Critica Sociale - XXXVI - n.18-19 - 16 set-15 ott 1926

· CRITICA SOCIALE 279 !', seconda della loro natura particolare le gran– di· imprese socializzitte vengono condotte come a– ziende statali, provinciali o comunali, oppure tra– sformate in stabilimenti collettivi, in enti autonomi o in Cooperative. .Gli strumenti della produzione intellettuale - la stampa, la libreria, il teatro, ccc. - non debbono venire monopolizzati. Nel Programma agrario è specificato entro qua– li limiti e modi gli apJJezzamenti di terreno espro– priati debbono trasformarsi in proprietà comuna– le, o affittarsi a piccoli contadini, piccoli affittavo– li ecc., e come debbono regolarsi gli usi civici sulle foreste soèializzate. 2. - Durante la fase del trapasso, coesisteran– no imprese socializzate e imprese capitalistiche: la classe lavoratrice procurerà di sempre più allar– gare metodicamente le prime a spese delle seconde. I lavoratori ed impiegati di aziende già condot– te da enti dominati dalla classe lavoratrice, o col– lettive o cooperative, debbono considerare il loro la– voro come un servizio prestato per la collettività dei lavoratori, e cercare quindi di afforzare le a– ziende stesse nell'interesse della classe. A tale scopo, da un cant0 debbono coteste azien– de comunali o cooperative chiamare i loro lavora– tori ed impiegati a una larga collaborazione tecni– ca ed amministrativa, diventare aziende modello sotto l'aspetto politico-sociale, e fare ai lavoratori, entro limiti che non danneggino l'esistenza e la ca– pa.cit~ di sviluppo delle aziende stesse. condizioni lllig·liori di quelle delle imprese capitalistiche; dal- 1' altro canto, i rispettivi lavoratori ed impiegati debbQno eleva,re quanto più è possibile il loro spi– rito di disciplina e il rendimento del loro lavoro. Si svolgeranno a tal uopo, nelle aziende socia– lizzate, nuove regole per de.terminare le condizioni del lavoro. Nelle imprese capitalistiche, apparten– gano a privati capitalisti o allo Stato capitalista, ogni controversia in proposito è una lotta tra .ca- . pitale e lavoro, e la classe operaia è liberissima di risolverla colle armi dello sciopero. Ogni analoga controversia, invece, nelle aziende cooperative o col– lettive, è un conflitto tra l'interesse generale della classe lavoratrice e un interesse. di categoria: la democrazia socialista deve perciò persuadere i la– voratori ed impiegati di tali aziende, che di regola la soluzione deve chiedersi a Commissioni di conci– liazione o, a Tribunali arbitrali, istituiti dall'insie– me delle organizzazioni operaie. 3. - Il socialismo abolisce la proprietà dei ca– pitalisti e dei grossi proprietarii fondiarii in quan– to sfrutta il lavoro altrui; non abolisce quindi la provrietà lavoratrice dei piccoli esercenti e dei con– tadini. Ma esso intende promuovere energicamen– te lo sviluppo delle ·cooperative della piccola in– dustria e contadine, la libera e graduale « coope– rativizzazione » di appropriati rami della loro pro– duzione e dello smercio di essa, e con ciò incorporar– le nell'evoluzione della società socialista. 4. - Colla spropriazione della clàsse capitali-. st.ica, la collettività ne va mano· mano assumendo le funzioni. All'accumulazione del capitale suben– tra l'ingrandimento e il perfezionamento. secondo un piano, degli impianti sociali della produzione; al monopolio borghese della cultura subentrano isti– tuti che permetteranno ai giovani di tutti gli strati popolari la educazione più alta delle loro capacità .a spese della collettività; al mecenatismo dei capi– talisti e degli agrnrii si sostituisce l'insegnamento collettirn dell'indagine scientifica e dell'arte. Con. la socializzazione delle grandi aziende e la cooperativizzazione delle piccole, lo sviluppo delle forze produttive, da mezzo di arricchimento dei ca– pitalisti e degli