Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 7-8 - 1-16 aprile 1946

CRITICA, SOCIALE 107 Fusionismo e fusionismo aperto larvato Il vero dissidio : -socialismo d~1nocratico,e. bolscevismo autoritario. '- Durante questa preparazione c0n&res~uale -:-;-_che· ci ( -,offre il doloroso :,.pettacolo di troppi compagm mtentl a ma_scherare il pensiero pr<?prio ed: a falsar~ q~~llo al– trui ~ n oi di « Critica Sociale» siamo stati p1u volt_e additati.al disprezzo dei compag!1i come seguaci super– stiti di quel «-riformismo ·turaba~o ,, c_he « fa d~l so– cialismo, un'appendice o una contmuaz10ne del li~era– lismo », che mena« al compromesso con la mo~arch1a ", che « rappresenta un'esperiebza. mc::,·rtapella cos~ienza . dei lavoratori e nei fatti, >Y. Il pnnc1pale autore d1 que: sto ?Il1i!?O· ritra~t?' del riformismo tur:i~iano,_ che -~e~li anni' bui dell'esilio - contro l'oppos1z10n~ mfless1b1le del « riformista ,, ,Claudio Treves - era disposto a ve– nire a compromesso col' fascismo ·in cam_bio di un cos_ì detto • diritto di opp~siz!one ", P0)1_menta ~es_sun~ n~ sposta, che invece puo g10vare agli mnocenh npehton delle sue parole. · _ · Dire che il riformismo turatiano è morto nella c;o-. scienza ~ lavoratori equivale a dire ch_e vi _èmorto il socialismo democratico tout court. Il nfotm1smo tu– fatiano - per chi sa capirlo - non è l'at~eggiamento di chi si contenti di riforme entro l'ambito· dell'ordma– menfo ca,pitalisticc::,; esso po_n) a~tr? c1?,eil socialismo o-radualista. -Ora 11 o-radualismo e 11 ritmo necessano ·dell'azione socialista"' nell'ambifo delle istituzioni de– mocratiche. Impossibil':! .co~cepire _ritmo d_iv~rso, nel qu:a:dro della _de!11:ocraz1a,dt urr'.a~10ne. socialista con– creta. Ma se s1_nbeue - come tutti oggi nel P.S.I.U.P. dicono di -ritenere - che la- democrazia è precisamente ciò che caratterizza il' nostro metodo. ed i nostri fini, l.!011 può -non ritenersi ~be il gradu:alismo è e sarà sei:n– pre il ritmo ideale-della nostra azione. Coloro che cre– douo di esporci al dileggio del pubblicò e dell'intlita -chiamandoci riformisti turatiani non si accorgono dun– que che dicopo una .sc_e~piag,gine, ovver;o 1 se1lza v0- lerlo, si svelano socialisti non democrahc1, così non socialisti-. _ . . Sappiamo bene ·-che la storia non è un idillio,_ ma un · dramma, e che non sempre consente ~ll'.azione so~ia– listà di svolgersi democraticamente, ossia graduallstlca– mente. Non sempre le condizioni perm~tt?no _all~ cla_sse lavoratrice di lottare nel quadro delle 1stituzrnm dem9- cratiéhe. La clas!ì_e lavoratrice può essere indotta da· necessità storiche a preudere il potere quan~o ancora le manchi il consenso della maggioranza, ad mstaurare la dittatura -e magari ·il terrore. Se è questione 1 di vita ò di morte, es-sa ha il dovere di nob indietregg!are di fronte a simili mezzi. Ma come li userà - ecc;o 1ìpun– to ! -, se il socialismo democratico le avrà dato co– scienza? Essa li userà con la consapevolezia che quelli non sono i suoi mezzi, cioè chi;! quei mezzi, diventando costume abituale, là portere_ bbero alla perdizione. Non farà cli necessità virtù. Farà invece.di, tutfo ;per creare, il più rapidamente possibile, le c ondizioùi che le con– sentano di disfarsi di 'quei mezzi -e di tomare alla' de- mocrazia, 0ssia al gddualismo. . · . Il vero dissidio non è dunque fra riformismo e st-:1a• lism0 come vorreb,bero dar ·ad intendere i nostri de– tratto'ri · ma - anche se latente-ed inconscio - fra so– cialisnì~ democratico e bolscevismo, fra -marxismo e leninismo. Sui termini tipici di questo dissidio stc::,ricoya]e la ~na di ritornave a11cora una volur. rPer 11.socia)1sm0 democratico la rivoluzione socialista è il moto della çlasse lavoratrke - ossia dell'; im:giensa maggioran– za » _: che si au,to--emancipa, animandosi della volo.ntà di liberare -dal giogo capitalistico n_on·solo se stessa ma l'unianita intiera e, quindi, facendo propri tutti gli interessi leo-ittimi materiali o· morali, offesi dal capi– talismo. Qu~sto m~to <lfalettico è sem.p1icemente _impen– sabile_ fuorì .del qu;adro nor.male della democrazia. . fa questa visione il 9-ibattuto e noioso pmblema de1 -cosiddetti ceti medi si risolve da sè. Una classe ope– r11ia ·che sa di non poter vincere se nòù,;i fa portatrice di ;alari universali e di non poterli traçlurre in -atto s.e non sul terreno della democrazia, diiv,enta necessa.