Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 12 - 16 giugno 1946

CRITICA_ SOCIALE 187 Le varie tendenze: regionalisti ... Là cliscussione si è. polari~zata ·sull'o.pportlllllità o no di dar vita in Italia ad un nu<>vo•Ente locale: la Regipne ;, sul quale aa-gomento si sono manif~ sta.te fin da principio n~n meno di tre tende,nze: due radicali. ed estreme ed. un_a m– termedia. La prima chiedeva la co·stituziòne del nuovo Ent~ Regio– ne e la . soppressi one di "o@ni altro Ente ,provinciale (Pro– vinda, P~ efettu.ra. , Giunta Provinciale Amministrativa, ecc.); la seconda, intermedia, chiedeva la costituzione d-el!a Regio– ne m; col manÌenimento delle· amministrazioni provin– da'n; 1a terza era nettamente contraria· alla Regione e favo– revole ad ùna maggiore valorizzazione della Pa:ovi,ncia. L'importanza 'della discussione era data p,rincipalmente dalla convinzione, gen,eraHnente diffusa ed in qualche caso anche apertamente proclamata, che le decisioni d:el .conve– gno, 9ualunque fossero, avrebbero dato indicazion_c degli orien,tamenti prevalenti in seno agli Enti interessali, allo,r– chè gli stessi ,problemi si foss-ero presentati davanti all'As-· semblea Costitnente. •Gli argomenti addotti dai « ~egionalisti » erano in ibuona par.te imperniati sÙllà· nècessità di ,provvedere ad un largo decentramento ainministrn~ivo, per fare argine al crescente ed 'ingombrante accentramento del1o Stato e ·per rendere [)()Ssibilc di provvedere adeguat"!'iente e prontamente in loco ai bisogni oomuni di ogni singola Regione. Non mancarono neppure ,ci.chiami storici al pensiero politico di grandi lt_a– hani, C{Ualiil Cattaneo e il Ferrari, mentre _altri « regiona– listi» osservavano che dum Flor.ewtiae consulitur, le regioni si stanno g,ià costituendo, dando esempio clamoroso di una ,:ealtà pratica che s'impo-ne da sè, scavalcando i dubbiosi. [n p,roipÒsit-0 si .citavano il nuovo ordinamento legislativo della Val d'Aosta ed· i progetti attua'lmente in corso per gli statuti delle Regioni sjciliana, sarda e tri,d,entina. Evidentemente questi, argomenti .di contorno avevano scarsa fo-rza ,po-obante, essendo evidente ,che, per le Regioni ora indfoate, valgo,n-0_speciali considerazioni di or.dine poli– tico, che non va'l:gono• cer.tÒ per le altre. L'argomento basilare dei regionalisti restava ·pùr sempre la ribellion& al soverchio accentramento di poteri .ii[unziorii ,nello Stato. Molti delegati regionaiisti ~den!ificava.addirit– 'lura la loro tesi con quella della libertà, in ,opposiz1-0ne allo slittamènt-0 autoritario del potere ce111tq1le. Uniti iri tale femio sentimento di ostilit~ allo Stat-0, o per lo meno a"llo Stato aècent_ratore, i regionalisti però non si sono mostrati concordi sui caratteri della rostituend.i Re– gione. Alcuni, fra i quali lo stesso diligente' relatore prof.. Ri.ecioH di Firenze, intendevan-0 farne un organo locale po· litic'o-costituzionalc, con assemblee aventi un potere norma– tivo e funzioni d,i c'ontrollo in co-nfront-0 de.gli Enti locali minori. A tali assemblee dov-rebbc essere affidata altresì la cognizi,one in' second,o grado dei ricorsi ,avveroo le deci.– sioni delle •Giunte Provinciali Amministrative ed in primo grado una fa.cohà ispettiva sul funzionamento• dei servizi pro– vi,nciali e comunali. Si noti che i r·eg,ionalisti di questo tipo protestavano di non· voler affatto, essere confusi coi sostenitori dell<> Stato Fedèrale, per· quanto nelle loro aÌtsemblee stran~mente si cumulerebbero -{stavamo per dire si accentrerebbero) fun– zioni legis1ative, giurisdizi-0111ali ed amministrative. Alt.ri regionalisti sostenevano invece la tesi ,,be alla Re-· gione dovesser-o attribuirsi amp.Jissime funzioni di ammini– Hrazione attiva, sottratte alla competenza dello Stato, e fun, zioni òi controllo sugli Enti localf, ma. non facoltà di ]legi– ferare o di amministrqre g,iustizia. La potestà normativa della Regione - s.econd-0 la dotta relazione del prof. Guic-. ciar-di, accolta in massima'.dal Comitato di studio· delle P.--0- vincie VéneÌe - doVTebbe·aver ·caratterè soltanto regolamen– ·tare per la disci,pHna specifica delle inaterie affidate agli Enti regio-nali, sempre però ,nell'ambito della legislaziofte generale dello Stato. Il Tribunale ammihist.rativo regionale; .delegat,o a esercitare un sindacato giurisdizionale di prima, istanza sugli ,atti delle varie ammini~trazioni, dovrebbe d'al. Lro canto essere di nomina governativa e composto di giu– dici inamovihili, col conseguente carattere, d'organo statale avenle compètenza territorialmente limitat,a alla Regi-one. · Due coflcezioni, •come si vede, ben distinte l'una dall'al– tra, ,perchè, mentre nella prima corrente il decentramento si attuerebbe nel campo _politico, nella seconda si limite– rebbe soltanto a quello amministrati,v-0. I limiti di queste brl)vi note non ci oonsentouo· di diffon– derci in pa·rticolari. Basterà a-ccennar.e che, secondo le. pro- B1blloeca \.:JI10 Bianco poste Riècioli, la Provincia dovrébbe con~inuare a mss~stere