Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 7-8 - 1-16 aprile 1946

108 CRITICA SOCIALE anticlemocraticamente non si può fare u"na,politica de- mocratica. > Il P. -C. non è mutato. Il suo programma è sempre _l'immediata conquista del potere_, con qu~lunque mezzo permesso dalle circostanze. E po1chè oggi le CJrcostanze sembrano sconsigliare ed escludete il mezzo violento, non gli resta che .il mezzo lega.litario. Ma come può uu iPartito Comuil'ista, i ·cui trascorsi atteggjamenti sono ancora cosi vivd nella memoria di tutti, s:perare cli raccogliere legalitariamente una mag– gioranza che lo porti al pòtere ?' Ponendosi nella scena politica non più come un partito proletario, ma come L111 l)artito cli popolo, anzi ,il partito del popolo per ecce leuza; assorbeudo o eliminando i /)artiti che gli coutenclono il terreno fra le masse ;popo ari. Ed infatti il P .. C. ha buttato a mare non solo il suo specifico armamentario• leninista (lotta cl,i classe intransigente, insurrezione armata, dittatura proleta– ria, soviettismo); ma ha buttato a mare il marxismo - rinuegato come clottriila uffièiale -, .l'ateismo, l'in– ternaviònalismo (dopo l'abolizione del· Komintetn non si è avuta notizia cli una qualsjasi iniziativa comtmista per ricostruire una internazionale proletaria) e il clas– sismo. li1somma il P.- C. si preseuta oggi' come un pàrtito poptilista, e lo scopo dichia.rato dai suoi espo-· nenti, anche nel rec-eute congresso cli Roma, è quello cli creare intorno a,sè l'unione cli tutto il popolo ita– liano, esclusi soltanto· 1 reaz1io11ari irreclucibili. Mezzo per il conseguimento cli quello scqpo è la politica di unioue i1azionale, la politica dei frouti e delle associa– zioui cli massa« apolitiche» (F. ·d. G., U.D.I.), la poli– tica dei ·C.L.N., ecc. Nel q,uaclro cli questa politica le pu– sistenti profferte fusio.nistiche rivolte al nostro Partito non tendono che a ciò:· all'eliminazione cliiun ostacolo e al dissolvimento delle masse socialiste uel « partito del popolo• (che sarebbe il famoso « partito nuovo·»), ossia alla liquiclW,ioi1e del Partito Socialista come pa!r– tito della classe lavorat11ice, e cli qualsiasi politica so– cialista. Orbeue, -quando noi affenniamo che la maggioranza della Direzione ècl i suoi S\!guaci periferici -hanno sa– ·cr.ificato l'autonomia del ,partito, intendiamo precisa– mente affermare che essi hanno abbracciato e segmto peclissequamen"te la ,politica popolaresca del P. C. (r). • Oggi, alla vigilia del Cougresso, quelli che fino ad ieri si proclamavano f.usioi1isti vanno rintronando !e assemhle_e delle Sezioni ed i Congressi provinciali cl.i declamazioni marxiste e classiste; ma delle due l'una: o la concezione popolaresca del P. C. è sincera, e noi non possiamo seglllirlo docilmente, come è stato fatto siu · qui, nella sua via, dpè abbandonare il mar– xismo, i1 classismo,. l'internazionalismo, ecc., nè, tanto meno, battendo un tal cammino, sperare seria- . mente cli far « maturare» l'u11ità politica della classe opera,ia; o si ritieue che la con·versione sia finta e noi non possiamo prestarci all',inganno che si tenter:bbe cli cou-· sumare in danno della classe lavoratrice. La nostra politica non può non essere un'altr~. Noi non possiamo proporci_ cl_iconquistare m!a maggio_ ranza qualunqu_e, con m.ezzi qualunque, per arrivare ad u!la. repubbl1C;8 qualu1;1que. Il nostro scopo, in altri ten~11111, non puo essere 11 nudo potere, da usarsi ma– g'.1n per obbiettivi non preventivamente dichiarati o d1yersJ da qt~elli p~eventivamente dichiarati. La repub– blica che 1101vogliamo, democratica e laica in cui la libertà sia fondata su profonde trasfonnazion'i economi– che e sociali, si prepara chiamando a raccolta mobi– litan_clo fin .da. og_gi forze socialmente e politidamente gu_ah~cate, ossia mteressate a costruirla, il proletariato 111 pnmo luogo e tutte le altre classi del lavoro resi preventivamente coscienti del valore reale della' con– •quista da compiere·, della necessità del loro concorso dei uemici che s,i trattà cli affrontare e cli battere eh~ -non s<?no soltanto monarchici e qualunquisti. gj' pre– para, msomma, seguendo una politiea socialista. Ed ecco pe~chè soltanto un p~rtito socialista autonomo può mettersi alla testa cli una tale impresa. · (1). _Nel cli~corso tenuto al Consiglio nazionale del luglio scorso Nent~t ~a fatto. l'apologia di questa politica, contrapponendola oom~ « _sb~1ahsmo d~l-le masse e al cr sccialismo ·delle leghe », OS$ia al !:O– c,ahsmo cLass1sta (vedi Bollettino dE>!P.S.I. del !ug\io-agosto , 945 , pag. 9). BibliotecaGine Bianco Il per.icolo 'del fusionis'l'lio larvato; come sventarlo. Nel dissidio fra autonomisti e fusionisti è implicito 11 dissidio fra socialisti e comuuisbi. J>;.. presciudere dai casi - certamente numerosi - di fusionismo prodotto di confusionismo, demagogia