– riamente ava_nguardia ric0nosd,uta di tutte le cl~ssi çleI la-v.oro; ma la diventa a quel solo pa:tto. Non s1 trl).tta Uoèca Gino8-ianco quindi per noi - come vanno.blaterando i pappagalli - di adeguare l'ideologia del P: S. alla mentalità dei'..ceti medi· bensi •di educare e rieducare la classe .operaia alla ideologià del socialismo democratico. Soltanto un partito socialista democratico, soltapto ·do~ il 'partito di una classe operaia cobsapevole della propria 1111ss10ne e dei mezzi èongrui" ad attuarla può risqlverè. il pro- blema dei ceti medi. · · Il pr.incipio fondamentale del bolscevismo, Q lenit1;i• smo-stalinismo che dir si voglia, è che la cl-asse operaia uon. può da sola emanciparsi, ossia elevarsi alla co– scienza rivoluzionaria. Questa deve esserle comunicata mb extra, ossia dal P:artito, concepitò com~ ava;nguar– dia illuminata, come ub'associazione di rivoluzionari professionali." (Chi com11nichi a costoro la coscienza ri- -· voluzionaria rimane un mistero!). Il leninismo•- aua-. logamente al dualismo cattolico, che divide ·1a società in du_epianj. : i pastori e le pecorelle -· divide la classe in due strati:. il 1Partito,' che è guida 1 e depositario-infaL libile degli .interessi d_ella classe operaia, e la massa che lo segue, ·p'çico importa se consapevolmente o no .. Tale infallibilità conferisce al Partito il diritto di pro– cedere an_che con violenza. Si tratta quindi per esso ·di ·cònquistare il ·potere con qualsiasi mezzo: conqui– stato il. potere, il partito tradurrà nei fatti, a1;icora C<?,11 . qualsiasi mezzo, il· scio pr_ggramma, e realizzerà la s_o– cietà socialista. Tali i termini del dissidio. Ipsomma pèr il socialismo democratico .soggetto dell'azione rivo-. luziònaria è la classe; mezzo, l'ed,ucàziobe 111el più largo -Senso; per_ il leninisfao, soggetto è una minoranza, il partito; mezzo, la strategia, la tattica, l'abilità politica dei capi. Il leninismo è antimarxista e rappresenta una ricaçluta nell'utopismo. : Quale delle due· concezioni è giusta? .So.lo 'l'esperienza storica - che al rigu_ardo noi1 si è ancora definitiva– mente pronunciata, -'- potrà rispondere. Quel che tut– tavia è certo è che. frà le due conc,ezi,oni- aemocratica l'uha, oligarchica l'altra ~-non esiste nessunissima pos- · sibilità di conciliazione, di fusione. Bisogna scegliere : o l'una o l'altra; e l',uba esclude l'altra. · Ma se si sceglie _la concezione del _socia1is,modemo– cratico e ci si.convinçe.pertanto che fuori ·del socialismo democratico rion esiste per la classe operaia alcuna pos– sibilità di emancipazione, bisogna difep.dere inttansi– gentemente l'autonomia del partito, che di quella cou- _cezione è tradizionalmente depositario e custode, e con~ d·anpare non mepo intransigentemente ogni idea di iu– sione (che non- potrebbe mai essere vera fusione) col partito che è depositario e custode della concezione av-. versa. · · I campioni <lel ~usionismo ci dicono di.non aver asca'l. fato ancor.a una· ragiope valida a sostegno.d~ll';i.utono– mia del P. S. Non v'è peggior .sordo di chi non vuol . sentire! Nè vale obbiettarci che la funziope politica del- , la classe operaia •è una e eh~ quindi uno deve essere il suo partito politico. Ciò astrattamente è vero; ma nulla toglle al fatto concretissimo che le due maniere in cui due frazioni della classe'operaia·concepiscopo la natura - ed il metodo di quella funzione sono diametralmente éoutrastanti. · t.a dupltce manieta giustifica la duplicità dei partiti, ma solo nella contingenza. L'unificazione della classe_ operaia costituisce auche per. noi il com:p,ito naturale e fondamentale del P. S.; ma, per. effetto dell'insanabile dissidio illustrato più sopra, noi" non potremo ma.i vo-. lerla come fusione,. bensì co1+1egraduale conversione verso il soc.ialismo democratico· delle masse che sono ancora in preda al leninismo, come anche al cristiane– simo .sociale, al liberalsocialismo e ad cigni altro uto– pismo so.ciale.. L_afisionomia attuale cf:elP. C. e la nostra ·-politica. Ci si invita a considerare eh~ oggi il Partito Comu– nista non è più ·quello di venti'cinque auni fa e che è diventato d·emocratico, anzi democratico-progressivo. Ri– spondiamo francamente che la considerazione dei fatti (e non già il preconcetto) no_n ci consente di divjdete uua: tale opinione. Nessuno potrà negare che il P .. C. non ha mutato la sua struttura interna a11torita:ria e gerar<:hica. Esso è sempre un partito ;nel quale chi pre~ domina è l '.« apparato·,,, ossia uba:"'gerarchia d.i fatizio– nari rigidamente disciplinata e subordinata <jd ùn « capo ». Basterebbe quest0 per .negargli ogni natura e aititudine democ-ratica·: con· un partito organizzate- ',.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=