Critica Sociale - anno XXXVII - n. 4 - 31 ottobre 1945
/ CRITICA SOCIALE 61 d1emocratica »,.<<l'esigenza liberale», « l'esigenza so- : cialista ». Le stesse parole usa~e per ribattere la defi-. nizione del Lussu valgono anche per -questa defini– zione. E quando ·il, Pischçl riconosce che oggi è per- · suasione comune a tutti gli appartenenti al P. d'A., nessuno escluso, che « nessun !'egime di libertà e de– m0crazia può solidamente instaurarsi senza· una pro– fondia tràsfoqimzione sociale» e traccia poi le .diret- · tive dI questa trasformazione, vi-ene a riconoscere ché democrazia vera òggi noA può, essere se non la democrazia' socialista. · In utiln;ieIJte si sforza dii limitare la poifl· a.ta di .que– s.ta conclusione, affermando che, allora, «,il termine soc ialismo assume una portata così vasta· e così ge– nerale ... da perdere la. sua fun:i;ione dli qualificazione politica», ,« di viene termine di riferimento troppo fluttuante _per discrimin'a,re politicamènte ». A noi par più logico concludere che questa che viviamo è l'ora ·•d·elsocialismo, l'ora ci9è in cui l'ordinamento socialista appare -necessario ad: attuare quei principi di libertà (intesa· .nel significato sopra esposto) e di democrazia, i quali sono ·esigenze così .for ti della vita e della coscien~a collettiva che sento.po il bisogno di metterli a .fondamenta ·çlielloro programma anche quèi partiti che li detesta,no o sono tutt'al più disposti · ad accettarne uria contraffazione ad usum delphini. Nè può, esser discriminanl•e sufficiente del P. d' A. il respingere -<Jialcontenuto socialista del suo pro– gramma una politica esclusivamente 1 p prevalente– mente operaistica, .perchè, se è ·vero - come ·meglio preciseremo !lira poco - che il nostro partito ritiene che la trasformazione sqciale debbii essere còmpito soprattutto della classe' lavoratrice, non è men vero però éhe d·all'elevamento progressiyo delle condizioni di vita cui hc nostra azione di .pa,rtito tende, noi vo– gliamo siallo beneficati, insieme col .proleta,riato ope– raio, anche quei ceti medli lavoratori e quelle classi agricole che giustamente, a detta del Pischel, stanno · ~-a·cuore àl P. d'A. P,rop-rio in queste settimane si·sono avute prove evident1 :dell'interessamento socialista per i mezz'adri, ed è ben nota l'opera che i nostri' comp_agni hanno dato per molti anni nel Monferrato, 1 ·nell'Oltrepò pavese e altrove a beneficio d'ei picc·o,li .p-roprietari coltiva.tori;- come è nota l'operà-di Turati a favore dei postelegrafonici e di molti altri fra noi a favore di altre categorie di funzionari statali e di · impiegati d'aziende private .. Finalmente, non è ,d1iscrimina.nte neppuré il fatto che per combattere con,tfo i due capitali nemici di ·un rintlovamento sociàle, .ravvisati nel « reazionari– smo agrario» e nel « predominio dell'alto• capitale», i-1 :P. d'A: affermi la necessi!à della.« riforma agraria» e dellil « _nazionalizzazione dei grand~ com.ples~i in– dustriali», la qual~ porterebbe alla creazione di una « economia a due settori»·, uno privato, a regime con– correnziale, l'altro collettivo. Riµiandiamo i lettori al contenuto di parecchi scritti che abbiam pubblicati ' in qu~sti primi numeri, perchè essi constatino che il programma che il Pisch!!I attribui.sce al P. d'A., anche in questi punti non dilferisce in nulla dal nostro. Soggiungiamo -.inzi che è per.fettamente con– .forme· alle nostre .previsioni la contempoiranea esi– stenza, nel nuovo assettò .sociale, di imprese.statizzale, nazionalizzate, municipalizzate, cooperative, ecc., come risponde perfettamente ,alle nostre direttive:· 1) che·« per socializzazio111e non debba intendersi una gestio·ne esercitata·esclusivamente ·dai Consigli di Fabbrica e di Azienda», nè, tanto meno, esercitata ad esclusivo pr0fitto ,d:i coJ.o-ro che vi prestano diretta- mente l'opera loro; , ' 2) che le imprese soicializzate << conservino il più possibilEÌ--la loro autonomia», ·non si burocratizzino, non divengano. strumento di pesante predominio d·ello Sta,to sopra la vita e !'