q elettoralismo, esistouo nel nostro Parbito, a_nche fra i suoi dirigenti, compa– gni i quali hanno da tempo perduto ogni fiducia nella · fuuzioue del P. S,, e quindi nella sua ragione di esstre, fiducia che è da loro, invece, tutta riposta 1.JelP. C.,.. cli cui accettano in pieno la politica e qn,indi l'esigenza Ji.quiclatrice del nostro Partito e di ogni politica socia- lista autonoma (2). . · Senonchè, nella situazione del momento, la fusioue .non raggiiui.Jgerebbe il proprio scopo, che è• quello cli liq,uiclare il nostro Partito « senza residui >>, cioè senza possibilità che si ricostituisca. - « Noi vogliamo la fusione con tutto iJ P. S., e non con una· sola sua fra– zioue » -, hanno· dpetutamente avvertito i dirigenti comunisti Ilei loro recente Congresso. · Le sfortune precongressuali della frazione Lizzaclri indicano ·ch-iaramente che i patrocinatori della fusione immediata. avrebbero uno scarsissimo segu,ito. Ed ecco allora alcun:i di coloro che fino ad ieri erano stati d'ac– cordo col gruppo Lizzadri lasciare che questo attiri su cli sè l'ostilità antifusiouista che graucleggia nel Par– tifo, e farsi c;ampi?hi... ~ell 'antifus_ionis~n!ia eq.u.ivo– canclo sul _tenmne cli «: fns1011e» e sui suoi ffi1on1mi o pseudonimi (« partito unico», « unità politica della– classe operaia » e simili), protestando inorridita di non aver mai posto il problema della fusione che sarebbe stato, iuvece, inventato 'da noi, reJ.eo-audone la solu– zione nelle vaghe nebhie dell'avvenir; in o-uisa da le– gittim:é\re in molti compagni la persu~sion°e della sua clefinitiv~ .messa in soffitta. E cosi essi potranuo avere la magg10ranza e consèr'vare il potere, iu attesa del 1110- n!ento favo:evole per por.tar~ a compimeuto una fu– s10ne che sia veramente liqmclazione « senza residui » del P. S. · . . . _Str~men~o ,di tale mauovra _è pr~cisamente il patto cli umtà cl aztòne nella forma 1it cm attualmente è co– stituito. Foudato su impegni politici molto vao-hi esso consente agli attuali dirigentj cli mantenere il P.. s., appa;entemente ~utonomo, n:el so_lco della politica co– munista. !t~p_eri:11atosulle g:mnte permal1enti d'intesa· e $Ulle « m1ziative • c0mu111 e su altri simili viucoli s?cia!-<:olll.unisti esclusivi, esso - come giustamente nlevo Longo nel recente Congresso comunista - « va già oltre i limiti di un sernplice accordo di azione co– mune, per asfumere, ~n molti ca,s ,ie in molti lùoghi, •fifpwa. e consistenza di una vera e propr.ia unità orga– nizzativa », che sarà accelerata. dal previsto « .rafforza-' mento». · ,yenut? il momento favorevole, la « maturaz.ione » PS!colog:1~a ~d· or,ganizzativ~ (lo statuto di Basso o dei Tnmu:11n _amt~mdo) sarà gmnta a tal .punto, ché non sarà d1ffic1le vmcere le ultime resisteuze e imporre il fatto compiuto. Qu?le pot_rà ~:5sere il « moll}e!lto favorevole 1> ?' Una strepitosa v1tton_a elettorale soc1al--co1!1unista - puta caso -----:, o, meglio ancora, ,un colpo, lllente affatto im– P,rc?ba~tle, della reazione, che costringerebbe i due par– .tib •ad un concei:itramento di .forze, al quale nessuno potrebbe so_ttrars1 senza appanre alle masse uu cliser- . tore o _trad1tbre? La fusione si compirebbe allora sè- condo 1! suo scopo, « senza residui». ' . È _chiaro eh~- cotest.o fusionismo larvato - di cui mol~1 ~ompagm n~m h3:nno. ancora preso. coscienza _ c?st~tu1sce _un_pencolo mfimtamente ,più grave del fu– s1omsmo d1ch1aratò sotto la specie della « fedetazioue ». . (2).' ~el _fare· ':d usu11i DelPhini la storia dell'unità d'azione, i fu– s10~1sh d1menti.cano la parentesi r939-4r. Un « Comm1.::,ntodell'Ese– cutn·o 4el P.S.I.U.P. sulla situazione politica• in data 1-5- 1944 allude a1l'atteggiamento della Terza Internazio~ale '"nel settembr; 1 939, quando, « ~lo P~~chè la _R1;1ssiaera'rimasta fuori dal conflitto s~atenato da Hitler, 1 comunisti furono costretti a passare da un g1on~o all'~ltro da una posizic;n-e di avanguardia nella guerra co-n– trd il fascismo ad un politica disfattista, che fu un fattore del c:ollo_ della ~:ancia e che .avrebbe Potuto cc-ntribuire a dare Ja vittoria _definitiva _al nazi-faJ:cismo, se fosse esistito in JnghiJterra un partito .comunista .altrettanto influenrt:e di qu<eilo francese• Il c~m.mento s_ott~ce che, in seguito all'improvviso voltafaccia co~u– n1sta, la ~1rez1o~Ld.el P. S. all'estero, riunita a Parigi deliber6( la rottura immediata del patto di unità d'azione col p C 11 solo membro della Direzione chte si opp0se .alla rottura del ·paÙo e hf!' abbrac~iò la •J?Olitica « disfatti~ta » ~e-1 P. C., -persistendovi a~h;e t dop~ I aggressione contro. ""laF1n~andLa, fu il comDagllo Nenui, che– r>eTc!ò fu costretto a d1metters1 dalle cariche di Seg(etario del I Partito e di D1r1:ttore dell'A-vant~I, che anche allora copriva.

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