Critica Sociale - XXXVI - n. 17 - 1-15 settembre 1926
260 èRITÌCA SOC1ALE l'Europa centrale era difficile stabilire, fra Stato e stato confini così netti .da eliminare o anche solo da r~ndere minima la esistenza di minoranze. Se a ciò si aggiunge la preoccupazione - dominamte nei grandi_ Stati europei vincitori nell'ultip-ia guer– ra - di indebolire la Germania da una parte e la Russia dall'altra, creando fra "l'una e l'altra un in– sieme di Stati cuscinetti ai quali si doveva assicu– rare la 'maggiore stabilità economica, si spiega an– cora pi'ù facilmente la esi:stenza e il conseguente pericolo di minoranze numerose. Eliminarle se è possibile; indebolirle, disarmar– le se altro nori si può fare, è naturalmente il sogno dei Governi nei nuovi Stati dell'Europa Centrale. L'esempio non mancava: prima della guerra, l'im– p~ro Tedesco espropriava i proprietari polacchi del– la Posnania per frazionare, i terreni espropriati e jnstallarvi dei coloni tedeschi. Ora sono, per esem– pio, la Czecoslovacchia e la Polonia che .applicano lo stesso sistema nei rapporti coi grandi proprieta,ri tedeschi CGrnpresi nei loro tel'l'itort Proprietari te– deschi. della Polonia e della Lituania - e anche colon\. ungheresi del Banato e della Transilvania -- h~rino appunto presentato ricorso alla Societ~ delle Nazioni (12) contro espropriazioni che essi ritengono conformi alle Convenzioni internazionali. rek'ì.tive alle minoranze. Questi - esposti molto, troppo in. succinto, - 'i fattori princip_ali delle « riforme agraria». Chi vo– lesse approfondire lo studio deUa questione tro– verà dati e documenti in quantità, solo che sappia discernere il vero dalle molte frangie che autori su– perficiali o interessati amano aggiungere per _far v·edere - secondo le opposte idee - successi o in– successi di cui è prematuro parlare. Si tratta di un movimento molto complesso ·i cui ·elementi van– i10 esaminati, uno per uno, Paese per Paese, in base alle condizioni tecnich.J, economiche, demogra– fiche, politiche di ciascun ambiente. Quel che si. può dire è che siamo di fronte a· un mòvimento gra,ndioso ~n cui sono in giuoco interessi immensi che spieganb l'accanimento della lotta; e in cui è in giuoco anche l'avvenire di una grande parte d'Europa. I socialisti hanno il· dovere di interessarsene più di quel che fanno. Può sem– brare opera di eretici questo seguire e assecondare un movimento che tende a creare una classe di piccoli coltivatori. Ma, ·se la storia porta là, non c'è formula che ne possa arrestare il corso. Dott. D. GORNI. (1-2) Vedasi. il •· BolleLLino mensile della Società delle Na– zioni » nei numeri di dicembre 1925 e cli febbraio e ma1t– gio 1926. - Roma, Tip. ciel Senato. Per un riordinamento tecnico della tipografia che stampa la nostra Rivista: questo numero esce con un ritardo ecce- . zionale, · che i, nostri lettori vorranno per- donare., e che cercheremo di ricuperare nei pros-simi m,uneri. BibliotecaGino Bianco _ Raccoglimento • annonario Taluni si son messi a riparlare di « anno– na di guerra » e· di « pane di guerra » perchè, in seguito ad un provvedimento governativo, sia– mo tornati al cc pane bigio ». Avvezzi ormai a sen– tir parlare ogn'altra giorno di cc battaglie pel gra– no, per la lira »,,ecc., si torna con facilità al gergo guerresco, mentre in fine dei conti non si tratta che di un cc raccoglimento » economico ed anno– nario. Un deficente raccolto di frumento, dopo una precedente promettentissima annata, collegato a provvidenze inerenti ad. un risanamento monetario, ha provocato le disposizioni annonarie del decreto 13 agosto pp. per disciplinare in diverso modo l'ab– burattamemfa delle farine destinate alla panifica– zione (elevazione a 80-85 del dato normale). Ricordo che un provvedimento pressochè uguale venne :ideato dopo lo scarso raccolto del 1922. Di fronte a 52 milioni e mezzo di· quintali di grano del 1921; il raccolto 1922 - su una superficie normale di poco più di 4 milioni e- mezzo di ettari - non arrivò a 44 .milioni di quintali di frumento. L'on. Paratore, che reggeva allora il Tesoro, era preoc– cupatissimo per il fabbisogno di oro che ·sarebbe occorso per gli acquisti di grano estero, e da varii pulpiti si parlò di ritorno momentaneo al cc pane bigio ». Il solo accenno sollevò proteste d'ogni parte, comprensibili con la psicologia post-bellica allora ancor viva e baldanzosa nei paesi·vittoriosi, e la pro– posta non ebbe seguito. Il provvedimento odierno si propone di limitare notevolmente la provvista all'estero di frumento. Raggiungerà lo scopo? L'esperienza del pane di gue:vra induce a credere che la previsione economica non risponderà alla realtà, ed il risparmio, negli acquisti esteri, potrà essere assai inferiore a quello calcolato. La causa principale dello spostamento della pre– visione deriva dallo sciupìo di questo pane che può portare ad un maggior consu.rno, evitabile sol– tanto con un orientamento di notevole parte dei consumatori verso altro fondamentale nutrirn.ent0. Ma c'è probabilità di rea1izzo di un tale diverso orie'ntame_nto? Finora, no. ·Le notiziè che si posso– no raccogliere ~ono per la constatazione di .un .mag– gior consumo., E si capisce la causa. Pagnottelle, filoni, ed altre' forme di pane di pasta molle di 200- 250 grammi, alla cottura, danno 80,, 100, e fin 120 grammi di mollica, per molti· immangiabile e indi– geribile. Ciò, s'intende, non è generalizzato, ed è una fortuna, perchè evita una dispe:r:sione del 40 per cento di alimento pagafo, che poi bisogn~ so– stituir.e .. Ma se è ridotta - ed è un bene - la per– centuale di sciupìo, questo non è eliminat0; .e, per la pratica che ho "in materia, lo. ritengo non facil– mente eliminabile. Le farine con abburaDtamento al1'82-83 per cen– to non possono _dare che. il pane attuale. Un mi– glioramento d'impasto si potrebbe ottenere usan– do lieviti naturali, in luogo di quelli che producono le distillerie e preferendo la lavorazione .a. pasta dura. Adoperando lievitil naturali derivanti. dalla stessa farina, e che portano con sè i fermenti della stessa pianta, è più facile avvicinarci al vecchio tipo di pari.e casalingo di pasta dura LJ.elleforn1e che trovansi ancora in. molte località di campagna. Ma
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