Critica Sociale - XXXVI - n. 17 - 1-15 settembre 1926

266 CRITICA SOCIALE glie del padroncino,' avendo veduto costei a propi– nare un giorno al malato certa. polverina, che era un innocuo medicamento, si monta la testa, e la monta alla madre del malato e, per rivèrbero, al paziente medesimo. Breve: morto il disgraziato, l'ancor più disgraziata v&dova, Susanna, è accusa– ta di veneficio. Tutto questo primo romanzo si ~g– gira intorno al processo, o più esattamente intor– no all'istruttoria, e termina col rinvìo alle ,Assi– se della presunta avvelenatrice. Ma, almeno in que– sto primo roman.zo, Susannp,, di cui tutti parla– no - avvocati e periti, amici e nemici - ·non com– parisce mai; la sappiamo in càrcere, la sappiamo jnnocente, la sappiamo sventnrata nel matrimonio e prima, e tuttavia illibata; ma non la vediamo mai. Ed è questa un'originalità ed una finezza ,del ro– manziere, che vanno osservate. Ma, se il chiaroscuro, nel quale lo scrittore tie– ne la protagonista, se non del romanzo, del dram– ma giudiziario che ne costituisce la trama, accre– sce l'interesse <;lellettore per la sua enigmatica fi– gura, altre, molte altre figure sono tutte in primo piano. C'è chi s'è divertito a contarle, e ne ha nu– merate parecchie, forse troppe, tratte da tutte le classi sociali. Due senatori, l'uno, l'Alamanni, un pezzo •grosso del mondo degli affari, l'altro, il Guic- . ciarelli, perito d'accusa nel processo di Susanna, un ·luminare della scienza ufficiale; la suocera di Susanna, una vera arpia, e la moglie del senatore Alamanni, dama d'una purezza ineccepibile, che ha il coraggio di farsi paladina dell'innocenza di Susanna; la vecchia serva Martina, artèfice balor– da della balorda, ma creduta, accusa; la camerie– ra di Susanna, Marietta, che finisce per andare an– ch'essa in prigione, !lccusata di subornazione di testimonio~ il fidanzato di quest'ultima, ch'è una mèzza canaglia; un paio di avvocati, un paio di giornalisti,' l'assistente del tossicòlogo prof. Guic– ciarelli, alcuni ufficiali e vitaioli, che, per le loro abitudini spenderecce, sono soprannominati « i sette re di Roma » .. E' fra questi il figlio del se– natore Alamanni e dell'angelica Donna Edvige, Oliviero, giovanissimo ed ancora assai fatuo, che taluni sospettano sia stato l'amante di Susanna e corre il rischio d'essere incriminato come còmpli– ce, se non del delitto di lei, quanto meno del minor reato della cameriera, ma che, un po' per il sangue materno che gli scorre nelle vene, un po' per l'e– sempio di un parente di Susamaa, l'integenimo Accolti, si sente attratto ad amare disinte,ressab. mente- la verità e la giustizia; Oliviero, che è giò -una figura tra le principali .del romanzo, ma vi è dipinto ancora con colori aobastanza scialbi, quali si convengono, det resto, alla sua mediocrità di gio– v~ne ricco e sfaccendato, presenta, tuttavia, tali possibilit.à, a dir cosi, di carattere e di sviluppo, da... lasciar bene sperare del suo avvenire e da far ritenere, senza sciuparsi la fantasia, ch'egli sarà il viril~ protagonista del pross-imo ·romanzo: la Q'Ì– voita del figlio. Meno felicemente tratteggiata rrii semlnra la figura del senat0re Alamanni, nella qua– le, tra le prime e le ultime pagine del volume, mi par di, vedere certe contraddizioni, che ancora non mi spiègo. Da principio, infatti, egli viene disegna-· to come un ottimista così spinto, da trovai/e tutte ~e perfezioni in sè e nel suo mondo; verso la fine,, mveoe, là dove si segnano alcune linee del suo pas– sato e del suo carattere, mi sembra che· il passao-– g-io,. da certo ante~iore disprezzo per tutto quanto lo circondava, al più tardo ottimismo, l'uno e l'al– tro altrettanto superficiali, sia un po' troppo cru– do ~e:u essere p~icologieamente giustificato. Ma pro- . b~b1lment~ t~tt e due le ftgure, del padre Alama:t1- m e .del figlio, saranno più vivamente eolorite nel sèguito del racconto. Oltre i pensonaggi di primo piarw 1 .tnoviam.o BibliotecaGino Bianco una notevole quantità di figure secondarie, talune delle quali pure assai felicemente s~hizzate. Quel– la, ad esempio, del tenente Spinelli, un nobile to– scano, che fa vita da gran signore, ma, taccagno com'è, non si sbilancia mai, invidioso dei più ric– chi e dei più fortunati di lui, e, a tempo e 'luogo, viperino calunniatore; o quella di certo Castelnuo– vo, mezzano di molte imprese mondane, politiche, finanziarie, che si dà l'aria del gentiluomo; o di quel misterioso commendatore, non meglio identifi– cato, che è o si fa credeer la Ninfa Egeria di Fran– cesco Crispi; ·o, infine, di quei due giornalisti, dei quali, invece (od almeno di uno di essi, quello che ha assunto lo pseudonimo schilleriano di Carlo Mohr) il modello è assai facilmente riconoscibile. lo, che ormai· faccio· parte del· pmbblico all' anti– ca, dovrei prediligere i personaggi anche eticamen– te belli. Ma, francamente, i àue, i soli due moral-' mente puri di questo romanzo, donna Edvige, di– scendente da un nobilissimo casato, che è diventa– ta la moglie del senatore Alamanni, ed il conte Ac'– colti, figlio di un patriotta napoletano, che è un impiegato piuttosto povero, 'un gran sapiente ed un campione della g'iustizia, tali due ·personaggi, di– co, sono troppo candidi, anche per i miei gusti al– quanto antiquati. A codeste anime belle preferisco - sotto l'a– spetto letterario, s'intende - altri personaggi, mo– ralmente, antipatici, ma più interessanti per la lo– ro meno semplice psiqologia. Rammento - e il ri– _cordo non è certo tale da dispiacere a Guglielmo Ferrero - il giudizio _che fa Melchior de Voglie di certo personaggio tolstoiano, nè tutto buono nè tutto cattivo, appunto per l'impasto compòsito della. sua umanità: c'est - egli. dice - U1Ì chef d'oeuvre dans un chef d'oeuvre. Fatte le dèbite proporzioni. 'direi che i personaggi fer:reriani meglio riusciti in questo primo romanzo sono tre: l'avv. Malaguzzi, il pa– trono della vecchia Cavaljeri, cioè della. Parte Ci– vile, astuto e godereccio; il dott. Pietrucci, l'.assi– stente del ,tossicòlogo - Guìociarelli, .piccolo arrivi– sta, spiantato e sgobbone, che, p,er ambiguità, se non p:roprio per vigliaccherìa, fa più parti in com– media, e tradisce la causa deHa verità per com– piacere al principale, ma poi tradisce anche questo per qualche superstite scrupolo di coscienza;' più compiuta di ogni altra, più forte, nella sua umana e, aggiungerei, accademica debolezza, la figura del senat0re Guicciarelli. Il perito d'accusa è rit,rat– to proprio :i;nagisfral:i;nente: uomo « arrivato » nel– la carriera universitaria e nella vita pubblica, mangiapreti e mangiasocialisti (due atteggiamenti _che allo.ta , e anche dopo d'allora, non si esclude– vano.), rimasto semplice· e modestissimo nelle abitu– dtni domestichè; che non avrebbe mutato una pa– rola della sua perizia per un milione, ma che - per un ciòndolo cavalleresco - sarebbe pronto a qualsiasi bassezza, credente nella divinità della scienza e a1 tempo stesso facilone, che trascura di ordinar·e un.a prova, decislva per l'innocenza della imputata, solo perchè è preoccupato di non arriva– re i1:1~ìtardo ad. un'udienza a Corte; che sta per pentirsi della leggerezza delle prbpl'ie conclusioni, ma che, quani:lo gli arriva certa decorazione russa e quando, per oscuri dietroscena, i giornali, che stava1a.o per abbandonarlo, esaltano lui e la n·u.ova onorificenza piovutagli dalla Russia si rinfrant:a subitamente e torna a crerlere nella' propria .infal– libilità ... Che fimpu_tata, donna intelligente, si ma non versata in, tossicologfa, avesse propinato al marito UJ;J. v_eleno, di cu.i dopo_ un po' scompariva og:ni traccia, era unai sciempiaggine, che nessuna per– sona sensata poteva credere sul serio, solo che ci avesse pensato un pochino; ma troppi interessi e– rano coalizzati per sostenere quel~a versione - la

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