Critica Sociale - anno XXXVII - n. 2 - 30 settembre 1945
CRITICA SOCIALE 21 Abbiamo v1cmo, fedele, incitatore il suo gi-ande spirito e forse egli ci rimprovera che il socialismo non abbia abhastanza imparato dal 1rnssato ... E pensiamo, con una tristezza . a111ara che non ha requie, alla bellezza morale che splendeva su ·1a band'iera della nostra stampa quando - pur essendo noi poveri, piccoli, modesti _- egli la le– vava tanto in alto, colmandoci di un rispetto ·che ci faceva orgogliosi. NINO MAZZONI PAROLE INATTESE DI BENEDETTO CROCE Contro la democl'azia Benedetto CI'oce lw' spesso manifestalo la sua scal'sa simpatia, quando non Pl'O· pl'io una vel'a sfiducia e antipatia. Nella sua "Stol'_ia d'Europa" pose la democrazia .fra i fatt'ori d'elerz'or-:i della sto.ria recente, impuland!ole dli aver coi suoi po– stulali corrotl 1 @ la pura ispirazione dei principi lib(;ç rali. Nel periodio cospirativo di questo "Secondo Risor- · gimento" parv,e ricrediersi' e 1·ico11Joscere il pregio in– trinseco .e la necessità pratica della democrazia, come·.· sostanza di vita politica da immettere nella forma li– bemle. Ora pare in1Yece tornato al{'amtica diffid';imza e avv,ersione, a quanto almeno è lecito desumere dal suo ultimo discorso al Comit.ato nazionale del Pwrtiflo Liberale Italiano (Roma, 20 settembre). Col dolce incanto del suo argomeiitare, col fuoco segreto della sua diialettica che Aa, sempre, il gusto 1m po' letterario dell'indiividUJalismo, uso a differen– ziarsi dalla communis opinio, anche a costo ·di andar contro le correnti più valide, il Croce· viene a ·dire · che p1·eoccupaz1 1 one ,costante degli Italiani deve oggi essere l'unità, prop11io 01/l'indomani di un'esperienza in cui il vessillo dell'unit'à ha servito a gh1stificare tanti delitti contro lcnhibertà. Egli ci suggerlsce pru– denza e vigilanza verso le «.cosidette autonomie re– gionali», quando è z'nvece evidente agli occhi di tu~{i che i.l pericolo è nel fatto che la stmttura giuri-dica d'elio Stato centralizzato e fotalifxwip fascisfa è an– cora tutta in piedi, e /l/o,n si esita, _per necessità impre– scindibili, sia pure, di questo oscuro e COl'I'llCC'Ìato dopoguerra, a· mante11erla e, anzi, a rimetterla• in moto; quando, purt1·opp_o, codesto delle autonomie è per lo più ancora un discorso di politici program– matici e di giorn'a'Tisti' poll'bici, invece che essere, come dovrebbe, la base della rieducazione e del-la U– bertà politica del popolo, italiano. E perci'ò · è vera– mente fuor di luogo la preoccupazione del Croce che « i concetti' di autonom1'à non riproducano artificial– mente dlirezfon1i e contralS_ti dannosi», me,nil'e la grande maggioranza del paese è ancora ben lontana ( e questo è il .male) dal prend!ere qualsiasi consàpe– vole interessamento a tali concetti e dal rendJersi conto della direzione che essi vorrebbero dare alla· vita diel Paese. Infine,· mentre da qn lato egli sembra giustamente u'oler dare la precedenza alle elezioni per la Costi– tuente su quelle ammilliistrative, con un rag1'onatnenfo polibico che, se Dio vuole, fa il punto di questa 1wofa, polemica ( e di questo gli diamo 11olentferi atfo, seb– bene la questione sembra sia· stai'a de'Cisa in senso . opposto), ecco che dalla politica passa all'asll'azione filosofica, quando ribadisce che « lo stabilimento e. la ripresa della Nberlià n,on sono legati, nè politicamente nè storicamente, alla forma ìnonal'ch\it::a o repubbli– cana». Ben può il Croce, in sede di lavori del suo partito, eson-uarsi dal dame la la])'dlissiana dbnos'ira– zione. E ce ne esoneriamo anche noi, qui, tanto siamo ronvinti, e non ora soltanto. che la ripl'esa della li– bertà aiipe1ufe da noi, dalla nosfra volontà, dalla «.forza e cosciema » dei ci/'tadini. Ma che egl,i, in questo delicato momento della tregua istituzionale, non p1·enda partito per l'una o i'alfra forma; che egli, su questo argomenf,o scoflcmte, oggi, in· sede $quisi– tame'nte