Critica Sociale - anno XXXVII - n. 2 - 30 settembre 1945

28 CRITICA SOCIALE • lcria infl11enza cd il /111'ba111enlo che portava nel pen– siel'O delle masse. La manovra si ripcle ancora oggi, con i motivi an– i i chi, e trova an,cora coincidenze di estremisti, gli 11 11.i (i co~iservafo1'i) preoccupati di •cercare la pace sociale il'averso I'ott11so ego,ismo degli llOmini; gli alli'i intesi a cercare conumque proseliti, ed\ illusi che sarà poi facile e possibile riv·edere e inodificm·e idee e sol11zioni storte e antisociali. i, d11nq11e assai ulile che i socialisti abbiano s11 quesl'o {011.damellitale pimi'o ·una op-iniione pi:ecisa ed "inflessibile. ' · . E poichè viviamo in ore di confusione e - quindi - <fii ..• autorita~•ismo, e vediamo che pe1• piccoli e il'asc111'abili incidenti si fa richiamo all'alltorità d·i– rigeulc e q11esta non, esita a intt'ervenfre con le sue a11torevoli precisazioni, riteniamo, che su questo punto fondamentale, che incide l'a. b. c. della nostra c/l;otll'inai,ed implica gravi conseguenz-e, il Partilo {(ll'ebbe assai bene se si decidiesse a f orm11lare il s110 ortodosso pensiero. Dello ciò, molto avremmo da osservai·e su la secon– da pal'le cJlellosc1·itto del nostro Sch-iavi, ma prefe– riamo che all1·i lo· facvia nella fotma che• won ·è con– . sentii~ (Id una affrettata postilla. Ci limiteremo ad osservare che, probabilmente, lo Schiavi considera prevalentemente la me·zzadria del rno ambiente romagnolo, per tanti aspetti - anche psicologici - diversa da quella clws·s,ica toscana, nel cui ambiente quasi non esiste il bracciantato. La il'asforma,zione. ideata dallo Scht(1'J)i urla quind( contro 11na insuperabile condizione materiale di am– biente, quando pur ,s,i vogliano trascurare quelle cii-costanze dli ordine psicologico, e morale che hanno così p1•ofondC1J influenzia nel è/ima locale e nel mec• canismo dei contratti di lavoro. Le con,<fiizi-Om' 'iradiz.ionafmente pal'riarcali del mi– eleo famili'are cofoJl!ico sono uno degli elementi fon– dJamenta'ii della mezzadria. E qllesti elemenfi sono cosi intimi, profondi, legali al clima ed agli llOmin,i ed esprimono con cosi evidente .realismo le locali. forme dli lavoro che sarebbe vano illudersi <lì supe– rarli con contrattazioni teol'icamente ed astrattamen– te l'ilenute migliori. La citazione dlelle Cooperative romagnole che fa lo Schiavi, conferma questa nosll'a constatazione. E perciò nelle plaghe toscane, di condizione Npica e diversa, il. problema della mezzadl'ia, se pur recla– ma sviluppi che spaventàno i misone·isti, non ci pare che possa avviarsi alla sofoZ'ione proposita dal nostro Schiavi. · Senza contare che questo collocamento "in pen– sione" <fieiproprietari di ~erra ci sembra ~ almeno come indirizzo, saluio casi speciali - un po' troppo comodo per.gli lini e ·un po' froppo gravoso per gli altri. Ma, 1,ipetiamo, l'argomento merita piiz appro– fondito esame. LA c. s. La lel'l'a a chi la lavora? l',; -ritol['n:ato in voga lo slògan della fine dsll'aH.ru guerra: La tel'J'a a chi la lavora, con questa differen– za, però, che, allora, specie dopo la fia,na di Cap,o,– retto, esso veniva diffuso fra le tnrppe, per incuorarle alla ripresa, ,d'agli organi di propaganda della stessa borghesia possidente, forse -con qu:alche riserva, men– tale; adesso invece./vien propagato nelle campagne dagli ,o,rgani d,i _sinist.ra, ma con non poca confusione e con qualche eqtiiv·oco. Così, repubblicani e democratici cristiani - par1o della Romagna - intendono che la terra debba di– ventare proprietà dei contadini mez,z,a-dri, oggi, nella· pianura, provvisti di risparmi in banca e in grado di comprare da possidenti spauriti o squattrinati il podere; i comunisti, tacendo sul significato delle pa– role, lasciano radiCial['e nei conta.clini la stessa -cupida speranza -cli diventare ognu110 d'essi pkcolo pro1Jr1e– lario coiltivatore; soilo i socialisti ·hanno parlato. e sc1;itlo chiaro qual'è il fine ultimo che assegna.no a quel molto. Valga -per tutti il titolo cli un articolo apparso