Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 14 - 16 luglio 1946

222 CRITICA SOCIALE ma o-ccooce pensare che l'eccesso arbitrario nell'arte di go– vernare è molto più facile ad un singolo che ad una mag– gioranza, la quale può, in determinati momenti di passione, obbedire a sentimenti ed a risentimenti; ma, coll'andare del tempo e nella maggior parte dei casi, sa eontenersi e seguire una via di buon senso. Questo fu constatato dal vecchio Alristotele e dal focoso Rousseau: il primo, con l'ossecvazione che nell'assemblea si combinano in una nuova unità i vari giudizi particolari; il secondo, delinea-odo la teoria della va,/,ontà g€J/ljeraLe; · che è stata quasi sempre travisata. Il Rousseau distingue la « volontà di tutti », somma degli egoismi, dalla « volontà generale», la quale è tale solo quando esprime la volontà rngionevole di tutti; sì -che per il Rousseau, ad esempio, non è opportuno uno Stato corpo-rativo-, fondato .solo sugli interessi espressi dal>Jevarie or-ganizzazioni economiche, per– chè esso sar~bbe la voce degli interessi particolari .sommati insieme, anzichè essere la voce di interessi politici o ge– nerali. È chiaro che, onde si abbia la pura espressione della vo– lontà generale, occorre prepa-rare il popolo all'autodominio, al-la visuale generale dei problemi; occorre -cioè che il ,po– polo lentamente sia aiutato in quella autoeducazione che è pure il mezzo col quale si « forma » l'individuo. Ecco una vecchi11,·verità: la politica è arte di, governo e di educa– zione della collettività. Principio in nome del quale il sem– pre attuafo Aristot-ele vide che la formazione del cittadino è una funzione primaria pell-0 Stato,: la scuola deve essere scuola di Stato. Nessun regime democratico può reggersi senza questa cura pa,rticolare intesa a rendere i cittadini capaci della propria funzione di « autolegislato-ri »; capaci cioè di obbedire alle leggi che si dànno da se stessi: quindi l'istruzione pubblica è il primo e più essenziale compito a cui deve pensare lo– Stato. Il nostro Partito, ,che h11per mèta una Società di uomini liberi, come spesso si legge in Marx ed Engels, e che non è nè materialista (cioè legato alla politica del venllfe), nè determinista (cioè negatore della li,bertà umana), ma che si' preoccupa della questione ,economica perchè sa (oome tutti, anche i filosofi· cattolici,) che « la fame persuade di male o>e che è vano, educare chi manca ,di tutto e ha co– scie,nza dell'ingiustizia di tale sua miseria, il nostro Partito, ora come in passato, dà grande importanza ali' educazione, campo in cui ]a Russia ha operato una vera rivoluzione in nvelius. In Italia la teatrale politica del fascismo che, per imitare il basso impero, ha riempi_to 'l'Italia di fori e di palazzi, ha lasciato in ,certe z·one l'analfabetismo al 48% degli, anni pre– cedenti. Dunque. scuola, scuola e scuola! Scuo-la a base realistica e scuola a b-ase um,a,niistica .. ' Ma ecco- so1·gere subi t•oun dubbi9: s-cuola a base umanistica o a base realisLica? Al Congresso Comunista la prima ~esi fu sostenuta dal Marchesi, il quale voleva- che si educasse l'uomo; la seconda clal Banfi, per il quale non esiste il generico uo1no, 1na i concreti uomini occupati nelle loro varie faccende. Discussione vecchia fin dai tempi senofane– schi, in cui si cercava_ invano I:i cavaJlinità e si trovavano invece i cavalli. Questione sofistica, perchè il Banfi, da buon filosofo, sa C'he l'i,nclivicluo non è ma-i tal\to individuo cla cessare d'es– sere uomo, ed il Màrchesi, da buon socratico, sa che il con– cetto uo1no, non se ne va a spasso per -conto suo, n1a vive e passeggia nel c-0rpo concret,o dei si~goli cittadini. Su que– sto punto la relazione redatta dal compagn,o Lombardi. per inca,rico della Direzione del-P.S.I., s'i è ma,nlenuta su una linea media pienamente accettabile. Quando si dice cultus-a « uma,nistica », òi suol dire una cosa ben chiara e defi11ita,, che potrebbe anche fare a meno- del– l'aggettivo, poichè la « cultura» non sarebbe, se fosse parti– colare, se non fosse ,,ppunto ciò che si vuole, ,per tradizione, specificare con l'aggettivo « umanistica ». La quale deve, sì, prepa<rar.e cittadini destri per le 1-oro sin– gole -0ocupazioni reali; ma anche il buon Lampe, cameriere di E. Kant, sa che la nostra capacità è qualche cosa di più cli quella tecnica utile a noi per la vita. Nel concepire i nostri doveri fainiliari, sociali, civici noi espri1niamo una natura non più particolare, 1na g-enera,le, noi non si.an10 più s-olo specialisti, 1na... ~on1i,ni; come esprin1ia1n-0 questa no~ stra profonda 'natura «comunale», o.Jtre che nel oampo morale e po,litico, anche in, quello artistico e 1·eligiòso. E allora la. ques1ione ~ a4r~u,pto qui: se sia necessario edu– care (ex-ducer·e) in noi questa nostra roaturn d'a{fù,ità, e se BibliotecaGino Bianco per formx1rla sia più utile la scuola tecnica o quella umani– stica. Rispondiamo