pur dopo la costituzione dell'Ente Regione, .,d a!llz1 do• vrebbe trasformarsi essa stessa in organo di d-eçentramento amminist.rativo, con fun.zij)~i esecutive· delle leggi regionali. L'organ:O fondamentale delle Regioni dovrebbe essere l'As– semblea legislativa, eletta a suffragio universale diretto, con sistema proporzionale e collegi provinciali. Gli orgaqi di controllo dovrebbero essere eletti -dall'Assemblea legislativa stessa nel suo seno, e accanto ad essi le Regioni dovirebbero disporre di· uffici ispettivi ai fini della vi,gilanza sul m_od,o di esecuzione clei servizi locali da parte degli Enti minori. Secondo il progetto delle Provincie venete, pare.e.ehi degli attuali Ministe-ri, dovrebbero essere soppressi; si potrebbe fo.rse sopprimete anche la Provincia; si dovrebbe prendere in seria considerazione l'àbolizione delle Prefetture e delle Giunte Provinciali Aimministrati,;e; si d0:vrebbero organiz. zare le Regioni con un Collegio regionale, in r,art" di no– mina statale e in parte eletto dai Consigli ,provinciali o dai Sindaci di lutti .i Comuni della Regione, <lon a capo un Piresidente regwnale e con potestà regolamentare, ·attribu– zioni consultive ed attività di coordinamento. Un apposito Comitato tecnico, con o-tto commissari preposti• ai si,ngo,li gruppi di funzioni attive sottratte allo Stato e ai servizi in– dispensabili alla Regione, ·dovrebbe in sostanza c,ostituire . una specie di ministero regionale. Uina Co,rte regionale, com-• posta in parte di .-apipresentan_bi governativi ed in p,arte di rappresentanti locali, coovrebbe disimpegnare direttamente funzioni di controllo, e sovraintendere- a quelle affidate ad un certo numero di ispettori di Pro,vincia e d,i Comune. Il problema del finanziamento o, comunque, ùelle risorse tributarie dei nuovi Enti regionali noo è 5tat-0 affrontato di\'Cttamente da nessuna delle correnti regionalistiche, ta-. lune delle quali apertamente contrarie alla costituzio,ne di . altrettanti piccoli Mini-steri per qua,nte sono le Regioni d'Italia. •.• e antiregitmalisti. Decisa l'oppos-izione d•egli antiregionalisti, basata sui se- guenti, argomenti. · _ · · . . In pa:imo luogo, si vo-glia o n-0,n si voglia, la creazio•ne di nuovi Enti. regionali darà un ulteriore incremP.nto al già pletorico esercito dei buroOl'atici. Gent·e dabbene, non vi è dubbio, .,gulle ,cui spalle, specialmente nei periodi burra• scosi che la Patria nostra ha attraversato, dalla prima gu_erra mondiale in po-i, è. venuto a gravare spesso-, silenziosamentè, la condona degli,_affari dello Stato, nel campo dell'ammini• strazione, allorchè _in 'quello della ,politica tutto sembrava ' predpitare alla rovina. Gente alla quale si chiedono. o•gni giorno sacrifici e rinunzie di ogni genere, ma tl'{)p,p-0nume. rosa in un paese pove.r-0, che avrebbe bisogno di meno fun• zionari, sia pur pagati meglio, e di pi-ù produttori. -In secondo- luogo, osservano gli antiregionalisti, la crea– Z.ÌOllledi nuo·vi enti rallenterti~·nec.éssariamente i vincoli di solidarietà fra le varie •·egioni d'Italia, ,in un periodo tanto critico,. in -cui più si sente la necessità della più stretta . .unione, della messa in comune di tutte le r,isorse, dell'uti– lizzazione, nell'i<nteresse generale, di tulle le energie e iniziative. Questa previsione è,stalia ,virilmente coniestata 'dai regiona– listi, ma . piuttosto con affermazioni dogmatiche .che con argomenti obbiettivi,. Tutt'al più si accennava all'esempio della Confederazione Elvetica, ove la divisione in cantòni non ha indebolito iQè la coscienza nazionale nè la·solidarietà. L'argomento analo-gico, tuttavia, non poteva es,;ere decisivo nella discussione del •problema -d'attualità pratica eh.: veniva sotto.posto all'esame del congresso·, dato specialmente il di~ verso sviluppo stor,ic-0 dello Stato nei due paesi. Infine - lctst but 1wt lJeast - il decentramento, così come veniva concepito ed attuato dai regionalisti, apparivia, ai wstenitori della tesi opposta, contrairio alla tendenza dello Stato moderno èhe, piaod,a o non piaccia, è fortemente ac– centratore, non già di proposito e neppure per:•volontà delle classi dirigenti, o dei partiti che ne- esercitano il potere, Jlla per necessità imprescindibili, che si impongono dappertutto . Necessità di economie pianificate, di prevenziorie e di ri– medi contro le crisi economiche e politiche ricorrenti, di difesa contr,o l'invad·enza politi-ca dei grandi complessi ca– pitalistici, dj avviamento alla soluzione della questione so– ciale. Materie tutte che si discutono al centro, a cui si prov– vede meglio dal centro, e che al :Cenllf-0-finiscono fatalmente per far capo. Succede· molto spesso che anche lo Stato trova difficohà quasi insormontabili a di~ciplinare queste materie ecj a tener dietro ai mutevoli biso,gni: della collettività nazio– nde, ·com'è chia':0 dal frequentissimo ricorso ai decreti leg 6 e, che spesso si succedono, con modifiche_ ed i-nnovazfoni di

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