Critica Sociale - XXXVI - n.18-19 - 16 set-15 ott 1926

CRITICA SOCIALE 295 Ma alfa "lamda, pur dolendosene, propone che su queste anamnesi. ... fantastiche e su queste diagnosi ·sbagliate si tiri un bel frego, e ci si accordi sulla prognosi e sul programma di cura, che è ciò che più importa. Noi invece, perfettamente insensibili a queste ac~de fòle che fanno ormai dormire in piedi, ci confessiamo esitanti ad accettare con fiducia le ri– cette di un medico, che è cosL .. poco preciso nel– l'indagine della malattia. E non è davvero per vo– glia di perpetuare quelle vane, penose, umilianti 7 recriminazioni, _quel foot-baU di reciproche accuse, che è tanto più triste, fra i partiti di opposizione, nella sorte tristissima eh.e tutti li accomuna. Non è per voglia testarda, per orgoglio senile di condot– tieri vinti o decaduti, che si •ostinano a difendere jl loro piano, la loro tattica, come Napoleone dopo Waterloo o Baratieri dopo Adua, ... per non pigliare esempii più vicini. Credi~mo, senza alterigia, che degli uomini i quali fecero, del Socialismo, la ra– gione della loro vita, possano essere stimati capaci cli amare la loro fede e la verità più che il proprio io, i proprii punti di vista, i proprii metodi... e i proprii errori. Aimè! Non si tratta di difendere, con l'attaccamento accanito dei disperati, il nostro « amor proprio». Di recente, sul Quarto Stato, un giovane scriveva che l'unità socialista sarebbé facile, se i cc capi » della corrente unitaria rinunciassero al puntiglio delle loro posizioni (... ormai soltanto spi– r"ituali). Auguriamo sinceramente a quel giovine e ai suoi amici di amare e servire il Socialismo con purezza di disinteresse spirituale (del materiale sa– rebbe vergognoso parlare) pari a quello con cui abbiamo sempre cercato e andiamo cercando le vie della vittoria della classe lavoratrice. Non si tratta, ripetiamo, delle nostre soddisfa- . zioni e delle rivendicazioni dell'opera nostra. Si tratta - poichè l'opera nostra si vuole identificarla con quella del movimento socialista e proletario per 30 anni e più di vita italiana (onore ed onere che potremmo respingere ip. parte, ma che accet– tiamo in quanto indichi carico di responsabilità no– stre (2) ) - di valutare con serenità, con conoscen– za cli causa, senza luoghi comuni, senza assurde retroattività di giudizio, senza balordi « senni del poi», il.a verità di quel periodo e di quell'opera, per non cadere in conclusioni superficiali e in senten~ ze cli un empirismo e di un antropomorfismo infan– tile che inevitabilmente si proiettano poi sui pro- , grammi di riscossa. Chi, per abito e tradizione di individualisi:no _r~– pubblicano, rinforzato dall' andazzo supermd1v1- dualista diffuso dalla guerra e dal dop,oguerra, per– sonal.izza la Storia e le più complesse situazioni po~ litiche, può cader negli errori diagnostici dello Zuc– carini, di cui si duole con illegittimo stupore alfa (2) Quando si clice i " capi socialist\ n_. in Italia, s'in· rende qJc~·li uomini, più noli, elle, quasi _1nt_er'.1mente. ap· partcng-onu all'dla d~stra. Per u_na cunos1ss11:1a.confu– sione od ignoranza <li storia. o cli cro1~aca. soc1al1s_ta. ad essi si atlril)uisc,e. in blocco, t.utt,o ciò che. fu. fat_to e dello. nel movimento socialista e pr<?lctar!0. 1tal1ano, aurhc sotto il comando e per opera ... dell ala s1111stra,-cl_1_e. in tempi <li\'ersi e ricchi <li eve\lt\ (190-1·!~8. e 19_12;19-23) rlominù il" part,ilo. La quale ala s1111s1 ra. pe1 un p_lùc,esso <li affini!~ tut.l'altro elle incomprensibile. partonsce _ct1 quando in quando. con molto ritardo. qualc!Je "rav: e– ctuto" come Alberto Malatesta. qualche !·es1p1scente "?