino della esistenza. . Quella tavola di salvezza offerta ai disoccupati volle es– sere appunto l'Umanitaria, prestando l'opera ,propria non sotto fornia di avvilenti quanto c~ che ed inutili, elemosine, aliment,o più che rimedio alla miseria, ma sotto forma inte– gratrice dello sforzo, volontario e previdente dei lavoratori, i quali vooivano così messi in ,condizione di ccrileva.-si da se medesimi », secondo era nella mente del testatore.' Istituito all'uopo l'Uffici,o del lavoro e sentita l'opinione di vari studiosi sulle soluzioni che credevano di suggerire del problema della diso-ccupazione, prima di iniziare l'at– tuazione dei oapisaldi del suo Statuto, l'Umanitaria, per sondare il mercato del lavoro di Milano al fine di stabilire oon una cert<1 approssimazione la gravità del fenomeno di,lla disoccupazio.ue, promoveva, il 1° luglio del 1903, un censi– m ento p rofessionale della classe lavoratrice milanese e a,:– certava che di essa il 3,86 per cento era senza lavoro. Di conseguenza, i primi istituti, che l'Umanitaria provvide a far sorgere, furono gli uffici di collocamento per mettere rapidamente a contatto improoditori e locatori d'opera nelìa loro c-eciprocà ri.cerca e per sottrarre i lavoratori dioo-ccupali allo sfmttamento eccessivo delle agoozie private ed ai mc- diatori d'occasione. Sorsero così l'Ufficio di colLoC<N1ien:to /iP-l personaie femmi,,,ile di ~ervizio, in consorzio con l'U;nione femmini!le, e l'UJ-{ìcio di coUocamento per gli operai e le operaie clelle industri.e, e quello per i panet.ttieri, per i pa• sticceri e per gli impiegati, i quali tutti valsero ben presto a dimostrare qualllto anfondate fossero le diffidenze ddla classe padronale verso gli uffici in parte diretti dalla classe lavoratrice organizzata ed in, ogni modo funzionanti ·cc,n tutte le garanzie che l<1classe lavoratrice esig~. Col primo di lug1io del 1905 incominciò a funzionare la Cassa di sussidio alla disoccupazion,e, istituita sul tipo del FO'lld de Ch{nnage di Gand, cioè con un'integrazione, da parte dell'Umanitaria, dei -sussidi che venivano erogati per 60 giorni all'anno· dalle associazioni di mestiere aderenti. Dopo il primo anno di esperimento, la cassa incontrava il favore della classe lavoratrice organizzata, importando un onere inferiore a quello previsto, non dando motivo ad in– .:onvenienti che in istituzio;ni consimili si erano dovuti la– mentare altrove, ed inducendo altre associazioni a istitui.-e il fondo di disoocupazione che prima non possedevano. Essa, tra il 1905 ed il 1915, erogò in sussidi iL. Yl7.808, ci-0è ,il 27,68%, l'altro 72,32% essendo fornito dalle associazi-0ni di mestiere. Essa cessò quando lo Stato assunse la funzione di erogare il detto sussidio. Perchè è questa una delle caratteristiche dell'U manitada: di essere stata il laboratorio sociale in cui si sono saggiati, in UiD ambito prima ristretto eppoi via via sempre più largo, esperimenti di ~~tituti di presidio della classe lavo.rat.-i-ce, che poi lo Stato ha fatti propri ed estesi a tutta l'Italia, o che altri Enti parastatali pr,oseguirono su più vasta scala. Così fu per l'Ufficio del lavoro, per l'assicurazione contro la disoccupazione, poc le case popolari e cosi via; dei quali essa <lette l'esempio e il tipo, chiamando a collaborare tutte le energie fattive e gli Enti che potevano dare oontributi, dallo Stato ai Comuni, dagli istituti d-i cultura alle aziende industriali, e allargando via via il suo campo al punto che per la descrizione della sua oipera al 1906 bastavano 35 esigue paginette e nel 1922 o,ccorse un grosso volume di 472 pa– gine, doviziosamente illusi-rato. Il suo carattere si mantenne sempre democratico, in quanto i S-O-ci, prevalentemente ope– rai, con la quota di una lira annua avevano diritto di par– tecipare all'elezione della magg·ioranza dei .:onsiglieri, _e in quanti0 essa .-imasé sempre attaccata, come a sua matrice, all'organizzazione operai<1. Ampliame,oto progressivo dell'opera dell'Umanitmia; le scuol,e professiomili e le iniziative di cultnua,. Provvedut-0 adunque all'assistenza. immediata ai disoccu– pati, l'Umanitaria pensò .:he be.o maggior giovamento re– ,cherebbe l'offerta del lavoro in luogo o altrove, eppoi l'ad– destramento dei giovani al loro mestiere, l'elevazione della loro cultu.-a generale e specifioa, l'assistenza nelle sventure in cui potessero incorrere a .:ansa del lavoro, il migliora– mento delle loro condizioni di vita mercè una casa sana e gradevole, le provvidenze per i b'ambini delle madri ope– raie, l'ammaes~ramento ad assumere direttamente le imprese di lavori in forma cooperativa, prendendo a prestito i ca– pitali, infine lo svago in modi e luoghi atti a favorire l'edu– cazione fisica, morale ed estetka del popolo. Ecco dunque la Casa, di lavoro con laborat-0ri femminili per ripa.-azione di hia;ncheria e di <1biti, laborat,ori maschili di calzol_ai, sarti, cappellai, falegnami, fabbri, materassai, lattonieri, verniciatori, dove i disoccupati, per non fare conoorrenza al lavoro libero, si dedi.:àno alla .-iparazione degli oggetti portati dai meno abbienti, o acquistati da ri– gattieri e trasforlflati in modo da poter essere dest>nati a compratori poveri. Il lavoro veniva ,pagato .a cottimo· e, per chi mancasse di famiglia, con buoni per cucine economiche o dormitori. A questi benefici materiali si aggiungeva quello moral~, altissimo, di -cui era generosa, inesauribile dispensiera l'an>• ma grande di Alessa,nddna Ravizza, -che di,rigeva la Casa e riusciva a offrire una parola 'di conforto e di incilamento a tutti gli sfiduciati, 'Ima parola di redeonzione a Lulti i tra– viati, ridestand,o in essi l'amore e il pregio della vita .. del lavoro, della bontà. I lavo.-atori agricoli desiderosi di riprendere la via e il lavoro dei campi trovavano occupazione sino al loro collo– -camento nella Colonia Agrù,ola in quel di Gallarate. Ma, se non c'era lavoro in luogo, bisogll'lava oercarlo al– trove, là dove già si dirigevano un po<:<> alla ventura i nostri emigranti. Ed ecco sorgere il Segretariato per l' emi grarion,z inUrna;- per favorire il oollocamento degli operai di regioni con popolazione troppo densa, fornendo loro ntili indira– zioni, assisnmdoli nella stipulazione dei contratti e nella

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