Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 5 - 1 marzo 1946
76 CRITICA SOCIALE onde un eventuale tentati<vo di, staibiirliireun regime dittato,– riale si spezzerebbe contro la resistenza dei governi dei ·48 Stati federati. Si dirà che amebe l'Italia democratica potrebbe, se non divenire uno Stato federale, come ritiene Alessandro Levi, alme1110dare vi<là a iarghissime autonomie m·egionali, come sembrano ritenere Guido, De Ruggiero, Mari,o Boneschi e numerosissimI aJtr1 del P. d'A. Ma la vitalità della regione è una realtà àssai problematica, per-chè priva di qualunque concreto prrecedernte storico e· non poggiante su una _bas_e ,economica-sociale. Ha ra-gione, a 111os~roparere, Toghatu,. · quando la 'ritiene un'astrazione. Si arri,vet·à all'auto-governo_ locale, sì, ma rnel~'ambito __ della Provincia e d'el Comurne: con il che però no,n si ha certo- 'Ima sufficiente garanzia del– l'esistenza di un serio oontra.ppeso al governo centrale, nel. caso di tentativi di, 'instaurazione di regimi dittatoriali. Altro ostacòlo, oome-h~ giustamente messo, in rilievo Guido De Ruggiero, alla costituzione di un regime presidenziale di t"ipo amerircano è l'esistenza di numerosi partiti. Non va di– menticato infatti che in America esistono praticamente due soli partiti, di cui l'uno necessariamernte consegue alle ele– zioni la ma,ggi,o,r.ainzaassoluta e a,cqui~ta con ciò il diritto di designare dir·ettamente il Capo dello Stato,; il quale pertanto· ~on sarà tenuto a rend·ere conto della .sua azione politica ad altri partiti i:he al proprio. Do-ve esistono parecchi partiti, e dove perciò - com'è il ca.so dell'Italia -,- rnessuno di essi ,riesce, 56 non in via affatto eccezionale, a conquistare più del 50% dei suffragi, il P,residente dovrebbe evidente1\1ente essere oostenuto, per ottenere la maggioranza assoluta, da al– meno due partiti, quando: non siano addirittura tre o quattro. - Così j,l parl'ito che pro,pone il Pcesidente verrebbe ad ·acqui• stare u111'assolum preponderaµza sugli a-Itri partiti ooalizzati, in quanto il Presidente stesso, una volta eletto, non essendo responsabile di fronte _al Parlamento e godendo di larghis· simi poteri,. si troverebbe in co,ndi~ione di poter svolgere la po.Jitica del proprio partill-0, senza tener conto degli altri · che lo hanno appoggiato perr ~onseguire la vittoria. " È difficile ~pertantò pensare clie i parti~ minori possano rassegnarsi. facilmente a m~teì-si nelle 1111~mi d-el partito, mago • giQre della coaliziQne - Clii spetterebbe naturah11ente il cti,– ritto di designare il Presidente -, sapendo. di, non po•ter influire sulla politica del Cwpo dello Stai.o, ·uni!.· volta ch·e e&SOs-ia eletto. Si d!io-à-che non si· verifica ·questo in01>nveniente urna volta che la legge stabilisca che per l'elezione del Presidente_ è suffici'ente raggiungere la maggioranza relativa; nel qual caso ciascurn partito, in manca111zadi accÒrdi, poti;ebbe pre-. . sentare un candidato proprio. Ma è chia!l'o che ,in tale ma– . niera s1 potrebbe giungere .al paradosso di un Capo dello Stato e del Gove~<;>, d01tato' dt poteri amp'1issi1111i, e!letto .da-I. 20 o 30% dei cittadini affluiti, alle urne: il che è iudubbia- , mente antiàemocratioò. · Altri regimi. Posto dunque che \,1 regime presi'<lenziijle di tipo ameri: carno non sarebbe in Italia assolutamente a~tuabile,· e che • non è neppurre 1 iJ caso ili mettere in discussione l'adozione 'di un regime di tipo svizzero (Presidente eletto.a turno an– nùale lra i sette membri del Consi-g.Jio Federale), che trova la sua ragione d'essere solo nelle· parùcolari condizioni di quel &ingolarissimo paese che è la Coruederazione elvetica. non resta èhe' pensarre ·alla necessità di tener separate le due cariche di Capo dello Stato e di ·Capo del go·verno; come . accade del i!"esto ,iJii. tutti -i paesi demo,cratici politicamente . , maturi, ad· esclusione d,e1 due summenzionati. Non è il caso infatlri d,i, accennare ai regimi- p residenzi ali dei paesi del– -I' Aimerica latina, dai quali, 111, onost.an: te .il fascismo e tutte le I altre no,stre disgrazie, norn abbiamo nulla da· d,~.pararre in materià di educazione po.Jil'i!Ca. A una presidenza della Repubbliica a carattere collegiale non crediamo sia il caso di pensare: i consoli sono - cosa lontana e trovarono la loro· ragione d'essere in urna t!radi– zione stori!Ca prog;re!<Sivamente affermatasi attraverso i ,se.