Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 4 - 16 febbraio 1946
56 CRITICA1 SOCIALE Il libro ha un sottotioolo, che ne -precisa l'indJrizzo po-· litioo: Le 'garanziie- di Uber~ in uno Stato soci,alista,. La ri– forma co,stituzional1,i, caldeggiata da -un lllOSit,rocompagno, non po_teva non avere un oontenuto so-cia,1i,sta; ma il que– sito, appunto, ,princi,pale che dev'essere studiato e risolto dà noi, sociali•sti dell'Europa occidentale, che no111v,o-gliamo aQ.bahdonare • le ,1-radizioni d_emocratiche, è precisamente quello d,i non rinnega.-e, anzi di potenziare, in li1110Stato, quale noi auspichiamo, sociali<sta, quel nucleo ;di li.bertà, che; se pur so-venie manomesse .dà quella classe sociale la quale da .prindpio se 111'erafatta la battagliera prÒmotrice, non ,possono -cessare, per questo, d'~sere considerate una conquista initangibile della dviltà europea. . Così oomplesso è i~ disegno, ohe !'Olivetti ha, non pure tratteggiato, ma a·ifinito e -colorito quasi in ogni particolare, da riusci,re ass:a,i arduo, e, in fondo,. non necessario, per -darne ·semplicemente un'idea complessiva ai lettori-, iJ se– . guirlo in ogni suo articola110 sviluppo. Mi limit-erò a met• ·terne in rili,evo l'orientamento generale, so-ffeirma111domipoi brevemente LS<O,pra ,un paio di punti, che hanno- destato il mio particolare interesse. . .L'orientamento seguioo -dall'autore, o, che ·è Ì lo stesso, l'ispirazione· che ha guidato -il suo pen;;iero e .chè si- ri– specchia in questo suo libro-, è tale da stupire, forse, talpocò chi sapes;s€/ soltanto che I'i111g,Adriano Olivetti s'è per molti anni occu,pato quas1 esclusivam'ente d'una grande industr-ia, ma da no-Ìl meravigliare affatto chi conosca personalmente questo no,stro compagno. Il quaìe, ·- buon ·sangue non men– te, - figlio di quell'uomo geniale che fu l'ing. Camillo, creatore, sì, di qu-ell'industria, ma anche· amico, fin dalla gw,ventù, d,i F11ippo Turat1 e di Claudio Treves, e nella sua· sempre vivacissima _vecchiezza innamoirato di problemi religiosi, ha avuto jn retaggio quella sere, vorrei di-re etnica, di gius·tizia, che, per altre nohiH influenze ere.dita-rie, l'Au– tore i-denùfica èon la carità evangelica, e che è, insomma, l'arur,na d'un soc.ialismo inreso come compiuto umanesimo. Lo scopo -essenziale cui, nelle sue elabo-rate indagini e pro,po-ste, mira l'Autore, è da lui stesso, se pure inciden– talmente, più volt.e· palesato: l'ordÌ,namento che l'Olivetti vagheggia « è basato - egli scrive _:__ sul ricoposcimento e la determinazione delle fu.n,zio,nji poUtiche e'ssenziali ·alla condoNa d-~uno Siato moderno, al fine di ;_s.rabi,lireun tipo di civiltà che, lungi dall'ess-ere schiava, della teoo1ca, sia al · servizio d,i fini umà~ superiori» (p. 173). Ho sottolineato queste ultime parò,le, 'perchè ·nelle stesse mi pare di poter condensare -il succo del volume e del disegno- C1)Stituzionale, in esso presentatò con sviluppi ana1i,Lici fin tròp,po minuti. E non può avere,- insomma, se non un -significalo di riserva dottrinale la .riluttanza a sottoscriver'e cert~ p~·oposizio111i dell'Autore\ .oome quella, pei- esempio, che si può leggere ·a p. 332:- « riconoscer·e e tutelare determina,Li diritti della ,persona ,si·g,nifica ammet_t~e l'esistenza' di un el,emento so– prannaturale .nelle isli,tuzioni uman·e », o ad aderir-e al rìco•_ noscimento (v. p. 362) e, delle origini so•prannaturali del di– ritto~> \anche in 1taJi due passi le SQ-ttolineature sono mie). Perchè s1 può essere, .com'è ab· antiquo chi scrive queste Hnee, tenaci avversari d''ogni teoria anùstoricisti'ca del di; ritto; ma, qualunque sia_ il presu·ppO'StO filoso-fico dal quale si. muove, .se si è di sentimenti, poliltici sinceramente demo- • cratfoei; non si può non :consentire oon chi afferma che lo Stato ccdqvrà .tutelare la di,gnità · della persona umana », anche se tale affermazi<One pervenga, anzièhè da una fede (che, fo sostanza, è essa pur~ _~elig,iosa) nella giusti~ia im– manente nel corso del pirogr·esso uma111:0,dalla credenza in 'una << vocazione ultraterrena -dell'uomo» (cfr. p. 333). AJ prescindere, infatti, - da ogni controversia, che si potrebbe chiamare metafisica, quello che conta, quello ch'è atto ad unire ·demo-cratiéi e soci,alist,i·, di bùona fede -e di buon vo- . lére·, al di soptra di tutto -ciò ohe · li può divid-ere, è il cò– mune ~èli,io_ a ricercare ep a oo&trui-re un _nuovo ordina•· mento sociale, il _quale assicuri il predominio del lavoro, in ogni sua forma, conservando e .potenziando i valorf d-ella democrazia politica e della li,bertà individuale. . Ciò am_!lletle. di buon· grado anche if nostro Auoore, ·il qÙale, auspicando Ullla s9cietà che apporti « una _frattura definitiva _,al sistema h'asa,to su un duplice· assu~do econo· mico e tilorale: l' ecoriòmià dei profitti ~e il regime feudale nell'industria -e nell'agri,coltura >> (p,p. 18-19), pensa ·che si possa· agÌlre secondo' e< il contenutò umano e sociale del– l' Evangelo ... , pur senza rièonoscerne la trascendenza» ('P;, 19)., Certo è, egli dice n~lla stessà pagina, che « nessun . economico nuovo, nessrma struttura oociale nuova,, l ~ ,cl " d ' -aie i desideri degli individui e dei, popoli t-ragicamente ·colpiti, se non avr à un essenziale carattere di riv,o,lgirnento mo.raie ». Parole nel.le quali par di sentirè l'eco d'un ammonimento che, pooo m~no d'un secolo fa, in un'~ca. anch'essa agi~ata, pro- 111unciava un rivoluzionavio ch'era anohe un apostolo; di– ceva, nel 1848, Giuseppe Mazzini: « La morale ... , è sban• di,ta dalla po,litica; e il ,problema del mondo sta nel far riviver la prima e nel ·ricon~a.crar · la· seconda >>. , La. Comunità ·e la Region,e. ' ~ ' Reso il &incero omaggiò ch'era dovuto alla elevata ispi– razione etico-sociale dell'Olivetti (e, in veri,tà, - io 1110nsa- · prei l.ributargl! omaggi,o migliore·-del raccostare !}llrole ri– v-elata·ioi del suo orientamento spirituale ad u'n mònito sem• pre memorabile del Mazzini), debbo, oon tutta schiettezza, fare sùhàto qualche ,critica al piano poHtico dell'Autore, Il mio dis&enso~ od almeno il mfo dubbio, ri~arda intanto, e SOJ,Jrattutto, quella che ,per l'Olivetti dovrebbe essere fa · cellula .del 111uo-vo Stato, quale egli lo disegna. Coite~ta celhila non dovrebb'essere' nè il Coinune, quale -ora esiste ì-n Itali.li, che può essere o troppo, grande o troppo· piccolo, . nè la ,Provincia, che non ha trad,izioni nazionali, nè la Regio111e,alla quale -pure sono attribuite funzioni pro– prie ed una propria rappresentanza. ·n nucleo dello Stato d,ovrebb'essere la. Comunità, nuovo ente teriri,toriale, ehe– comprenderebhe un'area ,proveniente. dalla divisione di, cia– scuna provincia ed una popo,lazione oscillante fr~ i settan– tacinque ed i cenoocinquantamila. abitanti. Per creare le. Co– munità &i do.vrebb~o aggreg~e C~mùn,i, piccoli e mèdii, ma ·~enza assorbj-rli, p<erchè ognuno di essi oonser_verebbe– anche un'ammi111i-strazi~ne propria.; . i· gr!llld.i Comuni, in– vece, COID4Jrenderebbero _nel loro seno più" Comunfa,à, 1-e quali potrebbero essere Jnd!ividuate dalle maggiori unità economiche aventi in esse la foro ,sede:·, a Genova, per es., ci potrehb'essere rma Comunità_ Ansaldo, a- Firenze ·,una Comunità GaUleò (si veda l'accenno elogiativct àllii .Fon– dazione Zeiss di Jena,. a pp. 22-23). Il ·principàl'e argomento che ha indo-tto, !'Olivetti. a patro· cina.-e la creazione ,del 111uovoente da lui denominato Co– munità è·, se io non m'inganno, quello di dare allo Stato un fondamento costi-tuito sopra eJementi, che vorrei dire solidaristici s?t~o vari aspetti. An~itutto, sottò }'.aspetto'. u_mano, perche lll1 ~ale cellula ·sociale, di media grandezza, c1 sarebbe,, crede l A., mutua conoscenza fra i suoi mem– bri, ed anche se gli ammini<stratori non possano conoscere uno _per uno gli ammin,istra~i,.:- qu-esti,. però, sarebbero in grad~ di: appre_zzare convenie,ntemente i primi ·e, quindi,, "di sceglierli, e d1 confermar-li, o meno, a ragfon veduta. E gli ·amministrati, .a loro volta, avrebbero agio di rendersi co-nto direttamente, ìlei b_isogni locali e dei mezzi ~tti ai ' appagarli. La Comunità, m,oltr"é, pur senza ripetere nei, liinki dell'autonomia politica, gli err,op a,nti-eco1iomi,ci del– l'autan·hia, potrehb,e fondimi opportunamente gl'-iriteressi a:gri~oF con· qu;,lli ~dustriali.- E~ a1tresì sollfl l'aspett~- m:• harust1co - • che ali Al .. sta partwolarmente a. .cuore - e sotto l'aspetto cultu"rale, la Comunità costitu.1,rebbe sécondo l'OJiveLti, l'opportuno mÌCJl'Ocosmo~ ,lella vita staÌuale. La ComuJiità che,_ oltre gestire direttamei1te €ervizi di pubblico ·infic,ress_e,possederebbe· una p'arte importante del capitàle az10nar-t0 delle, grandi e medie fabbriche, e ,p-o1Lrebbeeser• citare ·un.a dÌlrella int1ue11za nel creare una multiforme strut- ' 1,ura cooperativa dell'èoonomia. agricola, do,vrebbé fu~gere « da perno degli· organismi economici di, maggior importan- ~ za eollettiva » e oostituire .'<<11111 diaframma indispensabile fra -l'indiv_iduo e lo Stat,o » (p. 13 J.· Di fronte ad altri si-, sterni 11( collettivli,zzazione, la. soluzione fe_geraHs,tica da lui . proposta,. fondata su, tali- Comunità tonerete sembra all'OJ.i-' vetti mi!lliore e più ,pr{ltica, sia per- l' effi~ienza derivante e'; dal_Lasp~cializza~ione _i:e~apossibile dalla oompetenza ter– ritoriale r-i<do,ttad1 ogn1- Comunità », -sia .per la· grmde fa. cilità con cui· i ciuadini potrebbero entrare in contatto con gli organi del .nuovo ente e controllarli' (cfr. ivi). Propone- }'A. mi· o-rai111amern~,che "in ogn-Ì' Comimità si artico,lereòbe in sette divisioni: dàgli ·affari generali all' eéo111omiasociale dalla giustjzia aUa cultura, all'igiene, all'urbanistica, ec/ M:i, come si diceya, non possiam.o_seguire !'Olivetti in tutte- le progettate 1riform~ p;artioolari. . · 1 ' , Pur àmmettendo la v,alidità di- al~i~ almeno, degli argo– menti addotti iin .sostegno di ·cotesto 'ordinàmento delle Co– mllliità, ,semh\ra a me che a tale proposito si possano fàr.e due obiezioni. ·
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