Critica Sociale - anno XXXVII - n. 2 - 30 settembre 1945

CRITICA SOCIALE Himane pertanto da consider•are il problema. ,nei confronti di quegli azioniSllì che-hànno una semplice veste c:apilalistica di tagliatori di cedole,_ e che non partecipano alla gestione aziendale -se n-on lcgg~ndo od a,scoltnndo una 'volta all'anno la relazione di bi– lanci-o. - L'opinione corrente, che gli azion-isti delle grandi aziel)-de siano tutti dei ,gra11:dima,gnati della finanza, non, corrisponde del tutto aUa reaHà delle c-ose. Vi sono, è vero,' delle posizioni personali vistose- e ben facilmente identificabili, ma, d'altro la!o,-rion si d'eve trascurare che, se un piccolo risparmiatore (artigi:a- - no,-professionista, jmpiègato, pensionato, ecc.) fa un investimento azi.onario, esso si rivolge ad un fitolo notorio di grande az-ienda, di facile negoziazione, e non ad un titolo -di società medi:a, o, piccola. È in _ques'.e ultim~ pertanto che le posizioni personali sono percentualmente più con~iderev oli_, che gli tttili p.ossono essere meglio nascçistii o,di eroga.ti per vie traverse, e che gli- incrementi di capitale re ale, sono proporzionalmente pdù sensibili (anche se il nomi– nale resta fermo). In ordine ai cento e più iniportanti complessi in– dustrÌali italiani non è disponibile, per quanto ci ri– sulta, una statistica riassuntiva della comp,osizionc dlegli azionisti grandi, medi, o piccoli. Abbiamo po– tuto esaminare, tuttavia, alcuni dati relativi' ai due più.grandi gruppi industriali aventi sede a Milano e precisamente la Edison e la Montecatini. ' Pe r q uanto" concerne la Edis0n, il cui capitale '110- min! l.le è di lire 2.600.000.000, gli aziohisti sono circa 34.000. Seconid'o quanto si legge _nella relazione al– l'assemblea del marw, 1944, « ùno solo degli azionisti ha circa il 5¾ del capitale, ed è una grande società che ha, a sua volta' migliaia d'i azionisti. Solo due altri azionisti hanno più dell'1 %, e sono, essi pure due grandi società. Nessun altro, e tanfo meno ne~suna persona fisica, arriva a possedere n % del capitale. -circa 30.000 azionisti hanno una pa,rtecipazione azio~ nai:ia che non aFriva a 100.000 lire (nominali) e, di essi, 27.000 hanno una interessenza inferiore a 50.000 lire. Il valore di borsa aUua,l_e è di circa otto volte , il v,a.tore nominale'». ' - , Consfderiamo ora il caso rdiella Montecatini il cui capHale nominale è di due miliardi e mezzo' diviso in_ 25 milioni di azioni da cento lire nomihali cia– scuna. Secondo i dati che abbiamo· potuto averè, ri– sultano attualmente 54.675 azionisti, di-,cui, 31.645 con meno di 100 azioni (valore nominale 10.000 lire e valore di _borsa 55:000 lire); 20.171 azionisti hann~ da un minimo di 101· azioni a un massimo di 1000 · 2589 azionisti hannro da 1001 a 5000 azioni· 225 azio'. nisti hanno ,dia5001 a 20.000 azioni; 29 azi~nisti han– no da 20.001 a 50.000 azioni; e infine 16 azionisti bari- no più di 50.000 azioni. - ' In base a questi dati si- -puq valutare sommaria.– mente che dei 25 milioni di azioni della Montecatini circa: 12 milioni solllo possedute da azionisti aventi dia 1 a· 1000 azioni; circa 8 milioni da azionisti aventi da 100,0 a 5000 azioni; e circa 5 milioni da azionisti (in gran parte Istituti di· credito) aventi oltre 5000 azioni. , , · • , · Dalle situazioni di fatto che abbiamo qui rilevalo e che ciorrispondono in parte a quelle esistenti press~ altri grossi grupJ}i industriali, alcuni vorrebbero de– sumere la conseguenza che, ,dlato l'altissimo numero ·di az~onis!i proprietari, i grandi gruppi , sono già « prahcamente sociaUzzati », per cui non si rende ne– ces!!ario alcun mutamentio nelle loro forme di ge– stione e di proprietà. A~tri. ~ssen:an?, all'ol?postot. che_ gli in.vestitori di ca,1)1.tal-1 m azrnm non s1 ,polarizzano quasi mai verso un unico titolo, e che conseguentemente la loro posi– zione patrimoniale non va considerata in rapporto alla loro partecipazione - che può essere anche mo– desta ,'--- aid1una certa società, ma in rappor,to al coillJl)less,odelle -lor0 ,pa.rteciJ))azioni azion airie. - La prima tesi non ci sembra lo,gicani'ente sosteni– bile. Se un gros~o gruppo deve essere socializzato percb,è, a causa delle sue dimensioni, assume la figu– ra di un interesse dli ordine