Critica Sociale - XXXVI - n. 17 - 1-15 settembre 1926

CRITICA SOCIALE 255 al .Tesoro francese, ?ltre 250 milioni di mar– chi oro per la restituzione del bacino della , s.aar, al cui r~ndimento carbonifero la Fran– cia restere~be interessata fino al 1935. Infine s1;1tutto ciò. la sanzione di un buon trattato d1 commercio. Questo colpo di scena ha sbalordito Parigi eome Berlino, Londra come Roma. Una « ri– presa >> immediata di diffidenza è segnala– ta dalla stampa. A Parigi, il vecchio mon– do mormora : - E' troppo ! Sotto un Mini. stero. presieduto da Poincaré si passa. alla <~ :evisio!1~ >>aperta, senza in:fingimenti, del - L intangibile Trattato di Versailles ! Resti tu. zione di territori e rinunzia alle occupazioni militari! E per c-he cosa? Per alcuni miliardi-oro! · La fierezza nazionale o nazionalista si inal - bera. Ma è nella stessa fierezza nazionale del borghese di ·Francia che il suo franoo val aa più di 10 cm. oro ! 0 Il capitalismo, . che ha spinto alla guerra, spinge ora alla pace. E' nell'ordine delle co– se. Dal tri1,st del ferro e del carbone e da quel - lo ·della potassa, a'lla rei,ntegrazione della va– luta, dal disarmo corrispettivo alla liberazio– ne dei territori occupati. militarmente, è un denso intessersi di oollaborazioni utili, anzi incli~pensabili, alla economia ed alla politica della Francia e della Germania. Questo gran– de vantagg·io tiene perplessi i terzi che guar– dano. C1·eata una sorta di unità economica, - :-:iosserva a Londra - Francia e Germania potrebbero esercitare una forte pressione sul– la Gran Brettagna e sugli Stati Uniti, bloc- . tando i mercati; e iID:ponendo la cancellazio– ne dei debiti interalleati. Ma a· Londra stes– sa risponde la Rtampa democratica, che la Gran Brettagna è stata sempre favorevole al– la cancellazione dei debiti, e scorge nella pa'. ce dell'Europa Centrale la condizione. della rh:mossa della propria prosperità. · · La Russia dei Sovieti, tutta sprofondata nel– le faccende çlell'Asia, non potrebbe mai far pesare la sua alleanza con la Germania, per rompere la pace franco-germanica. Chi pre– dice il blocoo latino contro il blocco franco– germanico e... brittannico, oppone un fuscel– lo retorico ad una valanga irresistibile. L'i– dea di cacciare gli Inglesi dal Mediterraneo è l'ultima utopia, cui la latinità potrebbe ci– mentarsi. Tanto varrebbe dire che si vuole spo– gliare l'Inghilterra del suo Impero, o, che è lo stesso, tagliarle le vie dell'accesso. E tut– to ciò poi dovrebbe essere compiuto - tranne che dalla Spagna, che se ne è ita - dal seno stesso della Società delle Nazioni, di cui tut– ti sono soci e tutti hanno accettato le disci– pline ! Evvia ! Evvia ! Anche la Reazione ha i suoi sogni irraggi~ngibili. Meglio, meglio pe~ tutti, vinto il primo sbalordimento, trovare gh adattamenti utili alla convivenza pacifica ed unitaria verso cui l'Europa è incalzata da una ·necessità vitale ... La Società delle Nazioni è lì pronta per convogliare i rivoli d'oro dell:3' riconciliazione. E i proletari di tutti i paesi, e in prima di quelli pi~ immedi~tame!lte i~– teressati, urgono, con più elevati sentimenti, Bibttill~~~~ ~&1~ìanco Perchè? Perchè sono stanchi di fare le cariatidi di una situazione che oontinua la guerra,. dove la loro vita è fatta sempre più incerta del do– mani, ~ ~oro salari sempre più scarsi e pro– blematici, e le loro stesse libertà sempre più pericolanti per gli assalti delle correnti rea, z~onarie,. che in questo ambiente ingr0ssano e v1goreggiano. Una confluenza indomabile di intereR& si forma a postulare la pace. La lotta delle clas– si in questo periodo storico elimina il termine « guerra >>per appuntarsi sulla produzione e sulla distribuzione, i suoi termini normali. . .Il· mondo dopo la grande conflagrazion.e è diventato troppo povero perchè ]a guerra e i suoi corollari offranq ancora una congiuntu– ra ed unà possibilità economica favorevole. La sna sorvivenza, nell'ora che volge, residua i suoi fattori in mere ideologie politiche, in . stati sentimentali e tradizionali, in •intereRsi di ceti militari, ci9è sempre in fatti di grande e pericolosa importanza, ma in sè non deci– sivi" se viene, a mancare il profondo sostrato economico favorevole alla guerra. * * * Ciò dicendo, si dice esattamente il contra– rio dell'abbandono ottimistico alla sicurezza. La « tragedia>> - chi lo nega? - è sempre immanente. I partiti democratici e socialisti ci sono apposta per oppugnare le minacce che persistono tuttavia nel giuoco tradizionale politico, diplomatico e militare, nei pregiudizi di una certa educazione, negli eccessi di certa stampa, nell'egemonia sociale di certe profer-;– sioni e nella inflazione tli certe industrie. U perchè mai l'azione pacificista, la « guerra alla guerra )), fu più necessaria. Deriderla, e deridere tutta l'azione politica della Società delle Nazioni per rimettere il tutto, come fa il nostro placido massimalismo, al giorno do– po della totalitaria rivoluzione socialista, la sola che sni'derà la guerra e fonderà i popoli nelle ventiquattr'ore successive al suo trionfo, è procacciarsi facile fama di spiriti forti e di avveduti scansafatiche. Ma non è Gompito dei socialisti, per i quali ogni giorno ha il suo do.– vere ... Chi volga uno sguardo indietro di quattro anni, dalla ricostituzione della Internaziona– le Operaia Socialista celebrata al Congresso cli 4,mburgo in poi, ed esamini il lento ma si– curo, se pure imperfettissimo, compirsi dei po– stulati prossimi del socialismo politico - le Ripara.zioni) il piano Dawes) la cancellazione déi debiti tra Alleati, la riconciliazione fran– co-germanica, la revisione pacifica dei trat– tati, ecc., - tra quello che vede attuato e quel– lo che batte alle porte per esserlo, inelutta– bilmente - come la cancellazione dei debiti - non può non meravigliarsi e non rallegrar– si dei risultati e dei progressi conseguiti. Chi consideri soltanto l'evoluzione della Germa– nia - dal piitsoh francese nella Rhur ai piitsch monarchici e... comunisti in Baviera e nel Pa– latinato - e vede come ingigantita sia la repn– blica e prossime alla liberazione le sue terre ed assicurata la costituzione di Weimar e con-

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