Critica Sociale - anno XXXVII - n. 2 - 30 settembre 1945
22 CRITICA SOCIALE Questa disposizione, all, o,ra inevitabile, ha nondi– meno. dato luogo ad JJ.na serie di « provvedimenti » contraslanti ed anche td:i a r,bitri, ossia di disposizioni che non de;ivano dalla «inapplicabilità» d_ello S~a– tuto ma dalla ten,denza (naturale fin che s1 v-0gha) degÙ organi esecutivi ad e?ce;d'.ere dai li_miti no~ali dei loro poteri e che cost1!u~sco~o penco.Jose inno– vazioni nella struttura orgamzzahva e nelle consue– tudini democratiche ,del Partito. In ogni caso, questa slruttura organizzativa ha perduto la pro,pria unità e nel groviglio de\ << ·P(·ovved:jm~nti » }ocali, _proyjn_– ciali e nazionali, mtes1 a « girare » 1mapphcab1hta. <!elio Statuto provvisorio, non si sa più a quale nor– ma sicura rife.rirsi per ·regolare la vita del Partito e per stabilire senza equivoci i diritti ed i doveri delle sue or,ganizzazioni, dei Comitati che le d'irigono e dei singoli soci. Comitati esecutivi e magari semplici se.grefari o «ispettori» che usurpano il potere normativo e di– sciplinare riservato alle assemblee ed ai Congressi; «cellule». ossia sezioni di nuovo genere, Qrganizzate secondo il criterio, ·professionale, che usurpano il po– tere riservalo alle normali sezioni organizza:le con ·criterio ter"ritoriale; unioni comunali in cui le une e le altre si frammischiano. gènerando• situazioni con– traddittorie e confuse: federazioni regiqnali di tipo gerarchico che si sovrappongono alle federazioni previnciali avviate stentatamente a 'ripr endere il loro vecchio assetto democratico·; co mitati centra.li e con– sigli ·nazio-nali che, per semplice at.to della Direzione, assumono i poteri dei congressi; « se gretari generali » che ·sorgono senza attribuzioni ben chiare, e che par– ·r-ebbero voler introdurre nel Partito la figura. sin qui ignota perchè antidemocratica ed anfisocialista, d'el «capo,». e via dicendo. LE' cause di questo stato di cose sono state in parte ad<lilate nel primo numero della CI'itica Sociale. In primo luogo è la scarsa coscienza soci,alista, la p,assi– vità e l'abitudin,e all'obbedienza di una, larga parte <lei soci, fr:o,ppo frettolosamente accolti in massa nelle sezioni per raggiungere al più presto « il milione» di iscritti. In secondo luogo è la presenza, fra questi nuovi vpnuti, di molta gente spinta da motivi non confessabili, fors'anche dal bisogno di far dimenti– care un non lontano passato, la quale introduce nel Partito iid'ee e costumi non socialisti, e so.prattutto il costume di un servile 10,ssequio verso i dirigenti e· di demagogia VPrso le masse. Infine l'insofferenza della critica e l'abito autoritario acquistato dai «quadri» durante la lotta clandestina, insieme con la convin– zione, che_, per l'opera, spesso veramente meritoria, aHo,ra compiuta. il comando spetti lo,ro come diritto. È dunque urgente provvedere con 'mezzi adeguati, il primo dei quali è-ra,p.presentato• appunto da un· ar– gine giuriid'.ico, il quale contenga •le tendem,e antide– mocratiche che_abbiamo denunciate e le faccia a poco n poco scomparire. È urgente, diciamo, perchè tali tendenze rischiano di trasformarsi. da fenomeno di mero fatto, in vera. e propria teoria, che. una volta consolidata. ·sarebbe ·poi estremamente difficile cl.o- rnare· e distruggere. · Non è difficiJ.e accorgersi, a eh.i vive la vita delle nostre organizzazioni, che in molte di esse il me– todo democratico, cosi insistentemente e clamo•ro$a- · mpnfe proclamato a parole, non è applicato nei fatti. Nel Partito si tenta id'.iintrodurre un nuovo concetto rli democrazia, il quale, se ha molta .pa.rentela · col cosirlrleUo « centralismo democratico» leninista (in .cui l'aggettivo è una foglia, di fico che copre le ... ver- gogn_e del sostanthno,), ne ha pochissima con la demÒ-· craz1a qual,e id'eve essere intesa dai socialisti. Secondo questo oo,ncetto la libertà di pensiero e di critica ri– S<'rbata ~lle mino-ranze non deve varcare le pareti del ~art1to, dove ·naturalment e ha morlo di manife– starsi solo quando piaccia- ai.li esecutivi in,rl'ire as– sem~lee e co!1gressi o... «rapporti» di « quarlri diri– ge!'~!». Fuon del ;partito, la libertà rii pensierio- e di cnhca (e mag~ri di_critica delle opinioni delle mino– r~nze ... assenti) è riserbata esclusivamente alla, mag– !