Critica Sociale - anno XXXVII - n. 6 - 30 novembre 1945

94 CRITièA soét:AtE industriale ma un'inchies!a su tutta la n,os!ra eè?~O– mia, ;poicbè non si tratterebbe soltanto d1 s~3:b1hre come la nostra ind,ustria debba es~ere ~~mhbrata nella sua composizione, ma anc~e d1 sta~1hre quale -debba essere nella nostra econ1;>mia la sua 1!11portanz_a ·rispetto agli altri seUori (agriooJtura, turismo, arti- gianato, trasporti, ecc.). . . , E vorrei aggiungere anche qualche C?S3: di pm. Per fare una tariffa .razionale, dal punto d1 vts!a d~lla nostra· struttura economica, non basterebbe neppure un'inda,gihe sull'economia nazionale,. ma sa:ebb~ ne– cessario un'in.dagine mondiale. Infatti non s1-puo sta· bilire ,quali sono le nostre possibilità nel mercato del grano, dell'automobile, del turismo: se n_on ab-_ biamo elementi di informazione su quella che in que. sii settori è l'attrezzatura deUe altre nazioni. E, in– fine 1Ìn'indagine, sia pure mondiale, che si limitasse a f~togra.fare una situazione di fatto ,avrebbe scarso interesse se essa non fosse integrata con elementi -abbas.tan;a sicuri su quelli che sono i programmi e le. possibilità di sviluppo futuro dei idive,rsi settori dell'eoo,nomia mondiale. !Da tutto ciò appare. evidente che se, per riorga– nizzare la nostra economia, noi aspettiamo di avere una tariffa doganale e.conomicamente razionale, noi dovremo attendere un· tempo notevole. E intaµto, cosa faremo degli operai idièlla Fiat e dell'Ansaldo? 1Prima di spingere avanti le produzioni, prima di ten– tare il massimo impiego• di mano d'opera. sistemando quelle attrezzature' che non richiedessero eccessivi investimenti di cap,itale, diremo loro di attendere i risultati dell'indagine? .Difesa della 1wslra economia. Noi dobbiamo P.artire daJ concetto, che 'gli svi)uppi · tecnici e gli orienhamenti di politica economica delle diverse grandi _nazioni industriali del mondo saranno in avvenire talmente dinamici che noi dovremo at– trezzarci in modo da risentire il meno possibile i conk'accolpi delle grandi fluttuazioni internazionali. No( no·n abbiamo ris,o~se, mezzi finanziari, che ci. consentano di sopportare. crisi di assestamento con milioni idi disoccupati.. Le possibilità attuali della tecnica sono talmente elevate che, se non vi f,o-ssero · le distruzioni causate dalle guerre e ,dalle crisi, sa– rebbe possibile assicurare un-buon livello di vita con un lavoro di poch e- ore al giorno. · Cosa vu:oJ di.re praticamente avere u~'econoÌnia ra– zionale? Vuol dire avere un'economia i cui -costi si avvicinino ìl piu possibile a quello che sarebbe il li– vello idei prezzi in un ipotetico moncl.o ecoii.,omi'co in· cui le. merci, i servizi, i ca:pi!ali, gli uç,mini po– tessero circolare liberamente e .confonn-emente -alla formuia dei costi coinparati. Ma che questa libera cirooJazione· poss,a avvenire o meno non dipende sol– tanto da noi. Se essa si realizzerà; il nostro. dovere· sarà di adeguare la nostra economia a tale orienta– mento, senza: pr egiùdizi na,zionalistici, 'I~ cioè senza preoccuparci se ques.to orientaµiento determinerà la · perdita di industrie cosidette di guerra, ma che poi in reaHà sono anche di pace, perchè il fer·ro e .l'azoto . non servono soltanto per fare. pl'oìettili. Se invece la libera cirooJazione ,delle merci, dei servizi, dei capitali, degli uomini· sul piano interna– zionale non si realizzerà, o si realizzerà in mis.µra rido.Ila, è evidente che nello stabilire la nostra poli– tica economica non potrem·o non tenere c,onto di' tale. dato di, faito. Se le nostre possiqilità di mandare man.o d'opera all'estero fossero scarse, e· n,o,i ci tro- · vassimo quindi. nell'assoluta.· necessità di trova,re ·piena. occupazione· in Patria ai nostri lavoratori, è . eviden te che sarebbe molto· difficile evitare l_apr,o,te– zio.ne, in un mocj.o o· nell'àltro, di certi rami deUa nostr a industria e della .nostra agricoltura .. · · : Certo, noi dobbiamo orientare i n,o-stri opific i versò quelle produzioni di qualità che richiedon o.un màs-. simo di mano ,d'opera e un minimo di materia prima, ma ciò richiede nelle maestranze una prepal'azione professionale· che non si improv:visa, richiede capi– tali per nuove attrezzature di cui· siamo Ji·rivi, richiede possibilità ,d,i esportare su mercati esteri di c;ui sono ignote la volontà di assorbimento e 'le presumibili misùre protettive. · . ~ :E: vero che anche in agricoltura noi dobbiamo met– . . tere· in onore cu!furè specializzate, intensive, ad alto ianco e • reddito, ma