Critica Sociale - anno XXXVII - n. 5 - 15 novembre 1945

CRITICA SOCIALE 79 estendere così il prO!,(>rio-dominio· dal campo ec-ono– mic0~ ove già aveva raggiunto una· posizione preva– lente, anche nel campo politico. Il popolo che neJia libertà av·eva _visto il risveglio dal torpore del)' oppressi-0.né .e che sperava d-i poter fin;ilmente sollevare il ca,n o,1d·algiogo dell'asservimen– to, si trovò ne\le mani ·il nw.Ua. Il suo a-ppogg_io, l'ap– p_oggio della sua forza, qeBa forza del suo numero, che era v-aiso a consentire. il raggiungimento della agognata liber.tà, rimase senza qimpenso. per l'avve– duta azione della borghesia che, forte della sua ,posi– zione econ-omica, si presentò d'un tratto come iJl · nuovo « Cei,are » che il -diestino avev-a posto sulla sella della vita politica nazionale. Pertanto oggi noi dobbiamo rend·erci còns'apevo,ìi ch,e l'uguaglianza·, prima ancora che .po-litica; deve essere economica, per consentire che anche la libertà sia termine completo e significhi quindi, prima di ogni altra cosa, libertà dal bisogno. Dobbiamo ricor- · dlare che se oggi, nel riproporci gli stessi problemi che la· rivoluzione francese prospettò e risolse s-oio parzialmente, ·nòn interpreteremo questi c0ncetti di libertà e di uguaglianza nella l,or-o .accezione piéna e concreta, creeremo inevitabìlmente le cqndizioni che · diedern origine allora alla congiura di' Babeuf, poi– chè avremo colm~to d'irrisione glj: id·eali più alti dell'umanità. di Quarto Stato queiia f=ione di revisione· critica del socialismo italiano, con impegno di volontaristico ed etico rinnolfamento, che· doveva, dopo la sua av– venturosa· fuga. da Lipari, cont.iriuare all'estero, per sboccare infine nel mov·imen/o di .Giustizi-a e Liber– tà - fu subito sedòtto dall'id~·a ambiziosa che gli prospéttava chi allora era poco più che un adole– scente. Documentare con le pagine dJella. Critica So– ciale - la rivista che, << cervello ,di una ge·nerazione 'italiana» (cQme lasciò scritto), indubbiamente aveva d[fto 1l più alto e continuativo contributo di pensiero; dJz oopcretezza e di serietà al socialismo - l'evol– versi d'ella coscienza. socia1ista italiana; vagliare quanto ancora' vi fosse di vivo e di attuale e di inso– luto IJella gmn mole dei problemi affrontati da diret– tori e da coi laboratori; raccogliere .nella d'iretta voce del tenìpo l'interpre-!azionè di cert'i eventi o di certe particolai1i tendenze: tutto quesf'o Rosselli trovava della più grande importan,za. C'era bensì ·in lui l'in– teresse der' critico del socialismo italiano che sia pure in· fun~ione di un rinnovamento,, voleva' rin– tracc'iaire l'origine di certi- atteggiamenti, le cui con– seguenze dlouevan-0 essere poi' scontate a lunga sca– denza, o· il n1;1sceredi..certe responsabilità storiche, che dloveva11;0condurre· a tragiche disfatte. Ma. il mo– vente che più aveva presa su Rosselli era invero quel– lo 'dì renqere testimonianza della serietà, effic>tenza Naturalmente, e forse è opportuno precisarlo, quan– d·o hoi parliamo di uguaglianza materiale, economica,, . non intendiamo l'appiattimento, il livellamento di. tutti gli uomini su di ,un medlèsimò piano, siùo a fare, come spesso &i-qice, dello Stato una, caserma od una casa ,d,j pena, ma vogliamo soltant0· significare una parificazione delle posizioni iniziali degli individui e la eli,ininazione, sia pure graduai.e, ma energica, delle at.t_uali strutture dell'economia liberale c-apitalistica. e nobiltà dell'apporto della Critica Sociale non sol– . tan,to alla sto-ria del socialismo italiano, ma ai più impòrtanti prGblemi della più recente storia italiana, e- di rencf:ere con c-iò un atto di' gi11stì:iia verso quel partito che, iil.llegabi'lmente sconfitto in quell'o ra, ve– niva allegramente spacciato per morto, dalla can. ea' fascista. · · Delineato il progetto, andammo a sottoporlo a T~– rf!li che, naluralme11Jte, volevamo arbitro della deci– swne. Lo l'rovammo, r,icordo, lnsolit{JJJTlenteabbattuto. L'inesorabile cerchia dei fascismo, con le sue minute, esasperanti vessazio-ni, che. di giorn,o in giorno più s-i stringeva in una desolante alternativa di violenza, di sopni(fazione, di stupidità, di supinità e di paura, pareva quasi limitargli fisicamente lo spazio. Percor- " reva su e giù, a lenti passi, il noto.