alla prima domanda dicendo che e mne– gabile la necessità (anche, potremmo dire, per coerenza allo spirito umanistico della nostra stessa dottrina) di educare la nostra humanùms, di educare degli « uomini », p-0-ichè la stessa posteriore educazione specialista ne t,carrà vantaggio. Per suscitare 1r1eglialunni il sentimento del \lisinteresse, del– l'onestà, de1la dignità, eh,: è latente in noi, come questa lotta di liberazione ha dimostrato in tanti martiri dell'idea-– le, o,ccorre una educazione « form~tiva », « culturale », non solo « informativa » -0 « tecnica ». Ed oggi soprattut to di questo abbiamo bisogno, dopo la rovilna morale del fas.ci – smo; abbiamo bisogno di uomini che si sentano «carat teri» prima che « produttori >), esseri dotati di digroità anzichè di cc prezz-0 I)). Alla seconda domanda rispondiamo che questa educazione si può ottenere solo con una scuola a base umanistica, e non a base tecnica. L'Arzelà, noto professoire di matematica all'Università di Bologna, ci diceva che a formar la maturità mentale dei giovani era più utile la scuola classica che quella tecnica. Gli studenti preparati classicamente restavano, nei ..primi anni, indietro agli altri per mancanza di ,n-0-zi-0ni specifiche, ,ma p-0i, negl! anni successivi, li superavano e .-iuscivan-0 sem– pre i migliori (1). L'educazione umanistica è ginnastica 'mentale superiore,'· perchè più generale e, quindi, più adatta a far vedere i pro– blemi sub :,.peci.e universali, a preferenza della educazione tecnica troppo specializzata. L'uomo nella vita politica si Lrova di fronte a problemi generali, non particolari. La letteratura latina e greca (in senso lato) sono alla base di questa educazione e la Chiesa, esperta storicamente e psicologicamente, lo sa. Esse cioè so– no le più umane, perchè rappresentano la meraviglia inge– nua dell'uomo di fronte a quegli eterni problemi che ci as– sillano, ed esse insegnano a noi, che, per abitudine, abbiamo perduto il senso• della meraviglia, come si debbano studiare. Se, per esempio, prendiamo il problema dello Stato, non credete voi che si possa inipairare più dai dialoghi platonici che dall'ultimo volume selvaggio scritto dal prof. Maggi9,re su cc La Politica? ». ' Ma bisogna qui precisare. Noi siamo persuasi più degli altri (e l'abblamo scritto fin dal 1930) che la rO'Vina della nostra educazione classi~a è stata quella falsa ret,orica romanistica con la quale 1 gli insegnanti falsavano le ooscienze dei giovani, cu:lland-oli in sogni imperiali, in frasi vuote, in gesti plateali, che nulla avevano a cht1 vedece con la vera educazione- cc romana », riassunta nel parraere subjectis et debellare superbos. Essere « eredi » dei Romani avrebbe dovuto significare essere degni di tale eredità, non esser pigri o prepotenti so-11-0 la sua osten– ta.zione. E la insincelfità, la esteriorità e, quindi, la inefficacia di tale educazione si dimostravano, quotidianamente in questo scandaloso contrasto: l'insegnante fascista si sforzava di tradurre e cli spiegare Tacito· e poi, alla fine della· lezione conduceva i giovani a gracchiare per le piazze: duce, duce! Insegnamento non sentito, perchè la scuola era avulsa dalla reaifà e il giovane fin dal primo giotfno divideva l'anima sua • in clue compartime,nti separati: scuola e vita. Ciò che si itnparava come « materia, d'eSan1e >>, e non serviva, era e, compito scolaistico ». Ecco il male della scuola farisaica che bisogna curare alla radice, sia nei programmi, sia nella scelta degli insegnanti. Se dunque la scuola classica, non ostante questo suo me– todo falso, ha dimost,rato di lasciare una cc traccia• formati va » nell'animo clei giovani, perchè dovrà essere rigettata e abbandonata, quando in America v'è un movimento oppo– sto? I· cc realisti » hanno - forse mo,tivo di compiacersi tanto di questo mondo model'\n-0, da adorarlo come perfetto e da credere che nulla,· p,ropri-0 nulla, ci sia più da apprendere clal passato? E si crede perfino che la « scienza >) sra distac– cata dalla icultura umanistica dopo le pubh1ic·azi-òni cli scien– ziati come Eddington, Jeans, Poincaré, Planck, ecc. ecc.?, Veriillas fili.a iDemp-0rtis, certo ma ... il tempo è ,continuità 1 non è in1priovvisazione e, i,n 1.nomenti di riconN., uon è fa ricetta migliore lirascurare i corsi ,precedenti! Quinèli in limine liJ:is noi abbiamo credut-0 opportuno chiarire questo punto che riguarda la ratio di tutto il curri- cztlnm studiorum. •I 1, (1) Crediamo si debba tener oonto, nel Valutare questa oss~til– zione dell'Arzelf.., çhe da.i .Licei andavano alla Facoltà rnatematict solo quelli dotati di specifiche attitudini e inclinazioni, dagli l:sl1- t.uti tecnici invece tutti quelli che avevano ~celto ~n. sezione fisil'o– matemn.bica {l'unica che aJlora avviasse agM studi universitari), an~he Se si a.:corgevano di aver sbagliato strada.. (No~a di C. S.)

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=