non per questo possiamo abbàndonare la cultura gl'anaria· agli assalti della concorrenza inter– naziona,le. Noi n,o,nsiamo ancora sicuri che il mondo di rdumani non conosçerà•• altre c omplicazioni mili– tari; essere senza ·grano e sen.za possibilità di. ,pro– -l(Ura•rsene vorrebbe dire esporsi a pericoli di oini genere, e perdere -qualsiasi ,autonomia. . Certo, se rdo)Jlani la guerra dovesse malaugurata– mente scatenarsi di nuo-vo sul mondo, essa sarebbe. talmente brutale che pochi milioni di ma,ggior pro– duzione di granq n'on costituirebbero. riparo sufficien– te con.tro i suoi pericoli," e non ci darebbero ·alcuna as– soluta garanzia d'indipendenz..a politica. Senza arriva– re però all'ipotesi estrema della guerra, vi sono altre situazioni internazionali in cui una maggi-o,re auto– nomia di alimentazione può far comodu, e d'altro lato, ne1 caso in cui, CQntro nostra voglia, dovessimo ancora trovarci, anche se non partecipanti, in mezzo ad un conflitto, s.arà sempre· preferibHe avere per' ogni i.taliano una r'azi,one di -p·ane più alta e più si– cura che sia po'ssibile. · Graduale revisiolle delle nostre attrezzature. In un suo a'r!icolo apparso sul n. 3 della « Critica. Sociale» il compagno ed' amico Trerri.ell-oni ha a,ffer– mato •che il reddito nazionale dell'Italia negli ultimi ·trent'anni è aumentato meno del-l'aumento della po– polazione. Al pari di -lui, io .non ho ·dati statisti,ci di preciso i;-iferimentd, ma non mi sembra che la sua affermazione possa ritenersi sicura; non credo· che. il tenore di vita medio degli Italiani nel 1909 fosse superi,o,re a quello del 19;$9 .. Comunque, sia in. un· ·.caso che nell'altro, questi ràpporti, considerati in se stessi, non dimostrerebbero. nulla, perchè bisogne- , rebbe tener conto anche del maggior reddito dovuto allo svilupp,o, recnico ·e del minor reddito dovuto . invece alla riduzione di ore lavorative della gior– nali\. Bisognerebbe. ino11tre poter accertare; dati i v:incoli internazionalì' via via succedutisi- in or.dipe alla circolazione di uomini, di merci, di. capitali, quale sarebbe stata. l'occupazi,o,ne dei nostri. lavora,· tori e quale il reddi!o'meìd-io individuale neJ caso che noi avessimo svolto, in pieno sviluppo di popolazio: ne, una, politica lib~rista. Non v1 è dubbio che i ceti agrari e industriali . hann'o spinto)o Stato àd una poliiica prote.zionistica, che ritenevano rispondente ai_loro interessi; e non vi è neppure rdubbio che a taile politica p-rotezfoni– s_tica.il fascismo ha dato un'impronta di decisa pre– parazione beUica. Io ritengo però che, anche senza pressioni capitalistiche e senza fascismo, anche sotto un governo sinceramente gelio,so degli interessi del Paese e -delle grandi masse· lavoratrici,. non sarebbe - sempre staio poss'ibil'e in passato evitare il ricorso a misure protezionistiche. Ora che questo governo p·op,oJare esiste, una gra– duale revisione della nostra impalca•tura: economica è indisp'ensabile; nisognerà però procedere con molta cautela, tenendo conto di quanto _sarà fatto, par-alle– lamente, dagli aJ.tri paesi coi qua-li abbiamo scambi attivi, e non credere· che basti l'introduzione di me– todi di largo liberismo e di smanteHamen!o di alcuni nostri settori pro(liuttivi per ottepere in bre·ve tempo" un radicale miglioramento della nostra economia. - Ammesso èh!l il capitale corra verso quegli impie- · ghi che offrono speranza di maggior reddito, e in · cui tale reddito appare più sicuro nel tempo·, perchè un imprendifore impiegherebbe i suoi capitali in una. ind,ustria irrazi onale, bisognosa di pr_o!ezione, se le condizioni d.el mercato interno è internazionale con– sentissero inve ce -di investirli in un'impresa razio- . nale e capac·e idi vivere senza alea,torie tutele? I set– tori industriali e· agricoli dove p,ossiamo sostenere la ccmcor.renza -iIJ.lernazionale sono talmente sviluppati e sviluppa-bili da.consentire il .pieno impiego a tutte le masse lavoralrici italiane? E abbiamo la certezza che le masse che non trovassero, impiego in patria potrebbero avere lavoro: all'estero? Nella elaborazio– ne di qualsiasi progetto di .riforma doganale e di qualsiasi schema idi nuova politica industriale oon– ·cernente il noslro paese, questi interrogativi dovran-– no esstre · tenuti neeessl!riamente presenti e c;:lalle risp,oste c he· ad essi potranno esser date, in termini · cpncre.ti, .. dipenderanno in definitiva, ia larga parte, le 1d ecisioni finali. ~ VIRGILIO DAGNINO

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