Critica Sociale - anno XXXVII - n. 7 - 15 dicembre 1945

106 'CRITICA SOCIALE Preparazione alla socializzazione Con questo ti-tolo il compagno ing. Guénci ci inv~a alcune· osservazioni al progetto ctm_tem1tonello s!udzo del Dagnino da not pubbli_cato nei nn. 1,, ~. 3, ,'J _e·_6. Facciamo posto al suo scJ'llto, nel quale I idea dz so– cializzazione apparè· talora risolversi' fn quella d_icon– trollo e di coordinazione, e lo ,tacc1~mo seguzre d~. una replica del Dagntnio. La discussione serv_e cosi , a meglio chiarire il f~noz·e e la portata. del problema dell« riforma industriale, che non posswmo Pll;lrop– po sperare dr veder risolto: da ,un momento ali a;ltr?, alla cui soluzione dòbbiamo .tuftavz'a prepararci sm d'ora con attento esame. I Il pericolo della socializzazione parziale. Sono stato vivamente iil attesa di leggere J.a.fine dello studio su la riforma industriale di Dagnino, per ved'ere se ne usciva fuori qualche indicazione int-Qrno • all'uso che gli azionisti s,p-odestati avrebbèro fatto dei 100 miliardi rioavafi dalla .cessione d'elle loro azioni· ma nòn ho trovato nessun chiarimento a que- ·sto riguardo. . · . La Critica però, già nel secondo numero, aveya concluso la presenlàZ.Ìohe dell'articolo di Schiavi sulla Riforma Agraria con queste parole: « ... questo collocamento in pensione dei proprietari -d'i.terra ci sembra un po' troppo comodo per gli uni é un po' troppo gravoso per gli altri. .. ». La stessa osservazio– ne può valere anche per la espropriazione di azioni· industriali proposta dal Dagnino; e mi domando come mai questi non abbia pensato che è imprudente d'ar·e nuove possibilità ,in mano a coloro che sono– indubb,i,amente spinti a d 1 esiderare il fallimento delle .imprese socializzate. Se anche l'indennità sia data in titoli dello Stato ,o in altra forma l:\naloga, evidente– ~ente può, almeno in parie, essere commutata in d~maro e -investit,a in nuovi impianti industriali o in organizzazioni di fqrze che si oppongano al pr,ogres– sivo svilup,po della socializzazione e al successo a_n– che di quelle imprese che siano già state socializzate. Per questa considerazi.one ritengo anzi che, nono– st,ante le a(])'parenti difficoltà che .presenta una socia– !Jizzazione compiuta -in vaste prqporzioni, la socia– lizzazione parziale o graquale debba essere scartata, per i gravi pericoli che p,resenta l'esistenza contem– poranea di un'industria privata, ché ha interesse· ad intralciare· i.n ·tutti i modi il funzj.onamento dell'in– dustria socializzata· e ad imp•edirne il coinsolidamen– to e la progressiva estensione. Per quanto l'industria socializzata possa fare assegnamento sulla protezione -d'e!J:a legge e sulla tutela dei pÒteri dello Statoi, non ha certo mezzi sicuri per difendersi contro ,tutte le insidie che il capitale privato può·'tendere contro di essa. Altra sicurezza non c'è che nella eliminazione di quest'industri-a capHalistica: · Quale poi potrebbe essere. il ritmò della gradualità può essere attestato dal fatl01 che sono ·passati oltre 40 anni dalla nazionalizzazioiue delle Ferrovie, ~asi 35 dalla fondazione dell'Istituto\Nazionale delle Assicu– razioni, e nessun atro passo è stato compiuto in que– sto senso, se pure n<0-ndebbano ,essere considernJe come forme di- .avviamento· ad una nazionalizzazione· il maggior controllo a-, cui sono stati solttoposti i grandi IsHtuti -di Credito e '1a costituzione d·ell'I.R.I. . II J?,agnino ha escluso che il criterio di scelta per Ii ,pnmo ,gruppo di in 1 d'ustrie da socializzare pQISsa essere quello del loro -carattere monopolistico o di in– dusti:ie chi~vi, e ha accoHo invee~ B criterio, già sanz10nato m un voto del Consiglio Nazionale del !Partito, che la scelta· debba cadere sopra i grandÌj .com- · plessi industriali, dei quali il Dagnino cita ·come esempfo fra fatti carntteristico, la Montecatini: -Ma 1.1ell',acco 1 gliere questo criterio egli evidentemente non ha tenuto conto quali sono le varie foTme di attività ptoduttiva esercitata da quelJ.a ·società la quale si occupa dli; vernici, alluminio, olii. e grassi conci– mi, zol{o, en!)rgia elettd·ca, dinamite, iuta, piet·re del costruz1Qlne, vajon, najfon, medicinali ecé. ecc. e per alcuni di questi prodotti noò soÌo no~ hà nè monopolio nè ·una condizione che si avvicini ad esso, ma rappresenta una piccola parte dell~ pr-01d·u~ zione nazionale. Non è chi non veda come sarebbe assurdo socializzare una produzi one di cui là parte maggiore (e, per certe merci, di gr.an lunga maggio– re) restasse affidata all'industria priva ta. A parte il fatto che in simili condizioni l'industria privat,a conserverebbe un potere, anche aggressivo, tutt'altro che indifferente, I.a socializzazione di un .rist-retto numero di grandi complessi produttivi por- • terebbe a dover costituire, oome dimostr,a lo stesso Dagnino nella terza puntata del suo studio, un èom– plesso non indifferente di organi burocratici, 'il cui funzionameruto renderebbe l'industria socializzata po– co -ad.atta a competere con l'agilità di movimento e con lo spirito di iniziativa (iniziativ:a anche di in– tTighi), da cui continuerebbe ad essere animala la industria privata. Necessità di battere altre vie. Occorre dunque battere alt~·e vie. :I socialisti hannp il dovere di meditare i mezzi per ridurre al minimo il travaglio' del passaggio dal– l'economia attuale ·all'econ,om.i"a collettiva. Essi deb– bono dedicarsi ·alla d._iffusione della lorò fede poli– tica ma anche, e specialmente; allo studio, alle di- · scussioni,- alle pr-0tposte per. la concreta realizzazio-. ne d·ei loro postulati, tanto più oggi che con l'afflusso nel Partito di. ceti medi, impiegati, tecnici, ingegne– ri, sarà facile trovarne le soluzioni .più razi,ooali. E noi ·socialisti sappiamo che la quasi totalità dei lavo- · ratori sarà ben ·lieta di dare la sua fattiva opera per procedere· alle Tealizzazioni. Non si d'ica che' le <difficoJtà per una socializza– zi.cme tropp·o vasta nascerebbero anche ,dalla oppo– sizi.o!Ile degli Alleati, il cui controllo si ritiene che noi: dovremo subire per lungo tempo, anche quando sia venùta a cessare l'occupazione militare. Gli Al– leati vogliono ,ordine e disciplina; vogliono avere la garanzia che n,0111 sar,anno sperperati i danari che· essi potranno darci ,a presitito per alimentare la no– stra attivi,tà economica; ma non sono c'onlrari a che 11JO'Ì sottoponiamo a- im coordinamento, sotto la vigi- · l,anza ,d 1 !;)lloStato, le varie branche del)a nostra atti– .vità produttiva. Sta di fatto che nella stampa roma– na è ap\P'arsa poco tem;po addietro la notizia che gli AHeati avevano dato il. loro assenso, ~I p•rogetto del Comitato Industriale A. I. di costi.tuire 23 Comitati dli Produzione facenti -capo ad un Comitato centràle ed aventi, fr.a i moMeplici comp-iti, anéh.e quelli più. i:mp,oirtanti di coo:rdin,amento della produzione, del– la distribuzione delle materie prime,. d'ella determi– nazione e d el c onl)ro.Jlo dei prezzi. Se il progetto non .è stato- .p.oi attuato (§ono stlati solo rimaneg.giati uffici preesist enti per dal."luogo agli attuali Comibaili Economici), si ,d,eve af ifatto che alla costituz~one di quei Comiltati di Produzione si· sono opposti gli in– dustrfali dell'Alfa Italia, e la stampa e gli 01rgani del nostro p,arti'to e d·ei- partili affini, tutti quanti presi nella discussione dei problemi istituzdonale éd epuratb,o, non hanno aff<errato l'importanza <li quella p,r,oposta e della opposizi'olne che oontro di essa .si era levata e hanno lasoiiato trionfare l'egoi– s.tico atteggiamèn,to dell.a classe industriale. 'E così .abbiamo lasciato passare un'ottima. diligenza che ci avrebbe condotto ,per, la via che dovevamo percor– rere e non abbiamo avuto l'accqrgime11Jto -di salirvi sopra. . . . Bisogna in tutti i mod-i cercare d'i raggiungerla . Occorre fare di tutto per raggruppare le aziende in Comunità rispondenti ad affinità di lavoro. È quest-0 il primo compito a cui dobbiamo ten,d·ere con tutte le ~ostre forze (anche se momenfaneamen,te ci può sembrare fatto nell'interesse del presente sistema so- · ciale); per il"maggior affidamento di buon lavoro- che ne derLverebbe, senza· per il momentò j11Jtacca're il principio della p,roprietà, ma con sicuro avviamen– to verso la socializzazione .. Siano 23 queste Comu– nità, o .tn numero divers-o, quello che importa è · farle per· essere preparati a,,o..tuttele evenienze fu– ture e per poter ,al più presto: distribuire le ma– teri~ prime con or,!}line e raziocinio, normalizzare la produzione, raccoglìere dati statistici pei- equi– parare la produzione alla capacità di' assorbimento

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