pubblico, è evidente che gli azionisti non possono trovare una, argomentazione a favore !della loro .privata gestione nel fatto di essere num.erosi. Seguendro,<l'l,lestoconcetto, i numerosissimi d·eten.tori di Buoni, del Tesoro potrebbero chiedere che le .finanze dello 'Stato fossero riservate alla loro , esclusiva amministrazione. L'esp__ropriazione dei, grossi gruppi industria.Ji da parte dello Stato non deve ,dipendere dal fatto che ess~ siano controllati o meno da grossi magnati; que– sta potrà essere, al caso-; una ragione sup-plementare. L'espropriazione deve essere fatta per ragioni di ,pub– blica utilità, -così come per tali ragioni lo Stato espropria: degli immobili, non. importa se essi faccia– no patte di ,picco.Je -o di gran,d:i ·proprietà. Per quanto concerne Ja seconda tesi, essa non inva- 1 ida l'irµposta.zione da noi data al problema, e cioè che i detentori di patrimoni (siano essi costituiti da azioni, da case, d a terreni, ecc.) _d_evonoessere sog– g~tti ad impos.ta progressiva in rapporto alla loro ncchezza com plessiva; pertanto chi, -invece di essere picco,lo azionista, di una sola società, 'sarà piccolo · azionista 1cil tante società, verrà automaticamente ad essere colpito in se,de di imposta generale con una aliquota più elevata. , , _ Tullo ciò• premesso; ci sembr:J, poter concludere: a) che se la,· legge sulla socializzaz'ione parziale - lasciasse indisturbati i propr.ietari di medie e piccole aziende, ·ricchi a milioni, ed espropriasse·senza inden– nità indistintamente tutti gli -azionisti delle grandi aziende, compresi i piccolissimi, non risponderebbe ad un criterio di equità -e potrebbe determinare an– che sul· piano p,oHtico, dei 1-isen.fimenti non iJ;giu- stifica,ti; · b).non è. possibile fare .e~pro,pri draconiani in certe. mdustpe senza _operare nello stesso senso nei confronti della propdetà agricola edHe commer– ciale, ecc. Un <-;itta,d\no non -può ~ssere ~olpito di~ , - v?rsamente dagli altri unicamente perchè è àzionista cl~ una gro·s_sa,azie~da iµvece di essere proprietario, eh case e d1 terrem; . - . , c) l'esp',ropriazione totale o parzi\lle delle gros– se fortune ,d,eve essere fatta attravers,o• un preleva- -' mento progressivo ,sui patrimoni personali conside- , r~-ti nel ~oro complesso, e,non per-il fatto cfel trapasso d1 una ·impresa dalla gestione prrivata a quella col– lettiva. - Se, sulla base-di queste consid'er;zioni si entra nel– l'ordine di idee di attenuare l'ostilità' della massa degli azionisti piccoli risparmiatori nei confronti della socializw-z.ione_ delle grandi aziende acoo•rdan– do loro. una jndennità - supponiamo - pari ad una. valutazi,one mtermedria, ·tra :il capitale ,nominale e il va1o,re attuale delle imprese, è presumibile che con circa 100 miliardi l'operazione possa essere finan– ziata. Se si considera poi che una grande parte di tale somma dovrà essere decurtata dagli incameramenti per pr,o4}tti di. regime, di guerra e di collaborazione o daHa incidenza della -imposta straordinaria sui patrimoni, appare subito che, ripartendo l'indennizzo su u_h certo numero di bilanci statali, a favore dei quah andranno d'altra piarte-i dividendi delle azien– de socializzate, le difficoltà fina,nziarie s-ono lungi dall'essere insormontabili. VIRGILIO .DAGNINO PER LA RIFORMA AGRARIA Dalla mezzadria all'affittanza colJettiva .Pubblicando questo scritto dii Alessandro Schiavi i~iziam? una. libera discuss.fone sul p1:o_blemaagra'. rzo, cosz vasto e complesso che si presta ad un dibat– tiito di varie e discordi opinioni. !n merito a questo scritto dello Schiavi rileviamo intanto un punto sul quale il pensiero nos'tro, il pen- - siero di tutti i socialz'sti, è ormai nettamente preci- ,sat,o: "L:'- -te•r_ra chi la lwvora, si; ma la ter1·a in prò.– przetà d1 ch.1 la laJVom, no". È -zm punto precisato, non, df! oggi solfarnto.Nell'.ultimo congresso de'l Partito Soc1al1sta a Lworno, pl'lma del fascismo, lo stesso principio fu rigorosamente sostenuto cont'ro g[i ele– menti comunisteggianti, che patrocinavano la piccola proprietà rurale. Tesi pericolosa, che si ispirava a.d- 1ma maliziosa p 1 1·eocc11pazione tatrica· (far- leva sul– !'istintivo' .egoismo dei contadini), obliando la de/e-'

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