Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 14 - 16 luglio 1946
CRITICA SOCIALE 223 La scuola e la viM; lo· studio .e il lavoro. Ripetiamo: scuole e scuole, ma scuole educative, non solo istruttive; scuole che addestrino al pensare ed all'a,gire; ove si impari e si faccia, si •studi e si lavori, ma semp·re .per educare lo spirito plurilateralmente. Perciò scuole e officine per il periodo- popolar-e; officine e scuole -per quello profes– sionale; scuola-vita per quello medio classico; scuola e 'laboratorio ,per quello tecnico; scuola e tirocinio per quello magistrale; scuola e pratica per quello tecnico-professionale;· scuola e tirocinio per la Facoltà di lettere; scuola e :pratica per la· Facoltà di legg·e, medicina e ingegneria, ecc. Insomma, la scuoi.a mm deve mai essere separata dalla vita. [,a scuola pop-olare ·deve essere obbligato-ria sul serio; aperta ai figli del .popolo e «formativa», cioè capace di formare esseri lib·eri e atti non solo a mantenersi, ma anche a ra-gionare per governarsi. Dagli scriu,ori socialisti è stato già toccato quest-o problema e sono state fatte' proposte concrete -cui biso-gna giungere se– ·guendo non solo 'le indicazioni dell'espe,rienza, ma anche le conclusioni della dottrina pedagogica. · · È· stato consigliato l'abbinamento della scuola col lavoro, cioè la cosi detta ·scuola attiva; ma si è anche detto che la scuola devè> aiutare l'uomo a farfr uomo•. La scuola attiva ha tutta una lunga tradizione di esper.imenti •e di dottrina, fino ugli eccessi_ della Sc\lola americana, in cui i ragazzi, quasi com.e se fossero già uomini, conie se fossero cioè quel che dovranno essere, si scelgono da sè gli insegnanti, la di– sciplina, l'ora-rio e debbono essere assistiti « .passivamente » dal maestro. E un'esagerata applicazione di quei principi del Rousseau, pec cui Emilio doveva· imparare da sè a non cadere, ca• dendo nel fosso, a non sco-ttarsi, scottandosi ,alla fiamma. Il ragazw è ragazw; se ha in se stesso il movente che lo spinge a divenire come dovrà -essere, tuttavia ha •biso-gno di guida; anzi è l'unico essere che non possa, appena nato, formarsi, nè fisicamente, nè moralmente, da sè solo. Quindi autoeducazione certo: ma etero educazione pure, ·per avece queH'aiuto -esteriore, senza di cui iì ragazw o morrebbe ne-i suoi primi anni, se non avesse il divino· aiuto della mamma, o, d·op,o, senza la scuo.Ja, saocebbe vittima dell'ambiente e de.Jl'ambiente peggiore, perchè, come ognuno sa; il ragazzo è pronto più ad apprendere il ·male (ciò che alletta il suo istinto•, presto sviluppato) che non il be,ne (ciò che conviene alla sua ragione, non ancora sviluppata). · La famiglia è ottimo ambiente per i primi anni, ma non è adatta a formare il cittadino,.l'uomo, che deve ,provvedere anche al go-verno della società; È ambie,nte l'Ìstretto, spesso egoista, non adatto nè all'istruzione (come cultura), nè all'e· ducazione (come attitudine alla, .convivenza). L'uomo che fos– se •·imasto in famiglia, come in· una incubatrice, sarebbe uomo mancato, sia all'a11te, sia alla scienza, sia alla politica. La formazione deve essere continuata nella scuo.Ja, e ·nella scuo.Ja dell_a collettività, quindi: dello Stato; ove il gfova• netto deve sviluppa.-si spirito libero, mediante l'insegna– mento disinteressato, e deve rendersi uomo produttivo, me– diante l'insegnamento pratico. Del resto il lavor-o stèsso può avere efìficienza educativa, se, nei primi anni, è inse– gnato più come ahilitante che come fonte futura di_ guada– gno: è una ginnastica dello spirito ed un addestramento del oorpç, utilissimo allo sviluppo completo della l?ersona umana. L,a scuola popobre comprende quindi un periodo froebe– liano (quel che suole chiamarsi prescolastico, esclusiva· mente formativ,o (fisico e morale) ed un ·periodo herbar– tiano (quello che ,si chiama elementare), informativo e for– mativo. ' A questa seno-la deve pensare lo Stato, -con istituti propri, prog,rammi semplici m,i, compfeti (quindi non « elementa– ri »), fo mod,o da dare ai giova·netti un -corso obbligatorio per tuDti di istn1zione educativa, autonoma e sufficiente per la vita· d'nn cittadino comune. Le materie di studio deb– bono risp,ondere al'lo scopo della scuola e, quindi, non es– sere i.ngombranti con nozioni superflue; d.,bbono acocescere il mondo conoscitivo ed educare la coscienza degli alunni. Il lavoro, introdotto più come ginnastica dello spirito che co!ne addestramento pra,tico, pnò variare d'indirizz,o da re– gione a re.gionè, ma non deve prevalere, essendo esso ri– .;ervato al periodo successivo. La disciplina deve essere man– tenuta dal maestro (che dovrebbe accompagnare l'a:Iunno fino alla fine del cor.so) , ma anche con l'assistenza degli alunni e dei padri, La sc uola dovrebbe essere un tutt,o a sè, un capitolo di vita vissuta a cui partecipano tutti, dal padre (maestrn) ai figli (alunni), per risolvere