p·olitica (sempre. per ispirazionie di quel suo individluaUsmo letterario, chè non vogliamo nemme11O fontanamente pensm'e ad altri motivi) si componga nella immobile sere11ità d'i 1111 ag11osticiS'mofilosofico, me11ll'epure l'esperienza di un cinquantennio almeno della nostra storia ci dùnostmJ che col sussistere della istituzione monarchicCÌJe di u11adinastia radicalmente antidemocral'ica, e. in loro 11ome e per loro conto, si . sono papetrati contro· il Paese e la sua gente· i più oscuri misfatti che lli h anno po rtati alla presente ro– vina - questo per 1111 filo.so/o, per l'alto consigliere del nuovo Risòrgù_nentò ItaUanò, · ci p/JJJ."e mi'incon– gruenza che non possiamo consentz'rgli. Anche, sL in• nome della filosofia e della sua missioll'e « consola– trice». NE.MO. CONVOCHIAMOIL ·coNGRESSO! PubblichùJJmo questo articolo, perchè crediamo uti– le che le voci dlissenzientt dagli aUi e atteggiamenti della Direzione del Parttto ablJ,ian mod'o di farsi sentire, se si vuol evitare· che st formi quel senso dl disa•gio e di · malinteso, la cui p,e'l'sistenza minacce– rebbe l'efficien,za, la coesione e la vita stessa del Par.- tz'to · , C~mprendiamo che si possa, in càti casi, sentire il bisogno di evitare che parl,ino in 1nome d'el Partilo "compagni" trop,po frettolosiamente accolti nelle file, cniquali manca ogni consapevolezza dell,e nost,rc dot– trine. Ma non è rimedio suffic,11entee adatto stabilite per questo il controllo dii p:oclzi gerarchi', ìl cui gfo– dizio spesso è fallace e non tmparziale. Che n Partito dlebba essere organizzato e f1mzi-o- · 11aresecon,dlo -i principi della più schietta e larga de– moctazia 11ess'1msoc11aJlistavm·rà certo negare.- Che cefl,e abitudini t1'asmesseci in triste eredità dall'èra fascista J,JOssanominacciare una sincera applicazione e/liquei principi, è certo, e va dJeUocon animo aperto · e con la schiettezza. eh.e,si conviene tra compagni di fede, p1·ima:che il male si radichi e dilaghi. LA c. s. Il 9 .settembre, un congresso della Federa,ztone pro-· vinciale di Reg;gio Bmilia (nella quale è ancora be,rt Yi".Oed operante lo spirito di Camillo .Prampolini, malgrado. i vent'anni ,dj devastazione fascista), dopo avere approva-lo con ben 7037 vioU una mozione Si– moni ni ,p,er l'autònomia del Partito contro 848 voli da.li ad una mozione Valli per la «fusione», ha vo– tato all'miallli'mità un o.d.g. reclamante la convo·ca– zione del Congresso na,zionale .p,iù sollecita, e in o,gni caso ·anteriore alla conv-ocaziohe . della Costituente. Motivo di tale richiesta è l'evvia consi:d'erazione che il Comitato centrale del Partito, che sta ,per riunirsi, a Milano, _non è competente, nè sufficientemente pre– parato, a darci quel programma d'azione che· sarà la nostra piattaforma elettorale. · Ma .altre ragioni giustificano la richiesfa di .una sollecita c,onvocazione deI·Congresso. Il prossimo Co-. mitato cent-raJe dovrebbe dare al Partito, anche la sua Carta fonidaimen-tale: uno Statuto definitivo e . ·certo, che non· ha. ancora. Orbene, non è chl.' non veda che un atto ,così im;p,odante ·e solenne n.on può spettare che al Congresso nazionale, se non si intenda violare la ,più elementare norrp.a giuridica e la tradi– zione più valida del Partito, e la stessa premessa · dello Statuto provvisorio che 10,ra ci regge, opera della Direzione 1d:Cl iPartito. D'altro canto, se il Partito ha un bisogno ur-gentis– simo, è precisamente quello ,di uno Statuto certo e definitivo. L'art. 48 dello Statuto provvisorio, preve– dendo l'ina,pplicabilità, nelle circostànze in cui fu appr,ovato, di talune sue norme in certe regioni del paese, oonced:e-a,i Comifati esecutivi delle Sezioni e delle Federazioni ed alla Direzione, ciascuna nell'am– bito della propria competenza, di provvedere, « in ·.attesa che sia possibile convocare le as1ìemblee deli– beranti -dell'organizza,zione politica 1cl:elPartito».
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