Critica Sociale - XXXVI - n. 17 - 1-15 settembre 1926

CRITICASOCIALE 259 Ragioni tecniche ed economiche anzitutto. Il fr~– zionamento - in quanto espressione dell'evolver– si dei sistemi colturali - si realizza in presenza di una organizzazione del mercato che permetta di coltivare e produrre per lo scambio dei prodotti, prima che per la diretta soddisfazione dei bisogni del coltivatore. L'agricoltura attiva e intensiva esige operazioni complesse di acquisti e di vendite, senza di che essa non è possibile. Non è possibile quindi dove. i mezzi. di comunicazione con grandi centri di rifornimento e di consumo sono scarsi e costosi. La strada è il p1·imo elemento del progresso agricolo, quello che crea le condizioni necessarie per il frazionamento stabile delle grandi proprietà. Nell'Europa orientale e centrale i mezzi di co– municazione non ebbero - per ragioni geografiche e per ragioni politiche - lo sviluppo che essi eb– bero invece nei paesi dell'Europa occidentale. Ne derivava quindi, per quei Paesi, una condizione speciale di cose che si può riassumere in questi tre punti: ,1. 0 - Ambiente quasi esclusivamente agricolo, per cui lç1,mano d'opera non trovava altra appli– cazione eh e nell'agricoltura. 2. 0 - Popolazione cresce_nte: quindi somma cre– scente di bisogni; pressione per avere una maggio– re disposizioni di prodotti e dei relativi necessari mezzi, a cominciare dalla terra. . ' 3. 0 - Condizioni di mercato sfavorevoli al fra– zioname11to della terra; condizioni di cui ap-profitta– vano i grandi sigrhori per mantenere intatte le loro proprietà e asservita. la numerosa classe lavora– trice. Nel campo agricolo si avevano quindi, in gran– de prevalenza, due classi: quella dei grandi pro– prietarii, quella - sotto diverse forine - dei sem– plici lavoratori. Gelosi i primi dei proprii privile– gi; sempre più inquieti ·i secondi in ragione del lo– ro addensarsi nelle· campagne. Situazione che influi– va notevolmente sulla politica dei vari Governi. La mancanza di una classe media di agricoltori che facesse da cuscinetto fra la classe dei grandi proprietari e quella dei semplici lavoratori era ri– s~ntita da· quei Governi i quali 4ovevano subire la potenza reazionaria dei grandi signori di fr?nte ad una massa di lavoratori che acquistava sempre nuova forza e accennava a crearsi una volontà u– nica. Per rassicurare i loro poteri, le loro funzioni e i loro bilanci, essi avevano bisogno di non di– pendere esclusivamente dai signori; per assicurare i loro territori contro invasioni nemiche essi ave– vano bisogno di una classe interessata alla difesa. Per questo e.ssi, da tempo, cercavano di favorire la c1·eazione di quel- terzo stato che in Francia si era formato spontaneamente e su cui lo Stato france– se poteva contare nella sua lotta contro i feuda– tari per affermare i proprii poteri. E' il fattore politico delle « riforme agrarie >> che si innesta sul fattore · economico e in qualche caso anche si sostituisce ad esso. . . . Le « riforme agrarie » - intese nel senso dell'in– . too·vento dello Stato nella distribuzione delle terre - non sono, lo ripetial'no, provvedimenti di questi ultimi anni. In Russia, se si parla deJJa riforma agraria, non BitJJioteoo- @inaua,~rtè'6tata dal Governo comu- nista. Errore. Di riforme agrarie si cominciò a parlare ai tempi di Pietro il Grande, di Caterina IT, di Nicola I e di Alessandro. La servitù fu allora a– bolita e si ebbe (1803) la prima vera riforma agraria dettata da Alessandro I