ne,La· Romagna Socialista, anco,ra semiclan– destina, del marzo 1945: La terra a chi la lavora? Si. In proprietà? No. E p1ur-Jar chiaro bisogna, sia per un principio cl i leiaJtà, se si vrnoI formare l'edmca~fo,ne politica de.Jle masse, come per avvertir subito i· detentori e difen– sori della proprietà qual'è la sorte che li aspetta e quaH sono i modi che si· intendono adottare per il t·rapasso. Non vi è di peggio di quel che avvenne nel 1919-20, e si rìpete qua e là ancor oggi, e cioè profferir mi– naccie generiche, oscure, di prossima espropriazione violenta, di sostituzione del contad'ino al padrone, sempilicemente per accaparrarsi i vo,ti del primo e con l'effetto di intimorire il secondo,· specie se me– dio '9 piccolo,. che diyer.s:~mente potre bbe seguire il moto a sinistra e invece sa,rà indo, t.fo a buttarsi verso la reazione oonservatrice. . · Dal fermento e dall'aspettazione di cose nuove che è negli animi, dei Ia.voratori bisogna fin d'ora, come s:aggiamente ammoniva Ignazio, Silone, in Socialismo, trarre motiv,o· pe•r preP'a.rare ,la nuovia costruzione, anzichè rinviare a tempo indete,rminato le soluzioni e deludere quell'aspettazione. Di quel monito si cerca d'i .far ,tesoro qui in Roma– gna in questo modo. La Camera Confetler,ale del La– voro di Forlì è riuscita a far firmare dai possidenti un a'ccordo pe,I quale vien rilascialo per quest'an-no a'i coloni il 12 per cento in più del 50 del patto mez– rndrile dei !l)rov.enti del fondo, escluso il bestiame, .destinand_o1o a pagare la 111Janod'opera che ocao'l'– resse al contadino per· lavoro di riassestamento dei campi i,n conseguenz·si, •diei dahni di guerra, lavoro che egli non è in grado ,di fai,e tutto da sè. L'accordo ha suscilato un putiferio, e. sièoome il gio,rno della discussione c'era folla in piazz:a, si è parl1a,to di pressione e idi coartazione, si' è rjcors·i alla Federazione emiliana dei possidenti, eppoi anche a Roma, perchè il patto di mezzadria sia Ia 0 sciato intatto e considerato intangibile e venga, in caso, csam'inato ed ev~ntualmente riformato nazio-. nalmenle. T-rascuriaimo questi partjcolari della liotta a,l pari delle critiche che si potrebbero fare sulla congruen– za de!Funiformità deJ.I'abbuono fra pianura, collina e montagna, da,ta la dispadtà di -condizione in cui • si ,trovano i contaodiini, e teniamo p1·esente s·olo il si– gnifie1ait:oessenzia1e della nuova ripartizione de.J red– dito stabilita, che è come una breccia aperta ~el ,; patio ,di mezzadri-a,, considera,to• ·da taluni come un làbu intoccabile, perchè perfetto nei secoli e quindi immanente, eterno. · Certo, esso è, stato accolto dai· contadini come una prima intaccatura d·el rapporto contrattuale fr.a paa drone e colono, -rap!l)orto che è già da 1empo psico– logicamente spezzato e che non si ,rabbercia più e ·vuo'l esse'l'c sosti,tuito dia un 1rnovo ,rapiporto fra la terra come produttrice ,di beni e -chi 1a· lavora. Scrive Luigi Dal iPane, nel suo bel libro Storia del lcnvoro in Jta-lia (dal secolo XVIII al 1815), che la diffusione e il valore economico deJ.la azienda colti– vatrice parziaria indiv iduale su terra altrui, tanto notevoli 1anche oggi.di , c-rescono, man mano che re– troc_e-diamo verso ~l medio evo. « Questa forma di contratto ha rap·presentato per lungo, tempo un mezzo p:oderoso di progresso agdcolo. .., . . « Infatti, quando il lavoro individuale dell'uomo _co1Stituisce la principale forza di produzione, assicu– rare alla terra questo indispensabi.Je elemento, fis– sandlovelo con i ·1egami dell'interesse personale, si– gnifica introdurvi un'energia pi,opulsiva di portata · non trascurabile. Laddove il proprietario si disin– teressa completamente dei suòi beni, crescono e pro– spe.rano più faciilmente l'enfiteusi, lia colonia pe!'pe– tua e simili;. ma quand'O egli mantiene qualche con– tatto con la terra, preoccupandosi delle sue sÒrti e ,rfoi suoi redditi, allora J,a, colonia parziaria si diffonde e moltipli.(:a, Essa rappresenta quasi µn

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