Critica Sociale - XXXVI - n.18-19 - 16 set-15 ott 1926
' ' 288 CRITICA SOCIALE datte un pezzo di pane, io ;vorrei guadagnarlo, an– che sotto il più abbietto dei kiilaki ». E' un ragiona– mento che i maestri cantori russi ciel dete1'11iinismo economica dovrebbero conoscere da un pezzo: si ragi,ona così in tutto il mondo quando la fame bus– sa sul serio. Pare che in Russia, invece, tal ragio– nnmento abbia trovato orecchie sehsib:Hi solo dopo un certo periodo cli tempo, e allora si è permesso,· per legge·, quello che L avverte i_l Bukharin - or-. mai avveniva Hlegalmente: cioè a dire l'affitto del– la terra. Ma la furberia bolscevica immagina di o– rientare questi affitti verso il medio contadino. non verso il lmlak, ed ecco perchè i reggitori odiemi proclamano di essere sulla. buona strada nella di– fesa. del socialismo, dHendendo il medio contadino, e il salario del contadino povero. Si confessa, però, che al contadino medio si è dovuta anche permette– re la vendita, diretta dei P'rodotti, e si dimentica di dirci quale rapporto corra. tra costi di produzione e prezzi di mercàto, oticle poter stabilire se il con– tadino medio - pt1r rimanendo nominalmeutc tale - non costituisca presso di sè tali risePve di capitale d'es·ercizio, eia rappresentare un vero e proprio capi– talista in forrhazione, se non già formato. Dice preci_sarnente il Bukharin: <e Noi n.bbiamo, dunque, detto alln, \lV Confc– rei1Za: Cari amici, i decreti sulla cartn, non hanno a:leuna 'importanza per no1; que1 che irnporta è la realtà. Noi vediamo che le uostte misure rnst.riit,ive hanno messo in luce il loro lato cattivo non soln.– t11ente nei rigunrcli del ,~ulaJc, ma a.nelle nei :riguar– <V del contn,dino povero e del contadi1lo rneddo meno ngiato. Noi vogliamo difeNdem l'operaio agrfoolo, . noi vogliamo p1oteggere il contadino povero; prati– c:11nente i11vece noi li in.fasticliamo. Ci siamo detti: Ag-in.rno diversamente.· Noi permetteremo ~ 'aftit.to , llla con1batteremo contro lo sfruttamento dei conta– dini poveri. Noi permetteremo un largo impiego del lavoro salariato, ma prell(Jeremo tutte le misure per proteggere• questo lnvoro mediante i Sindacati e le organizzazioni sovietiste contro lo sfruttamento; noi orgallizzeremo il lavor,o saln.riato e ne fm·euw uma forzn di c/asst' ». · E' difficile, a tanta distanza, immaginare una ec:onon1ia cl1e me1~tre - come sosUe11e H 1·elatore - lllarcia verso il socialismo, vnol dare intanto -al. /.a– vo'l'o .rnln1'iulo una oostihuzi.one che ne faccia <e una • fo7·za cl:i cln,sse »; ed è altrettanto (IHficHe irnmagi– nax·e la forrnazione di una clcbsse senza che se ne nubia un'al.trn cli frunle. Se c'è una cla,sse cl'i saln- 1·iati. 'in fo rmn.zione, _(leve inevitabilmente esistere l(!l, sua conta-aria, /.a capi.tn/ri ,sla; se le orgnnizzazioni sindacali devono formnrsi per evitare 1.o sfritUli– rnento, è segno che il pericolo cli essere sfruttati non è sogno di unn. notte di mezzo estnte; e, poi'chè lo sfruttamento ciel la\loro - almeno per dei socia– listi - 11011 può avvenire sè no11 pel fatto del: capi– tn le cl1e n.nticipa il salario, cliffi.cHmente pu0 dirsi sfatata la critica de.lle Opposizio11i russe, esservi cioè in Russia tnle sit.irnzione ecom0mica da fal7 pi:evedere una rapida. ma.t·cfa vet'So il capitalismo, e non solo di Stcito. . . . Ma la pnyt,e più in.iteressante - perchè chia– rissirnn. e specialmente intelligibile n. noi Italiani per certi accostn.rnenti di metodo che si presentano involontariamente_ alln, mente - è quelln, rigun.rdan~e i diritti dclln, 1Haggiora.nzn. comunista di fronte alla 111inoranzn. oppositrice. Scrive il Bu}d1arin: < cc La: compag·na K.rupskaja hm, ancora c'lichimra- to quanto segue: . · c1 ll Marxismo insegua che Ja verità corrisponde BibliotecaGino Bianco « alla realia oggettiva. Ora, la maggiorn:nza del <e Congresso