per consiglio di Speransky. La resistenza dei grandi proprietarii fu, natural– mente, tale che la riforma non diede che risultati ir– risorii; ma fu quello il primo passo verso la rifor– ma più radicale e più risolutamente applicata del 1918 (9). In Romania (10), la prima riforma agraria fu adottata nel 1864 dal principe nazionale Alessandro Giovanni I Couza, dopo l'unione dei Principati ru– meni e con l'aiuto del Ministro Kogalniceano. Dice la storia che ci volle un colpo di Stato in seguito ad una lotta accanita contro i boiardi, grandi pro– prietari. E il risultato fu che ben poco vantaggio ne venne ai contadini. Ma la lotta era impegnata e doveva culminare nella riforma del 1919, ora in corso di applica!lione. La riforma agraria deliberata, con risonante larghezza, dal Governo della Repubblica dEµ Sovieti, ebbe una ripercussione inevitabile nei Paesi vicini. di fresco costituiti, deboli, minacciati dalla Rus– sia. Poichè le condizioni della proprietà e della po– polazione erano le medesime, l'intervento dei nuo– vi Stati per una diversa distribuzione della terra appariva necessaria se si volevano evitare movi– meti di contadin~ che avrebbero aperto le porte al– l'esercito russo. Nel 22, guano il cannone russo tuonava. alle porte di Varsavia, il Parlamento polac– co votò in fretta, senza esame e senza opposizione alcuna, la riforma agraria che, piena di difetti, passò ben presto l'lel cestino, tanto più dopo che il pericolo russo fu sventato. In questi ultimi mesi un'altra legge è stata votata, sotto la pressione del– la massa dei contadini: vedremo che applicazione potrà avere. Finlandia, Estonia e Lituania s'affrettavane es– se pure, non appena sorte come Stati inchpendenti, a offrire ai contadini la terra risultante dal frazio– namento delle grandi proprietà. • Così, la necessità di creare una classe di pic– coli e medì coltivatori mise alcuni Stati alla testa del movimento delle riforme agrarie e colìtrinse ~li Stati vicini a seguirli su questa via. . . . Un altro fattore, di natura politica, consiste nel– la condotta dei nuovi Stati verso le minoranze allo– o-ene talvolta considerevoli,· minoranze che frater- b ' nizzano naturalmente coi popoli da cui furono di- staccate e costituiscono un motivo di preoccupazio– ni (11). Nel groviglio delle nazionalità comprese nel- (O) La bibliografia. relativa. a.Ile riforme agrarie in Russia è ab~onda.n• tissimn. Chi volesse farsi un'idea. fonda.mentale della. loro storia e del loro risultati legga, oltre al lavori citati del Plekhnnow e del Miller, La réfo1·me a.<]raire en R1111sie di A. Daudé • Ba11cel; Paris, 19l5 (Edi• zione de la Ronne Idéc). (10) Consultare l'interessa.nteistudio:di Mitità Gostanfinesco: L'e– vol11tion dc la propriét(;~ r11rale et la réformc agrnire im Roumanie (Guztu,·a Nationale- Bue1iresti, 11125). Consulta.re anche Era11s: The. ag1:a1·ia1, rei•olt~tio1i in Rouma11ia • Cambridge - 1924. ( 11) Per non parlar d'altro, la Pf!lonia. S\l 29 '!11 il ion) di abitanti ne conta uno e mezzo d1 tedeschi, 2 d1 eb rei polacchi ~he non sono f~cilm_ente_ ~s~imil~bili, . cir.ca ? di russi e qualche ccnlina10 d1 m1ghaia dt altri popo l1. La TzecoslO\·acchia, su 13 milioni di. abitanti, ~e coni~ 3 di tedeschi oltre a 600 mila magiari e 400 mila ebrei. La Rumania: su poco più di 15 mi!ioni ~ra_bilanli. ~e conta ollre-4 di alloge1ù, 1 e mezzo _eh mag1;~n. _800 m~la letkschi. 700 mila rnteni, 200 mila _bulgari. 100 mila serbi, 150 mila turchi. 400 mila ebre1.

RkJQdWJsaXNoZXIy