· coli. Un collegio che regga la pres-i 1 denza della Repubblica. manca, per il fatto stesso di essere un ooUegio, di quelle doti d,1 tempestività, di decisione, di coer'enza, che devono caratterizzare il supremo organo dello Stato. · · lrnoltre, ,,se il collegoo, presidenziale venisse designato com crited politici, attraverso elezion~ o i,n altra forma, e:;so. ''€>r·' i-ebbe oomunque a essere costituito da membri di, diversi- . partiti; e la sua eteroge~ei_tà. aumenterebbe pertanto le daffi-~ ooltà· di funzionamento. Tanto meno sii, potre·bbe pernsare a BiblioteçaG no Bianco · un collegi() presiden:i:,iale a carattere apolitico, qual'e', ad esempio, quello costitui10 dai tre più alti magistrati dello Stato (i presidenti della Cassaziorne, del Consiglio di Stato, della Corte dei Conti), siccome proposero Adriano Olivetti e Alessandro ·Levi. A tutti gl,i•inconvenienti derivanti dalla presidenza collegiale · si agg-iungere-bbe quello del carattere ibrido d'iJ tale presidenza apolitica, devoluta a sia pute ahiss,imi funzionari, dello Stato, aventi ben diversi e ben specifici· , mpiti in altri settori della vita pubblica. È chiaro ,oon ciò c:he ,si deve necessariamente ri!Cadere sulla pur vecchia e rnon originale po-sizione (ma i1n politica l'ori:ginalità è pericofosa, p'e'rchè antistorica) del Presidente della Repubblica di tipo frarncese, e cioè del Re non coro- ., nato, di frontè al' quale sii ponga come· responsabile della po– litica. dellò Stato il Capo del governo. Del re.sto - siamo Ò-bbiettivi ! - questo senilira essere il logi,co sbocco d 1 i 1 tutti gli Stati eh~ arrrivano alla Repubblica do,po una lunga tra, d'iz:iione mornarchica: e tale appunto è anche la tradizione dell'l1alia unificata. Eliminato il bubborne della ainastia, restano quelle· esi– .geru:e 'che la tradizio·ne storica, non a capriccio, aveva cteate: quest<> fu il caso. della Francia dopo i,l 1870, questo sarà :iJl. caso norstro do,mani. Non ci si spaventi, dunque·troppo d,i cad'ere in un luogo_ comune deaa poli,tica. ' L'autor-ità presidenzi.ale. Ciò che jmporta piuttosto· è di far sì che il Presidente della Repubblica, di frrornte al Pari.amento è agli altri orgàni costituzionali/ dello Stato, abbia up, potere più effeuivo e più reale di quello dei p·residenti della III Repubblica francese, -E poichè ~,l Prresidènte della Repubblica ,può essere' eletto con due diversi sistemi, e cioè dal Parlamento• (costituzione francese) oppure dal popolo ·(costituzione germani'ca d'i Wei– mar), è chiaro ,che, per garantirrgli un potere cffetti<vo, non si può certo scegliere la prima via. Il Presidente eletto dal Parlamento non dispone, irn ragione d:ella sua origine parla– m,mtare, di quella indipendenza e di quel presti-gio che gli sono necessari pem· svolgere con enerigia. le sue funzioni nei cornfronti delle Camere, )e quali finiscono fatalmente per. considerarlo come il loro mandatario. Per garautjre la necessai:ia autorità al Presidente'rlella Re– pubblica, come ha osservalo giustame11te Meuccio Ruirni, oc– oorre che e!,50, sia eletto direttamente da,I popolo, alla ·pari del Parlamento, con il qua,le quindi, da ·questo lato, viene a trovarsi su urn piede di v~rfetta parità . .E mentre i ·varii partiti difficilmente troverebbero l'accordo per designare un comune candidato per la, carica di Presidente di tipo, ame-_ r~cano, questa difficoltà rnon ·sorgerebbe più per uq Pre&iJ– dente della ·Repubblica, che noli fossè nello stesso tempo anche Capo del governo e che no111venisse ad avere qùindi direttamente in mano il timone dello Stato. All'indomani della prima guerra mondiale, quando il par· lamentarismo non aveva chiaramente arncou dimostrato le sue gravi debolezze, sembrò a molti legislatori troppo forte la posizione dii_un Càpo dello Stato -che' attingesse in maniera diretta la sua designazione da.I popolo; ma' oggi che si fa sentil1! invece l'esigenza di u111 saldo governo, per evitare il rinascere del padamènUlrismo, nessuno pòtrà mettere in dubbio l'uti,lità della designazio•ne diretta. Il Capo dello Stato ;on devii usurpare le funzioni di ·Capo del governo, ma rneppure -deve esse,:e una semplice figura· _deoorativa, oome nlllla l'erza Repubblica francese: i.J tempo _ delle figure decorati<ve è tramontato. Come giustamente dice Meuccio Ruini, « alla 'posizio•ne simbolica va sostituita quella di un .Capo de1Io Stato, ru>n rresponsaibi~e dm singoli atti di . governo,_ ma responsarbile dell'eserci,ziò dei oompi4i che gli _spettano, per promuovere gli iuter,essi rnazionaJ.i -e pllr difen– dere contro ogni minaccia· la· cootituzione ·e le libertà JJ. Affinchè il PresÌldente della. Repubblica si;, veramente un d-irfensore della Costituzione, occorrre che la Costituzione stessa gli garantisca il diritto di ·si-nda,:are fe leggi votate dal Parlamento, come avviene _negli Stati Uniti d'America . e colDe accadeva nelila Spagna repul>'bLicana; e lti pra56i deve sancire a sua volta questo d-irriHo. La prassi della Terza Re– pubbli.ca fran-oose, nella quale il Presidente Millerand, c~e m inacciava di adoperar'e jJ di~itto di veto, fu costretto a dimettersi, sarebbe es:iziàae oggi allo Stato democratioo. Di massima. si potrebbe stabiHre che l~ leggi votate dal Partlamento e ad esso rimandai~- con le proprile osservazioni dal Presidente della Repubblica che 1110111 abbia rit<,-nuoo op– po,rtuno s:inzionarle, entrino in vigoire se vengono .approvate per la seconda volta senza modifiche, con una maggioranza
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