·<< salotto» quasi, p 1 ur nella cordliale conversazione, fosse OJSsortoin Ull' È op,portuno ·infatti rend·ersi ragione che s-orltanto coll'abbatt'imento del ·principio capi.talistico,, il quale è-negazione del c-ò'ncetto di uguaglianza, noi potremo creare una società veramente libera, ove si p.o-ssano concretare quegli ideali che al tempo dolla riv·olu– zione francese furoao frustrati, ma che ora richié- - ,d:ono i,mper~os~mente una pi_ena eq. effettivapializza– z10ne <perche s1 ponga fine a1 dolori che um1hano ed. avviliscono i popoli di lutti i paesi. Teniamo presente che, se ci accontenteremò di ri– solvere con rimedi anodini i mali che ci tormentano, ce.rcando solo di 1>-0,rvidei ripari, senza operare ener– gicamente. per· la totale eliminazione delle cause; le . nostre .riv,oJuzioni s-aranno sempre infruttuose e non · elimineranno le ingiusli'zie esistenti nella società, ren-· den,d·o vana ogni garanzia di libertà che crederemo di aver ,raggiunta. Gumo ANTONINI . Come ·nacque_l'Antologia della Critica Sociale < 1 )- ·Di questa bella e rfcca raccolta di scritti tratti dalle · . trentasei. annate dell!l Critica S.ociale •abbiamo già dato l'annunzio nel numero scorso ,e parleremo in un prossimo numero. !)i,amo qui intanto un passo della prefazione che il comp,ilatore Giuliano Pischel ha preposta alla raccolta. COJ:\•,SE\nso di commosso af-' fetto e di d,evoz~one verso c0loro da cui gli venne in– citamento e ispirazione per la 'fatica che egli ha compiuta oon tanta inteJ.ligenza e tanto amore. Il primo progetto di questo lavoro mi si affacciò nel lontano 1925, n,el corso di care conversazioni con Carlo Rosselli, nella sua casa di via Bocchello, cosi ospitalmente aperta ai_ giovani, le ·inquietudini e le esigenze di rinnovamento dei quali egli sapeva con tanto affetto ascoltare e con tanto intuito interpre-– tare. E Rosselli - il quale, mentre plù serrata si fa– c'eva l'oppressione fascis,fa, -avev<P intrapreso dai fogli (I) Atritofogia • della Critic.a Social,e., a onra di GIUT:;IANO PISCB'f1L Milano, Gentile, editore, PI> .. 629, L.; 550. ·· , soliloquio. Ogni t'anto s'arrestava a guardar giù, us- . sente, il movimento ifii piazza Duomo, come ne fosse innaturalmente precluso, o ad a/zare gli occhi, con nostalgia d'evasioni, al cielo che i'ngrig.i,va dietro le guglie della. Cattedrale. M'è rimasta impressa l'imma– gine. di im arguto e· dialettico Socrate, impotente-· mente' segregai,o in una cella dii ve-tro. Oserei dire che _l'esposizione del nostro progetto, fatta da Rosselli con parole di affetto quasi filiale, commosse tanto Turali q11an:lola Kuliscioff. Questo omaggio reso dai giovani, e da giovani che avevano. assunto una posizione di critica esplicita, a quella Critica Sociale che lanlir, parte era stata ed era della loro vitu, li commoveva. IJ' ancor più piaceva loro l'intento di -rende-re giustizia wi po' a tutti gld. in,numeri,' noti ed anonimi, colla– boratori che alla rivista avevaiw dato 'vil'a. Tuttauia- • la riflessione prese ben prestò il sopravvento in Tu– rati. « Ma ci hrii ben pensato? » - mi disse sorriden– d"- -'-. « Son più dJi tre·dicimila pagine ... E ricavarne • un'antologia ... O de-vi tagliare, omettere, condensare,. e insomma scorticaire, per contenerla in limiti decén– ti, ·o devi avere il coraggio di metter fuori un testo . di più che 1m migliaio di pagine, e al,lora... Già, per– clzè questo è -po,i il problema. Credete che avrçbbe letlor,i?. Dei lettori oggi, in questo momento?» -- e accennav a fuori, a quel mondo aberrante e vanilq– quei1.te da cui si sentiva precluso. Lè assicurazio-nt che gli dliede Rosselli non parvero persuaderlo. Trovò invece lui l'argomento invincibile per d'isszzaderci. ·« È altro il compito, ora. Siamo nel pien,o dell.a bat– taglia: ed è per la vita e:per la morte. E tutto pende· ad lin filo ... Riconfortarci guardando il nostro pas- . salo, ma si, cosa bella, cosa giusta, cosa magari anche· 1itile. E tlittavia come si può. far questo, ora ... Ora che tutte le energie bisogna buttarle n,ella lotta più immedliata, nel pericolo che ci sovrasta tutti, tutti ... »- . Non si poteva dargli torto. Non c'era l'ombra di r1m– provel"o nelle s_ue parole - chè, anzi, incoraggian_– doci in.tanto, promise di ripensarci -; ma con noi,. giovani,. questo incitamento !].l combatt'imento non poteva non coglier nel segno.

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