{)Oranza. Un ?ecreto 1 rlella sel!Teteria della fu Dire– zione del Parhto per 1Alta Italia, premesso che « tal– ~ol~a qua)che com?a.gno, in discorsi od in artioo.Ji O , m mterv1ste. espnma pensieri od afteg,:.!iamenti di– versi da quelli indicati dalla Direzione <lei Partito» e che « un .Partito senza disciplina ideo1ogica -non è un Par.Uto », stabilisce che « i segretari regionali ·e .provincialÌ dev,ono eserci!ar,e un controllo severo del– l'attività propagandistica di ogni compagno». Avviene così che in molte federazioni e sezioni nessun compagno p uò an dare in giro a fare propa– ganda socialista, se n.on sia preventivamente auto– rizzato dagli organi com petenti. In molte federazioni è inibito alle sezioni valersi idi .propagandisti che non siano iscritti nell'albo ufficiale degli oratori .. In una .Federaziione un compagno,·sulla-base di una semplice denuncia e senza nessuna preventiva contestazione,, si è visto infliggere, da un capo d'ufficio. propa·ganda, Ire mesi di sospensione id:all'esercizio oratorio· per un rea.to di nuovo oo,nio (e che. l'interessato nega di av e r <lommess<;>):« :;ittacchi alla religione». In un'al, tra Federazione un vecchio parlamentare, che visse molti anni in esilio, si è visto diffidare dall'esecutivo federale a causa 1d:iun discorso di politica estera, giudicato· (in base al resoconto di uil giornale non socialista,) contrario alle direttive del Partito in ma– teria. È chiaro che la libertà di pensiero cosi inlesa è ra– dicale negazione della libertà td:i pensiero. La priva– zione o sop.pressione della democrazia esterna ~ co– me l'esperienza insegna, e del resto, basta pensarci un po' per· convincersene - ucc1de in definitiva an– che la democrazia interna. Ma c'è idi peggio. La libertà di pensiero, così intesa, estrania il· Partito dalla classe opera.i a, erigendo una · barriera fra l'uno e l'altra, e riduce il Parti.lo ad una setta o, se si vuole, ad- una « a;vanguardia » di rivo– luzionari «legata» alla classe ,operaia, secondo la concezi,o,ne leninista. Noi vogliamo invece essere e rimanere il ,Partito d,ella·classe operaia, e quindi sot– toporci permanentemente al controllo di essa, il chP riesce impossibile senza democrazia esterna. D'altron– de, in un· partito della classe lavora!rice, le tendenze contrastanti corrispondono, per diretto o per indi– retto, a contrastanti tentdenze della classe lav,o,ratrice stessa. Perciò davant'i a,d essa,, con essa e per essa. ossia pubblicamente, i :contrasti debbono essere ·di– battuti e risolti'. La cosiddetta demoèrazia interna è un sistema oligarchico e antirivoluzionario. Infine la: lib~rtà di pens_ierlQ•così intesa. iri questo momento e proprio in .procinto d'ella Costituenle. porta al grav-issimo inconveniente di lasciare scettici e increduli, di fronte alle nostre professioni pilbbli– che di fede inconcussa ne'lla .democrazia,• coloro (av– versari, ed anche amici) che ci accusano di med:ita,r·e, avventure dittatorie. È infatti matematico che ·soltanto un !Partito in cui regni -la schietta democrazia può fare una, ·politica 'democratica, può h:n,primere alle istituzioni dello Stato ed alla lor 1 0 azione un indirizzo d:emocratic.o. Se la prima ragione addotta a giustificare la richie– sta <li convocazione del ·congresso prima della Costi-· tuente riguarda .il· programma d'azione del Partito e la secon•d'a il· suo assetto statutario, una terza ri– guarda addirittura la sua vita. La tirannia dello 1,pa– zio non ci permette ,di svolgerla compiutamente e perciò la ,pre~entiamo ài _lettori come tenia di 1nedi– tazionè: Si pro,pon·e il nostro !Partito di andare alla Costi– tuente come un Partito che· vuol- vivere,-' o come un Partito che, a Costi.tu ente avvenuta, si. metamorfoserà in ·qualche altra oosa, e cioè si apnullerà come par',.· lito socialista? Motivi di semplice lealtà verso il corpo . el-ettorale vogliono ohe in proposito· si parli nefta. mente. Megl'io allontan~re gli .elettori che ingannarli, • ha dett·o onestamente e ~ocfalisticamente Léon Blum,, nel recente Con·gresso socialista francesè. Orbene, la maggioranza de( Partito. che ha posto (essa, non ]a, mi'noranza) il ·problema !d'ella «fusione» e nel r·ecente Consiglio Nazionale ha persino fissato . la <lata di questo evento (il prossimo Congresso Nazio– nale). ora, per la bocca dei suoi maggiori esponenti, ci viene _adfre che"Quel problema non è più di attua~ lità: che non bisogna parlarne più, ma parlare piut– tosto di « unità »: che la Costituente ha da essere oggi l'~<unico» problema degno d:el nr0stro interessa- mento, e così via. · Alcuni .fatti (giunte d'intesa costituite sin fra· le estreme orga·riizzazioni di base rd'ei dtie Paditi, as– semblee comuni, giornali ~0muni, sedi comuni), pafo– ll'O indicare èhe la fu~ione, nega,ta a parole, iJ attuata
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