ag rarii, si trasforma in mezzo per rialzare il tenor di vita, la salute, il livello cultu- B i tfABt~t1a1 (3frfè51ES~8rfèb Cessata quella assenza d'ogni piano, che è propria della produzione ca1Ji– talistica, la collettività per la prima volta avrà la possibilità di assicurare ad ogni laYoratore il dirit· to alla stabilità del suo posto. DHcchè i lavoratori e gli impiegati decidono essi stessi i loro sistemi di lavoro e dispong·ono dei prodotti, i frutti dei lo– ro sforzi assicurano a loro e ai loro figli un tenor di vita più alto, e per la prima, volta la vita del la– \·oratore acquista per esso un significato e una di– gnità. Tolto il tenore di diventare dei proletarii, cadono le cause della eccessiva concorrenza nel pic– colo commercio e dell'indebitamento rovinoso dei piccoli co11tadi11i. Abolita la divisione della socie– tà in una classe sfruttatrice ed una classe sfrut– tata, la tirannide di classe e la lotta di classe ces– sano di esistere: la popolazione intera· dive11ta una collettività, che gode in comune i frutti del lavoro co111une. VI. 0 .,- L'INTERNAZIONALE. Entro la società capitalista, l'elevarsi della clas– se lavoratrice di ogni Paese è dipendente dall'ele– varsi della classe lavoratrice di tutti gli altri Paest L'abbattimento della società capitali~ta, e l'istitu– zione di quella socialista, presuppongono la coope– razione delle classi lavoratrici di tutti i Paesi. I partiti socialisti 'dei lavoratoti hanno perciò il do– vere di riunire i lavoratori di tutti i Paesi per una battaglia comune, di apprender loro a combattere uniti e a coorqinare e subordinare gli interessi par– ticolari dei lavoratori di ogni singolo Paese all'in– teresse collettivo della classe lavoratrice interna– zionale. Il primo còmpito dell'Internazionale, nella qua– le si associano i lavoratori di tutti i Paesi, è la lot– ta contro i pericoli di guerra generati dal capita– lismo. Per questa lotta il Partito socialista democra– tico austriaco, in unione coi partiti operai degli altri Paesi, si propone quanto segue: 1. - La democrazia socialista propugna una metodica educazione della gioventù alla pace inter– nazionale e al rispetto del diritto e della dignità de– gli altri popoli. Combatte ogni politica che provo– chi odii fra le nazioni, e particolarmente ogni ofie– sa ai diritti ed· alle forze delle minoranze nazio- nali. · 2. - Essa esige che i più amichevoli rapporti siano mantenuti con tutti gli Stati. Si opporrà ad ogni tentativo di trascinare la Repubblica in guerre imperialistiche e nazionalistiche, e ricuserà a tali guerre ogni appoggio. 3. - Essa sa che una pace durevole non può fondarsi se non sulla libertà e sull'uguaglianza in diritto dei popoli. Propugna il diritto di autodeci– sione per tutti i popoli e per il proprio. Sostiene le lotte per la libertà di ogni popolo contro le do111ina– zioni imperialistiche straniere e contro le ìntromis– sioni controrivoluzionarie nella propria rivolu– zione. Difende la libertà del popolo austriaco-tedesco contro la dominazione e lo sfruttamento del capi– tale straniero e contro la intromissione di altri Sta– ti nelle cose della Repubblica. E' ben decisa a re– spingere colle armi ogni tentativo dall'Estero cli assoggettare il _popolo austriaco a una restaurazio– ne monarchica o a una dominazione fascista. 4. - La democrazia socialista considera la riu– nione dell'Austria tedesca alla Repubblica germani– ca come lo sbocco necessario della Rivoluzione na– zionale del 1918, e ,i tende con tutti i mezzi pa– cifici. 5. - La democrazia socialista propugna la creazione di un ordinamento giuridico internazio– nale, che renda· possibile di assicurare con mezzi pacifici la libertà ùei popoli e, su tale base, di as– sicurare una durevole pace. Combatte la falsifica- •

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