– me (;uiclo ,\I azzall. ehc solennemente preci1cano - actes:so _ parecchie cose cl,e «noi" pre~licav_amo ... «_allo~·a n; e imputano " a noi n le loro prOJH'l_e ll11(?Pie ~ 1 _1010 ,_Pec· cati. ossia quelli cielia tendenza 111 _cu,( essi m1l1la\~1~_o– Nel grossolano equivoro cacle anche 1111_lg-her. 1:ie110_ :st 1 1 t· to di cui si occupa in questo fasc1colo 11nost10 Rubano BibliòteicaGino Bianco lamda, e per le medesime ragioni può inspirare ad errate direttive e concezioni le prognosi e i ri– medii, e attendere miracoli da farrnachi inadeguati. Oltre di che, e senza il menomo spirito di scet– ticismo e di discordia ve-rso idee e correnti con le quali un comune intento ci pone a fianco, ma selll– plicemente per amor di quella chiarezza che è ln prima base per le unioni feconde, sarebbe utile de– finire il ,Repubblicanismo italiano. Il quale - ben più del Socialismo, che è diviso sui metodi ma è unito nel fine, e non si è scisso per selezione di ce I i sociali ma per dissidio di idee - ha nel suo seno i repubblicani politic-i, individualisti e antisocialist1 per principio, o per vero antagonismo di classe (di quelli che lo sono per motivi di çoncorrenza eletto– rale non è decente parlare, così come disdegnia1110 parlare di socialisti che fossero antirepubblicani prr analoghe miserevoli ragioni), e i repubblicani-socia– listi, sia pur a modo loro e con una loro mentalità, che affermano di differenziarsi da noi solo per la precedenza ch'essi danno, nella graduatoria delle urgenze, alla riforma istituzionale. E senza parlare dell'altra, e forse più profonda e in certo senso più importante contraddizione ciel Partito Repubblicano, il quale da un lato e in al-. cune sue correnti si afferma un pl:\,rtito di educazio– ne, anzi pone la educazione o rieducazione civile e politica del popolo italiano a base e quasi a pre– o-iudiziale di tutto il resto (nel che ha ragione, pur ~Ile la rieducazione sia fatta non di sole prediche, ma di esercizi e di esperienze, attraverso la lotta cli classe); e dall'altro lato - e talora per parte delle stesse con-enti e dei medesimi uoruini - è un partito di demagogia, che corse il palio, anzi lo istituì e cliè l'esempio alla gara, delle parole grosse, degli atteggiamenti spavaldi, delFillusioni– smo barricadiero: aumentandoli precisamente (ciò del resto è umano e spiegabile) quando e dove, nel campo economico, più piegava a destra; e pren– dendo verso il Socialismo veramente « educatore», le po;e di Méntore di rivoluzio:q.e, e di maestro del modo più vero... di essere socialisti. Abitudine, o vizio, amico alfa lam.da, tanto radicata nel P. R., cc che, come vedi, ancor non l'abbandona ». Ora, per quanto i tempi possano consigliare l'accordo sui punti che ci uniscono-, e il rinvio a epoca più opportuna di ciò che ci divide, il nostro alfa lamda non disconoscerà certamente l'impor– tanza del riverbero che si riflette, pur su atteggia– menti ed azioni più particolari e prossime, da con– cezioni e tendenze d'ordine più universale e remoto. Noi conosciamo dei repubblicani che, in questione sociale, sono tali, che accetterebbero anche una re– pubblica. col littorio, e ne conosciamo fortunat;t– mente degli altri che, al momento della prova, com– prenderebbero tutto il valore della pregiudiziale ... socialista o (più largamente) sociale, in confronto della polil'ica! Converrebbe, anche qui, definire e precisare: come (prima cli chiudere questa nota... alquanto lunga) converrebbe chim ire i lim:i,ti di quel tn/Jula rnsa sul passato, che sembra alletta·rc anche alfa lamda come alletta tanti giovani di mentalità « fa– scistizzata » senza che essi lo sappiano. Errori, <le– ficenze, situazioni speciali dello status quo ante. non devono tornare, certamente, nè possono lor– n·1re • e noi dobbiamo far che non tornino. ;\[a · p; in~ipii e idealità e concezioni del divenire umano

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