a,nche quei prohlemi ·pratici che incontra una piccola colletti_vità uel suo svolgi• mento. Perciò deve durare dal mattino alla sera, con refe- 1anco zione, riposo,. giochi e divertimenti• serali e domenicali. Solo -con questa. varia e concentrica cointeressenza spiiritu~le ·la scuola tornerà ad essere degna. del suo nome, che non significa noia affaticante, ma distrazione gioiosa. L' ordinnme,itc, &ella scuo,la. Scuola del popolo e per il popolo, che, pur essendo- sotto l'alta -direzione statale, devè obbedire alle esigenze locali e, quindi, cointeressare anche i Comuni. Essa deve essere fre– quentata anche dai figli dei ricchi, sottoposti tutti alla stessa disciplina e allo• stesso trattamento. Questi ultimi paghe– ranno, mentre alle famiglie dei po,veri sarà ~pagato quanto i figli guadagnerebbe,ro se lavora-ssero; anche i libri· e.cl il servizio s~nitario dovrebbero per loro essere g,ratuiti. Vi è chi è preoccupato dei, fondi. Noi pensiamo che, se la Nazione ha potutp, o.Jtre alle spese deli'esercito, sostenere le depredazioni d_e~ fascisti insaziabili per vent'anni, essa .può serepamente affrontare il problema scolastico, con la fiducia di poterlo risolvere anche dal lato finanziario, o,ra che non avrà .più un esercito•, nè, speriamo, fascisti voraci! La guerra ha insegnat,o che, qua,ndo, una cosa « 6i deve fare o>, si può fare. Finito il corso obbligatorio, che per legge deve durare almeno dal 100 al 16° anno, si passa alla scuo!a di vario tipo, previo esame psicolo-gioo sulle a-ttitu– dini professionali dei giovani; ma i migliori alunni p,ossono affrontare questo passaggio anche prima. A questo 'riguardo si avverta che anche per il passaggio di classe (tanto· per la scuola popolare quanto per la scuola media) ,non occorre attendere la fine dell'anno, poichè, a criterip degli insegnanti, tale passa~gio può essere concesso anche ad anno incomin– ciato e il giudizio del passaggio- a fine d'anno non è dato per esami, ma in seguito al pro.fitto annuale, fermo il prin– cipio che, dopo l'incapacità dimostrata da chi ,ripete la classe per due volte, non si dà più possibilità di ulte,riori passaggi, ma l'alunno dev.e essere trasferito• a scuola per anormali, o a lavori 6emplici d'officina. Alle scuole successive si passa solo per esame rigoroso: chi 1:Jacapacità .prosegue, con aiuti dello Stato se povero, e chi non ha dpacità « deve >) · and'arè' a lavorare in qua– lunque modo, ma non può proseguire gli studi in nessun modo. '· Queste scuole devono suddividersi in avviamenti profes· .sionali, varii a seconda· delle varie regi,oni, e in scuole a tipo umanistico (le più adatte alla formazione spirituale), quindi prive di ogni valo.-e .,per i titolomaniaci. Queste scuole medie inferio-ri sono di cinque anni; affi. date a· pochi insegannti, i quali seguiranno i giovanetti fino alla fine del corso, d,opo cui, con altro rigoroso- esame psico– logico e didattico·, l'alunno potrà passare aJ corso medio su– perio,re di tre anni e di tip-o un1anistico·, umanistico-n1agistira– le e tecnico (vario di tipi). *** Finito il c,orso medio superiore l'alunno, dopo esame. · d'ammissione, accederà alle Facoltà· universitarie, anche que– ste ,gratuite per i poveri, a pagamento ,per i ,ricchi. La scuo.Ja popolare, risponde,ndo ad un bisogno ,nazionale, dovrebbe essere statale. Le scuole professionali o medie regionali e le Università, -rispondendo esse pure ad un'esi– genza nazionale, quale è quella dello sviluppo scientifico e della preparazio,ne dei fun:monari necessari, dovrebber,o es– sere statali; ma appunto perchè rette da!J.o S'talo, dovreb– bero essere limitate, una per regione e tulle b:ene attrezzate di bibliotec he e ili gabinetti scientifici. Inutile . parla.re del loro ordinamento · didattico; perchè esso dovrebbe e ssere deliberato dallo Staio, sentito il pa– rere del Corpo accademico per fissare sia il numero·, sia la scelta della Facoltà e delle materie d'insegnamento, le quali debbono essere poi lasciate assolutamente -libere nel loro svilup.po. . I concorsi per le scuole debbono• essere nazion.ali; i con– cocsi universitari dovrebhero essere per titoli, e discus· sioni sui titoli, sì che non si possano_ rip.etere gli scandali di memoria gentiliana. Al Ministero dell'Istruzione pub– blica dovrebbero esservi dei funzionari di carriera non am– ministrativa. ma séolastica; cioè professo,ri che· - come gli ufficiali dello Stato Maggi<ire - facciano la rotazio,;ie dal– l'insegnamento al centro e viceversa. tlA> Stato fissa i programmi delle scuole statali medie, non di quelle universitarie, ove può prescrivere solo che ciascun professoce facci,ii lezione, svolgendo sempre un corso che sia pubblicabile, non sia cioè un perditempo. Il com• piro Ji ispezionare le scuole medie e popolari dovrebbe essere demandato a ogni Università, la quale ha i compe•
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