può ingannars~, perchè la_ velità non « consiste in quello che decide la mag·gwrallz~, ma « iu quello che corrisponde alla l'ealtà ogge~t1Va i,. cc .E' perfett81mente giusto. Naturalmente, 11 Par~ tito può ingannarsi, anche Leni:n si è qualch~ vol– tu. ingannato, e ancbe Marx. Ma a che scopo s1 fan– no queste ~lichiarazioni? Noi non siamo in ~n club filùsofico, ma in un Congresso politico. Clu dovrà decidere ciò che coaisponde alla ·realtà e ci~ _eh~ J.J.ou vi corrisponde? A che cosa servono l_e.de?1s10m del Partito, se, una volta che queste rlec1s10m sono prese, uno può lanciarsi in oot1s_iderazioni filosofi– che e dichiarare: forse, la magg10ranza, dopo tut– to, non ha la verita in tasca? A ha un certo punto di vista B ne ha un altro, C un terzo; e che cosa fa il Pa'.rtito? Perché, in questo caso, ness11nç1:deci– sione è possibile. (( Ma dato che non vi sono dei profeti sulla terra che p~ssano decidere dove è la verità assoluta, ciascu110 di Jloi, per ·poter agire in comune; deve sottomettersi n.lle decisioni della maggioranza, che divengo1lò perciò decisioni del Partito. Se tu credi che queste decisioni non siano giuste, aspetta che il Comitato Centrale abbia aperta la discussione per ii prossimo Congresso, e allora difendi il tuo pun– to di vista i,. Ecco dei concetti che seq1brerel9bero ispirarsi al r1spetto democratico dei diritti delle maggiorauze e delle minoranze. Le decisioni di Congresso devono esser-a rispettate eia tutti, salvo il diritto di ognuno a divenir rna.gg' iora,1za al prossimo Cong-resso. Ma come si fa a divénir maggioranza? Evidentemente con ·1a propaganda delle· proprie -idee, con la dinw– strnzione marxista clie la verità corrisponde -àpa realtà oggettiva, e che la realtà oggettivai può es– sere del tutto differente da quello c;he ne pensa la magg'ioranz(!l, nl potere. Ma il comzJCigno Nicola Hukharin, alla fine della non breve Relazione, svol– ge la sua teoria della bocca clLiiLsa nei seguenti ter– .rni ni, che annullano nella, maniera più cruda ogni possibilità di rendere evitLeJJte l'errore della rnag– g'iòt·a11zBt sulla veirità oggetti va: cc lo cr·edo, compagni, che in qu_alcuno, sopratutto frn, ii giovani membJ·i del Partito, vi è uno stato d'a– nimo che si potrebbe tract·urre così: (( Voi ciarlate qrui, e voi chiudete la bocca ad altri ». Il compagno Uchanof dice .che in una lettera al P1·esidium vi è qualche cosa, dii si1nile. Ma io vii chiedo: Dove è sc;ritto che in U'lil. Partito bolscevico non sr possa mai chiudere la bocca a uessuno? « Figuratevi voi .cosa avverrebbe se, dopo la decisione del Congresso del Partito, rÌoi non chiu- 1dess'i.1_no le bocche! I compagni Zinovief e Kamenef ·salirebber@ alla trHmna e direbbero: (( Tu sei que– sto, quest'altro e qùest'altro n,ncoFa », e allora io ri– sp011derei a loro. All'indomani essi parlerebbero i11 un n.ltro rione, ed ao dopo loro; dovo domani essi dopo me. Vd .sarrebbe t:ra cli noi una discussione a gettò' continuo, e il Partito si trasformerebbe in un clu/J di diiscussione ,i. · DiscQrso, del resto, 11aturalii.ssimo: è una neces– sità della dittatura - di qualsiasi dittaturn. - evi– tl1Jre la discussione fuori clei Congressi, autorizzati . e... controllati, ed è suo intet·esse precipuo che le idee ete;roclosse non circolino, che la 1< verità og– gettiva i, sia quella della deliberazione congressua– le. I Gi0rdano Bruno sono sempre stati degni del fooco per tutti i dogmi, 'e in Rus$ia: diviene dogrnn la verii.tà deHberata nei Congressi, n.ncbe se la real– t.i\ si prend13 1ft rivi\1cita con le smentite più cla– morose. * * * ) La conclusione d:i indole generale, <'he ci sembra scaturisca dalla hrngn. Helazione Bukharin, è la se– gueutie. Pot1 1 el>])esi credere - perchè tale dovxebbi>, e:sse1·ela logicà tlei fatti - che l'accentramento po-
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