-attività dei singoli indi– vidui e gruppi sociali. . E poichè criterio discriminante non può essere n_ep.pure, in modo iassolut,o, l'atteggiamento· antidog– matico (alfermarni antidottrinario mi pare eccessivo~ anche per un p•artito ... d'azione) e· il rifiuto <l~ inqua– drare il pensiero politico entro gli « schemi marxi– sti», g'iacchè anche per noi l'insegnamento d'i Marx offre le direttive, fila nqn <:ostituisce -un insieme nè di dogmi nè di precetti; cosi l'elemento differenziale si riduce al riipudio -de'l classismo. Tuttavia anche su questo :punto è forse necessari'o" spiegarsi. Che il P. d' A, non vogli,a: essere un partito nè. della classe oper-aia nè d'àltre classi (pur essendo innegabile che rispecchia gli atteggiameriti spirituali, e fors'anche le aspirazioni sul terreno deg~i ìnteressi materiali, dei così detti ceti medi) ammettia mo sen– z'altro. Ma intende esso anche, col ripudio d.el clas– sismo, dii negare il principio marxista che affida alla clàsse operaia il còmpito di attuare la trasformazione della società e riconosce che I-o·sfoirzo con cui ·essa mirerà a liberarsi d1allo sfruttamento ·padr-onale ser– virà a liberare tutta la società dal pesante ,predominio .del gr:osso capitale? 1n· altre parole, il P. d'A., se anche -rìconosce, come Il'Oipure riconosciamo, quanto i motivi id~ali contribuiscano ,a diffondere le aspi– razioni soci-aliste e a prepararne il trionfo, crede che l'azione d:j classe del proletariato Iion abbia in pro– posito un',efficaciia decisiva.? 1n conclusione, se il P. d' A. (o, piuttostò, quella fria– zione di esso cui il Pischel appartiene) ha, sul terre– no delle ,riforme· s·ociali, l'atteggiamento e il prograrn– ma che il nostro amico delinea, ci sembrano ):>,en sot– tili e incerte le •diifferenze che lo se.parano dal nostro partito, nel quale non pQchi dei suoi seguaci potreb– bero trovarsi a loro agio e .sarebbero forne ent,i-ati, ·od• entrerebbero-, se non li tl'a.ttenesse il timore di tro– varsi un giorno gomito a gomito coi comunisti, da cui voglion tenersi lontani per l'avversione ad ogni· forma di dittatura. Mia contro le dittature siamo an- . che noi; e appunt-o per questo abbiam preso posto nelle file del_ nostro partito, per ·contribuire con ogni forza a sal_vaguarctarc il suo carattere 'e programma d·errlocr<atic.o. ·u. G. M. Determinismo e ateriaUsmo torico . Ci semb1·a che in fondo il compagno Giua cada nello stesslJ errore di' Fer1·i, volendo applicare i prin– cipi delle scienze naturali alle scienze storiche .. Par– lai·e di p1•incipio di indeterminatezza da collo.care a fianco d,el prfncipio di causalità significa non tenere presente che -alld. storia non possono essere applicali due diversi principi. Essà è tutta d'un.pezzo e il priì1- cipio di c,qusaUlàJe vieizie integm[menle applicato, non nel senso che ® un fenomeno storico si possa de·dm:re a priori <i1wlesarà il seguente; ma nel .~enso che ogni fenomeno storz'co è la,.conseguenza nece,ç– saria del complesso <f!eisuo-i precedenti, secondo il principio marxistico del << rovesci'ame(1to della praxis ». ·. Non è ,possibjle dlisfinguere fenomeni' di massa, e fenomeni di gl'Uppo, app,Aican,d,0, ai primi la legge del dete'l'lnini:smo e'conomico e ai sécondi quella della indeterminatezza. Fin dove arriva la massa e dlove comincia il gruppe? Come è ammissibile questa cll1'S– sific111Zionee distiI1Jzione· di tipo naturalistico,? Fenomeni di massa e dii gruppo sono una sola cosa e a determinarli agisce, il complesso dei fattori sto– rici, gli uni .l'ispietto agni altri interdlipendenti. Tra essi è il fatto eco1J1Jomico che non è ma{ l'unico, per" chè, come bene illustro Rodolfo Mondolfo, esso con– diziona i fatti unw~zi spz1riluali e ne è il sua volta reciprocamente c·ondiZJionalo, quant1mque gli spetti una p'riorità logica e sl'orica e quindi, in ullima ana- lisi, esso spieghi la gem:si dii tuW glz' altri. · La questione se -nel materialismo storico sia im– plicito un rigido d·eterminismo ha d'ato origine a non poche interpretazioni, in ,parte per il modo non siste-, . rp.atico oon il quale è stata impostata dagli stessi , fon~atori della dottrina, in parte per la sua· compies-. s-ità. Come è noto, gli interpreti -del marxismo che hanno confuso jl ffila-terialismo storjco col d'etermini– smo economico sono pervenuti a un rigido causa– lismo. Coloro invece, i .quali, nella continuità del processo storico, hanno messo in évidenza il movi– mento dialettico sono pervenuti, se non allia nega~io– rie del determ'inismo, almeno a una SU:\ limita~ione, in modo d•a.,.Jlareun giust.o posto alla << vo.Jontà ~ come
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